Accumulato un debito ecologico instabile quanto quello finanziario

Il Giornale Online
di Gianfranco Bologna

La situazione finanziaria ed economica del mondo sembra peggiorare sempre di più, ogni giorno che passa. Questa situazione, fortemente aggravatasi dal 2008 ad oggi, ci aiuta a comprendere meglio la singolare follia con la quale abbiamo costruito il mondo virtuale della finanza.

Come ci ricorda l'economista Tim Jackson nel suo bellissimo volume “Prosperità senza crescita” (Edizioni Ambiente 2011) siamo, da tempo, in una sorta di età dell'incoscienza che rivela una “cecità di lungo periodo” rispetto ai limiti del mondo materiale. Limiti che si palesano in maniera evidente nella nostra incapacità sia di regolare i mercati finanziari sia di proteggere le risorse naturali e contenere i danni ecologici. Abbiamo accumulato un debito ecologico instabile quanto quello finanziario, e nella continua rincorsa alla crescita nessuno dei due è preso in considerazione in modo adeguato. Per proteggere la crescita economica siamo stati pronti a tollerare, o persino cercare, passività finanziarie ed ecologiche difficili da sostenere, nella convinzione che ciò fosse necessario per garantire la sicurezza e salvarci dal disastro. Ma non è mai stata una scelta sostenibile né nel lungo né, come ha dimostrato la crisi finanziaria, nel breve periodo.

E' veramente giunto il momento di prepararci seriamente a cambiare rotta e gli strumenti teorici e pratici per questo, come abbiamo più volte dimostrato nelle pagine di questa rubrica, sono già a buon punto. Comprendere meglio questo mondo economico e finanziario costruito sui nostri assunti culturali che sono poi diventati la struttura politica-economica delle nostre attuali società, può aiutarci a comprendere meglio le modalità per cercare di cambiare rotta. Se andiamo a controllare le definizioni formali (che, in questi casi,è sempre bene tenere a mente per comprendere meglio di cosa stiamo parlando) la finanza viene definita come la disciplina che studia i processi grazie ai quali individui, imprese, enti, organizzazioni e stati gestiscono i flussi monetari (la loro raccolta, la loro allocazione ed i loro usi) nel tempo.

Normalmente mentre l'economia viene definita “la scienza che studia le modalità di allocazione di risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione” così la finanza, analogamente, viene definita la” scienza che studia le modalità di allocazione del denaro tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione”. La finanza comprende varie tipologie: dalla finanza personale relativa ai debiti e ai crediti relativi agli individui, alla finanza aziendale che riguarda la ricerca e l'impiego delle risorse finanziarie delle imprese, alla finanza pubblica che riguarda la ricerca e l'impiego delle risorse finanziarie della pubblica amministrazione, alla finanza internazionale che si occupa dei flussi di denaro scambiati tra i diversi paesi. Gli strumenti della finanza sono costituiti dalle azioni ai titoli, alle obbligazioni e ad una serie di altri strumenti quali i contratti futures, swap ecc, attraverso i quali hanno luogo gli scambi dei flussi di denaro tra individui, imprese e stati, oltre che dei mercati nell'ambito dei quali questi strumenti sono negoziati. Ebbene l'intera scienza economica che si è andata strutturando nel campo finanziario e che ha prodotto tanti premi Nobel per l'economia, è profondamente criticata, in maniera scientifica e rigorosa, da diversi significativi studiosi ed analisti e appare sempre di più, come “costruita” su delle vere e proprie “sabbie mobili”.

Tra i primi è indispensabile segnalare il grande matematico polacco naturalizzato francese Benoit Mandelbrot (1924 – 2010) ben noto per l'elaborazione della geometria dei frattali (vedasi il suo sito http://users.math.yale.edu/mandelbrot/ ricco di documenti e informazioni), i cui principi ha applicato a diversi aspetti dell'economia, mettendoli in seria discussione, come l'ipotesi di razionalità dei comportamenti degli agenti economici, l'ipotesi dell'efficienza dei mercati, ecc. e ponendo le basi per una vera e propria finanza frattale. Nel suo bellissimo libro “Il disordine dei mercati. Una visione frattale di rischio, rovina e redditività” (Einaudi, 2005) Mandelbrot scrive : «Abbiamo sempre misurato male il rischio. Una conoscenza migliore del rischio permette una sicurezza maggiore. Da secoli i costruttori navali progettano scafi e vele con grande cura. Sanno che, nella maggior parte dei casi, il mare è tranquillo. Ma sanno anche che esistono i tifoni e gli uragani. I loro progetti non riguardano soltanto il 95 per cento dei giorni di navigazione in cui le condizioni atmosferiche sono clementi, ma anche il 5 per cento in cui infuria la tempesta e la loro capacità viene messa alla prova. I finanzieri e gli investitori del mondo, sono, al momento, come marinai che non prestano attenzione agli avvertimenti del bollettino meteorologico».

Molto più drastico e tagliente con il mondo della finanza e gli economisti della finanza è il raffinato intellettuale Nassim Nicholas Taleb, originariamente un trader finanziario con un'ottima formazione economica e di matematica ed oggi professore di Risk Engineering al Polytechnic Institute della New York University (vedasi il suo sito personale www.fooledbyrandomness.com) autore di affascinanti volumi come «Giocati dal caso. Il ruolo della fortuna nella finanza e nella vita», 2001, «Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita», 2008, «Robustezza e fragilità. Che fare? Il cigno nero tre anni dopo», 2010 e l'ultimo «Il letto di Procuste. Aforismi per tutti i giorni» 2011 (tutti pubblicati da Il Saggiatore) tutti testi che amo molto.

Nel suo “Robustezza e fragilità” Taleb indica i dieci principi per una società robusta ai Cigni neri (un testo che è apparso anche come editoriale del “Financial Times” nel 2009) (ricordo che la metafora del Cigno nero si riferisce all'evento inatteso, sorprendente, catastrofico e alla nostra incapacità di essere consci che tali eventi possano accadere ), alcuni dei quali vale la pena riprendere per riflettere sul come e chi guida le sorti dell'economia mondiale e sul come modificare la situazione:

– “A coloro che hanno guidato uno scuolabus a occhi bendati (e lo hanno distrutto) non si dovrebbe mai affidare un altro autobus. L'establishment economico (le università, i regolamentatori, le banche centrali, i funzionari governativi, varie organizzazioni dotate di un personale formato in gran parte da economisti) perse la sua legittimità in coincidenza con il fallimento del sistema nel 2008. Sarebbe irresponsabile e folle riporre la nostra fiducia nella loro capacità di guidarci fuori da questo disastro. E' da irresponsabili anche ascoltare consigli dagli “esperti di rischi” e dagli istituti di scienze commerciali che sostengono ancora le loro misurazioni e che ci hanno ridotto sul lastrico.”

– “Non lasciare che una persona che si assicura un bonus di incentivazione possa gestire una centrale nucleare, e nemmeno i tuoi rischi finanziari. E' molto probabile che tale persona sia incline a fare tagli sulla sicurezza per presentare questi risparmi come “profitti”, sostenendo di essere “prudente”. I bonus non si conciliano con i rischi nascosti di gravi imprevisti. E' stata l'asimmetria del sistema dei bonus a condurci alla situazione attuale. Non ci sono incentivi senza disincentivi: il capitalismo distribuisce premi e punizioni, non solo premi.”

– “Non dare ai bambini candelotti di dinamite, anche se hanno un'etichetta di garanzia. I prodotti finanziari complessi devono essere proibiti per il fatto che nessuno li capisce e che solo poche persone sono abbastanza razionali da saperlo. Noi abbiamo bisogno di proteggere i cittadini da se stessi, dalle banche che vendono loro prodotti per la copertura delle perdite e da regolamenta tori creduloni che danno ascolto ai teorici economici.”

– “Non dare a un tossicodipendente altre droghe se ha crisi di astinenza. Prestare denaro a chi soffre per un indebitamento eccessivo nell'intento di aiutarlo ad alleviare i suoi problemi non è omeopatia, è rifiuto. La crisi per indebitamento non è un problema temporaneo, bensì strutturale. Noi dobbiamo recuperare i tossicodipendenti.

– “Fai un'omelette con le uova rotte. Infine, nella crisi del 2008 non si trattò di riparare i guasti con metodi di fortuna, non più di quanto si possa rattoppare una barca dallo scafo marcio con soluzioni provvisorie. Abbiamo bisogno di costruire una nuova chiglia con un nuovo materiale (più robusto); dovremo rifare il sistema prima che si rifaccia da sé. Scegliamo di passare ad un'economia robusta aiutando ciò che deve rompersi da solo, convertendo il debito in azioni, marginalizzando le scuole di economia e di business, chiudendo i “Nobel ” per l'economia, proibendo l'acquisto di società mediante finanziamenti attraverso debiti, confinando i banchieri nell'ambito che compete loro, recuperando gli indennizzi di coloro che ci hanno condotto in una certa soluzione (qui Taleb si scaglia in particolare contro Robert Rubin, ministro del Tesoro del presidente Clinton e campione della deregulation. Clinton ammise poi di aver sbagliato a seguirne i consigli sull'inutilità di rigorosi controlli su strumenti finanziari ad alto rischio) e insegnando alle persone a navigare in un mondo con meno certezze. E a quel punto vedremo una vita economica più vicina al nostro ambiente biologico: aziende minori, un'ecologia più ricca, nessun uso speculativo di capitale avuto a prestito, in un mondo in cui sono gli imprenditori, non le banche, ad affrontare i rischi e in cui ogni giorno nascono e muoiono aziende senza fare notizia.”

Come ho scritto in tante altre occasioni in questa rubrica oggi abbiamo a disposizione la teoria e la pratica per mettere in piedi un nuovo sistema economico.

Immagine: http://www.renderosity.com/mod/gallery/index.php?image_id=1313139
Fonte: http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=11488