Acinetobacter Venetianus: una nuova difesa per il nostro mare

Acinetobacter Venetianus: una nuova difesa per il nostro mare
Acinetobacter Venetianus
Acinetobacter Venetianus

Nel corso della storia ci sono stati diversi disastri ecologici dovuti a perdita di petrolio nel mare da parte di petroliere o piattaforme petrolifere.

Per citare i casi più noti: come scordarsi della Haven che nel 1991 riversò oltre 140.000 tonnellate di greggio nel Mar Mediterraneo o della piattaforma che nel 2010 ne scaricò quasi un milione di tonnellate nel Golfo del Messico. Basta fare una ricerca in internet per vedere quanti altri disastri ci sono stati ed ogni volta è un grave danno per l’ambiente che porta alla morte migliaia di forme di vita.

Per fortuna il progresso scientifico è arrivato anche qui grazie alle ricerche effettuate sul batterio Acinetobacter venetianus, identificato per la prima volta nel 1996 nella laguna di Venezia è stato oggetto di studio fino ad oggi.

Gli studi sono stati effettuati da un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Renato Fani, associato di Genetica presso l’Università di Firenze, in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Milano.

Hanno portato al sequenziamento dell’interno genoma di questo ed i risultati pubblicati su “Research in Microbiology” e alla comprensione del metabolismo di questo batterio. Questo microrganismo ha la capacità di nutrirsi di idrocarburi (come benzina o petrolio) e rilasciare nell’ambiente prodotti innocui, pertanto può essere utilizzato come “biorisanatore” ossia come spazzino di questi composti tossici per l’ambiente tranne che per lui. Tramite l’acquisizione di queste nuove conoscenze si potrà utilizzare tale batterio in caso di nuovi disastri per arginare notevolmente i danni ambientali.

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