“Mistero”, il Rock e il “Club dei 27”

“Mistero”, il Rock e il “Club dei 27”

 

Club dei 27Nella puntata di domenica 16 Ottobre 2011, il programma di Italia Uno “Mistero” ha presentato un servizio dedicato alle morti maledette dei grandi del Rock. Sono stati riesumati Brian Jones dei Rolling Stones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain dei Nirvana e Amy Winehouse, tutti scomparsi all’età di 27 anni.

Per questa ragione, la redazione di “Mistero” ha pensato di annunciare il servizio definendo i sei famosi personaggi come appartenenti al “Club dei 27”, una scelta discutibile.

“Mistero” va in onda di domenica sera, in un “prime time” sorretto da buoni indici di ascolto e da massicci inserti pubblicitari. Uno spazio importante, un tempo appannaggio di trasmissioni votate al godimento dell’Italietta benpensante, in cui si affrontano invece argomenti controversi, a volte molto scomodi e spesso di nicchia.

Oggi, avendo consolidato la postazione e raggiunto il fondamentale obiettivo del trasmettere per diverse stagioni con tale format di successo, per gli ideatori, curatori e redattori di “Mistero” non dovrebbe essere difficile parlare di “misteri” rifuggendo dal bieco sensazionalismo, pur continuando a raggiungere almeno una fetta di grande pubblico. Sfruttare ogni tragedia umana è divenuto sport nazionale tra i preferiti in Italia dopo il calcio e la corruzione politica, lo vediamo in televisione più che in ogni altro media. “Mistero”, proprio per gli argomenti che tratta, facenti leva su qualità umane quali l’innata voglia di sapere, di esplorare dimensioni e mondi sconosciuti, la capacità di provare espansioni del cuore oltre che ragionare con la mente, potrebbe evitare di far parte di questo maleodorante carrozzone.

Il problema di fondo in questa edizione di “Mistero” è dato da due elementi: primo, l’assenza di un qualsiasi messaggio in positivo: secondo, la banalizzazione del termine “esoterismo” (aspetto, questo, che merita di essere approfondito in altra sede) che la redazione sembra non distinguere da “occultismo”, o “satanismo”. Al primo elemento si attaglia bene il servizio dedicato alle “morti maledette nel Rock”. Questa Musica ha una grande storia. Una storia ultratrentennale, se considerata nel pieno del suo essere. Come movimento non solo musicale, ma di controcultura, il Rock alla fine degli anni Cinquanta affonda le sue radici nel Rock & Roll Americano e nel Blues dei Neri. Da questa commistione scaturisce un nuovo linguaggio espressivo che attraverso l’elettrificazione fa un balzo in avanti impressionante divenendo di massa, ancorché sotterraneo, negli anni Sessanta. Pulsa sui tempi del Beat in Inghilterra e, negli Stati Uniti, ma soprattutto in California, sull’impulso del Country/Blues e della psichedelia.

Negli anni Settanta il Rock brucia, letteralmente. Alcuni ritengono che la sua forza si spenga del tutto dopo il Punk. Questo, per la cronaca. Essendo fatto da persone, il Rock è però soprattutto storia di persone. Che vivono e muoiono come noi tutti. Di questa musica potentissima e spesso disperata, mi sono occupato a lungo, come giornalista e critico, come produttore discografico, come road e marketing manager e come promoter nel mondo delle case discografiche, in Italia e negli Stati Uniti. Un mondo che ho dunque toccato con mano. Ho intervistato grandi stelle e piccole meteore del Rock. Ho conosciuto le sue espressioni vitali, le sue aberrazioni commerciali, le cadute rovinose e le ascese repentine in cima alle classifiche. Ho lavorato a fianco di astri nascenti, di svitati iconoclasti, di arrabbiati sino al midollo, anche di furbacchioni bravi solo come incantatori di serpenti. E di molti di loro ho sentito la sofferenza. Molti non ce l’hanno fatta. È stata la nostra una generazione maledetta. Lo dobbiamo ammettere. Le ragioni sono molte.

Ora però di questo si è occupata “Mistero”, che come sappiamo è un contenitore di svariati servizi, che difficilmente oltrepassano la quindicina di minuti ciascuno. In pratica, si coniuga tutto in termini di prodotto da liofilizzare, in studio, ovvero in sala montaggio. La guida del pezzo sulle morti maledette è stata affidata a Jane Alexander, stavolta a suo agio rispetto alle precedenti performance, sia per la materia che evidentemente la interessa sia per l’assoluta padronanza della lingua Inglese. L’intervista a un esperto quale Sergio Gilles Lacavalla, autore di “Rockriminal”, un libro sulle pagine più tragiche e oscure della storia del Rock, lasciava presagire un approfondimento, un excursus di maggior spessore ed estensione, ma il format è stato rapido, sin troppo, nel giungere a conclusioni. Pur considerando l’argomento “trendy” per un format di “Divulgazione e Intrattenimento” (come “Mistero” viene pubblicizzato), il trattamento non mi è sembrato consono a un qualunque programma televisivo pur giocato sull’alibi di un giornalismo d’inchiesta usa e getta.

Mentre la premessa, reiterata a più non posso, era che non solo alcune grandi stelle del Rock sono state unite da un destino fatale, ma la morte se li è portati via a 27 anni. Così, come se a farne parte ci fosse qualcosa di simbolicamente valido e di giornalisticamente significativo, grazie a “Mistero” Winehouse, Joplin, Hendrix, Jones, Morrison e Cobain si sono ritrovati iscritti in un macabro “Club dei 27”. Un messaggio dunque “negativo” e ammantato di fascino nero, per nulla distinguibile da altri servizi su “messe nere”, rituali magici, vampirismi sanguinolenti, uccisioni seriali, sortilegi stregoneschi, possessioni demoniache, alieni minacciosi e malevoli, che costituiscono il pane e il companatico di questo programma di Italia1. Volendo stemperare un po’, ricordando il mitico Totò di “Miseria e Nobiltà”, al pubblico di “Mistero” non si servono “misteri e veleni”, ma solo veleni.

Di questi miti della musica Rock le drammatiche vicende umane – e le loro convulse ballate solo apparentemente senza ritorno, perché in realtà i suoni, le armonie e le voci continuano a risuonare dentro di noi e per sempre lo faranno – a “Mistero” sono divenute gotico fast food, decadenza morale senza fondo e senso, dannazione e perversione, da mettere all’indice. Vi ravviso un tentativo inquisitorio. Vi leggo, tra le righe, un messaggio neppure troppo subliminale che pare rispondere agli ordini delle due chiese, il potere politico e la religione di Stato. Due chiese alle quali il Rock non è mai piaciuto perché libertario, persino eversivo e anti-sistema.

Se parliamo di vero Rock.

La sera successiva lo stesso tema è stato trattato in seconda serata su Rai2, con ben diversa competenza e passione nella serie “Delitti Rock”, presentata da Massimo Ghini e curata dal critico musicale Ezio Guaitamacchi. La puntata era dedicata alla figura e alla morte di Jimi Hendrix. Per la prima volta a oltre 40 anni dalla scomparsa di Jimi, è stato detto – e a supporto sono state portate testimonianze e prove indiziarie piuttosto consistenti – che la causa del suo decesso non fu droga, cioè un mix di stupefacenti e alcol, ma omicidio. Per me, personalmente, questo conta molto. Vorrei infatti che si faccia luce sulla verità. Anche se Jimi, nell’Altrove in cui vive, vive sempre dentro di noi con la sua Musica Divina.

Maurizio Baiata per Altrogiornale.org

mauriziobaiata.net

Gli Alieni mi hanno Salvato la Vita

Maurizio BAIATA, giornalista investigativo, ufologo, ex direttore editoriale della rivista Area 51, primo magazine italiano ad occuparsi di Scienze ufologiche, alieni ed esopolitica. Romano, di origini italo-americane ha lavorato per oltre 15 anni come giornalista pubblicista nel campo della musica, è stato corrispondente RAI negli anni ’80 ed ha lavorato come caporedattore Spettacoli e cultura del Quotidiano “Il progresso italo americano” di New York. Rientrato in Italia ha lavorato come capo ufficio stampa della casa discografica Virgin Records e nella Video Electronics Club, come responsabile marketing per le acquisizioni estere.

Quindi svolge attività collaborative con la RAI dove partecipa al programma MIXER con servizi speciali di successo.

Il suo interesse per gli UFO risale a molti anni fa: realizza inchieste video e documentari, tra i quali il più importante è sicuramente la divulgazione della famosa autopsia aliena legata al crash UFO di Roswell. Ha fatto parte per molti anni del comitato direttivo del CUN (Centro Ufologico Nazionale) di cui è stato direttore editoriale per la rivista “Notiziario UFO”.

Direttore del bimestrale “Dossier Alieni” e delle Enciclopedie multimediali “UFO Dossier X” e “Stargate Enigmi dal Cosmo”, ha diretto anche i mensili “UFO Network”, “Extraterrestre” e “Stargate”. Numerose le sue apparizioni televisive al “Maurizio Costanzo Show”. Ha inoltre curato l’edizione italiana di vari libri quali “Il giorno dopo Roswell” e “l’Alba di una nuova era” del compianto Col. USAF Philip Corso, e “Afferrando il cielo” del famoso insider Michael Wolf. Valido esponente dell’ufologia italiana, è esperto in casi importanti come l’incidente di Roswell, sul cover up governativo, sugli UFO-crash e le strategie internazionali che coprono la questione UFO/Alieni.

Negli States per un anno ha diretto il Magazine bimestrale Open Minds.