Agarthi, la teoria della terra cava

Agarthi, la teoria della terra cava

Agarthi, la teoria della terra cava

Un tempo, gli eschimesi venivano chiamati dagli scandinavi “trolls” in quanto, secondo le leggende, provenienti dall’interno della Terra, così come altri esseri fantastici, come fate e gnomi. Gli stessi eschimesi affermano di esser giunti nelle loro terre odierne da un luogo lontano e sotterraneo. Anche altre popolazioni ammettono l’esistenza di un mondo sotterraneo, nascosto e non facilmente raggiungibile.

Le popolazioni del Sud America ci parlano dell’Eldorado e le popolazioni asiatiche di Agarthi e Shamballah.

Secondo queste leggende, comuni a molti popoli, c’erano una volta due grandi continenti, Atlantide e Mu che, per misteriose cause, vennero distrutte da un grande cataclisma. I superstiti si sarebbero divisi in diversi gruppi. Parte di questi avrebbero abitato le terre dell’Asia, dell’Europa e delle Americhe; altri, gli “eletti”, sarebbero scesi all’interno del pianeta ed avrebbero dato vita ad una civiltà nascosta ai nostri occhi, divisa tra altri due grandi continenti, Eldorado e Agarthi. Il primo accessibile dal Polo Sud, il secondo, dal Polo Nord. Il primo scienziato ad affermare la probabile esistenza di un “vuoto” all’interno del pianeta fu Edmond Halley (1656-1742), il noto scopritore della omonima cometa. Secondo i suoi studi sull’elettromagnetismo terrestre, la Terra doveva essere cava e, al suo interno, doveva trovarsi un altro globo incandescente, un nucleo capace, come un altro sole, di illuminare le terre interne.

Questa teoria venne molto contestata da altri studiosi, ma altri continuarono gli studi di Halley, come ad esempio J.T. Mayer e, soprattutto, Leonardo Eulero (1707-1783), il suo più autorevole seguace. Qualche anno dopo, un grande contributo a questa teoria venne apportato da John Cleves Symmes (1780-1829) che si offrì volontario per provare empiricamente la realtà del fenomeno, dichiarandosi pronto ad affrontare un viaggio verso il Polo Nord che, secondo lui, l’avrebbe condotto nella cavità della Terra. Non venne preso sul serio e si ridusse a scrivere un romanzo, “Symzonia”, in cui descriveva l’ipotetico viaggio del capitano Adam Seaborn al centro della Terra.

Qui, Seaborn constatava l’esistenza di un mondo del tutto simile a quello di superficie e di una popolazione dalla pelle chiara. Symmes fece molte conferenze inerenti l’argomento, sperando di racimolare i soldi necessari per compiere la sua coraggiosa spedizione, ma non ebbe abbastanza successo. John Quincy Adams, presidente degli Stati Uniti, finalmente, venne convinto nel finanziare l’impresa dalla possibilità di annettere nuove terre e nuove ricchezze. Tuttavia, l’euforia durò poco. L’anno dopo, nel 1829, morì ed il suo successore, Andrew Jakson, non ne volle sapere nulla, annullando la missione. Symmes morì lo stesso anno, non riuscendo a realizzare il suo sogno.

alla-scoperta-della-terra-cava-nuova-edizione-libro-65465
Alla Scoperta della Terra Cava

Dopo di lui, come possiamo immaginare, ne arrivarono altri. Alcuni, nel compiere la spedizione al Polo, persero anche la vita. Dopo numerosi tentativi, i primi ad ottenere buoni risultati furono Robert A. Peary e Frederick Cook. Quest’ultimo, in particolare, arrivò al Polo Nord nell’aprile del 1908. Nel suo viaggio avvistò una terra, da lui successivamente chiamata “di Bradley”, con delle alte vette, che non avrebbe dovuto esserci. Infatti, al Polo Nord dovrebbe esistere solo una enorme lastra di ghiaccio sospesa sull’acqua. Non come al Polo Sud che, di fatto, è una terra coperta dai ghiacci. Stimolati da questa scoperta parziale, si mossero, negli anni a venire, altri avventurieri, esploratori e ricercatori, ma nessuno riuscì più a trovare quella fantomatica terra. Forse perché nascosta dalle fitte nebbie e dalle terribili bufere di neve che interessano quelle zone del pianeta. Tanto per citarne uno dei tanti, Donald Mac Millan organizzò ben tre spedizioni, dal 1913 al 1925, senza mai riuscire nel suo scopo di trovare la Terra di Bradley, conosciuta anche come Terra di Crocker.

Importante, la testimonianza dell’ammiraglio Richard Evelyn Byrd che, tra le tante missioni da lui effettuate ai Poli, nel 1947 visse un’incredibile esperienza. Noi siamo venuti a conoscenza di ciò grazie al suo diario, tenuto nascosto anche alla sua famiglia fino al 1956, a poco prima della sua morte per via del segreto militare impostogli dal Governo americano un mese dopo l’accaduto, e poi reso pubblico, per suo stesso volere. Il 19 febbraio 1947, Byrd volava sul suo aereo sopra il Polo Sud, quando verso le 10 delmattino, dopo due ore che era in volo, avvista una terra verdeggiante e degli elefanti! Successivamente, viene avvicinato da altri veicoli volanti non convenzionali che lo obbligano a scendere a terra.

Byrd atterra e viene condotto al cospetto di una sorta di sovrano, all’interno di una grande città cristallina popolata da gente dalla pelle chiara e dall’accento tedesco. Questi, si definiscono “abitanti del mondo sotterraneo” e mettono in guardia Byrd sul futuro dell’umanità, di cui hanno iniziato maggiormente ad interessarsi dallo scoppio delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Il messaggio rivolto all’umanità è simile ad altri messaggi dati, in momenti differenti, da altri esseri, a contattisti e persone comuni. È un messaggio di pace e di protezione. È un monito per il futuro dell’umanità che, se proseguirà per la strada intrapresa, andrà incontro alla sua stessa auto-distruzione, come accadde già in passato per le civiltà di Atlantide e di Mu, che adoperarono male la tecnologia data loro dai loro dei (extraterrestri e creatori dell’umanità). Per chi volesse approfondire, il diario “nascosto” di Byrd è oramai facilmente reperibile e consultabile.

Oggi, nell’era satellitare e del computer, sembra strano pensare che, se effettivamente prendessimo come buona l’ipotesi che vi siano delle aperture ai Poli, non le abbiano ancora scoperte. Ma ciò è dovuto al fatto che molti, a tal riguardo, tacciono. Tuttavia, le foto satellitari dei poli, dimostrerebbero questa realtà. int1È possibile vedere un’apertura circolare aprirsi e chiudersi periodicamente proprio al Polo Nord. La misteriosa ed affascinante aurora boreale, così, non sarebbe altro che il risultato della luce proveniente dal “sole interno” del pianeta che traspare all’esterno, formando un bellissimo gioco di luci. Infatti, entrando da una delle aperture del pianeta poste ai Poli, ci ritroveremmo, senza nemmeno accorgercene (per via della gravità, che ci farebbe rimanere incollati al suolo, anche durante l’entrata), all’interno del grembo terrestre, in un mondo del tutto simile al nostro di superficie, quindi, con laghi, fiumi, montagne e folta vegetazione.

Qui, come già detto, dimorerebbero esseri più evoluti di noi, discendenti degli uomini che vissero su Atlantide e su Mu (o Lemuria). Oltre a questi due popoli, sarebbero presenti anche altre razze aliene, provenienti da altri pianeti, alcune presenti da poco tempo, altre abitanti della Terra da tempi immemorabili. La stessa mitica Eldorado, interamente realizzata in oro, esisterebbe da ancor prima della distruzione di Atlantide, fondata da esseri di cui si è perduta memoria. Non dobbiamo infatti dimenticare che la nostra storia conosciuta ricopre un arco di tempo di, al massimo, 5.000 anni. Poi, per ricostruire ciò che c’è stato prima, dobbiamo affidarci all’archeologia ed alle analisi scientifiche compiute sui vari reperti organici ritrovati. Ma spesso, anche queste analisi, ci danno risultati contrastanti. E, comunque, esistono molti “buchi” nella storia evolutiva del nostro pianeta. Non dobbiamo dimenticare che il nostro pianeta dovrebbe essere antico di più di 4 miliardi di anni! Quante cose potrebbero essere successe in questo interminabile tempo.

Quanto ci sembra antica l’età delle piramidi! Eppure, in questa linea temporale planetaria, i faraoni hanno regnato soltanto ieri. È probabile che, davvero, altre civiltà abbiano vissuto prima della nostra, per poi essere dimenticate. Le piramidi egizie potrebbero essere una eco di quella realtà ormai dimenticata, se prendiamo buona l’ipotesi che non siano stati gli Egizi a costruirle. Infatti, come già detto, solo i reperti organici possono essere facilmente datati, come i pollini, i residui vegetali, animali e parti di mummie o ossa. Poi, esistono anche metodi per datare le ceramiche.

Ma la pietra non può, così facilmente, essere datata. Bisogna che ci sia un’epigrafe, un’incisione nella roccia, per avere una qualche certezza sul periodo in cui, quel determinato monumento, venne costruito. Altrimenti, dovremmo basarci solamente sulle fonti, ma si tratta di testimonianze scritte da uomini, quindi soggette alle loro emozioni, a motivazioni propagandistiche, etc. Basti pensare a come gli Egizi di Ramses II e gli Ittiti ci danno due visioni completamente opposte della stessa battaglia di Kadesh.

Anche se ad Abu-Simbel ritroviamo una serie di geroglifici che ci raccontano della favolosa vittoria del faraone Ramses II, di fatto, ormai, gli storici sono concordi nel ritenere quella, più che una vittoria, una partita conclusasi alla pari con gli Ittiti, se non in passivo. Ciò dimostra che nemmeno le fonti possono essere considerate attendibili completamente. Se pensiamo di aver già scritto tutta la storia dell’umanità, ci sbagliamo. Molte sono le cose che ancora ignoriamo. E, solo prendendo in considerazione ciò, potremmo tenerci aperte le porte che ci condurranno alla verità.

Ma analizziamo il problema più nel dettaglio. Secondo gli studiosi che, fin’ora, hanno preso seriamente in considerazione l’idea che la Terra possa essere cava, esisterebbe un nucleo interno che fungerebbe anche da sole per le popolazioni del mondo sotterraneo. Se ciò fosse vero e, quindi, se questo nucleo fosse distaccato e isolato dalla crosta che gli è attorno, forse per l’effetto della gravità, come potremmo spiegare allora i vulcani? Il magma deve, necessariamente, giungere in superficie dalle profondità della Terra, dal nucleo. Altrimenti, anche ammettendo l’ipotesi che sia solamente un fenomeno di superficie, non potremmo non pensare ad un raffreddamento di questo.

Invece, per via delle stesse reazioni chimiche che avvengono anche sul Sole, il nucleo terrestre brucia costantemente e, attraverso delle falle nella crosta, il magma risale in superficie, dando così origine al fenomeno vulcanico. Allora, si potrebbe pensare ad un nucleo, al limite, solamente in parte collegato alla crosta. Quindi, comunque visibile da eventuali abitanti dell’interno del pianeta, ma comunque collegato alla crosta.

Ciò non toglie che ci possano comunque essere tunnel di collegamento tra le due cavità, quella più vicina al Polo Nord e quella adiacente il Polo Sud. Oppure, potremmo semplicemente pensare, non a due cavità distinte e così estese, ma solamente ad una rete di gallerie, anche molto grandi, ma comunque gallerie. E, magari, a dei grandi spazi creatisi lungo il percorso di queste gallerie in modo da poter essere usati per crearvi all’interno grandi città sotterranee. Ma si tratta solamente di ipotesi.

Abbiamo rare testimonianze di persone che si sono addentrate all’interno di alcune misteriose gallerie, come anche l’autore del libro “Da Atlantide a Shamballah”, Alec MacLellan che, in Inghilterra, iniziò a scendere per una galleria (non più ritrovata), fino ad un certo punto, in cui si iniziava ad udire una forte vibrazione e ad intravedere in fondo una luce verdastra. L’autore, preso da una sana paura, scelse di ritornare sui suoi passi, ma chissà cosa avrebbe trovato, lì in fondo, se avesse continuato. Avrebbe trovato una colonia Agarthiana? L’Eldorado? Una civiltà aliena? Chissà! Comunque, sono proprio queste testimonianze che ci spingono a continuare la nostra ricerca della verità.

Luigi Bavagnoli, Presidente Ass. speleo-archeologica TE.S.E.S e Consigliere Federazione Naz. Cavità Artificiali, scrive:

  • La grotta più lunga in Italia si trova in prov di Lucca, a Fighiera-Corchia ed ha uno sviluppo di oltre 52 chilometri.
  • Nel mondo si trova in Kentucky, la Mammoth Cave. Il suo sviluppo è di 563 chilometri!
  • La seconda al mondo è in Ucraina, si chiama Optimisticheskaja ed è “solo” di 215 chilometri.
  • Ma attenzione… una delle grotte che scende più in profondità ai trova in Austria a Lamprechtsofen e scende di 1630 metri.
  • Altre si trovano in Francia a Mirolda ed a Reseaux du Foilly che sono profonde 1610 la prima e 1600 la seconda.
  • Fin’ora, la più profonda ad essere stata esplorata si trova in Ukraina, coi suoi 2080 metri!

Solo in pochi le hanno studiate e solo loro ne conoscono tutti i segreti. “Tutti”, si fa per dire, perché chi può essere sicuro che in cinquanta chilometri di gallerie non sia sfuggito qualche cosa?

Giorgio Pastore, croponline.org

Costantino Paglialunga
Alla Scoperta della Terra Cava