Alte Energie

Alte Energie

Alte EnergieAlte Energie… E Brian D. Josephson, Nobel nel 1973, pare restio a “volare basso”. I soggetti della sua indagine, infatti, non rispecchiano, da diversi anni, gli argomenti di un nobel che si rispetti. Per questo Scienza e Conoscenza, da sempre affascinata dall’”impertinenza della verità”, ha voluto essere presente a Roma, dove BJ ha parlato, pur senza scoprirsi troppo, di cervello, telepatia, memoria dell’acqua e fusione fredda.

E’ il 27 maggio 2008, ci troviamo a Frascati. L’aria è calda non solo per il forte sole; da pochi giorni è arrivata una notizia dal lontano oriente, la fusione fredda è stata realizzata di nuovo in laboratorio.

All’ INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) un ospite straniero sta per tenere una conferenza dal titolo bizzarro: “Idee non convenzionali nella scienza: pronti per il Nobel o per essere spediti all’inferno degli eretici?”

Il Dott. Brian Josephson, attualmente parte del dipartimento di fisica dell’università di Cambridge, è un uomo molto controverso. Nasce il 4 gennaio del 1940 a Cardiff nel Galles, brillante studente di fisica, alla giovane età di 33 anni viene premiato col premio Nobel (cosa più unica che rara) per le sue teorie, provate poi sperimentalmente, sulle particolari caratteristiche dei flussi elettrici tra due superconduttori separati da un sottile strato di materiale isolante. Questi superconduttori sono materiali che perdono tutta la resistenza elettrica quando vengono raffreddati al di sotto di certe temperature vicine allo zero assoluto. Questo effetto è stato predetto nel 1962 dal dott. Josephson.

Dopo il Nobel tuttavia la sua carriera non prosegue in modo convenzionale, infatti le sue ricerche spaziano in campi più borderline della fisica: lo studio di fenomeni atipici quali la telepatia e la visione a distanza, la connessione tra mente, materia e la mistica orientale, più recentemente gli studi sulla “matematica del cervello”. La mia attenzione verso il dott. Josephson è stata suscitata infatti qualche anno fa grazie ad un suo breve articolo in difesa di una giovane adolescente russa dotata di capacità ESP.

La peculiare abilità della giovane (riesce a vedere all’interno dei corpi delle persone e a diagnosticare malattie) furono messa alla prova in un programma televisivo inglese che ne decretò la non veridicità, in modo poco scientifico.

Pochi dei suoi colleghi lo trovano, tuttavia, un genio, tra i più nell’ambiente scientifico lo considerano poco “serio”. Incontro finalmente J. nell’auditorium del centro che lo ospita, è un uomo di bassa statura, dalla capigliatura disordinata, che veste una giacca bianca ed una camicia verde pisello con delle salamandre stampate… mi ricorda un po’ Woody Allen.

Ha uno sguardo molto tranquillo che sembra tradire una certa volatilità dei pensieri, ma quando parla è concentrato, anche se un po’ schivo, probabilmente a causa di una certa timidezza che traspare dalle sue movenze. Mi chiede sottovoce: «Ma questa, la passeranno in tv?».

S&C – Che cosa è, secondo la sua esperienza, il cervello e in che modo è legato alla coscienza quale componente neurale?

J- Il cervello è un processore d’informazioni che svolge varie attività, e pressappoco questa è la visione che si ha del cervello normalmente. Con questo tipo di visione non si spiegano però fenomeni quali la telepatia o la visione a distanza, mentre grazie alla nuova fisica potremmo essere in grado di svolgere studi degni di nota. Che cosa è la mente? La domanda è: dove si trova? Se prendiamo fenomeni come la visione a distanza possiamo intuire che non è necessariamente nel cervello, ma piuttosto è un qualcosa che non necessita di un supporto materiale.

S&C – Trova che il lavoro del neurofisiologo Karl Pirbram sull’aspetto olografico del cervello possa essere valido o pura speculazione?

J- In un certo senso il cervello è olografico, le informazioni potrebbero essere effettivamente immagazzinate in modo distribuito, non sono sicuro di come possa accadere ciò effettivamente, non ci sono ancora chiare evidenze in questo senso, almeno per quel che riguarda la parte olografica.

S&C – Crede che le leggi della meccanica quantistica possano influenzare i processi vitali? E che ci può dire riguardo a quel “fratello maggiore” della meccanica quantistica da lei stesso avanzato quale teoria in grado di spiegare fenomeni come la telepatia, lo psichismo etc?

J- Beh, ci sono molti punti di contatto tra meccanica quantistica e la biologia, non vedo perché non considerarli; quando si considera l’aspetto quantistico non stiamo più parlando, tuttavia, di biologia. Oltretutto la meccanica quantistica non è in grado di spiegare tutto e non la comprendiamo ancora così a fondo. Credo, prima o poi, che dovremmo arrivare a considerare delle leggi che possano spiegare a loro volta la meccanica quantistica stessa, dovremmo concentrarci probabilmente su cose che non riusciamo ancora a sospettare.

S&C – La ricerca fisica sull’interazione mente-materia sta esplorando l’ipotesi di Bohm o solo una parte di essa? I fenomeni paranormali obbediscono ad una specie di potenziale quantico non locale e dove è, secondo i suoi studi, situato questo in rapporto con lo spaziotempo?

J- Credo che il punto qui sia di lavorare e sviluppare teorie su che cosa sia veramente lo spazio. Dovremmo lavorare su tale argomento – lo spazio – perché è una chiave di comprensione e dovremmo farlo sotto molteplici angoli. Forse non dovremmo considerare lo spazio come qualcosa di fisso, con un certo numero di dimensioni, ma piuttosto come un qualcosa che si affaccia gradualmente verso l’esistenza.

S&C – Possiede una teoria o ipotesi fisica che spieghi l’influenza che la mente umana sembra avere su un Random Event Generator (EEG) o la capacità del cervello, di persone diverse, di sincronizzare i loro rispettivi EEG nel momento in cui provano reciproca empatia (sincronicità neuropsichica)?

J- Hmm…cerco di lavorare su qualcosa di più generale in cui la mente emerge…qualcosa di meno cristallizzato, non necessariamente ci deve essere una teoria per ogni cosa, piuttosto credo che dovremmo considerare un sistema complesso d’interazioni che in qualche modo diviene organizzato. Ma questo richiede una base totalmente differente da quella della fisica. In questo caso potremmo riuscire a comprendere meglio cose quali l’empatia tra gli individui.

S&C – Lei ha svolto ricerche pratiche in questo settore?

J- Non ho svolto dei lavori di ricerca sistematica in questo settore, ma ho avuto delle esperienze a riguardo. In effetti ho collaborato su alcuni progetti che tuttavia sono difficili da spiegare nei termini della meccanica quantistica di Bohm; quello che penso è che dovremmo concentrarci su qualcosa di più fondamentale, per avere una visione più chiara.

S&C Al tempo ha invitato nella sua università il dott. Benveniste, il quale ha dimostrato, con alcuni esperimenti, le capacità particolari della memoria biofisica dell’acqua, esperimenti definiti da lei più che convincenti. Qual è la sua opinione sulla memoria dell’acqua e sull’omeopatia?

J- Ci sono forti evidenze a favore dell’efficacia della medicina omeopatica. Comunque il discorso è complesso, pare che chi pratica questa medicina possa avere un’influenza sui risultati. Anche Benveniste scoprì che in un qualche modo i risultati su certi esperimenti erano influenzati dai suoi collaboratori. Il suo lavoro sulla memoria dell’acqua era comunque una cosa più complessa, che sappiamo essere molto particolare. L’acqua è un liquido e senz’altro può avere una sua organizzazione, una struttura; per quanto poi possa mantenerla questo è un altro discorso. Tuttavia non me la sento di trascurare delle spiegazioni più convenzionali quando ci rendiamo conto che i liquidi sono, in effetti, delle cose altamente complesse.

Si sono fatte molte critiche rispetto al fatto che un rimedio estremamente diluito possa ancora contenere delle tracce molecolari soddisfacenti, ma i sostenitori dell’omeopatia asseriscono che i risultati curativi non sono dovuti all’aspetto molecolare bensì ai cambiamenti avvenuti nella struttura dell’acqua. Questo non può essere confermato da delle analisi superficiali. Pensiamo, però, ai cristalli liquidi che “pur liquidi” mantengono una struttura ordinata anche dopo distanze macroscopiche, questo ci mostra come possa essere estremamente limitato il pensiero comune. Così prendendo in considerazione questi punti particolari non vi sono affermazioni contrarie all’omeopatia veramente valide.

S&C Secondo lei è stato un ragionamento o un’intuizione a portare persone di più di >>>200 anni fa – senza sapere niente di fisica contemporanea – a sviluppare una scienza medica – l’omeopatia – in un certo senso così avanzata, che ancora oggi stentiamo a comprendere?

J- Io credo che abbiano seguito un sistema di sperimentazione e hanno visto, grazie alle micro-dosi, dei risultati di potenziamento degli effetti; in realtà l’omeopatia ha delle basi simili ai vaccini.

S&C Mi consente di deviare un attimo su un percorso meno tecnico, diciamo più filosofico?

J- Certo

S&C Lei sostiene che ci possono essere spiegazioni scientifiche per quei fenomeni erroneamente chiamati paranormali. Se però la maggior parte degli esseri umani non usufruisce di certe potenzialità, a suo parare, ci siamo evoluti allo stadio in cui ci troviamo o, piuttosto, siamo in un certo senso regrediti perdendo tali facoltà?

J- Io credo che così come gli animali sono dotati della capacità istintiva di connettersi a livelli di alte energie, ma non hanno una capacità intellettuale, anche noi, un tempo, abbiamo conosciuto un simile stato.

Evolvendoci mentalmente e a livello intellettuale tuttavia la nostra attenzione si è spostata e abbiamo, diciamo così, perso contatto con queste alte energie. Credo che sia una facoltà dei mistici quella del riconnettersi interiormente a tali livelli energetici, senza lasciare che l’ambiente o altri pensieri abbiano la forza di disturbarli.

S&C Le ricerche svolte in questo settore l’hanno portata a farsi domande sull’esistenza oltre al come degli eventi? I mistici dopotutto parlano di un qualcosa da fare, da svolgere, riguardo alla nostra vita.

J- Io penso che la divisione tra scienza e filosofia sia in realtà artificiale, la scienza dipende dalla filosofia, e quindi credo che non tutto ciò che faccio sia nello stretto interesse della scienza, ma potrebbe portare quest’ultima in nuove direzioni. Magari verso una visione più interdisciplinare delle cose.

S&C Più rinascimentale in qualche modo?

J- Credo che nuovi settori della scienza possano venire alla luce se le persone lasciano i pregiudizi alle spalle.

S&C Quali cambiamenti si aspetta dopo la recente notizia sulla fusione fredda?

J- Direi che potrebbe, sempre che sia finalmente accettata, mostrare chiaramente che non sempre, nel mondo scientifico, i consensi su certi schemi di pensiero sono giusti. Sarebbe forse imbarazzante ma potremmo aprirci a nuove idee non convenzionali, e persone come me magari non sarebbero più considerate stupide (sorride).

Dipende comunque se sarà accettata o no, il mondo scientifico ha una terribile resistenza nei confronti delle idee non ortodosse.

S&C Potremo vedere integrate nei possibili nuovi paradigmi quei tipi di ricerche che studiano il rapporto tra mente e realtà?

J- Vede, la fusione fredda potrebbe avere delle spiegazioni convenzionali, quello che non si vuole capire è che siamo circondati da un enorme quantità di energia organizzata in nanostrutture e che questa energia può essere concentrata, come avviene con la fusione ad inerzia, dobbiamo solo comprenderne i meccanismi, questo non significa che dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere le cose ma semplicemente essere il più aperti possibile. Quella per arrivare ad accettare la telepatia è un altro tipo di rivoluzione, la gente potrebbe essere molto più restia in questo caso.

La conferenza sta per cominciare, gli spettatori presenti in sala non sono molti, pare anche che non tutti sappiano chi stanno per ascoltare. Tra le file la gente vocifera, riesco a cogliere qualche frase qua e là: «Ho il timore che oggi possa essere un ritrovo di sostenitori della fusione fredda… ». Bisbiglia qualcuno. Finalmente Josephson si presenta al pubblico, dietro di lui sul grande schermo vengono proiettate delle diapositive. Inizia a parlare:

«Quando si cercano di comprendere dei fenomeni bizzarri quale la telepatia, per esempio, il mondo scientifico contemporaneo mostra il suo volto. Ci sono tuttavia innumerevoli persone che stanno cercando di lavorare nella direzione di una ricostituzione della scienza. Un fronte spinge verso la teoria del tutto, una teoria che prevede delle equazioni fisse alla cui base si dovrebbe ricondurre qualsiasi cosa.

Ma c’è anche un’altra visione in cui non c’è alcuna teoria fondamentale. La vita potrebbe essere il fondamento e potrebbe causare la materia e così via… C’è stato un certo parlare su alcuni miei studi indirizzati a mostrare i limiti della scienza attuale. Come sapete c’è stata una progressione nello sviluppo, passando dalla meccanica classica a quella quantistica, e pare che oggi la meccanica quantistica abbia anche dei limiti.

Ciò che ha mosso il mio interesse, da diversi anni a questa parte, sono quei fenomeni che riguardano l’interazione della mente, e che la meccanica classica non riesce a spiegare. La scienza ha quello che io chiamo un patologico rifiuto per ogni cosa che non rientri nei propri dogmi. Un esempio su tutti può essere la telepatia, bollata come stupidaggine senza alcun senso, nonostante gli attenti esami svolti mostrino chiaramente che il fenomeno in oggetto esiste. La meccanica quantistica è probabile che stia andando in una direzione completamente errata, penso che si stia guardando nella direzione sbagliata.

La visione della fisica classica pone la materia come base a fondamento di tutto, per essere precisi ha delle equazioni che la descrivono e ogni nuova teoria deve riferirsi a quelle precedenti.

La mente è vista come un qualcosa di secondario, qualcosa che nasce dalla materia per puro caso e non c’è alcuno scopo o senso nell’universo… Così ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale, e dobbiamo scontrarci con le reazioni della corrente scientifica principale, e di tutti i suoi orpelli, per proporre nuove idee.

Le reazioni che si hanno solitamente sono eccessivamente emotive, la gente si scalda facilmente. Diviene irrazionale di fronte a qualsiasi cosa che non si conformi o che minacci il sistema di pensiero vigente, senza considerare che le idee di partenza che si vogliono difendere possono, di fatto, essere sbagliate.

Alcuni esempi?

La deriva dei continenti: la gente trovava questa teoria assolutamente strampalata quando fu proposta.

La teoria di un “disegno intelligente” (intelligent design), automaticamente rifiutata dalla scienza materialista in quanto connessa alla religione e, questo è inaccettabile secondo i suoi paradigmi. Oltretutto mette in discussione la visione classica dell’evoluzione. Ci si oppone a questo tipo di visione descrivendola semplicemente “ipotesi di lavoro” e non teoria, ovvero qualcosa che si mette su per lavorare sull’argomento in attesa di vedere quel che ne verrà fuori. Tuttavia s’ignora che la visione evoluzionistica ortodossa non è assolutamente quantitativa e che quindi è sullo stesso medesimo piano della precedente.

La fusione fredda: La maggior parte dei denigratori della fusione fredda prende in considerazione solamente i meccanismi di fusione ad alte temperature dove si hanno dei quanti che si scontrano in un vacuum estrapolando energia, ignorando che nella fusione fredda hai un “media” (un fattore ambientale) e che questo può avere una vasta gamma di effetti e che ci può essere un processo coerente nelle nanostrutture che garantisce questo meccanismo. In realtà ci sono molte ricerche e teorie al riguardo. Forse sono troppe e questo potrebbe essere il vero problema.

Non si tiene forse in considerazione che quando si va a lavorare sulla materia condensata non sempre i fatti seguono esattamente le teorie. Mi pare di avere già fatto contrariare diverse persone presenti…Comunque, come già ho detto più volte, la difficoltà nella riproducibilità di certi esperimenti non significa un bel niente.

Alcuni problemi nel tentativo di smontare il lavoro di Benveniste:
Prima di tutto il comportamento della rivista Nature è stato di insistere con Benveniste per un articolo (redatto da Maddox, Randi e Stewart), non considerando necessario attendere la pubblicazione delle ricerche svolte da quest’ultimo.

Inoltre hanno ritenuto non necessario sottoporre la propria “testimonianza” ad alcun esperto prima della pubblicazione. Come Nature stesso afferma: “Nature non è legato a nessuno scienziato, società scientifica o istituto nazionale, quindi le sue decisioni sono libere da pregiudizi ed indipendenti”.

Ciò potrebbe essere tradotto anche “…potrebbe esserci la possibilità che queste decisioni siano assolutamente non scientifiche”. Il team investigativo di Nature ignora che effettivamente esistono esperimenti che dimostrano l’azione biologica di micro-dosi. Lo stesso team ha avuto la pretesa di smontare un lavoro di più di cinque anni da parte di Benveniste, con due giorni di esperimenti. Lo stesso team escludeva dalle proprie file un immunologo, senza considerare così che i globuli bianchi non sempre hanno una risposta pronta a delle dosi macroscopiche di antibiotici, figuriamoci a delle micro-dosi.

Lo stesso tema sembrava ignorare che a differenza della fisica, in biologia gli stessi esperimenti non necessariamente danno sempre gli stessi risultati». Lo slide successivo riporta letteralmente alcuni comportamenti non proprio scientifici del gruppo investigativo:

«Il gruppo Nature Team ha ricreato un ambiente distruttivo nel laboratorio, non adatto alla investigazione scientifica. James Randi inizia a fare dei giochetti di illusionismo durante una parte cruciale degli esperimenti rendendo molto difficile il lavoro dei ricercatori presenti, nello stesso momento Walter Stewart si comporta in modo così isterico che Benveniste e John Maddox hanno dovuto più volte chiedergli di smettere di urlare.

Il Lavoro originale di Benveniste mostra chiaramente che il surriscaldamento, il congelamento o le interferenze ultrasoniche potevano danneggiare le soluzioni ultradiluite. Questo mostrava che le microdosi possono essere sensibili a fattori di stress esterno e che quindi un paio di esperimenti che “provavano” la loro inefficacia potevano avere dei fattori non meglio imprecisati di disturbo.

Come si fa quindi a convincere il mondo accademico di qualcosa quando non si hanno argomenti validi per farlo, vedi per esempio quando si vuole denigrare telepatia, ESP, memoria dell’acqua, fusione fredda…

Si afferma che una certa cosa va contro le comprensioni scientifiche correnti. Si afferma che gli esperimenti svolti sono dei fiaschi colossali
Si afferma questo in modo molto altisonante (che tutti ti sentano, per essere chiari) E si fa ciò prima che, col passare del tempo, si possa essere smentiti. Con grande probabilità anche se ci saranno evidenze chiare che ci sono stati errori di valutazione, a quel punto nessuno tra i maggiori media vorrà pubblicare alcuna informazione disponibile rilevante a riguardo».

Non siamo ancora a metà conferenza che già qualcuno da segni di disapprovazione, due signori si guardano tra di loro con occhi sgranati, nel frattempo Josephson sta parlando della telepatia. Intanto un altro signore si alza e con mani congiunte come a dire “ma questo qui è tutto…” si avvia verso l’uscita. Il pubblico non è affatto omogeneo nella sua risposta.

«Parliamo ora dei veicoli di potere: Tra questi i piani di ricerche scientifiche prestabilite promettenti profitto, i vari centri di controllo delle affermazioni sul paranormale

Gli standard da soddisfare per essere pubblicati, che si potrebbero tradurre in: affermazioni che un giornalista o editore competente possa non trovare folli, offensive o comunque pericolose in qualche modo. Le negate pubblicazioni oltretutto non necessariamente devono essere motivate; più comunemente si riceve la risposta: “se non le piace la nostra politica editoriale si rivolga altrove”

Alle volte tuttavia non si viene pubblicati perché non ci sono settori editoriali compatibili. Se ti occupi di fisica ma non è fisica nucleare o fisica sulla “materia condensata”, rischi seriamente di mettere in crisi l’editore che non saprà proprio dove incastrarti!

Si arriva a rifiuti ridicoli, anche nei forum, come: “Ci dispiace ma non abbiamo un settore per quanto riguarda l’ingegneria elettrica, grazie per il suo interesse”. Questo è successo al principale ricercatore di un gruppo che si occupava di elettronica ed ottica quantistica nello stesso dipartimento a cui si riferiva il forum e che l’anno prima era stato pubblicato nel settore di fisica applicata dal physics review!».

Così Josephson continua, senza peli sulla lingua, portando avanti un seminario comprensibile a chiunque. A momenti sembra sia più un antropologo che descrive le bizzarre abitudini di una civiltà decadente…

Una volta esaurite le domande del pubblico (peraltro neppure inerenti al tema), il dottor Josephson viene avvicinato e ringraziato solo da alcuni ricercatori, da qualche curioso e da i soliti desiderosi di mettersi in mostra: “Sa io faccio questo…svolgo uno studio su quest’altro…” Il dott J. annuisce distrattamente mentre riassembla le sue cose assorto nei suoi pensieri.

Porgo i miei saluti e faccio per andarmene, ma non prima di poter scambiare qualche parola con il dott. Sgaramuzzi (S), un altro ricercatore italiano della fusione fredda, un uomo sulla settantina che mi parla appassionatamente della situazione attuale.

S – Quello che c’è da dire è che siamo ognuno isolato dall’altro, per motivi politici o contrasti economici vari, non ci viene concesso di poter svolgere liberamente ricerca. Io sono uno di quelli che più o meno volontariamente si è autoisolato.

S&C – Ma non c’è collegialità tra voi ricercatori?

S – Purtroppo no.

S&C- Ho notato che i più sono restii ad accettare certe argomentazioni, anche se presentate da un vincitore del Nobel come in questo caso. Forse è il timore di sentirsi ridicolizzati nel parlare di “Paranormale”?

S- Guardi che qui non si tratta necessariamente di paranormale, il dottor J. si occupa di quello che è ESP, Extra Sensorial Perceptions.

E ci possono essere molte cose oltre ai cinque sensi, ci sono le onde elettromagnetiche per esempio che possono permettere certi fenomeni. Capisco che ci troviamo in un confine che è alquanto borderline, ma dobbiamo anche considerare che J. è un genio. Lui ha vinto il Nobel a 33 anni, è successo solo un altra volta una cosa del genere. E poi l’ha vinto su una sua intuizione, che è stata successivamente confermata.

S&C Capisco, quindi il dualismo cartesiano rimane, stiamo solo allargandone gli orizzonti?

S- Certamente, certamente, quello rimane sempre. Il mondo scientifico è ricco di menti più o meno illuminate e di qualche genio baciato da un senso d’intuizione superiore; ma sopratutto è formato da esseri umani che condividono i limiti del resto dell’umanità. Persino ricercatori brillanti stentano a portare avanti le proprie ricerche, e i motivi di ciò talvolta non sono neanche troppo oscuri.

Tuttavia non c’è solo scetticismo, diffidenza o mancanza di collegialità: permane la competizione in luogo della collaborazione; e da questo punto di vista il mondo scientifico non è un mondo “a parte” bensì uno specchio neanche tanto deformato del mondo in cui viviamo.

Massimo Teodorani e Vincent Gambino

scienzaeconoscenza.it