Antroposofia e macrobiotica

Antroposofia e macrobiotica
Rudolf Steiner
Rudolf Steiner

La Scuola dello Zen Macrobiotico e la Scuola steineriana si sono impegnate nel far conoscere, ciascuna con un proprio percorso, l’importanza della spiritualità nell’alimentazione e quindi dell’elemento energetico.

Hanno messo in guardia l’Essere Umano dalle conclusioni meccanicistiche, riduzionistiche e materialistiche tipiche della Scienza in generale e della Scienza della Nutrizione in particolare; il nutrizionismo occidentale, infatti, classifica biochimicamente il cibo soltanto secondo criteri rigidamente quantitativi e di sostanze nutrienti componenti (proteine, grassi, carboidrati, vitamine, minerali) e calcola e pesa, con misure non qualitative ed energetiche, i valori nei quali le “forze universali” (terra, aria, acqua, fuoco) agiscono sui fenomeni della vita.

Rudolf Steiner si è occupato, fondando l’Antroposofia, dell’Uomo e della “Scienza dello Spirito” ed ha costruito un sistema universale nel quale trovano posto sia il famoso metodo pedagogico, che porta il suo nome, che il metodo agricolo biodinamico.

Steiner, scienziato e filosofo capace di teorizzare con oltre ottanta anni d’anticipo il fenomeno della “mucca pazza” mettendocene in guardia, aveva intuito i potenziali pericoli di un’agricoltura che cominciava già cento anni fa a fare largo uso di fertilizzanti chimici.

Ideò perciò, per primo e come ecologo ante litteram, un sistema biologico di produzione degli alimenti (Agricoltura Biodinamica) secondo il quale l’azienda agricola è un vero e proprio organismo vivente complesso a ciclo chiuso, inserito nel più grande organismo vivente cosmico.

Quel che conta non è che mi riempia solo con gli alimenti, ma che gli alimenti sviluppino forze nel corpo… L’essere umano diventa forte se può elaborare bene i cibi che assume… Gran parte delle malattie sono certamente malattie dovute all’alimentazione…

La domanda è: quali siano le attività interiori che vengono stimolate dalle differenti sostanze che ingeriamo. E’ importante essere informati circa il comportamento dei prodotti vegetali ed animali dentro il nostro organismo… Alimentazione e avvelenamento sono, infatti, molto vicini l’uno all’altro ed è noto che i cibi possono diventare veleni. La scienza materialistica non sa nulla dell’alimentazione, non sa cosa è sano per l’uomo.

E’ invece importante sapere qualcosa, se ci si vuol porre giustamente nella vita, in merito all’alimentazione. Proprio la scienza dello spirito ha la possibilità di conoscere questi fatti materiali. Le verità scientifiche, in fondo, sono così: si viene istruiti su ciò che è da considerarsi vero o falso a seconda dell’edizione scientifica che ci capita in mano, in tal modo non si può far luce sulle cose, tra cui gli alimenti, che entrano nel campo dello spirito.” Il dottor Ehrenfried Pfeiffer, una volta a Dornach, chiese a Rudolf Steiner:

“Perché nell’epoca attuale le persone sono incapaci di evolversi e di agire in accordo con tutto quanto hanno imparato e con ciò che sembrano conoscere”.

Steiner rispose: “Questo è un problema di alimentazione”.

George Ohsawa, dopo essersi curato con il cibo da una gravissima malattia che aveva decimato la sua famiglia, ha raccolto le antiche tradizioni filosofiche e alimentari cinesi, risalenti al mitico imperatore Fu Xi, e, da buon giapponese, le ha riadattate in chiave moderna, per poi esportarle anche in occidente.

Egli ha compiuto un percorso di studio spirituale e di pratica personale in cucina, consegnandoci uno strumento di salute davvero versatile, da usare anche come cura: si tratta della macrobiotica (lunga vita) con la sua classificazione energetica del cibo, una vera e propria bussola alimentare utilissima e molto particolareggiata.

“L’arte culinaria è l’arte della vita. La vita di un uomo è decisa dalla sua alimentazione. La fortuna o la sfortuna, la felicità o l’infelicità, la longevità o la morte precoce, la stoltezza o la saggezza, la bellezza o la bruttezza, il bene o il male, sono decisi dall’alimentazione. I nostri sensi sono strumenti destinati al mondo della relatività e della materialità e non al mondo spirituale. Ma la spiritualità non è affatto la nemica del materialismo, ne è al contrario il suo complemento indispensabile. Il solo difetto che posso rimproverare alla medicina occidentale è la mancanza assoluta di moralità e spiritualità.”

Una volta Van Gogh scrisse al fratello Theo:

“Se studiamo i pittori giapponesi, vediamo uomini incontestabilmente semplici, filosofi ed intelligenti, che passano il tempo a fare cosa? A studiare le distanze tra la terra e la luna? No! A studiare la politica di Bismark? No! Studiano un solo filo d’erba. Ma, a poco a poco, questo filo d’erba li porta a disegnare tutte le piante, poi le stagioni, i grandi aspetti dei paesaggi, infine gli animali e le figure umane. Quello che ci insegnano questi giapponesi così semplici, i quali vivono nella natura come se fossero fiori, è quasi una religione”.

La tesi delle due Scuole, incisiva e anche scientificamente supportata, è che, quando gli alimenti vengono completamente disintegrati smaterializzandosi nell’apparato digerente, le “forze universali” che essi hanno precedentemente accumulato nella loro compagine materiale vengono liberate agendo nel corpo umano.

Alimentarsi è, dunque, sia comprendere quali forze vivono nel cibo che ingeriamo e quale utilizzo vogliamo fare di tali forze, sia prevedere quali sono gli effetti che desideriamo conseguire mangiando questo o quello alimento.

Le due Scuole sostengono che per poter riconoscere la reale portata delle forze cosmiche e della base spirituale nell’alimentazione:

a) è necessario come prima cosa considerare che il Processo Universale di creazione ha inizio con la forza, con l’energia, con lo spirito (fase anabolica) e termina con la materia, la sostanza;

b) è fondamentale studiare la Legge Universale della Polarità. Tutto oscilla tra essenza e forma, costrizione ed espansione, costruzione e demolizione, anabolismo e catabolismo, periferia e centro, alto e basso, caldo freddo, et cetera; inoltre, tra gli estremi opposti, ma sempre complementari, vi sono innumerevoli graduazioni di principi energetici e campi di forze che si implementano e mutano continuamente e che fanno capo ad una “centralità”, un fulcro, un “intermedio”, che cerca continuamente di mantenere lo stato ottimale (omeostasi), attraverso un sistema di difesa teso a garantire un ritmo, una regolare oscillazione (come un pendolo) tra gli opposti.

Le indicazioni della Scuola steineriana (Goethe, Steiner, Hauschka)
e dello Zen Macrobiotico di Ohsawa

I rapporti cosmici fra la pianta e l’Essere Umano sono alla base sia dell’insegnamento di Ohsawa che delle teorie della Scuola steineriana: la pianta, che ci fornisce il cibo, è la “nutrice e la guaritrice cosmica” dell’Uomo. Le forze universali cosmiche che agiscono sulla pianta sono complessivamente e facilmente riconoscibili in base al grado più o meno intenso della loro attività energetica sulla diversa consistenza (espansione o contrazione) che la materia, la sostanza, vengono ad assumere a secondo dei loro legami con il suolo, in base al colore, al sapore, all’aroma, proprio come sostengono i Macrobiotici.

La pianta, nel suo “edificio corporeo” presenta una varietà strutturale tripartita: un sistema ritmico centrale foliare che costituisce il punto mediano e mediatore posto fra il polo della forma (materia e dimensionalità), in basso, dove sono preponderanti le forze configurative e centripete dei corpi (sistema radicale) e il polo dei processi dissociativi, in alto, rappresentato dal sistema floreale, dove sono preponderanti le forze espansive demolitrici della materia (che a quel livello diviene aeriforme, profumi, essenze).

In altri termini, nella pianta la sostanza, la materia, si addensano più fortemente (forza centripeta) nelle radici e in prossimità del suolo; poi, man mano che essa si sviluppa verso la sua sommità, il gambo (o tronco) si assottiglia e si slancia e i rami si protendono verso la periferia sempre più fini; le foglie, nella parte centrale, si riempiono sempre più di succo e linfa ed i fiori, nella parte più alta rilasciano (forza centrifuga) essenze ed aromi che consentono alla sostanza ed alla materia, dal basso, di riaffluire modificate verso l’alto nello Spazio Cosmico.

Nel frutto, infine, incaricato di contenere e preservare il SEME, avvengono ambedue i processi: il processo disintegrativo e centrifugo presente nella polpa si arresta ad un certo punto solo perché è necessario che le forze opposte, configurative e costruttive, formino l’involucro del seme, per custodirlo e proteggerlo nella sua “mandorla”.

Queste forze consentono così al seme di tornare ancora alla terra in quanto gli sono affidate le “memorie” della specie necessarie a far rinascere una nuova pianta nell’interminabile ciclo vitale. E’ pertanto proprio nel seme (i cereali sono semi) dove si esprime il risultato massimo della collaborazione di tutte le forze universali, e dove vengono a bilanciarsi le forze costruttive ed espansive dell’Aria (principalmente azoto), dell’Acqua (principalmente ossigeno), del Fuoco (principalmente idrogeno) e della Terra (principalmente carbonio); nel seme, in altri termini, le forze configurative della forma (materia, sostanza) agiscono dalla periferia verso il centro, mentre le forze dissociative e centrifughe si accumulano nel suo nucleo morbido e hanno una direzione verso la periferia.

Antroposofia e macrobiotica
Ciclo vitale nel sistema tripartito uomo-pianta secondo la scuola Steineriana

Il sistema tripartito della pianta si presenta capovolto nell’Essere Umano

La configurazione dell’ “edificio corporeo” umano si presenta capovolta rispetto a quello della pianta incaricata di nutrirlo: l’uomo con la respirazione assume ossigeno ed emette anidride carbonica mentre per la pianta, con la sua fotosintesi clorofilliana, avviene il contrario.

Nell’Essere Umano la testa, centro del sistema neurosensoriale, è la parte più materializzata, proprio come avviene per il sistema radicale nelle piante. La scatola cranica, molto rigida, è infatti la prima a formarsi nel ventre materno, proprio come una radice dalla quale successivamente si sviluppano le altri parti, (nel corpo pensiamo ai polmoni come a delle foglie) in un processo di smaterializzazione, che va in direzione della Terra e che raggiunge il suo massimo in sede addominale e nelle membra, dove avvengono i processi dissociativi e metabolici, di scomposizione della materia, della sostanza.

Al centro, nella gabbia toracica, proprio come il sistema foliare della pianta, ha sede il sistema ritmico equilibratore (cuore – polmoni), chiamato da questa scuola “guaritore naturale”, che ha il compito di mediare tra i due poli opposti e conservarne l’equilibrio in un continuo processo di omeostasi.

Nel disegno, liberamente tratto dal libro “La Natura della Sostanza” di Rudolf Hauschka – Editrice Antroposofica, vengono chiaramente evidenziate le forze plasmatrici della pianta paragonate a quelle dell’uomo. L’autore riassume molto bene i principi steineriani dei rapporti organizzativi che le forze universali stabiliscono tra noi e gli alimenti e secondo i quali le radici avranno un’azione sulla testa e la sua organizzazione, i fiori e i frutti sul ricambio (metabolismo), e le foglie su respirazione e circolazione sanguigna.

Tali principi sono quelli su cui si basano sia lo Zen Macrobiotico che la Scuola Steineriana stessa, principi per i quali non solo le foglie verdi, ma anche le radici e i frutti/fiori non possono costituire “da soli” un alimento di base, perché in ognuna delle tre parti ha il sopravvento una sola forza a scapito delle altre e ciò determinerebbe squilibrio se quella sola parte fosse cibo prevalente rispetto alle altre.

Ne consegue, unanimemente, che ogni nostro pasto per essere equilibrato deve sempre da un lato comprendere tutte e tre le parti della pianta, dall’altro, soprattutto, contenere il seme (i cereali) in modo integrale e biologico, come alimento completo e centrato nel quale concorrono in misura equilibrata tutte le forze universali, sia costruttive che espansive, della Terra e del Cielo.

Se questo equilibrio è turbato oltre un certo limite nell’uomo insorge la malattia

Quando la crisi della malattia arriva dobbiamo ricordarci che essa porta sempre con sé una chance. Holderlin dice “Dov’è il pericolo c’è anche la salvezza.” La parola crisi (krisis) nell’antica Grecia significava, allo stesso tempo, sia pericolo che decisione e, in modo stupefacente, nell’antica Cina la stessa espressione (wei ji) era scritta con un doppio ideogramma dal duplice significato: pericolo e grande opportunità.

Una crisi, dunque, ci vuole costringere a prendere delle decisioni e rappresenta una porta (op-portunus) attraverso la quale passare per ritrovare un nuovo equilibrio. Se non prendiamo mai delle decisioni non siamo mai attori del nostro destino.

E dobbiamo quindi ricordare, in conseguenza, che i sintomi delle malattie non sono solo un richiamo del passato, da abbattere come un ostacolo o una piaga da cicatrizzare, ma una memoria da ritrovare, un invito rivolto al futuro ed a porci la domanda: “Cosa mi sta chiedendo? – A cosa m’invita? – Verso dove mi vuol condurre?”

Secondo la Scuola dello Zen Macrobiotico e la Scuola steineriana la malattia è uno scompenso di energie e forze che può essere prevenuto muovendo innanzitutto dall’alimentazione, il primo fattore della salutogenesi. Gli squilibri, se insorgono, devono vedere ripristinate le polarità nei loro valori normali precedenti.

Se per esempio il polo contrattivo (della “forma”, materiale, sostanziale) ha preso il sopravvento possono generarsi malattie “da indurimento”; in questo caso dobbiamo rinforzare il polo espansivo opposto, quello “dissociativo” del metabolismo, inserendo nell’alimentazione quelle forze espansive, dilatatici e demolitrici, come la parte superiore della pianta, capaci di contrastare il processo contrattivo.

Nello stesso modo, se è il polo espansivo (dissociativo) del metabolismo a prendere il sopravvento generando processi infiammatori e dilatatori, dovremo cercare, nelle parti inferiori e più dure della pianta, come le radici, le forze opposte in grado di bilanciare gli eccessi di un tale processo espansivo. Si tratta di un’applicazione del principio allopatico: contraria contrariis curantur per il quale, quando vi è squilibrio energetico, è necessario rivolgersi alla forza contraria a quella che al momento si presenta come eccedente: se nell’individuo eccedono le forze espansive di un polo bisogna neutralizzarle con le forze contrattive del polo opposto, e viceversa.

Se la malattia e lo squilibrio, da una parte, devono essere affrontati con i principi dei contrari appena esposti, dall’altra parte il sistema di salutogenesi, quello del mantenimento dell’equilibrio nell’individuo, richiede, invece, per essere conservato, il ricorso ai principi omeopatici: similia similibus curantur e cioè che un alimento per farci stare bene in salute deve essere completo di tutte le forze espansive e costruttive (non estreme) di cui abbiamo bisogno, presenti in modo proporzionato tra loro. Questo principio dei similia nella salute prevede che ci si nutra in armonia con le stagioni e con le energie di cui abbiamo bisogno senza far preponderare o rendere deficitaria nessuna delle due polarità.

Quando i poli opposti vengono adeguatamente nutriti con le forze di cui abbisognano essi sono in equilibrio e l’Uomo è sano.

Andrea Biggio
agricolturabiodinamica.it