Archeologia galattica

Il Giornale Online
Sfruttando i recenti progressi dell’astrosismologia, è stata calcolata con precisione l’età di stelle ubicate ai confini della galassia. Leo Girardi (INAF): «Una misura che, fino a qualche anno fa, nemmeno ci sognavamo di poter ottenere».

di Marco Malaspina

Viziati dai grandi numeri dell’astrofisica contemporanea, astri distanti migliaia di anni luce ci sembrano ormai vicini di casa. Ma una cosa è osservarli, un’altra misurarne le proprietà. Massa ed età, per esempio, sono parametri relativamente facili da determinare per stelle distanti qualche centinaio di anni luce. Tutt’altro discorso se vogliamo spingere lo sguardo a migliaia – se non a decine di migliaia – di anni luce da noi, com’è necessario fare per ricostruire la storia della nostra galassia, la Via Lattea. Ma ora qualcuno c’è riuscito: un team guidato dall’italiano Andrea Miglio, dell’Università di Birmingham (UK), ha preso le misure a stelle poste alla periferia della Via Lattea.

Un risultato reso possibile grazie ai recenti progressi dell’astrosismologia, un approccio che permette di ricostruire la struttura interna delle stelle, anche a distanze remote, osservandone e interpretandone le pulsazioni. Intrecciando i dati di tipo tradizionale contenuti nella Two Micron All Sky Survey con quelli astrosismologici del telescopio spaziale CoRoT, gli astronomi del team – del quale fanno parte anche Leo Girardi, dell’INAF Osservatorio astronomico di Padova, e Mauro Barbieri, associato INAF dell’Università di Padova – sono così riusciti a tracciare l’identikit completo – raggio, massa, età e distanza – d’un campione di circa 2000 giganti rosse ubicate in due regioni del disco galattico a 50mila anni luce l’una dall’altra. Un’impresa, già pubblicata su Monthly Notices, della quale si parla anche sull’ultimo numero di Science.

Ma in che modo queste nuove misure contribuiscono a riscrivere la storia della Via Lattea? «Ci forniscono dati fondamentalmente nuovi: l’età delle popolazioni di stelle lontane», spiega Girardi «Un pezzo cruciale del puzzle, che non ci sognavamo neanche di poter avere qualche anno fa. Ne conoscevamo sì tanti altri aspetti – come la temperatura, la velocità, la frazione di metalli – ma non l’età e le distanze precise».

Grazie a queste misure, gli astronomi sono per esempio riusciti a riscontrare, in modo diretto e inequivocabile, che le stelle giganti più lontane dal piano galattico hanno anche una massa più piccola, e quindi sono più vecchie. «Ma il meglio deve ancora venire», conclude Girardi. «Grazie al proseguimento delle missioni CoRoT e Kepler, nei prossimi anni avremo dati simili per tantissime altre stelle della nostra galassia».

Per saperne di più:

Leggi l’articolo “Galactic archaeology: mapping and dating stellar populations with asteroseismology of red-giant stars“, DI Miglio, A.; Chiappini, C.; Morel, T.; Barbieri, M.; Chaplin, W. J.; Girardi, L.; Montalbán, J.; Valentini, M.; Mosser, B.; Baudin, F.; Casagrande, L.; Fossati, L.; Aguirre, V. Silva; Baglin, A. http://adsabs.harvard.edu/abs/2013MNRAS.429..423M

(INAF)
Fonte: http://www.media.inaf.it/2013/02/08/archeologia-galattica/