Arcobaleno capovolto e "scienza" al contrario

Un dozzinale quotidiano di regime ha recentemente pubblicato un articolo su un singolare fenomeno atmosferico, un arcobaleno capovolto che, stando a due sedicenti astronomi britannici, sarebbe un arco circumzenitale, manifestazione rara e comunque peculiare delle zone con clima molto freddo. Il “giornalista” ancora più sprovveduto dei due scienziati di Albione conclude il suo memorabile pezzo con un'acuta osservazione: “La colpa (sic) è nelle mutate condizioni climatiche”. Insomma, il solito mantra dei “cambiamenti climatici” che non si comprende se siano la causa, l'effetto, un ibrido tra i due aspetti o che cos'altro. L'origine dell'arcobaleno, invece, è probabilmente da ricercare nelle irrorazioni clandestine, come spiegato nell'articolo Cani solari o cerchi chimici? Titanato di stronzio, titanato di bario, quarzo diffusi nella biosfera e non i cristalli di ghiaccio tra l'altro in un'atmosfera sempre più calda, possono spiegare questi inusuali fenomeni.

Il clima cambia, l'arcobaleno pure: ora è capovolto e ha l'aspetto di un sorriso. L'immagine è stata catturata da un'astronoma, nei cieli di Cambridge. “Non ho mai visto una cosa del genere in tutta la mia carriera”, confessa Jacqueline Mitton, 60 anni, una vita spesa a scrutare il cielo. Grande è stata quindi la sorpresa quando, domenica scorsa, poco prima delle 17, si è affacciata dalla finestra della sua abitazione.

Si tratta di un fenomeno molto inusuale che ha luogo quasi esclusivamente nelle aree polari. “Devono verificarsi determinate condizioni meteorologiche che certamente non capita di trovare a Cambridge. Almeno questo è quello che credevamo”, dice l'esperta. Tecnicamente l'arcobaleno capovolto si chiama “arco circumzenitale” ed è spesso difficile da individuare, perché è sempre visibile in alto, attorno allo zenith. Si forma a causa della rifrazione dei raggi solari per opera di minuscoli cristalli di ghiaccio. I colori sono molto più vivi rispetto a quelli dell'arcobaleno tradizionale che, invece, è prodotto dai raggi del sole deviati dalle gocce d'acqua. Di fatto è questa la differenza principale tra i due arcobaleni: quello normale, cui siamo tutti abituati, si forma quando la luce penetra le gocce, per poi “uscirne”; l'arco circumzenitale, invece, è dato dall'interazione tra la luce ed i cristalli di ghiaccio, che la indirizzano verso il sole.

“Si tratta di un arcobaleno molto più luminoso ed è generalmente più piccolo. Per questo i colori si distinguono meglio”, dice Simon Mitton, marito di Jacqueline, anch'egli astronomo, oltre che laureato in fisica. Si va dal rosso, nella parte più vicina all'orizzonte, passando per il giallo e il verde, fino ad arrivare al blu, dalla parte dello zenith. Anche il Comune di Cambridge, tramite la sua portavoce, non ha nascosto la sua meraviglia: “Non è certo un fenomeno abituale per i cieli del Regno Unito”.

“L'arcobaleno invertito – sottolinea la Mitton – si può osservare, ma sempre in zone molto più fredde”. “Non sappiamo dire quante persone lo abbiano potuto vedere, perché non siamo riusciti a calcolarne l'estensione, ma posso dire che si trattava di una vista davvero impressionante”. La colpa è nelle mutate condizioni climatiche, soprattutto a livello di temperature ed è tutt'altro che improbabile che si possa verificare di nuovo.

Leggi qui l'articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica.

ARCHI CHIMICI

Come ha raccontato Finley, il 16 giugno 2006, mentre guidava nella Statale 1 vicino a Victoria (British Columbia), “Mi fermai per vedere una piatta nuvola bianca, incredibilmente bianca, incredibilmente ampia. Era sconvolgente da vedere”. La luce solare riflessa da quella enorme nuvola innaturale attraverso la sua sfumata visiera solare “occultava” il sole, come ha detto lui, in strisce prismatiche: “tutto rosa, verde e viola”. Una tale “birifrangenza”, ha spiegato Finley, “non si verifica mai con il vapore acqueo, perché la separazione dei colori si ha solo in un sistema di rifrazione cristallino”.

Tali interferenze prismatiche con lunghezze d'onda luminose avvengono solo con “materiale solido estremamente, estremamente fine”, ha spiegato di nuovo Finley. Queste fini particelle sospese “generano campi di interferenza attorno ad ogni particella, cambiando il colore della luce”.

Finley ha detto che si stava riferendo specificamente agli agenti chimici rilasciati artificialmente nel cielo da “aviocisterne”.

Mentre il vapore acqueo che si solidifica in cristalli di ghiaccio ad elevate altitudini può predisporre dei “paraeli” (cerchi luminosi) attorno al Sole e un'occasionale aureola attorno alla luna, gli oleosi colori dell'arcobaleno visti molto più comunemente nelle scie dei jets e nelle nuvole artificiali sono firme chimiche, ha riferito.

http://www.tankerenemy.com/2008/09/arcobaleno-capovolto-e-scienza-al.html