Atlantide, l’ultima verità riparte da Platone

atlantide«In Atlantide c’era un grande e meraviglioso impero che governava sull’intera isola e su molte altre parti del continente… poi ci furono tremendi terremoti e inondazioni e, nel giro di un solo giorno e una sola notte di catastrofe, tutti i guerrieri furono inghiottiti dalla terra e l’isola di Atlantide scomparve nel mare». – Come raccontò il filosofo nel «Timeo»

Le brevi ma suggestive frasi scritte dal filosofo ateniese Platone nel Timeo hanno consegnato alla memoria collettiva un mito destinato a tornare periodicamente. Ora è la ricerca di un geologo francese a riporre e a dare credibilità scientifica al mistero dell’isola sprofondata nel mare.

La ricerca – Dopo anni di studi e campagne oceanografiche nell’Atlantico occidentale, Marc André Gutscher, dell’Università della Bretagna Occidentale, ha pubblicato un articolo sulla rivista internazionale Geology (Vol.33, n.8) in cui avanza l’ipotesi che Atlantide sia identificabile con il rilievo sottomarino di Spartel Bank, a ovest di Gibilterra, e che la sua distruzione sia riconducibile a uno dei ricorrenti terremoti-maremoti scatenati in quella zona dallo sprofondamento di una porzione di crosta oceanica.

Se, da un lato, Gutscher ha raccolto importanti prove a sostegno del mito di Platone, dall’altro la sua ricerca ha messo in evidenza delle discrepanze sulle quali si sono accese controversie storiche e scientifiche.

I dialoghi di Platone – Il filosofo greco, vissuto quattro secoli prima di Cristo, posiziona Atlantide poco oltre le colonne d’Ercole (dove per gli antichi c’erano i confini del mondo), e fa risalire l’annientamento della sua civiltà guerriera e conquistatrice a 12 mila anni fa. In effetti lo Spartel Bank si trova a circa 50 chilometri a ovest di Gibilterra e, proprio in quella zona, le prospezioni del geologo francese hanno portato alla scoperta di sedimenti caotici, tipici dei forti terremoti, la cui datazione dà piena ragione a Platone.

«Uno degli aspetti più interessanti della ricerca di Gutscher – osserva il professor Stefano Tinti, geofisico dell’Università di Bologna, esperto in maremoti – è la descrizione di un meccanismo di subduzione o di sprofondamento verso l’interno della Terra di un cuneo di crosta oceanica che separa la placca africana da quella europea. «Proprio questo meccanismo scatenerebbe i terremoti, con associati maremoti, che si verificano a intervalli di 1,5-2 mila anni circa. Uno di questi eventi distrusse completamente la città di Lisbona nel 1755, suscitando un grande dibattito fra gli intellettuali europei del secolo dei Lumi. Un altro di questi scossoni, molto più antico, avrebbe distrutto completamente Atlantide 12 mila anni fa».

Le discrepanze – Lo Spartel Bank, che nella sua parte più rilevata arriva a 50 metri sotto il pelo dell’acqua, ha tuttavia una superficie di appena 15 x 5 chilometri, mentre dai due dialoghi platonici ( Timeo e Crizia ) si desume che l’isola di Atlantide fosse di grandi proporzioni: circa 500 x 350 chilometri. Inoltre Platone descrive una città con un impianto urbanistico monumentale, mentre i primi, sommari rilievi dall’alto dello Spartel Bank non evidenziano rovine sommerse.

Secondo i critici del geologo francese queste due circostanze escludono l’identificazione di Spartel con Atlantide. Altri, invece, osservano che migliaia di anni di forte erosione marina e i sommovimenti geologici della zona avrebbero ridotto la mitica isola a un relitto. D’altra parte solo un’accurata esplorazione dei fondali, finora mai effettuata, potrebbe fornire una risposta definitiva sulla presenza di reperti archeologici. Lo stesso Gutscher, infine, ammette che le sue ricerche escludono uno sprofondamento istantaneo dell’isola, come descritto da Platone, e depongono per un processo più lento. Il mito di Atlantide continua a sfidare l’immaginazione e il desiderio di avventura.

Franco Foresta Martin