AUTISMO: il trio che dona benessere di Dr Massimo Borghese, Teresa Tranfaglia, Chiara Ritonnaro

La maggior parte di noi ha conosciuto l’autismo attraverso l’interpretazione di un minuto e spaurito Dustin Hoffman che nel film Rain Man del 1988 stupisce e conquista un distratto e superficiale Tom Cruise. “L’uomo della pioggia” alla fine trionfa grazie alle sue doti mnemoniche e alla profonda semplicità d’animo. La realtà dell’autismo, però, è molto più amara per chi si trova a fare i conti con un figlio affetto da questa patologia che implica svariate problematiche, sia metaboliche che incapacità a relazionarsi con il mondo circostante: pesa, soprattutto, doversi confrontare con i pregiudizi dettati dall’ignoranza e dalla superficialità di coloro che confondono l’autismo con una malattia mentale, ignorando che è ben altra cosa.

Dal punto di vista scientifico, l’autismo è una «sindrome encefalica acquisita della mielina da mercurialismo insorta per insulto virale tossinico, con colite e autoanticorpi» [Montinari 2002].

Questa definizione tiene conto anche dei recenti studi che dimostrano che l’autismo comporta, oltre ai disturbi comportamentali, anche alterazioni biochimiche, dismetabolismi, infezioni virali, intossicazioni da metalli pesanti che determinano il dissesto di vari sistemi: immunitario, gastroenterico, endocrino, ormonale, neurologico ecc. La presenza di auto-anticorpi dimostra che l’autismo è anche una malattia “immunologica”. Ciò spiega perché un paziente autistico, al pari di altri pazienti affetti da malattie autoimmuni (diabete, tiroiditi autoimmuni, artrite reumatoide ecc.), presenta permeabilità intestinale, fulcro delle problematiche autoimmunitarie.

La permeabilità intestinale è responsabile di svariate attivazioni patologiche di tipo neurologiche.

L’intestino permeabile

Quando il sistema immunitario reagisce in modo inappropriato agli insulti antigenici non-self, il tratto gastroenterico diviene il primo bersaglio; l’intestino risulta danneggiato e diventa permeabile:

esso perde le normali condizioni biochimiche che permettono di assimilare selettivamente gli alimenti e di eliminare ciò che non serve all’organismo.

Per digerire adeguatamente i cibi, assorbirne i nutrienti, e, successivamente, espellere correttamente dal nostro organismo i materiali di scarto è necessario che tutte le funzioni biochimiche, implicate nella digestione, nell’assimilazione e nell’escrezione, avvengano in modo corretto. Tali funzioni si alterano quando il sistema immunitario, che risiede per circa il 70% proprio nel tratto gastroenterico, è impegnato a lottare per “un’alterata attività immune”.

Nei bambini affetti da autismo, spesso, questo processo “di lotta” è presente e si complica. «Nell’autismo si osservano, frequentemente, disordini gastrointestinali correlati essenzialmente al malassorbimento, al quale si associa, nel 70% dei casi, una patologia da reflusso gastro-esofageo. Nella nostra esperienza il reflusso gastro-esofageo era correlato soprattutto a gastropatie da intolleranze alimentari (latte vaccino e glutine). […] Appare evidente che ogni alterazione della complessa struttura anatomo-funzionale dell’apparato digerente e dell’intestino tenue in particolare, possa modificare il ruolo fondamentale nell’equilibrio del sistema immunitario» [Montinari, 2002].

In questi bambini, infatti, le macromolecole alimentari, mal digerite, attraversano la barriera intestinale e si versano nel circolo ematico, determinando un’ulteriore stimolazione immunitaria che acuisce la reazione autoimmune e provoca un’intossicazione che contribuisce a un peggioramento sistemico della malattia.
Dal punto di vista clinico, in un intestino permeabile si riscontrano sia infiammazione delle mucose, con conseguente malassorbimento, sia importanti deficit e anomalie, quali: deficit enzimatici, dismetabolismi, stipsi, diarrea e anomalie a carico di vari sistemi biologici che determinano un aggravamento della risposta neurologica.

Autismo e alimentazione: quale relazione?

Nuovi studi, fra cui quello di Reichelt (1981), evidenziano, nelle urine dei bambini affetti da autismo, la presenza di alti livelli di peptidi oppioidi di casomorfina e glutomorfina.

Ciò dimostra che i bambini autistici assimilano male il glutine e la caseina. La prolungata assunzione di tali alimenti appesantisce l’organismo di tossine e peggiora le condizioni neurologiche, gastrointestinali e immunitarie del bambino autistico. Per questo motivo, spesso, viene loro indicata una dieta priva di tali alimenti. Un periodo di astensione da glutine e caseina, che varia a seconda dei casi, permette di abbassare sensibilmente i livelli dei peptidi oppioidi. I risultati dimostrano l’attenuarsi della permeabilità intestinale e il miglioramento delle condizioni generali dei bambini.

La letteratura, a riguardo, è molto chiara, come afferma Montinari (2002): «L’azione di glutine e caseina assume un ruolo importantissimo nella genesi di numerose patologie del sistema nervoso centrale, quali l’autismo, il ritardo neuromotorio e la schizofrenia. […] Già nel 1981, Reichelt osservava l’incremento, nei soggetti autistici e schizofrenici, di peptidi nelle urine; nel 1986 dallo stesso fu osservata l’iperpeptiduria, come incremento della casomorfina bovina. […] Tali osservazioni hanno permesso di stabilire il ruolo svolto dal glutine e dalla caseina, sotto forma di glutomorfina e casomorfina, sul sistema nervoso centrale con l’inibizione della normale maturazione neuronale».

A questi studi si accompagnano anche i relativi esami diagnostici e i test tossicologici che hanno evidenziato la correlazione – assolta da “messaggeri” speciali quali i neurotrasmettitori – tra intestino e cervello (quest’ultimo definito anche “cervello addominale” o “secondo cervello”), che hanno permesso di comprendere il danno che tali alimenti costituiscono per molti bambini autistici. Il lato positivo della dieta naturale senza glutine e caseina è espresso dal notevole miglioramento ottenuto dai bambini che seguono tale regime alimentare: maggiore attenzione, miglioramento delle capacità interattive, regressione dell’iperattività, delle stereotipie, dei comportamenti violenti, maggiore resistenza alle infezioni e miglioramento della qualità del sonno.

Un nuovo modo di mangiare

Adottare un nuovo tipo di alimentazione non è mai semplice, tanto meno lo è seguire una dieta naturale, macrobiotica, kousminiana senza glutine e senza caseina. Essa prevede l’eliminazione, oltre che del glutine e della caseina, anche di altri alimenti che troviamo quotidianamente sulla nostra tavola. Per poter evidenziare la “mappa completa delle intolleranze alimentari” è auspicabile praticare i test citotossici alimentari. Altro aiuto importante, per ottenere un positivo orientamento dietetico, è associare le scelte alimentari tenendo conto delle indicazioni relative ai principi espressi in “alimenti e gruppi sanguigni” (1997 – Dr. Peter D'Adamo)

Lista dei cibi da evitare e limitare:

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latte animale di ogni tipo e loro derivati;
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alimenti senza glutine non biologici;
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latte, farine e pasta di soia;
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alimenti senza glutine composti da fecole, additivi, amidi, carragenine;
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latte vegetale non biologico;
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carne suina e insaccati;
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alimenti geneticamente modificati (soia; mais; ecc.);
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zucchero bianco e zuccheri light;
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alimenti che contengono additivi, pesticidi, coloranti, glutammato;
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alcuni tipi di frutta con alto tasso fenolico (uva nera – castagne);
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crostacei, frutti di mare e pesce di taglia grande;
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esaltatori di sapidità;
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ammoniaca per dolci, pasticceria industriale senza glutine;
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farine senza glutine superraffinate;
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farine di cereali senza glutine macinate da oltre 15 giorni ;
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oli e margarine idrogenate;
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limitare la frutta secca (noci messicane, pistacchi, arachidi);
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limitare o eliminare i funghi;
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limitare il consumo di uova;
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eliminazione o limitazione dei lieviti;
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da evitare le solanacee (pomodoro, patata, melanzana, peperone);
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da evitare le spezie e gli alcolici;
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da evitare le acque gasate e le bevande gasate e dolcificate;
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da evitare i succhi di frutta confezionati.

Vengono invece preferiti:

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alimenti senza glutine “puliti”, del tipo biologico come il riso integrale, il miglio, la quinoa, l’amaranto, il mais (quest’ultimo non è adatto a tutti), il grano saraceno (solo in particolari occasioni), rigorosamente biologici e non OGM;
* cereali integrali senza glutine stracotti e passati al setaccio;
* paste di riso di tipo biologico;
* pesce di taglia piccola “a carne bianca” pescato in mare;
* carni bianche scelte, biologiche, quando possibile;
* in alcuni casi sono consigliati i legumi quali lenticchie rosa decorticate, azuki hokkaido e ceci, stracotti e passati a setaccio per eliminare la buccia;
* verdura a foglia verde: borraggine, bietola, lattuga, scarola e verza;
* ortaggi: zucca, cavolfiore, carote, sedano rapa, cavolo rapa, radice di bardana, broccoli, cavolo bianco, porro, scalogno, finocchi, radicchio;
* consigliati i germogli di alfa-alfa, di lenticchie o di ceci: costituiscono un grande apporto vitaminico, proteico e di Sali minerali;
* frutta consigliata: pere, mele biologiche, meglio se cotta e proposta lontano dai pasti;
* centrifughe di carote, di finocchi, miste a mela o pera possono rappresentare un salubre snack;
* i metodi di cottura utilizzati sono estratti dai principi della cucina macrobiotica. Sono da preferirsi la cottura a vapore, bollitura, stufati e cottura alla piastra;
* si utilizzano solo farine “appena macinate” per preparare prodotti da forno, così come è raccomandato dal metodo kousmine.

Per le indisposizioni intestinali ci si può avvalere di:

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“Kuzu”, amido ricavato dalla radice di una pianta selvatica (pueraria lobata; pueraria irsuta), viene usato come bevanda.
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Umeboshi, condimento a base di prugne salate – è alcalinizzante ed enzimatico.
* Latte di riso preparato in casa (riso integrale biologico 1 tazza – acqua 12, 14 tazze – sale 1 cucchiaino raso – cottura lenta per 2 ore circa – poi passare a setaccio e filtrare in panno di lino) che rappresenta una buona opportunità per donare pace all’intestino.
* Per combattere i parassiti intestinali è indicato il “mochi all’artemisia”. Si ottiene pestando il riso cotto della varietà “dolce”, ad esso si aggiunge l’artemisia. Si trova già pronto nei negozi di alimentazione naturale.
* Come supporto e integratore del calcio si può ricorrere al delizioso burro tahin e ai semi di sesamo aggiunti ai pasti dopo averli lavati, tostati e polverizzati (esagerare con i semi può creare infiammazione intestinale).
* Le pietanze vengono arricchite con olio di lino o di oliva biologici e spremuti a freddo, per cucinare è da preferire l’olio di sesamo spremuto a freddo.
* Gli zuccheri permessi, in modiche quantità, sono il malto di riso 100% senza glutine, il succo di agave o lo zucchero grezzo integrale di canna “Panela”.

La lista degli alimenti da evitare può sembrare che complichi il quotidiano: fra casa e lavoro il tempo è sempre poco e dover seguire una ferrea dieta diventa brigoso e impegnativo. Nonostante questo aumentano i genitori di bambini autistici che comprendono i vantaggi della dieta naturale SG. e SC. Essi guardano i numerosi risultati raggiunti e continuano a seguirla senza indugio. Avvalendosi dell’esperienza di medici che operano attraverso il protocollo biomedico, i genitori curano la sindrome autistica dei loro figli associando all’alimentazione naturale l’uso di integratori, vitamine, depuranti, probiotici e medicine omeopatizzate. L’uso degli psicofarmaci è stato da loro bandito.

Unita a un’adeguata terapia logopedico – comportamentale, ideata dal dottor Massimo Borghese, i bambini autistici hanno cominciato a cambiare il proprio atteggiamento, acquisendo nuove autonomie, numerose abilità e maggiore consapevolezza di sé e dei propri problemi. I genitori testimoniano un miglioramento visibile nei loro figli: essi diventano più presenti e meno sofferenti.

La testimonianza dei genitori

«Da lungo tempo pratichiamo una dieta naturale del tipo macrobiotico kousminiano, dalla quale sono stati esclusi anche latte di soia, mais, lieviti, conservanti, coloranti e persino zuccheri.

Dopo anni di inutili e dannose terapie farmacologiche, questa dieta ha cambiato M., restituendoci una bambina molto meno sofferente, più presente e controllata nel comportamento».

«Siamo genitori di un bambino autistico di 6 anni. Attraverso i principi macrobiotici e kousmiani e, grazie a Teresa Tranfaglia, abbiamo iniziato un nuovo cammino alimentare che ci sta rendendo un bambino molto più tranquillo, tanto che le stesse terapiste del dottor Borghese riferiscono di riuscire a lavorare meglio e ottengono da nostro figlio maggiori risultati».

«Necessitano 4 – 5 ore a settimana per la preparazione del latte di riso, della crema di riso e per la cottura di altri cereali. Prepariamo il latte di riso per 2 giorni o, al massimo, per 3 giorni. Lo conserviamo in recipienti di vetro in frigorifero, lo stesso facciamo per la crema di riso. E’ un tempo che dedichiamo con amore a nostro figlio e a noi stessi, perché tale procedura culinaria ci ha fatto vedere seri cambiamenti. Per nessun motivo torneremmo alla dieta precedente, quella senza glutine e caseina del tipo farmaceutico e con latte di riso biologico confezionato! Oggi siamo molto più sereni e fiduciosi: abbiamo ricominciato a sperare e siamo decisi a continuare a lottare seguendo la strada del protocollo biomedico, dell’intervento foniatrico integrato e della stupefacente dieta biologica, macrobiotica, kousminiana descritta da Teresa Tranfaglia!».

«…Finalmente un giorno in un negozio di alimentazione naturale vedo un bel librone rosso di ricette senza glutine, latte, zucchero e lievito. Quel giorno è stato l’inizio di una nuova era!

Infatti il libro (Celiachia, intolleranze, allergie alimentari) non era un semplice ricettario ma un autentico capolavoro. Mai mi sarei aspettata che si parlasse così tanto di autismo ed invece la cosa era ovvia dato che il problema è proprio nell’intestino. Grazie ai suggerimenti di Teresa Tranfaglia, finalmente L. ha ripreso la funzionalità intestinale e se potesse parlare chissà quanti grazie le direbbe. Grazie per averlo liberato dall’incubo del clistere. Grazie per avergli riportato il sorriso».


Prof. Massimo Borghese

“Intervento Foniatrico Integrato”

L’intervento abilitativo-riabilitativo nell’autismo viene a porsi rispetto ai provvedimenti di tipo alimentare, come uno “scrivere su una lavagna che è stata ripulita”. Già, perché un bambino che per una serie di motivi come quelli sopra descritti, è rimasto fermo per anni sul piano dello sviluppo percettivo, integrativo, relazionale, comunicativo, linguistico, non ritrova le abilità non sviluppate, solo perché è stato ripulito delle tossine che lo hanno fermato nel suo sviluppo. Occorre quindi avviare a riavviare una serie complessa di abilità che non verrebbero raggiunte spontaneamente, come dimostrano tutti i casi (il 100% del totale) in cui, anche indipendentemente dall’aver adottato altri provvedimenti, nessun soggetto autistico ha mai recuperato senza intervento riabilitativo, le capacità relazionali e comunicative che gli mancavano con l’autismo.

Attualmente le proposte terapeutiche in campo abilitativo per questo tipo di patologia (a lungo trascurata quando i casi non erano tanti come sono al giorno d’oggi) sono numerosissime; e questo fenomeno provoca non poca confusione e difficoltà nelle famiglie che devono scegliere quale strada seguire per il recupero del proprio bambino, anche perché il fattore tempo (contrariamente a quanto sostengono ancora molti sanitari) è determinante. Considerato che il problema principale (non unico ma più importante e invalidante) del soggetto autistico è il linguaggio assente o fortemente inadeguato, occorre che una presa in carico clinica, diagnostica e riabilitativa, sia gestita da una figura medica specialista in comunicazione e linguaggio, e che la realizzazione dei protocolli rimediativi avvenga in una sia pure ampia ottica riabilitativa che privilegi però il linguaggio verbale come obiettivo preminente.

La foniatria è la disciplina medica che si occupa di fisiopatologia della comunicazione, compresa quella verbale. La logopedia, invece, è la branca che ne cura gli aspetti riabilitativi. Trovo assurdo che in Italia, in molti casi, dobbiamo ancora spiegare perché è logico e naturale che foniatra e logopedista si debbano occupare di autismo, in quanto comunicopatia. Del resto, nelle competenze delle figure professionali di foniatra e logopedista rientrano la linguistica, la fonetica articolatoria, la deglutologia, l’intervento sulle abilità percettive, integrative, cognitive, comportamentali. Fanno tutte parte integrante dei programmi di studi e formazione di foniatra e logopedista. L’altro assurdo è doverlo ancora spiegare a chi crede o vuol far credere, che foniatria e logopedia si occupino solo di voce e articolazione del linguaggio.

Da più di venti anni realizziamo in Italia (e da poco anche all’estero) un protocollo riabilitativo che prevede il concorso di diverse figure di operatori, tutti orientati verso un recupero della verbalità del soggetto autistico, sia pure -e ovviamente- nell’ambito di un intervento ormai unanimemente definito “a 360 gradi”. Attualmente operiamo attraverso il cosiddetto “Intervento Foniatrico Integrato”. Intervento, perché non è soltanto un momento diagnostico o un metodo terapeutico, ma si tratta di un insieme di attività di:

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diagnosi
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terapia, anzi, terapie
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gestione delle verifiche longitudinali

Foniatrico, perché la diagnosi è un momento medico; viene effettuata dal foniatra, laureato in medicina e specializzato in fisiopatologia della comunicazione, che inquadra il soggetto comunicopatico da un punto di vista clinico, al fine di definire le possibili cause della sua patologia, e soprattutto il cosiddetto profilo comunicativo, cioè l’insieme delle abilità percettive, cognitive-integrative-decisionali, motorie-prassiche-espressive, emotivo-relazionali-comportamentali.

E’ ancora appannaggio del foniatra, la valutazione nel tempo dell’andamento del percorso terapeutico, attraverso successive verifiche dei diversi livelli di prestazionalità del soggetto in trattamento. E poi, foniatrico, perché l’autistico risulta danneggiato essenzialmente nelle capacità comunicative, e la disciplina che si occupa dei disturbi comunicativi (e in particolare verbali) è, appunto, la foniatria. Integrato, perchè sia a livello valutativo che in ambito terapeutico, interagiscono diverse figure professionali con quelle basilari del foniatra e del logopedista. Operano, infatti, l’educatore, lo psicologo, il neuropsicomotricista, il musicoterapista, l’insegnante di base e l’insegnante di sostegno; tutti sintonizzati in un lavoro rivolto verso una serie di obiettivi, il principale -ma non unico- dei quali, è il raggiungimento del linguaggio verbale.

Integrato, nel contempo, con interventi di tipo dietetico e biomedico, finalizzati al ripristino o al miglioramento di un equilibrio metabolico del paziente in terapia abilitativa. La migliore presentazione e certificazione di validità di questo tipo di intervento si può leggere nei risultati ottenuti nel recupero dei soggetti con autismo, ormai numerosissimi in tutto il territorio nazionale, identificabili in soggetti che hanno estinto la totalità o una parte della sintomatologia autistica, con variazioni di significatività dei traguardi raggiunti, proporzionale alla tempestività, alla qualità e all’intensività di trattamento.

Prof. Massimo Borghese
– Foniatra – www.massimoborghese.it

GLI AUTORI DELL'ARTICOLO

Massimo Borghese

Laureato in Medicina e Chirurgia, è specialista in otorinolaringoiatria e foniatria. Svolge la propria attività nell'ambito della fisiopatologia della comunicazione, lavorando sulla diagnosi e la terapia delle patologie di interesse foniatrico-logopedico tra le quali anche la sindrome autistica.

[link=http://www.massimoborghese.it/home.aspx]www.massimoborghese.it[/link]

Teresa Tranfaglia

Vive con la famiglia a Salerno dove ha conseguito la Laurea in Pedagogia e un secondo titolo accademico in Vigilanza Scolastica. È presente quale esperta ed offre il suo aiuto nel portale www.autismoparliamone.org La malattia che colpisce, piccolissima, la sua seconda figlia, determina in lei un decisivo cambiamento esistenziale. Inizia così un percorso di ricerca per trovare la soluzione ai problemi di salute della figlia che la fa approdare nell’89, dopo l’incontro con il maestro giapponese Naburu Muramoto, all’ambito macrobiotico (e più tardi a quello omeopatico e omotossicologico). Da allora, seguendo questa strada, la figlia migliora rapidamente, per cui l’autrice decide di approfondire le sue conoscenze nel settore della cucina naturale e macrobiotica.

Chiara Ritonnaro

Nata a Salerno nel 1983 è laureata a pieni voti in Medicina e Chirurgia alla Seconda Università di Napoli. Apprezza l’ambito biologico, kusminiano e macrobiotico. Aderisce alla dieta naturale, biologica e integrale senza glutine e caseina.

Fonte: http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8968