Cinquant’anni di Star Trek, tra fantascienza e realtà

Cinquant’anni di Star Trek, tra fantascienza e realtà
Star Trek
Il modellino dell’Enterprise esposto all’Air &Space Museum di Washington DC (Michael Loccisano/Getty Image)

E’ passato mezzo secolo da quando fu trasmesso il primo episodio della serie Star Trek, che oggi conta milioni di appassionati in tutto il mondo. Alcune delle tecnologie prefigurate dal programma sono passate dalla fantascienza alla realtà, altre sono rimaste nel regno della fantasia. Ma l’aspetto più significativo di questa fortunatissima saga fantascientifica probabilmente è il suo messaggio etico. Mezzo secolo fa, l’8 settembre 1966, sulla rete televisiva statunitense NBC andò in onda il primo episodio di Star Trek. Ci vollero ancora tre anni prima che la NASA riuscisse a portare delle persone sulla Luna, ma l’innovativa serie televisiva riuscì subito a proiettare ogni settimana i telespettatori ad anni luce di distanza dal sistema solare.

Dopo qualche incertezza, si guadagnò lo status di opera di culto, insieme all’ineguagliabile equipaggio della nave stellare USS Enterprise, guidata dal capitano James T. Kirk (William Shatner). Il programma, di cui sono state prodotte sei serie fino al 2005, continua essere trasmesso, e ora, con il debutto a luglio di quest’anno di Star Trek Beyond, ci sono anche 13 lungometraggi.

Parte della magia inesauribile di Star Trek è dovuta al mix vincente di tecnologia del XXIII secolo e all’evidente diversità e complessità degli esseri – umani e non – creati dall’ideatore della serie Gene Roddenberry e dai suoi sceneggiatori. Per usare le parole di Roddenberry, “Sottolineiamo l’umanità.”

La serie prese apertamente una posizione etica in un momento in cui infuriava il conflitto del Vietnam e si moltiplicavano le proteste contro la guerra, mentre la tensioni razziali toccavano il culmine con le grandi rivolte urbane del 1967-68.

'importanza della pace, della tolleranza e del rispetto della diversità sono temi centrali dell'etica della serie. Nell'immagine, un ferenghi, una delle specie aliene che popolano l'universo di Star Trek. (LEON NEAL/AFP/Getty Images)
L’importanza della pace, della tolleranza e del rispetto della diversità sono temi centrali dell’etica della serie. Nell’immagine, un ferenghi, una delle specie aliene che popolano l’universo di Star Trek. (LEON NEAL/AFP/Getty Images)

La Federazione dei pianeti uniti di Roddenberry, una sorta di Nazioni Unite galattiche, è una società avanzata che utlizza una tecnologia avanzata, e gli obiettivi non-militaristi della Enterprise sono ribaditi all’inizio di ogni episodio della serie originale (TOS): “esplorare nuovi mondi bizzari, alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessuno è mai giunto prima”. Nel corso dei decenni, le tecnologie di Star Trek hanno stimolato l’immaginazione di fisici, ingegneri ed esperti di robotica. Forse la novità più interessante è stato il motore a curvatura, il sistema di propulsione che circonda l’Enterprise con una bolla di distorsione spazio-temporale e muove la nave spaziale più velocemente della luce, tanto da percorrere anni luce nel giro di giorni o settimane.

Nel 1994, il fisico teorico Miguel Alcubierre dimostrò che una simile bolla era possibile nel quadro della teoria generale della relatività di Albert Einstein, ma che avrebbe richiesto enormi quantità di energia negativa, detta anche materia esotica. Questa materia non esiste, se non (forse) in quantità minuscole; e alcuni fisici ipotizzano che la propulsione di Alcubierre potrebbe annientare il sistema stellare coinvolto. Il motore a curvatura rimane quindi immaginario – per adesso.

Un’altra applicazione della deformazione spazio-temporale presentata nella serie invece è stata realizzata: un dispositivo di occultamento che protegge dalla vista la nave spaziale piegando la luce intorno a essa.

Nel 2006, gli ingegneri David Smith e David Schurig hanno costruito con un metamateriale un mantello elettromagnetico che nasconde un oggetto alla radiazione nello spettro delle microonde rifrangendola e facendola passare intorno a esso, proprio come l’acqua scorre intorno a un ostacolo. Oggi vengono usate diverse strategie per nascondere piccoli oggetti anche nello spettro della luce visibile; ci riesce, per esempio, il “mantello di pelle” di appena 80 nanometri di spessore messo a punto da Xingjie Ni e colleghi.

I metamateriali in grado di rendere "invisibili" gli oggetti evocano la tecnologia immaginata dai creatori di Star Trek per nascondere l'Enterprise (Cortesia Susumu Tachi/Università di Tokyo)
I metamateriali in grado di rendere “invisibili” gli oggetti evocano la tecnologia immaginata dai creatori di Star Trek per nascondere l’Enterprise (Cortesia Susumu Tachi/Università di Tokyo)

Lo strano teletrasportatore dell’Enterprise, che smaterializza e teletrasporta istantaneamente persone e cose (da cui il tormentone “Beam up, Scotty!”), probabilmente è stato ideato per risparmiare i costi della messa in scena di ripetuti atterraggi dell’astronave. Ma ha una vera e propria controparte nel teletrasporto quantistico. Nel 2015, per esempio, Hiroki Takesue e colleghi, che si occupano di ottica quantistica, hanno sfruttato l’entanglement per inviare le proprietà di un fotone a un altro fotone separato dal primo da oltre 100 chilometri di fibra ottica. Se passiamo a un livello superiore a quello atomico, tuttavia, siamo molto lontani dal poter teletrasportare interi organismi od oggetti.

Altre tecnologie di Star Trek hanno anticipato le tendenze più moderne. Il tricorder che il medico della serie originale Leonard “Bones” McCoy (DeForest Kelley) utilizza per le diagnosi ha generato dispositivi reali, come lo SCOUT della società di apparecchiature medicali Scanadu. E i cosiddetti apparecchi activity tracker già eseguono un monitoraggio di base, con la registrazione della frequenza del polso, dell’assunzione di calorie e della qualità del sonno.

L’intelligenza artificiale ha cominciato a fare la sua comparsa in tecnologie come il programma di assistenza personalizzata Siri della Apple, l’automobile che guida da sola di Google o il robot Atlas creato per la Defense Advanced Research Projects Agency degli Stati Uniti. Sono tutti sviluppi significativi che potrebbero aprire la strada a realizzazioni simili al tenente Data (Brent Spiner), l’androide senziente che debuttò nella serie televisiva Star Trek: The Next Generation alla fine degli anni ottanta.

Il dispositivo diagnostico SCOUT della Scanadu è stato ispirato dal "tricoder" usato dal medico di bordo dell'Enterprise (Cortesia Scanadu)
Il dispositivo diagnostico SCOUT della Scanadu è stato ispirato dal “tricoder” usato dal medico di bordo dell’Enterprise (Cortesia Scanadu)

L’holodek, il ponte ologrammi di Star Trek – l’avvolgente ambiente di realtà virtuale in cui le l’equipaggio dell’Enterprise simula luoghi diversi – è ancora ad anni di distanza, ma in questa tecnologia si stanno facendo enormi progressi. L’auricolare Oculus Rift, per esempio, fornisce un’esperienza di realtà virtuale visiva e uditiva, ma deve essere collegato a un computer, e non riesce quindi a riproporre l’esperienza del ponte ologrammi in cui non c’è alcuna soluzione di continuità. Le stampanti tridimensionali, che depongono strati successivi di materiale per creare forme complesse, sono ora in grado di manipolare gli alimenti, e potrebbero essere un passo verso i replicatori di cibo dell’Enterprise. Il Creative Machines Lab – all’epoca alla Cornell University di Ithaca, New York – ne ha progettato un modello nel quadro del suo progetto Fab@Home, e la Natural Machines di Barcellona, in Spagna, pubblicizza la sua stampante Foodini per semplificare la realizzazione di alimenti elaborati o a più strati come i ravioli.

Più in generale, e forse più importante a lungo termine, Star Trek ha stimolato l’entusiasmo per l’esplorazione dello spazio e per la scienza.

Nel 1975, i suoi fan hanno convinto la NASA a chiamare Enterprise il primo prototipo di Space shuttle (privo di motori, non ha mai raggiunto lo spazio). E molti giovani aspiranti scienziati hanno trovato la loro vocazione proprio nella serie.

Il cast della prima serie di Star Trak in posa davanti allo Space shuttle Enterprise insieme all'amministratore della NASA James C. . Da sinistra: Fletcher, DeForest Kelley (Dr. "Bones" McCoy), George Takei (Mr. Sulu), James Doohan ("Scotty"), Mchelle Nichols (Lt. Uhura), Leonard Nimoy ( Mr. Spock), Gene Roddenberry, rappresentante NASA e Walter Koenig (Pavel Chekov).  (Cortesia NASA)
Il cast della prima serie di Star Trak in posa davanti allo Space shuttle Enterprise insieme all’amministratore della NASA James C. . Da sinistra: Fletcher, DeForest Kelley (Dr. “Bones” McCoy), George Takei (Mr. Sulu), James Doohan (“Scotty”), Mchelle Nichols (Lt. Uhura), Leonard Nimoy ( Mr. Spock), Gene Roddenberry, rappresentante NASA e Walter Koenig (Pavel Chekov). (Cortesia NASA)

Il messaggio sociale di Star Trek non è stato meno importante. L’etica della Federazione garantiva che Kirk, il capitano di Next Generation Jean-Luc Picard (Patrick Stewart) e i loro successori “venissero in pace”, anche quando si confrontavano con alieni come i Klingon, un popolo geneticamente predisposto alle ostilità. L’episodio “Guerra privata” del febbraio 1968, un’allegoria sul Vietnam, è un esempio paradigmatico. Roddenberry era convinto che l’umanità dovesse imparare a valorizzare le differenze, anche nelle forme di vita aliene, e a prepararsi a “incontrare la diversità che quasi certamente c’è là fuori”. Il ritratto della diversità umana presentato da Star Trek e il rifiuto di rivendicare una qualche eccezionalità nazionale sono tuttora un risultato epocale. Creato in un momento in cui nella televisione degli Stati Uniti vigeva un’esclusione razziale, l’equipaggio della serie originale includeva il tenente Nyota Uhura (Nichelle Nichols), il primo ruolo femminile di primo piano per un’afroamericana in una serie televisiva statunitense, il timoniere “pan-asiatico” Hikaru Sulu (George Takei), il navigatore russo Pavel Chekov (Walter Koenig) e, naturalmente, la star Leonard Nimoy nel ruolo del mezzo vulcaniano tenente comandante Spock. Il primo ufficiale Chakotay (Robert Beltran), nativo americano, ha fatto la sua comparsa nella serie Voyager (1995-2001).

La serie continua ad affascinare milioni di persone in ogni parte del mondo e i trekkies (o trekkers), cioè i fan più appassionati e fedeli, sono entrati anch'essi a far parte della cultura popolare (ROBYN BECK/AFP/Getty Images
La serie continua ad affascinare milioni di persone in ogni parte del mondo e i trekkies (o trekkers), cioè i fan più appassionati e fedeli, sono entrati anch’essi a far parte della cultura popolare (ROBYN BECK/AFP/Getty Images

L’equilibrio di genere tendeva pesantemente al maschile fino all’avvento, in Voyager, del capitano Kathryn Janeway (Kate Mulgrew), e dell’ingegnere capo mezza Klingon B’Elanna Torres (l’attrice ispanica Roxann Dawson). Gli esempi dell’influenza di Star Trek sul mondo reale non mancano. La Nichols, per esempio, ha raccontato che il leader del movimento per i diritti civili Martin Luther King la sollecitò a rimanere nella serie quando lei stava prendendo in considerazione altre opzioni. Il suo personaggio, a sua volta, fu di ispirazione per l’astronauta Mae Jemison, la prima donna afroamericana a essere inviata nello spazio dalla NASA.

Cinquant’anni dopo, come si confronta il nostro mondo con l’universo di Roddenberry? I cambiamenti tecnologici hanno trasformato il mondo; e anche se viaggi interstellari devono ancora diventare realtà, la missione umana su Marte progettata dalla NASA per il 2030 insegue il sogno il “arrivare laggiù”. I valori sociali progressisti che Star Trek ha pionieristicamente portato in televisione sono ora molto più condivisi. Ma sono esplose nuove tensioni e conflitti geopolitici, nonostante gli sforzi da parte della nostra federazione, le Nazioni Unite. In mezzo a tanti cambiamenti e a tante tensioni, questo influentissimo marchio continua a portare un messaggio sottile ma chiaro: possiamo essere migliori di quello che siamo.

Sidney Perkowitz/Nature

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Nature” il 7 settembre 2016. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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