Conoscere il rimedio omeopatico

Il Giornale Online

di Diego Tomassone – Associazione per lo Studio e la Divulgazione dell'Omeopatia Hahnemanniana

Una spiegazione del meccanismo fisico-chimico secondo cui funzionano i rimedi omeopatici. È di pochi giorni fa la notizia che l’OMS riconosce la Medicina Omeopatica come Medicina Tradizionale, mi sembra quindi opportuno far conoscere meglio questa affascinante Scienza. Il mio intento è quello di farVi fare un “viaggio oltre lo specchio”, farVi diventare “Alice” e farVi quindi conoscere il “Paese della meravigliosa Omeopatia”, partendo da questo articolo e continuando con iinterventi successivi che verranno pubblicati su questo sito.

L’analogia con i racconti del matematico-scrittore inglese Lewis Carroll calza a pennello perché l’Omeopatia è davvero un mondo meraviglioso, però totalmente diverso da quello a cui siamo abituati, fatto proprio di (apparenti) “paradossi, assurdità e nonsensi”. Il primo paradosso lo si è incontrato nei primi due articoli (Omeopatia Hahnemanniana e Parassitosi Intestinale), dove è stato introdotto il concetto di “causa di malattia immateriale”, ossia il “Miasma”. Il più grande paradosso omeopatico è proprio quello dell’immaterialità, perché i medicamenti che vengono prescritti non contengono nulla al loro interno, le gocce sono una soluzione idroalcolica al 50% ed i granuli ed i globuli sono glucosio, non c’è principio attivo!

I rimedi omeopatici infatti non sono farmaci, perché farmaco è ciò che agisce con meccanismo bio-chimico e contiene un principio attivo più eventuali eccipienti, il rimedio invece agisce con meccanismo fisico-chimico, non contiene “nulla” al suo interno se non “l’informazione” della sostanza di partenza (questo si ottiene con l’indispensabile procedimento di diluizione-dinamizzazione della sostanza di partenza, di solito una tintura madre).

Si potrebbe pensare, facendo un’analogia molto semplificata, che il farmaco per portare un’informazione si serva di un piccione viaggiatore, il rimedio omeopatico invece si serve dei più tecnologici sistemi wireless. Denigrare l’Omeopatia e dire in modo pregiudizievole che è “acqua fresca” vuol dire rinnegare il lavoro che i più grandi fisici quantistici hanno fatto fin dai primi anni del ‘900 e continuano a fare tutt’ora. L’Omeopatia funziona proprio perché il rimedio, non contenendo più neanche un atomo della sostanza di partenza (dopo la diluizione 12 centesimale), non è “contaminato” dalla materia e può “portare” l’informazione più efficacemente; il rimedio infatti è un “vettore”, un tramite che porta all’individuo malato un’informazione di tipo energetico a livello sub-atomico con meccanismo fisico-chimico, senza quindi possibilità di effetti collaterali o effetti avversi. L'effetti del rimedio sull’organismo è quello di creare una sorta di “malattia artificiale” il più simile possibile e un poco più forte della malattia da curare.
Il motto dell’Omeopatia “Similia Similibus Curentur” vuole indicare che solo creando artificialmente, grazie al rimedio, una malattia il più simile possibile a quella da curare (“il più simile” vuol dire il più “risonante”, perché a livello energetico si parla di risonanza) è possibile “accordare” (l’analogia musicale qui calza a pennello parlando di risonanza) la Forza Vitale, l’unico punto sul quale è necessario agire per ristabilire l’equilibrio e contrastare quindi la malattia, ovviamente causata dai miasmi. Il farmaco allopatico invece agisce a livello cellulare, non sub-atomico (quindi a livello molto più superficiale), non agisce quindi sulla Forza Vitale ma sulla sua manifestazione, cioè sul sintomo, con lo scopo di farlo scomparire.

Analogamente, se viaggiamo in auto e si accende la spia indicante “batteria scarica”, il farmaco agisce spegnendo la spia (il sintomo)mentre il rimedio agisce “ricaricando la batteria”. È chiaro che spesse volte il farmaco è molto utile e va assunto – non dimentichiamoci che l’Omeopata è un Medico – però non bisogna dimenticare che a forza di spegnere tutte le volte le spie, l’auto ad un certo punto si ferma. Il problema ulteriore dei farmaci poi è che danno man forte al Miasma anziché contrastarlo: se noi pensiamo alla malattia come ad un incendio, il farmaco anziché agire dominando le fiamme, agisce ostacolando il lavoro dei pompieri.

Per questo motivo i farmaci non vanno assunti se non sotto stretto controllo medico, ed è anzi opportuno curarsi con rimedi omeopatici, i soli in grado di agire in modo mirato sulla causa della malattia e di “sfruttarla” in modo da far diventare sempre più forte l’individuo. Le persone che si curano omeopaticamente ad un certo punto non si ammalano più, perché non ne hanno più bisogno: si può dire altrettanto delle persone che si curano coi farmaci? La medicina attuale allunga la Vita, peccato poi che intervistando gli ultra-centenari si scopre che non hanno mai visto un medico!

Il rimedio omeopatico viene ricavato dai 3 regni (minerale, vegetale, animale) e in più dal “regno” umano (in questo caso si parla di nosodi), quindi l’Omeopatia non è semplicemente la “cura con le erbe” (ossia la fitoterapia) e non va confusa né con la floriterapia e né con la naturopatia: la particolarità del rimedio omeopatico è proprio la provenienza della sostanza di partenza, appartenente a tutti i regni, ed al processo di diluizione-dinamizzazione caratteristico.

Altra affascinante particolarità del rimedio omeopatico è il fatto che esso è paragonabile ad un “individuo”: cosa vuol dire questo? Se noi leggiamo il “libro dei rimedi” (chiamato Materia Medica) per ogni rimedio troveremo tutta una serie di caratteristiche fisiche, sintomatologiche e psicologiche, proprio come se parlassimo con una persona in carne ed ossa! Se prendiamo ad esempio il rimedio Calcarea Carbonica scopriremo che questo “personaggio” è spesso in sovrappeso, lento nell’apprendere e nel parlare, con tutta una serie di paure caratteristiche. Se prendiamo il rimedio Staphysagria invece, troveremo un “personaggio” spesso molto magro, molto sensibile e molto attratto da questioni metafisiche, ecc.

Il rimedio ci “parla” come se fosse una persona, e proprio grazie a questa caratteristica unica, nella visita omeopatica il Medico capirà quale rimedio si “accorda” meglio con quello che ci dice (anche non verbalmente) il paziente, il quale riferirà caratteristiche sovrapponibili a quelle di un rimedio particolare che sarà il suo “Simile”, cioè quello che “risuona meglio” con le sue caratteristiche fisiche, sintomatologiche e psicologiche. Il vero rimedio omeopatico poi è quello “unico”, cioè nella boccettina è presente uno e un solo rimedio (es. Sulfur 30CH), dove accanto al nome viene scritta la diluizione (D per decimale,CH per centesimale Hahnemanniana, K per Korsakoviana, LM per 50 millesimale).

I complessi omeopatici (rimedi dove nella stessa boccetta sono presenti più rimedi) hanno ben poco a che fare con l’Omeopatia, sono più che altro una “cacofonia”, prodotti spesso a diluizioni molto basse (quindi è presente ancora traccia della sostanza di partenza), dati come sintomatici al posto dei farmaci: questa però non è Omeopatia. Lo scrivente si augura che questa “prima tappa” del viaggio “nel meraviglioso paese dell’Omeopatia” sia piaciuta al lettore e che voglia continuarlo.

Fonte: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/conoscere-il-rimedio-omeopatico.php