Così fan tutti i getti relativistici

Il Giornale Online
Diversa l’origine, diversa l’energia in gioco. Ma quanto a efficienza nel generare jet relativistici, la dimensione del buco nero che li produce non conta. Giancarlo Ghirlanda (INAF): «In sorgenti molto diverse, come i GRB e gli AGN, i jet sembrano comportarsi alla stessa maniera».

di Marco Malaspina

Un buco nero un voto, potremmo dire. Già, perché pur nella loro straordinaria varietà, gli oggetti più densi dell’universo si comportano in modo straordinariamente democratico. Che fossero di bocca buona già lo sapevamo: divorano senza andar troppo per il sottile tutto quel che capita loro a tiro, materia o luce che sia. La novità è che anche nel processo inverso, ovvero quando invece di ingurgitare espellono, le differenze passano in secondo piano. Che si tratti di buchi neri di taglia small (i cosiddetti microquasar) grandi appena qualche massa solare, o di quelli extra-large che stanno al centro degli AGN (le galassie dal nucleo attivo), il meccanismo grazie al quale sparano getti relativistici – fasci di materia estremamente collimati, lanciati a velocità prossime a quella della luce – pare sia identico.

E anche i GRB (lampi di raggi gamma), i getti relativistici più celebri e distruttivi del cosmo, perderebbero un po’ della loro aura d’eccezione. Certo, a differenza delle emissioni ricorrenti da AGN e microquasar, quelle dei GRB sono spot: un unico lampo e poi più nulla. Ma pure loro dissiperebbero l’energia con la stessa efficienza – e dunque seguendo processi fisici analoghi – delle altre sorgenti di getti relativistici. Lo rivela uno studio basato su dati ottenuti dai telescopi spaziali Fermi e Swift, uscito oggi su Science, guidato da Rodrigo Nemmen, ricercatore postdoc al Goddard Space Flight Center della NASA.

«Questo risultato, se confermato da future campagne osservative a diverse frequenze (dalle onde radio fino ai raggi gamma), suggerisce che i getti relativistici, in sorgenti molto diverse come i GRB e gli AGN, si comportano alla stessa maniera», spiega Giancarlo Ghirlanda, ricercatore alla sede di Merate dell’INAF – Osservatorio astronomico di Brera. «Infatti, da tempo si ipotizza che debba esistere un meccanismo in grado di trasformare una stessa frazione (circa il 10%) dell’energia di moto del getto in radiazione, indipendentemente dalla “taglia” del buco nero centrale. Per la prima volta si cerca di mettere insieme le osservazioni sparse che si posseggono su queste due classi di sorgenti che differiscono, tra l’altro, per la massa del loro buco nero (di diversi miliardi di unità). Partendo da questo risultato, è quindi importante cercare di comprendere quale sia il meccanismo fisico responsabile della “dissipazione” dell’energia nei getti relativistici. Esistono diverse ipotesi a riguardo che potrebbero essere testate alla luce di questo nuovo risultato unificante».

Per saperne di più:

Leggi su Science l’articolo [link=http://www.sciencemag.org/content/338/6113/1445.abstract]“A Universal Scaling for the Energetics of Relativistic Jets from Black Hole Systems“[/link], di R.S. Nemmen, M. Georganopoulos, S. Guiriec, N. Gehrels, M. Georganopoulos, E. Meyer, R.M. Sambruna ed E. Meyer

(INAF)
Fonte: http://www.media.inaf.it/2012/12/13/getti-relativistici/