Creata un'interfaccia che trasforma in parole il pensiero di un tetraplegico

Il Giornale Online
Un sistema sperimentale sviluppato da un’equipe di ricercatori della Università di Boston (Usa) potrebbe presto correre in soccorso delle tantissime persone colpite da paralisi e, nello specifico, di tutte quelle non più in grado di comunicare attraverso l’uso della parola. Il primo a beneficiare di questo rivoluzionario impianto, creato da un gruppo di scienziati guidato dal professor Frank Guenther e dal collega Phil Kennedy, si chiama Erik Ramsey.

Un primo importante risultato – Il giovane, un 26enne da dieci anni costretto su una sedia a rotelle per via di un incidente stradale a cui ha fatto seguito un attacco apoplettico che ne ha irrimediabilmente danneggiato le capacità fonetiche, sembra ora in grado di farsi comprendere da quanti gli stanno vicino. Nel cervello di Guenther, fino a pochi giorni fa in grado di comunicare soltanto aprendo e chiudendo gli occhi, è stato impiantato un elettrodo che, attraverso un sintetizzatore vocale, converte i suoi pensieri in suoni. La tecnologia utilizzata, un esempio di “Brain Computer Interface” (BCI), è la prima che consente al beneficiario di emettere dei veri e propri suoni, e lo fa in tempo reale. Altre interfacce, infatti, consentono oggi di visualizzare delle parole sul monitor di un computer ma ciò richiede del tempo: massimo 2 parole al minuto.

L'interfaccia funziona in tempo reale – Stando a quanto pubblicato sulla rivista scientifica PLoS ONE il sistema permetterà molto presto di tenere delle conversazioni normali. “Grazie a questa interfaccia cerebrale – ha spiegato Guenther alla Cnn – l’utente potrà controllare direttamente l’uscita audio del computer, gestendola quasi come fosse la propria lingua”. Per ottenere l’importante risultato gli scienziati hanno dovuto scansionare il cervello di Ramsey mentre lui cercava di parlare. Questo ha permesso ai ricercatori di individuare l’esatta area del cervello coinvolta nella produzione di un discorso. In un secondo momento i chirurghi hanno impiantato un elettrodo neurotrofico (un cono di vetro lungo meno di millimetro) che dialoga con un computer esterno, a sua volta collegato al sintetizzatore vocale, tramite un trasmettitore radio FM.

Già iniziati gli studi per un sistema più evoluto – Stando a quanto spiegato da Guenther l'intero processo, che va dal pensiero alla produzione vera e propria del suono, si conclude in circa 50 millisecondi: più o meno la stessa velocità richiesta nell’elaborazione di un normale processo vocale. Il sistema impiantato nel cervello di Ramsey gestisce al momento 2 soli canali e coinvolge appena 20 neuroni. Gli scienziati sono comunque già impegnati nello sviluppo di un sistema a 32 canali che coinvolgeranno ben 100 neuroni.

Ancora molti i rischi, ma ora esiste una speranza – “Questo – ha spiegato il responsabile del progetto – dovrebbe consentire all’utente di produrre dei suoni ancora più precisi”. Gli scienziati dovranno comunque testare ancora per un lungo periodo l’interfaccia che, secondo Guenther, potrebbe non funzionare allo stesso modo in tutti i cervelli. Resta poi il problema relativo alla sicurezza dei pazienti impiantati. Installare un elettrodo, infatti, non è una cosa semplice: l’intervento è altamente invasivo e i rischi per chi si sottopone all’operazione sono elevati. Il ricercatore ritiene comunque promettenti i risultati ottenuti e auspica si possa iniziare ad impiantare tali interfacce già entro i prossimi 5 o 10 anni.

Fonte: http://notizie.tiscali.it/articoli/scienza/09/12/paralitico-comunica-trasformando-pensiero-parole.html
Vedi: http://www.physorg.com/news180620740.html
Nella foto in alto: Erik Ramsey assieme al professor Phil Kennedy