Dalla "guerra al terrorismo" alla "guerra al clima"

Il Giornale Online
Un cataclisma planetario dovuto all’effetto serra? Il tema è al centro di un’ondata propagandistica, con il film “The Day After Tomorrow” (l'alba del giorno dopo) che si ripropone di ripetere il successo del “The Day After”, il giorno dopo la guerra nucleare. Grattando sotto gli “effetti speciali”, Solidarietà rivela una truffa a cui dedica due articoli. Il primo ricostruisce la catena dei “documenti riservati” sul cataclisma prossimo venturo, che sono dietro gli scoop giornalistici dell’Observer e di Fortune, e arriva ad un ufficio del Pentagono, noto come l’Office for Net Assessments, diretto da Andrew Marshall: la teoria è stata forgiata qui, su ordinazione. Marshall è più noto come l’eminenza grigia dietro alla “Rivoluzione degli Affari Militari” alla quale si deve la rovina della difesa USA, apparsa in tutta la sua gravità nel disastro dell’Iraq. Marshall ha applicato all’arte militare la teoria miracolistica della “New Economy” ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Come per fare la guerra in Iraq è stato necessario creare l’immagine del nemico, i “terroristi islamici”, così, per imporre la deindustrializzazione e per reinstaurare un ordine mondiale feudale occorre accampare un “rischio di catastrofe climatica” di cui sarebbe responsabile chi produce, equiparato ad un terrorista. La scarsità delle risorse provocata ad arte, con la scusa di “limitare il rischio”, è il presupposto per continuare la guerra perpetua, con la quale ognuno cercherà di garantirsi la sopravvivenza a scapito degli altri.

Chissà, però, se coloro che con tante buone ragioni criticano la guerra in Iraq vorranno mettere lo stesso impegno nel combattere contro quest’altra guerra del Pentagono, quella ecologista? Le due sono sostanzialmente frutto della stessa politica imperiale, ma mentre la bestialità della prima è più evidente, per mettere a fuoco la seconda, di gran lunga più mortifera della prima, ci vuole un briciolo d’accortezza: per cominciare basterà ricordare che alla base della teoria di un presunto disastro ecologico provocato dalla C02 ci sono i soliti assiomi malthusiani, e occorrerà ricordare che Thomas Malthus fu un dipendente della Compagnia delle Indie Orientali incaricato di giustificare la politica imperiale della Compagnia. Il nome della “compagnia” poi è cambiato, il succo della politica imperiale no.

Il secondo articolo è un ampio e documentato studio scientifico del prof. Zbignew Jaworowski, presidente del Consiglio scientifico del laboratorio centrale della protezione radiologica di Varsavia. Alcune delle conclusioni:

*La relazione tra i cicli solari e le oscillazioni del clima sulla terra è palese e diretta.
*Un effettivo rapporto tra le emissioni di C02 e lo scioglimento dei ghiacci non è mai stato scientificamente stabilito.
*In base ai suoi stessi assiomi (fasulli), il Protocollo di Kyoto rimanderebbe il presunto disastro di soli 4 anni, ma porterebbe dritto al mondo post-industriale voluto da una certa oligarchia, provocando una prevedibile perdita di 1800 miliardi di dollari del PIL mondiale entro il 2100.
*La teoria dell’effetto serra e il conseguente Protocollo di Kyoto si basano sugli studi del prof. Mann et al. Il prof. Jaworowski dimostra dettagliatamente che gli scienziati che lo hanno redatto e gli scienziati che lo hanno avallato hanno agito in malafede, spingendosi fino all’impostura vera e propria.
*Jaworowski nota ironicamente, in apertura del suo studio, come alcuni di quegli stessi scienziati che adesso sentono troppo caldo, per colpa dell’industrializzazione, prima di ricompattarsi dietro questa teoria, fino a metà anni Settanta, predicavano il contrario: l’industrializzazione porta il freddo.

I due grafici che seguono sono tratti dallo studio e mettono in rilievo:
1) La corrispondenza tra i cicli solari e l’andamento della temperatura media terrestre.


2) La famosa curva di Mann che pretende di descrivere una impennata anomala della temperatura dopo la metà del XX secolo, in realtà adotta dati truccati per “nascondere” temperature ben più alte che si verificarono in epoca rinascimentale, un’ondata di caldo che fece seguito alla forte caduta della temperatura media che caratterizzò la tarda epoca medievale. La curva superiore, più marcata, è quella corretta, quella inferiore è la curva di Mann et al.

Il servizio è pubblicato nel numero del giugno 2004 di Solidarietà, il bollettino d'informazione del Movimento Solidarietà che i non iscritti possono richiedere telefonicamente agli uffici di Milano: 02/2613058 – 02/26110612

(da Movisol.org)
Fonte: http://www.movisol.org/clima.htm