David Bohm CERVELLO – MENTE – COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI)

Il Giornale Online
di Nitamo Federico Montecucco e Enrico Cheli – tratto da “Enciclopedia olistica” http://www.globalvillage-it.com/

Il principio di implicazione noetica: Informazione implica coscienza
L’informazione… implica la coscienza.
Henry Margenau

Nous in greco significa anima, mente, coscienza. Il secondo principio cibernetico sostiene che ogni informazione implica coscienza. Le informazioni sono la porta della coscienza e sono esse stesse coscienza. Il principio di implicazione noetica può essere utilizzato in differenti modi. Nella sua accezione più semplice, afferma che l’informazione presuppone necessariamente l’esistenza della coscienza, ossia che l'informazione in quanto messaggio presuppone necessariamente una coscienza che la conosca. Il valore intrinseco di un’informazione è rappresentato dal suo “senso” o “significato” e la coscienza è “ciò che comprende il senso, significato delle informazioni”, e quindi, più in generale, il senso della vita.

Nel libro Il miracolo dell’esistenza, giudicato dal premio Nobel Sir John Eccles come uno dei grandi libri della nostra epoca, l’autore, Henry Margenau, fisico e filosofo della scienza alla Yale University, scrive: “La coscienza, benché la teoria dell’informazione non dica niente su di essa, non avrebbe significato senza l’informazione. Quest’ultima implica la coscienza, apre una porta verso di essa, misura ciò che vi entra – ma si ferma, in qualche modo, alla sua soglia… Possiamo dunque osservare che l’informazione, detta anche nega-entropia, la quale cresce ovviamente con il crescere del tempo, presenta la stessa tendenza alla vita”.

Mentre le informazioni, pur essendo immateriali, possono essere quantificate e quindi conosciute da un punto di vista scientifico e logico, la coscienza, essendo pura soggettività, per sua intrinseca natura non può essere oggettivata. In altre parole, la coscienza non possiede dimensione, peso o tempo, e quindi non la si può conoscere in modo razionale (da ratio: misura); si può arrivarvi indirettamente, attraverso la conoscenza delle informazioni, o direttamente, “diventando” la coscienza stessa con la meditazione o con un processo spirituale di “riconoscimento” o “identificazione”.

Quanti di coscienza: il campo olistico di Bohm

L’informazione fa e anima l’essere vivente. Pierre Grassé in “L’evoluzione del vivente”. Nella sua accezione più forte il principio di implicazione noetica afferma che l’informazione è coscienza, ossia che ogni quanto di informazione è un quanto di coscienza. Quindi l’energia fisica di un qualunque fenomeno di natura è intimamente permeata dalla coscienza, che la anima attraverso codici e logiche informatiche. La coscienza è informazione viva. Ogni informazione è un punto di coscienza di Sé. Riportando questo concetto all'essere umano possiamo dire che noi siamo le nostre informazioni ossia la coscienza di tutte le informazioni della nostra unità vivente. Questo concetto chiave per comprendere e spiegare l'interazione tra energia e coscienza nel mondo fisico era stato anticipato da Bohm secondo cui a livello quantistico, un elettrone, come ogni particella, oltre al normale campo elettromagnetico possiede un “campo olistico”.

Quello che è nuovo riguardo alla meccanica quantistica – dice Bohm – è che implica un nuovo genere di campo olistico. L'Elettrone – vedi anche elettrone 2 – ha questo campo sottile, che è veramente un campo di informazione attiva, che lo guida. Il termine “sottile” significa “elusivo”, “intangibile” ma anche “finemente interconnesso”. Il campo dell'elettrone è finemente interconnesso all'ambiente circostante.

Potremmo dire che questo campo sottile dell'elettrone ha una sua qualità mentale rudimentale… Questo suggerisce come non ci sia una divisione così netta tra materia e mente… Il campo dell'elettrone è influenzato da tutto quello che lo circonda. Se hai parecchie particelle allora hai, secondo il mio modello, un singolo campo interconnesso, ossia un pool di informazioni comuni per tutti. Tutto è in contatto istantaneo attraverso il campo di informazione. Questo è quanto succede anche agli esseri umani… Gli esseri umani, per mezzo delle loro menti, esistono in un campo di informazione. Questo concetto di campo olistico rappresenta la descrizione scientifica più precisa e vicina al modello Cyber, sia nella forma che nello spirito.
Scopi e funzioni dell’ipotesi coscienza e dei princìpi da essa derivati

Riassumendo, l’ipotesi coscienza e, in particolare, i due princìpi di implicazione sono elementari assunzioni di principio che offrono una concreta possibilità alla scienza contemporanea di unificare la dimensione oggettiva alla soggettiva e trasformare così l'attuale paradigma dicotomico in un paradigma olistico e unitario. Questa trasformazione peraltro non comporta alcuna perdita di dati, al contrario, apporta profondità di comprensione e apertura di orizzonti.

L'applicazione dell'ipotesi coscienza e dei princìpi cibernetici da essa derivati rappresenta un efficace strumento per riconsiderare ogni fenomeno fisico-energetico come manifestazione-espressione di un'informazione-coscienza sottostante e comprendere l'intera realtà come costituita da energia vivente e intelligente organizzata in unità di coscienza. Questa ipotesi verrà dimostrata e avvalorata dai risultati sperimentali e dal senso globale delle comprensioni che da essa derivano. Questa ipotesi può essere applicata ad ogni processo, fenomeno o legge fisica, permettendoci di intuirne lati fino ad ora nascosti.

Consideriamo, ora, le prime due leggi di termodinamica: il principio di conservazione dell’energia e della massa e il principio di entropia o tendenza al disordine, che sono fra i pilastri della scienza moderna. L’applicazione dell'ipotesi coscienza a questi due fondamentali princìpi ne trasformerà il senso e la possibilità di applicazione, creando le basi scientifiche per comprendere il modello Cyber e l’intero processo di evoluzione fisico-biologica come evoluzione della coscienza.
Il principio di conservazione dell’informazione e della coscienza: L’informazione-coscienza non può annullarsi o annichilirsi ma solo trasformarsi.

Nulla si crea, nulla si distrugge. Anassagora

Il principio di conservazione dell’energia e della massa sostanzialmente afferma l’impossibilità che qualsiasi energia e massa venga distrutta o si annichilisca, riproponendo l'antica massima che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. All’inizio e alla fine di un processo, la quantità totale di energia e massa è assolutamente uguale. Dal punto di vista fisico, l’energia e la massa di una persona in vita o dopo la morte sono identiche, anche se il corpo si è totalmente decomposto: l’energia fisica e atomica del suo corpo si trasformerà in calore, sostanze di decomposizione, gas, liquidi e altri residui che, sommati, bilanceranno perfettamente la quantità iniziale. Se integriamo questo principio con l’ipotesi coscienza, avremo il principio di conservazione dell’informazione e della coscienza: “nessuna informazione e coscienza può andare distrutta o annientata ma può certamente cambiare di stato o livello”. Lo chiameremo principio di conservazione cibernetica.

Memoria: la conservazione delle informazioni e della coscienza di Sé

Conservazione delle informazioni significa memoria, ossia coscienza delle esperienze vissute e sperimentate nel passato e nel presente, che costituiscono la base della propria individualità. Siamo la coscienza delle nostre esperienze in toto, chi dovesse perdere totalmente le sue memorie sarebbe un individuo senza identità storica. La conservazione delle informazioni è quindi connessa con la conservazione della coscienza di Sé. L’unica certezza della nostra vita è che siamo sempre la stessa coscienza; anche se il nostro corpo cambia, anche se le nostre idee si modificano… la nostra identità profonda rimane immutata, come unico punto fermo nella grande giostra dell’esistenza.

Ritorniamo all’esempio precedente. Se consideriamo le informazioni e la coscienza di una persona viva e le paragoniamo a ciò che resta dopo la sua morte, dobbiamo convenire che apparentemente ben poco è rimasto. Ma se la correttezza del principio viene rispettata, dobbiamo fare un salto di consapevolezza e di intuizione per comprendere le varie trasformazioni dell’intera massa di informazioni e, soprattutto, della sua unità di coscienza. Conservazione della coscienza significa che il nucleo, l’essenza della nostra identità deve continuare ad esistere con il pool di informazioni essenziale, le memorie delle esperienze scritte in noi in maniera indelebile, che letteralmente ci hanno formato, mentre quelle più periferiche, non fondamentali, che già in vita a volte dimentichiamo, si trasformano o si degradano in gruppi di informazioni più semplici.

Così accade alle informazioni genetiche e biologiche: con la disgregazione del DNA e degli organi fisici, si riducono a molecole sempre meno complesse e infine ad atomi che conserveranno un’informazione globale estremamente più “densa” rispetto agli atomi che non hanno avuto l’esperienza di essere stati parte di un essere umano. Per rispondere a questa questione in modo esauriente ci occorrono, tuttavia, ancora una serie di informazioni relative al secondo principio, alla struttura dei Cyber e alle loro differenti evoluzioni.

Entropia: la legge del Caos

Fino ad oggi, la scienza ha assunto un atteggiamento eccessivamente materialista cercando di interpretare i fenomeni viventi come processi meccanici complessi: un’interpretazione dove si esalta il Caos come principio, dove la casualità diventa l’unica spinta evolutiva e la degradazione la sola legge di realtà.

Una delle ragioni che hanno indotto la scienza a queste posizioni dipende dal grande rispetto per una delle sue leggi basilari, una formidabile affermazione conosciuta come seconda legge di termodinamica o legge di entropia. Nella più semplice terminologia questa legge dichiara che ogni sistema chiuso tende, nel tempo, ad uno stato di maggiore disordine; pensate alla dispersione di una goccia di inchiostro in un secchio d’acqua, la stanza che tende al progressivo caos (e mai all’ordine), alle montagne che lentamente vengono consumate dal vento e si disgregano in sabbia, alla progressiva tendenza dell'intero universo a perdere calore e quindi alla morte.

La prima formulazione della seconda legge di termodinamica fu opera del fisico francese Sadi Carnot nel 1824. Egli basò la sua conclusione sull'osservazione dei motori termici, in cui il processo fisico di dispersione del calore e dell'energia è evidente, così come la constatazione che ogni motore tende verso una rottura. Carnot e la successiva generazione di scienziati si convinsero che la seconda legge di termodinamica doveva essere applicabile anche al resto dell’universo. C'era un solo evidente problema: gli organismi viventi non sono macchine e non si conformano così precisamente alla legge di Carnot.

Il problema dell'origine e evoluzione del DNA, con le sue mirabili complessità, pose in evidenza l'inadeguatezza della seconda legge di termodinamica; tuttavia, con la consueta mancanza di sensibilità e di apertura, la comunità scientifica reagì irrigidendosi e considerando la vita sul pianeta una sorta di aberrazione, di caso, un temporaneo fenomeno che sarebbe stato distrutto dal flusso delle leggi dell'universo verso il disordine.

Prigogine: ordine e caos per l’evoluzione

Negli ultimi decenni, numerosi scienziati, consapevoli dell'eccessiva ristrettezza dell’attuale interpretazione scientifica della termodinamica, hanno cercato un approccio alternativo. La pubblicazione del libro del fisico austriaco Erwing Schrödinger, What is life ?, mostrò la possibilità di una successiva riconciliazione tra la seconda legge e l’evidente spinta dei sistemi viventi verso la complessità.

Ma il ricercatore che più di ogni altro ha rivoluzionato la termodinamica è Ilya Prigogine, premio Nobel nel 1977. Prigogine era convinto della necessità di rivedere profondamente l’interpretazione e la logica stessa della seconda legge di termodinamica applicata alle strutture viventi. Secondo lui era necessario scoprire le leggi di come la vita si evolve dal caos. Per anni lavorò alla formulazione matematica di leggi che chiarissero la comprensione dei processi di auto-organizzazione, una delle caratteristiche fondamentali degli organismi viventi.

Prigogine offrì una comprensione totalmente nuova dei processi termodinamici che possono essere così riassunte. La maggior parte dei sistemi che conosciamo (viventi e non) sono sistemi aperti ossia in continuo scambio di materia (energia) e informazioni con l’ambiente. Prigogine descrive tali sistemi come strutture dissipative, e li paragona ai vortici nella corrente di un fiume, perché hanno la caratteristica di essere sistemi fluttuanti, e quindi instabili, lontani dell’equilibrio termodinamico: per vivere, devono consumare continuamente energia.

I sistemi aperti, ricevendo forti stimoli dall'esterno, possono arrivare ad ampie fluttuazioni che pongono l'intero sistema in situazione di crisi. Quando la fluttuazione è così potente da rendere instabile l'intera struttura, il sistema si trova ad un punto di crisi che Prigogine chiama punto di biforcazione, in cui il sistema si auto-organizza ad un livello di ordine superiore, oppure si disgrega verso il caos.

Uno degli aspetti più interessanti delle strutture dissipative – scrive Prigogine nel testo La nuova Alleanza – è certamente la coerenza del sistema nel suo insieme. Al di là del punto di biforcazione, il sistema sembra comportarsi come un tutto. Contrariamente al fatto che le forze di interazione tra molecole non sorpassano una portata dell'ordine di 10 alla -8 cm., il sistema si struttura come se ogni molecola fosse “informata” dello stato complessivo del sistema stesso. Per dirla in termini antropomorfi: lontano dall’equilibrio la materia comincia a “percepire” il suo ambiente. “Comunicazione” e “percezione” sono le parole chiave del nuovo comportamento della materia lontano dall’equilibrio.

Materia viva che conosce

Secondo questa concezione l’ordine di un sistema deve passare attraverso un processo di aumento del caos, di crescita del disordine, per evolversi ad un ordine più elevato e complesso. Questo nuovo concetto rispecchia la concezione presocratica di un Caos creatore, foriero di nuove potenzialità ed esperienze. Le strutture che riescono a superare il punto critico di biforcazione si riorganizzano in una struttura nuova; vengono chiamate strutture dissipative proprio per la capacità di dissipare il nuovo flusso di energia o di informazione. Per questa teoria Prigogine vinse il Premio Nobel nel 1977.

Questa visione ha delle implicazioni molto interessanti: la prima è che vi sono molte reazioni, come quella di Zhabotinski, a metà strada tra la vita e la non-vita; la seconda è che i sistemi aperti auto-organizzanti sono la norma nell’universo, mentre i sistemi chiusi, come quelli descritti dalla seconda legge di termodinamica, sono una sorta di eccezione; terzo aspetto, il caos non è solo il fine a cui tende l’intero universo, ma uno stato progenitore dell’ordine.

Così facendo, Prigogine ha rovesciato le implicazioni delle equazioni matematiche della termodinamica classica, ed ha aperto dimensioni di ricerca e speculazione totalmente nuove in cui la materia ha enormi potenzialità evolutive, sconosciute prima d'ora. Questo è il cuore del messaggio – scrive Prigogine – la materia non è inerte, essa è viva e attiva. Le ricerche di questo studioso sono state utilizzate in numerosi campi come la sociologia, la meteorologia, la biologia e la cosmologia.

In un'intervista sulla rivista americana “Omni”, del Maggio '83, Prigogine sottolineava come questi fenomeni che tendono ad un livello di ordine sempre più elevato, benché sempre coerenti con le leggi fisiche, ribaltano la concezione classica della seconda legge di termodinamica come tendenza al disordine. Egli esprimeva il suo stupore nel riconoscere che non solo gli uomini ma anche i protozoi mostrano di partecipare a questa danza evolutiva delle informazioni:

La cosa più affascinante è che, in qualche modo, ogni molecola conosce ciò che le altre molecole stanno facendo nello stesso tempo, ad una distanza relativamente macroscopica. Questi esperimenti, continua Prigogine, ci danno esempi di come le molecole comunicano…
Questa è certamente una proprietà da sempre accettata nei sistemi viventi, ma nei sistemi non-viventi è stata del tutto inaspettata.

Il principio di sintropia o di tendenza all’ordine: L’informazione-coscienza ha la tendenza a generare coerenza, ordine e unità.

Entropia e informazione sono intimamente correlate, e in effetti l'entropia può essere considerata una misura di ignoranza. Quando si sa soltanto che un sistema si trova in un dato macrostato, l'entropia del macrostato misura il grado di ignoranza circa il microstato in cui il sistema si trova dal numero di bit di informazione necessari per specificarlo. Murray Gell-Mann

Se il principio di entropia può essere considerato come la misura dell'ignoranza, il suo opposto, il principio di sintropia (da sun: insieme, nello stesso tempo e tropos: direzione) può a ragione essere considerato la misura della conoscenza. La sintropia, termine che si ritiene coniato dal matematico italiano Fantappié, afferma che l'informazione-coscienza, essendo implicitamente intelligente, ha la tendenza a generare ordine e unità attraverso la formazione di strutture dotate di coerenza. La sintropia, come opposto dell'entropia, implica coerenza, bellezza, armonia, cooperazione, significato.

Riassumendo quanto esposto relativamente al secondo principio di termodinamica abbiamo in realtà due aspetti della stessa legge, che si può manifestare nel suo aspetto entropico, riduttivo e tendente al disordine, in particolare quando la si applica ai sistemi chiusi, come le macchine a motore; se viene applicata ai sistemi aperti, come gli esseri viventi, può manifestare il suo aspetto nega-entropico, unitivo e tendente all'ordine. Ad una simile conclusione erano giunti i primi cibernetici studiando le leggi dell'informazione. La formula dell'entropia può essere scritta come: K Log. 1.D, mentre i cibernetici si trovarono a lavorare con una formula identica, ma di segno opposto: -K Log.1.D. Un segno evidente che l'informazione intrinsecamente significa comunicare, mettere in comune, unire, e questa è la natura, la potenzialità dell'ordine e del Logos.

I cibernetici, di fatto, avevano inconsciamente interpretato il secondo principio di termodinamica sulla base del primo principio dell’ipotesi coscienza, ribaltando del tutto il senso del principio stesso. Possiamo quindi osservare che attraverso differenti vie di ricerca, studiando i sistemi viventi o le informazioni, si arriva a risultati analoghi. Si manifesta così la nega-entropia o più propriamente il principio di sintropia, secondo cui l’informazione-coscienza ha la tendenza a generare ordine e unità attraverso processi di coerenza e coevoluzione.

Tratto da “Enciclopedia olistica” www.globalvillage-it.com
Fonte: www.globalvillage-it.com