Sull’opera di Massimo Teodorani: David Bohm

Sull’opera di Massimo Teodorani: David Bohm
David Bohm
David Bohm

Giuseppe Vatinno legge l’opera omnia di Massimo Teodorani e ci propone un’analisi approfondita degli studi del fisico romagnolo: dalla figura di David Bohm, alla sincronicità, all’entanglement, alle sfere di luce di Hessadalen…

La parapsicologia, o meglio, la metapsichica (il termine ottocentesco pare essere indubbiamente più calzante ed anche esteticamente migliore) che parimenti useremo si occupa di studiare quei fenomeni che non rientrano a pieno titolo nei normali campi della scienza propriamente detta e accademicamente accettata. Intanto c’è subito da dire che il territorio che la scienza bonifica al mistero si allarga di giorno in giorno e diviene sempre più consistente; il metodo scientifico, infatti, permette anche in questo campo un progresso continuo ed un raffinamento delle metodologie oltre che una maturazione culturale dello stesso campo d’indagine.

C’è anche subito da dire che pochi sono stati i fatti eclatanti che si sono manifestati nel lento procedere della scienza in questi territori al confine con il pericoloso mondo della superstizione.

Dal punto di vista strettamente sperimentale infatti e per la stessa natura ambigua ed elusiva della fenomenologia nulla di nuovo è avvenuto dal XIX secolo che possiamo prendere come punto di partenza ideale dell’indagine in questo campo. Infatti, per la loro stessa natura, i fenomeni “non usuali” (chiamiamoli così) “classici” quali quelli ESP (acronimo inglese di Extra Sensorial Perception ovverosia Percezione Extra Sensoriale) e legati al mondo psichico quali, ad esempio, telepatia, chiaroveggenza, precognizione, psicoscopia o psicometria d’ambiente e quelli PK legati al mondo fisico quali la psicocinesi sono non riproducibili e cioè non possono rientrare nella prassi della scienza galileiana di osservazione, esperienza, ipotesi e teoria, ma c’è anche da dire subito che la categoria dell’“esperienza” non lo è neanche per alcuni fenomeni fisici ben noti come, ad esempio, l’esplosione di una supernova che in laboratorio non si può ripetere, ma è chiaramente un evento reale.

Da questo punto di vista la parapsicologia ha inteso dividersi in due campi d’indagine; quella “quantitativa” che cerca di riprodurre in laboratorio i fenomeni e quella “qualitativa” che invece si limita a catalogarli dopo averli studiati. Poiché con grande probabilità questi fenomeni così sottilmente elusivi hanno molto a che fare con la mente e quindi con lo stato psicologico è subito chiaro il ruolo molto importante che riveste un’indagine qualitativa insieme a quello che di quantitativo si può fare.

Questo per il campo sperimentale; per quanto riguarda invece il campo teorico, cioè dell’apparato interpretativo della fenomenologia studiata la situazione è ancora, se possibile, più complessa essendoci una vera moltitudine di modelli interpretativi alcuni alquanto strampalati e bizzarri altri invece formulati in modo scientifico. In questo articolo vogliamo occuparci di una interpretazione teorica di certi fatti ben noti o comunque riconducibili a fatti ben noti come la natura stessa di una certa “essenza vitale” che fin dall’inizio dell’attività conscia dell’ homo sapienza ha occupato molto spazio dello sforzo umano di darsi una ragione escatologica della propria presenza.

Ogni religione e molte filosofie hanno dato per scontato la presenza vera ed operante di una “energia”, di un “quid, di un pleroma, di un “soffio vitale” chiamato spirito o anima (qui non facciamo differenza dei due termini spesso usati i accezioni diverse); tale essenza avrebbe doti di poter sopravvivere anche alla fine del proprio involucro fisico che la ospita. E quindi, dopo questa lunga introduzione, veniamo all’essenza del contenuto di questo articolo cioè il titolo impegnativo che sembra un trattato di scolastica medievale e cioè sulla “natura” dell’anima come è immaginata ed esplicata in una teoria di un fisico, per la precisione di un cosmologo, il dottor Massimo Teodorani che sull’argomento ha scritto più di una decina di libri, molti articoli ed ha prodotto anche dei video.

Devo dire che io sono per natura abbastanza scettico avendo una formazione scientifica su questi temi, ma che, parimenti, li studio con grande interesse sia dal punto di vista culturale che più propriamente “fisico” e scientifico. Mi sono quindi imbattuto nei lavori di Teodorani qualche mese e devo dire che, inizialmente, pensavo che si trattasse delle solite teorie ed elucubrazioni che spesso vengono prodotte in questo campo per sua natura alquanto lasco di controlli scientifici seri; invece, via via che leggevo il lavoro del fisico romagnolo (vive a Cesena) mi sono accorto che la base scientifica teorica su cui si basavano era seria e sostanzialmente solida ed aveva come base la meccanica quantistica e le più moderne teorie della fisica.

Insomma, la teoria era consistente nella sua forma generale (a parte qualche punto teorico rimasto non ben definito, ma quello c’è pure nella meccanica quantistica e relativistica stessa!). C’è anche subito da dite che la teoria del Teodorani non rientra nella miriade di teorie quantistiche new age che infestano letteralmente questo campo di studi inficiando anche i tentativi di lavori seri che vengono fatti. Ma quali sono i punti chiave del suo pensiero?

È presto detto; riportiamo di seguito una lista di key words che ci aiutano subito ad inquadrare il problema.Interpretazione di David Bohm della meccanica quantistica, Entanglement quantistico, Sincronicità Teletrasporto, Sfere di luce, Mente di Dio. Iniziamo a vedere i singoli elementi di questa lista così, diciamo, indubbiamente impegnativa.

Interpretazione di David Bhom e della meccanica quantistica

La meccanica quantistica (in seguito anche m.q.) è una teoria che spiega il comportamento dei corpi microscopici quali molecole, atomi e particelle elementari. Essa nasce nel 1900 grazie alle intuizioni di scienziati come Ernest Planck, Niels Bohr, Albert Einstein (che ci vinse anche il nobel), Erwin Schroedinger, Paul Dirac, Luis de Broglie, Werner Heisemberg, Wolfgang Pauli e veramente molti altri. Tutto nasceva dal fatto che la fisica cosiddetta “classica”, quella di Newton per intenderci, non era in grado di spiegare il bizzarro comportamento degli oggetti atomici (problema della “catastrofe ultravioletta” nello spettro di corpo nero) o della luce i cui fotoni apparivano come ubbidire a leggi diverse rispetto a quelle che regolavano i fenomeni macroscopici (fenomeno della “doppia fenditura”).
Ecco dunque che si rese necessario introdurre una “nuova fisica” che rendesse conto di ciò, una fisica che si basava sulla in districabile ambiguità tra natura corpuscolare ed ondosa delle particelle e che introduceva nel rigido mondo meccanico di Newton la probabilità; si passava quindi dalla certezza (che è, in definitiva, una probabilità con valore 1) a tutto un mondo di incertezza.

Fu Schroedinger (in forma differenziale) insieme a Heisemberg (in forma matriciale) ad introdurre una funzione, o “funzione d’onda” (in seguito anche f.d.o. ed indicata con la lettera greca “psi” che curiosamente è utilizzata anche per indicare i fenomeni paranormali) che conteneva le interpretazioni probabilistiche del risultato degli esperimenti; l’interpretazione usuale di detti risultati è chiamata di Copenaghen perché proposta dal fisico danese Bohr e dà un valore fittizio alla sua essenza cioè considera la funzione d’onda solo un artefici matematico utile a fare certi calcoli.

In contrapposizione a questa visione c’è quella di David Bohm che invece considera la PSI una grandezza fisica del tutto reale ed esistente introducendo il concetto di potenziale quantico ed aprendo la strada ad una interpretazione dell’universo di tipo olistico in cui tutte le particelle che lo compongono sono in una continua interazione e correlazione tra loro tramite il fenomeno chiamato dell’entanglement quantistico (1). L’equivalente psichico di tale fenomeno si chiama invece “sincronicità” ed è stata studiata principalmente dal grande psichiatra e psicanalista svizzero Karl Gustav Jung insieme al fisico nobel Wolfgang Pauli.

David Bohm (1917 – 1992) giunge alla conclusione che in realtà tutto l’universo “è Uno” e questa non è solo una affermazione spirituale (invero piuttosto comune), ma ha un significato scientifico dato che la base di spiegazione è proprio il fenomeno dell’ entanglement che unisce e connette tutte le particelle dell’universo. Tecnicamente, David Bohm giunge a questa conclusione introducendo una quantità matematica che è chiamata “potenziale quantistico” (indipendente dalla distanza) e che costituisce una sorta di “guida” per le particelle; in questo modo risulta superata, reintroducendo il determinismo causale, l’interpretazione quantistica di Bohr e la teoria ridiviene completamente deterministica perdendo anche le imbarazzanti supposizioni dell’esistenza di una cosiddetta “azione a distanza” nei fenomeni “non locali” (come nel paradosso di Einstein – Podolsky – Rosen (2)); semplicemente, per Bohm, lo “spazio” ed il “tempo” cessano di esistere ad un livello “superiore” (che è anche la sede dell’“inconscio collettivo” junghiano) che è quello in cui agisce il potenziale quantico rendendo così conto dei tipici fenomeni psichici della sincronicità, indagati da Jung e Pauli. In questa ottica, mente e materia superano il dualismo cartesiano, per tornare ad essere espressione di un’unica Realtà.

Si noti che il concetto di “potenziale quantico” trova una corrispondenza nella enorme energia (3) contenuta nel “vuoto” quantistico (“Energia di punto zero”) che è pienamente inquadrato nella teoria quantistica standard.

Il Teodorani individua nell’ entanglement quantistico la possibile spiegazione delle connessioni paranormali; infatti, l’entanglement è l’equivalente fisico della sincronicità e viceversa! In questa ottica un altro campo di studio di Teodorani è il fenomeno Ufo però affrontato scientificamente; lui pensa che i cosiddetti Ufo siano effettivamente (alcuni) di natura extraterrestre e che si teletrasportino sulla terra materializzandosi nell’alta atmosfera per poi “simulare” una normale propulsione di tipo magnetico. In effetti, Teodorani si occupa professionalmente anche del Progetto SETI per la ricerca e il contatto di intelligenze extraterrestri e ritiene -giustamente- che i “normali” metodi elettromagnetici siano lentissimi e che non permettano una comunicazione interstellare; ecco quindi che propone l’entanglement per comunicare istantaneamente (questa è una nota caratteristica “sincronica” in quanto vengono abolite le categorie di “spazio” e di “tempo”).

Inoltre Teodorani si è occupato professionalmente per il CNR del cosiddetto fenomeno delle “sfere di luce” di Hessadalen, in Norvegia ed in altri punti del mondo.

Tuttavia, quello che a noi più interessa, riguarda la sua spiegazione teorica di fenomeni che hanno sempre avuto una precipua interpretazione spirituale; il Teodorani infatti riesce anche a dare un quadro teorico di spiegazione della possibilità che tale “energia” (cioè, l’”anima”) possa migrare da corpo in corpo con precisi meccanismi quanto – meccanici; in pratica si tratta di un tentativo di spiegazione scientifica della reincarnazione.

Il Teodorani poi in alcuni libri sviluppa anche una sua teoria, questa però di netto stampo metafisico, in cui propone una sorta di lotta cosmica tra “forze del bene” e “forze del male” quindi si tratta di una classica rivisitazioni in chiave scientifica di tipiche tematiche gnostiche o neognostiche (si veda anche la cosiddetta “gnosi di Princeton”) facendo proprie le “rivelazioni” di una sensitiva milanese, Fiorella Rustici.

– Il vuoto quantico e lo “spirito”

In questo nostro lavoro vogliamo attenerci, per formazione scientifica ed impostazione metodologica, il più possibile vicini ai “fatti” cioè ai “fenomeni”; tuttavia, non possiamo, a volte, esimerci dal tentare qualche possibile “apertura” interpretativa dei fatti e delle teorie esistenti, in modo di giungere a conclusioni che hanno un certo grado di raffinatezza intellettuale, ma che, è bene precisarlo chiaramente, hanno anche l’impronta di una decisa speculazione filosofica.

Dunque, prendiamo quanto staremo per dire, con il naturale beneficio di inventario che compete alla filosofia. Tuttavia, quanto sarà esposto, ha sicuramente un certo interesse intellettuale e può comunque servire a stimolare una successiva riflessione che potrebbe aprire a nuove vie speculative.

Dunque, per David Bhom, esiste un “quid” che in fisica chiama “potenziale quantico”, ma che, in realtà non sarebbe altro che lo stesso vecchio concetto di “spirito universale”, cioè un “ente” dotato di infinita coscienza e che “guida” tutto il cosmo (con meccanismo precisi, cioè con una sua “tecnica”). In questa visione vi è finalmente, come detto, la (ri)unificazione di mente e materia in un ente unico che le comprende entrambi.

Naturalmente, questa visione unificante ed unificata è molto attraente per gli scienziati che, in genere, ritengono che tutto sia in realtà molto più semplice di quello che si pensa e che alla fine vi sia una profonda unità (si tratta, si badi bene, di un pregiudizio perché non è stato mai dimostrato che la natura segua una via “estetica” o di “semplicità”, tuttavia è un pregiudizio abbastanza ben radicato nell’intera comunità scientifica).

Non si può fare a meno che fare dei paragoni tra la moderna fisica quantistica e le filosofie orientali (le più vicine indubbiamente a questo modo di pensare la Realtà). Nell’induismo, ad esempio, esiste solo una “Realtà ultima” che è identificata con il principio filosofico del Brahman, cioè l’Assoluto (che poi trova una corrispondenza nel dio Brahma nel pantheon induista); il “relativo”, cioè l’”Uomo”, o meglio la sua “essenza”, cioè l’Atman, non è altro che una “illusione” (“Maya”) come del resto l’intero mondo fenomenico (si veda ad esempio il bel libro del fisico F. Capra, “Il Tao della fisica”).

La visione di David Bohm si chiama “olistica” perché ritiene che tutto sia interconnesso e che la somma “valga” più dei singoli, cioè che unendo tutto si passi ad una realtà qualitativa diversa, più ricca ed articolata.

Per David Bohm non esiste il classico concetto di “campo” tipico dell’elettromagnetismo o della meccanica quantistica: piuttosto si suppone l’esistenza di un “campo di informazione”, cioè un “campo informativo”, cioè il detto “potenziale quantico” (4) che “guida” la traiettoria di ogni particella del cosmo. Il modello olografico di Bohm è stato poi assunto come riferimento per i suoi studi dal neurofisiologo statunitense Katl Pribram, dell’Università di Stanford.

Egli cercò di formalizzare il concetto di “prespazio” in cui si annullavano le categorie filosofiche di “tempo” e “spazio” per dare ragione dei fenomeni sincronici; Bhom definiva l’ordine nascosto che permea l’universo “ordine implicato” in contrapposizione al concetto di “ordine esplicato”, che è poi quello “classico” della scienza tradizionalmente intesa.

David Bohm giunge al concetto che l’universo abbia la stessa proprietà di un ologramma e che cioè contenga in ogni suo frammento, il “tutto”, cioè l’ordine “implicato”.

Il vuoto quantico e lo “spirito assoluto”

David Bohm si spinge molto avanti nella sua speculazione filosofica e giunge ad interpretare anche il concetto di “Dio” inteso come “apice” del Cosmo stesso. Per il fisico americano l’”Assoluto” riesce a “sperimentare” tramite l’ordine implicito, la stessa esistenza del “relativo”; insomma, l’Assoluto “diviene cosciente” di sé tramite una sorta di sublime fisiologia cosmica in cui esperisce le “esperienze” fenomeniche” ed “etiche” tramite tutte le particelle dell’universo che risultano in realtà essere unite in un unico superorganismo cosmico, cioè, appunto, “Dio” visto nell’ottica del divenire, il che ricorda molto la teoria del “Punto Omega” dello scienziato gesuita francese Pierre Theilhard de Chardin (e il suo “Cristo Cosmico”).

Appare del tutto evidente che l’interpretazione che Bohm fa della Realtà è, pur essendo su solide basi scientifiche, di tipo mistico. E non caso Bohm divenne seguace nel 1959, dopo la lettura del libro “Prima ed Ultima Libertà”, di Jiddu Krishnamurti, un teosofo e maestro spirituale indiano con cui sviluppò anche dei “gruppi di dialogo” (ancora attivi) in cui si cercava di trovare punti di contatto tra impostazioni mentali anche molto diverse.

Fu così che Bohm sostituì la fede comunista giovanile con una visione mistica di una società “giusta ed egualitaria” ottenuta tramite lo sviluppo di una coscienza comune tra tutti i suoi membri. David Bohm fu attratto dal concetto mistico che “osservato” e “osservatore” possano essere in realtà la stessa cosa; questo è il concetto che era emerso naturalmente nella sua interpretazione olistica della meccanica quantistica; le due particelle separate dell’entanglement in realtà sono una sola particella come uno solo è osservato ed osservatore.

David Bohm e il bragma

L’esistenza di Bohm fu una esistenza, lo si comprende già da quanto detto, particolarmente sofferta; David Bohm infatti non era interessato solo a “conoscere” in maniera sostanzialmente astratta e distaccata “come stavamo le cose”, ma egli voleva anche “agire” per il cambiamento della società (e per questo, da giovane, si interessò attivamente di politica divenendo comunista). Per “agire nella società”, cioè nel “pragma” e nell’azione concreta e fattiva, Bohm, come detto, sotto l’influenza di Krishnamurti formò dei “gruppi dialogo” che permettessero, attraverso anche lo strumento della meditazione, di giungere a fatti concreti, a cambiamenti sociali; infatti, insieme ai suoi studenti del Birbeck College di Londra, cercò di costruire il cambiamento; ad esempio, portò l’esempio della lingua di alcuni gruppi di nativi americani che utilizzavano quasi esclusivamente il modo verbale; David Bohm chiamò questo particolare linguaggio “reomodo” cioè “modalità riguardante le cose (concrete)” e quindi centrato sul processo di trasformazione.

Per cambiare le cose il fisico americano riteneva fondamentale il contatto con l’ordine implicato ed il relativo “olomovimento”; il contributo di ogni essere umano è quello di costruire, nel suo piccolo, la “noosfera” o “sfera della coscienza”. Da notare anche i suoi frequenti incontri con il Dalai Lama, a sua volta molto interessato alla scienza e, in particolare, alla fisica. Bohm utilizza la materia, tramite, il pragma per giungere a Dio (che raramente chiama con questo nome). Per Bohm esiste qualcosa d’altro oltre il disordine della materia, qualcosa di intelligente, di sacro e di santo.

Dunque affronta poi anche la teodicea cioè il problema del (supposto) male in Dio; e risolve la questione notando che il cosiddetto “male” è dovuto unicamente al chiudersi degli essere nel proprio piccolo ego individuale rinunciando a far parte d quella armonia cosmica che dà un senso all’esistenza unico ed irripetibile.

David Bhom e i fenomeni “paranormali”

David Bohm, come detto, credeva fermamente in una stretta interazione tra mente e materia come frutto di una più generale unione cosmica di tutto in una Coscienza cosmica condivisa. Questo lo portò a considerare le evidenze sperimentali ESP come possibile “prova” della sua teoria sull’ordine implicato; tuttavia, prove sperimentali certe di questi fenomeni, come detto, in senso strettamente scientifico, non esistono ancora e questo non ha ancora permesso una verifica “sperimentale” delle teoria di David Bohm sebbene si siano fatti grandi passi in avanti ad esempio grazie agli studi condotti al PEAR di Princeton da Robert Jahn, Brenda Dunne ed altri.Tali esperimenti riguardano la possibile manifestazione di una “coscienza collettiva”.

C’è anche da dire che le teorie scientifiche che riguardano i cosiddetti fenomeni paranormali sono comunque sempre più complete ed avanzate, ma purtroppo, ancora non si riesce ad avere prove sperimentali certe (il che non è certo un risultato troppo strano o inattendibile visto che con grande probabilità tali manifestazioni sono dovute a particolari stati coscienziali che non sono certo facilmente riproducibili in laboratorio).

– Teodorani interpreta la teoria di Fiorella Rustici

Il Teodorani scrive poi un suo libro, “La mente creatrice” (2009) per spiegare quanto riportato da una “sensitiva” milanese (come detto) Fiorella Rustici nel libro “E Dio creò la mente” (2008); questa parte del discorso del fisico romagnolo è invero meno convincente di quella più propriamente basata su fatti fisici e teorie note, soprattutto quella di Bohm, ma merita comunque di essere riportata per via della sua singolarità.

L’universo è creato da un solo momento di coscienza divina (in uno stato di minima entropia, come effettivamente è) per poi degradarsi progressivamente ed inesorabilmente. In pratica la visione di Teodorani/Rustici implica la presenza di due “forze” opposte una positiva legata allo spirito e l’altra negativa legata alla materia (fin qui assolutamente niente di nuovo); un elemento di novità può essere invece visto nel fatto che in realtà una delle due forze positive è l’espressione di una più grande e generale “Forza Positiva” (assimilabile ad una sorta di Dio Buono) e quindi, alla fine, nell’equilibrio energetico generale, abbiamo tale Forza Positiva maggiore, una forza positiva minore ed una forza negativa minore.

Questa visione si discosta da quelle solite di tipo simil duale con due forza di uguale intensità e di segno opposto o quella in cui vi è una grande Forza Positiva che si oppone ad una piccola forza negativa. Alla fine, il sorgere della “coscienza”, è visto come l’unico antidoto al continuo degrado dell’universo.

Dobbiamo qui naturalmente chiarire cosa intendiamo per “positivo” o “negativo”; per positivo si intende una forza di “luce” che insomma ha i tradizionali attributi della positività mentre per negativo intendiamo una forza delle “tenebre”, legata al disordine, al caos, alla violenza.

Da notare che in tale interpretazione la Forza Positiva maggiore si espande nell’universo cercando di illuminare la zona delle tenebre ed inviando suoi “emissari” di luce che progressivamente vengono contaminati dalle tenebre e si trasformano in esseri decaduti e negativi (evidente qui il miti della trasformazione di Lucifero, l’“angelo più bello” che diventa progressivamente avvicinandosi alla Terra, cioè alla materia un “angelo delle tenebre” cioè un “demone” tradizionalmente inteso).

La teoria di Teodorani/Rustici prosegue poi individuando degli esseri, che non sono altro che in definitiva gli angeli decaduti, i “Costruttori” che operano nella materia fisica grazie alla tecnologia costruendosi vere e proprie razze che li adorino; questa parte della teoria ricorda molto da vicino la Bibbia e il Dio dell’Antico Testamento, cioè Jahvè un Dio geloso che vuole essere adorato dal suo popolo (anche questa parte ha comunque dei precedenti gnostici ben noti).

Tuttavia la parte più interessante di tale teoria riguarda la natura dell’“anima” che vivrebbe nel vuoto quantistico (chiamato da Teodorani anche “campo di Planck”); tale forma energetica (che questo si intende con il termine anima) si attiverebbe incontrando un corpo fisico nel senso che potrebbe trasformarsi in qualche modo in “coscienza” secondo il modello del collasso della funzione d’onda nei microtubuli (come descritto dal famoso fisico Roger Penrose) (5).

In un crescendo di complessità la teoria immagina che i “signori di questo mondo” cioè i demoni siano dotati di una tecnologia potentissima a cui, parimenti, si oppongono invece “angeli della luce” che hanno raggiunto anch’essi un altissimo livello tecnologico e che quindi, alla fine, vi sia una grande contrapposizione cosmica tra “razze di luce” e “tra razze di tenebre”. Questa è l’interpretazione che dà il Teodorani e che conforme, in vero, a quella classica dell’ufologia.

– Fenomeni anomali di luci

Come detto, Teodorani anche professionalmente per il CNR si è molto interessato del fenomeno delle “Sfere di luce” (vedere il libro in bibliografia). Teodorani dunque studia soprattutto il fenomeno di Hessadalen, in Norvegia in cui da molti anni si manifestano strane formazioni luminose che si spostano nel cielo cambiando forma. Questi fenomeni sono in gran parte spiegati dalle normali cognizioni scientifiche, ma non tutto e tutti lo sono nella loro completezza.

Per studiarli si sono utilizzati spettrometri, magnetometri, radar, sensori ad amplificazione di luminescenza ed anche strumenti per analizzare l’attività elettrica cerebrale per studiare eventuali interazioni tra i fenomeni e la coscienza. La spiegazione più usuale è che i fenomeni anomali di luce siano generati da plasma confinato secondo il modello ideato dal fisico cino-statunitense You Sou-Zou nel 1995 che studiò il fenomeno di Hessadalen nel suo picco del 1985 .Secondo questo modello la luce nascerebbe da effetto piezoelettrico dalle rocce in particolari condizioni di umidità elevate e da lì nascerebbe poi un plasmoide; un’altra teoria è quella del fisico nucleare statunitense David Fryberger ed implica l’azione di monopoli magnetici.

La parte strana di questi fenomeni è che tali luci paiono interagire stranamente con gli osservatori; a parte il continuo cambiamento di figure geometriche esse a volte, secondo il Teodorani, paiono reagire a stimoli luminosi puntati si di esse o, addirittura, inseguire l’osservatore. Se è vero che i globi tendono ad essere attratti per via elettromagnetica alcune volte sembrano dotati di una sorta di rudimentale “intelligenza animale”.

Tuttavia, anche in questo caso ci potrebbe essere una spiegazione scientifica come il noto “effetto Persinger” un neurofisiologo che ha studiato approfonditamente gli effetti di forti campi elettromagnetici sulle persone che includono fenomeni di tipo allucinatorio. Secondo lo studioso britannico Paul Devereux i fenomeni anomali di luce potrebbero essere collegati tra loro da una sorta di macro-entanglement quantistico ed interagire, in questo modo, anche con le menti degli osservatori. In questa ottica già nel 2007 è stato approntato un esperimento dal Teodorani e dalla biofisica Nobili.

C’è da dire che l’idea di “plasmi intelligenti”, cioè di strutture energetiche che in determinate condizioni fisiche possano albergare la coscienza, non è nuova e già il famoso fisico Freeman Dyson l’ha proposta come unica possibile forma di sopravvivenza quando l’universo si sarò raffreddato nella morte termica alla fine del suo ciclo vitale; tuttavia, quella di Dyson è stata una previsione per una possibile forma di sopravvivenza energetica dell’umanità mentre i fenomeni delle luci anomali sono attuali e non futuribili.

Conclusione

Questo articolo, in verità piuttosto lungo, è stato scritto perché nel panorama abbastanza stantio della “scienza dell’insolito” l’opera di Teodorani (che mi sembra essere stata tutta pubblicata dalle Macro Edizioni) rappresenta indubbiamente interessanti elementi di assoluta originalità; nel contempo, il lavoro del fisico romagnolo, è particolarmente interessante perché si tiene lontano dagli infidi approdi della new age e della relativa paccottiglia pseudo-intellettuale che vi ruota, diremo inevitabilmente, intorno. Teodorani, da scienziato professionista, non rinuncia (correttamente, che questo dovrebbe essere poi il compito della scienza vera) a studiare fenomeni anche insoliti, ma lo fa, appunto, utilizzando la strettissima maglia logica della matematica e, in generale, del metodo scientifico.

Giuseppe Vatinno

Massimo Teodorani
La Mente Creatrice

Note:

  • (1) Il fenomeno dell’entanglement dimostra che se due particelle sono state almeno una volta in contatto tra loro rimangono per sempre; infatti, mutando lo stato fisico di una (ad esempio il suo spin) l’altra immediatamente ne risente l’effetto e si adegua mutando il proprio (spin), il tutto indipendentemente dalla distanza (tuttavia non risulta essere violata la teoria della Relatività Ristretta di Einstein perché comunque il fenomeno dell’entanglement non permette di essere utilizzato per trasportare “informazione” utile sempre per il Principio di indeterminazione di Heisembreg).
  • (2) Tale paradosso è stato poi effettivamente confermato sperimentalmente dal fisico Alain Aspect nel 1982; prima dilui ci furono molti altri esperimenti, ad esempio quelli di Shimony, Horne, Clauser e Holt (pubblicati nel 1969 su Physical Review Letters); in ogni caso il fisico John Bell ha dimostrato matematicamente che la meccanica quantistica “classica”, cioè nell’accezione di Bohr, è una teoria intrinsecamente non locale e quindi probabilistica e che sono naturalmente implicati “azioni a distanza” come pare essere il già citato caso dell’entanglement quantistico.
  • (3) Tale energia del vuoto che sarebbe anche responsabile dell’espansione accelerata dell’universo, ha un valore di circa 10^108 J/cm^3 (J = Joule) e costituisce circa il 73% di tutta l’energia dell’universo. Lo stesso Big Bang, cioè l’atto di nascita dell’universo stesso, sembrerebbe essere stato causato da una fluttuazione quantistica del vuoto stesso.
  • (4) Dal punto di vista strettamente tecnico, Bohm cercò sempre di formalizzare (non riuscendoci in maniera soddisfacente)matematicamente la trattazione dei fenomeni non-locali; in questa direzione sono i suoi studi di topologia algebrica, insieme al collega Basil Hiley, del Birbeck College di Londra; altro suo collaboratore fu il fisico David Peat che si interessa tuttora al tema della sincronicità e, più in generale, a quello del rapporto tar mente emateria.
  • (5) Da notare che esiste tutto un filone di ricerca, che si chiama “coscienza quantica”, che interpreta il fenomeno della coscienza alla luce dei risultati della meccanica quantistica ed in questo campo sono appunto fondamentali gli studi del fisico Roger Penrose (1931 -).Egli afferma che la coscienza si origina nei microtabuli dei neuroni; tali strutture sono fatte di proteine e misurano circa 25 nm e costituiscono l’impalcatura dei neuroni stessi (cioè il citoscheletro).I microtabuli sarebbero dotati di una propria “intelligenza” grazie alle oscillazioni per effetto tunnel quantistico tra due stati alfa e beta. Il modello di Penrose richiede che 20.000 neuroni si mantengano per 1/40 di secondo in sovrapposizione quantistica a temperatura ambiente per generare un momento di coscienza.

Bibliografia

Amir D. Aczel, “Entanglement”, Raffaele Cortina Editore, Milano 2001.
Ghirardi, G.C., “Un’occhiata alle carte di Dio”, Il Saggiatore, Milano, 1997.
Penrose, R., “Il grande, il piccolo e la mente umana”, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000.
Teodorani Massimo, “Bohm la fisica dell’infinito”, Macro Edizioni, Cesena, 2006
Teodorani Massimo, “Sincronicità”, Macro Edizioni, Cesena, 2006.
Teodorani Massimo, “Teletrasporto”, Macro Edizioni, Cesena, 2007.
Teodorani Massimo, “Entanglement”, Macro Edizioni ,Cesena, 2007.
Teodorani Massimo, “Sfere di luce”, Macro Edizioni, Cesena, 2008.
Teodorani Massimo, “La mente di Dio” (con video), Macro Edizioni Cesena, 2009
Rustici Fiorella, “E Dio creò la mente”, Macro Edizioni Cesena, 2008.