DE LO ESORCISMO

Perché cacciare un povero Io, non parrebbe meglio educarlo?

“Ogni giorno vissuto senza serenità
è un piacere fatto al nemico”

Siamo negli anni '90, allo inizio di carriera, un caro amico mi chiama in studio per dirmi che una sua cugina è infestata da li diavoli, e che questa povera creatura, (stavo per scrivere sta povera diavola) da più di cinque anni viveva lo tormento da un esorcista all'altro. Dissi all'amico che non è questo il mio lavoro, ma visto che mi occupo de la sofferenza, non respingo mai lo aiuto e di farmi pensare qualche giorno e dopo lo avrei così chiamato. All'indomani alle 9 ero già in libreria e nello volere documentarmi riempii così la borsa, perché la cosa mi prendeva molto; era come venire in contatto de lo oscuro e il bisogno di capire per me è sempre veramente tanto. Non dimenticai per questo le parole di Don Franco, il Parroco, lo prete che mi preparò alla prima comunione, ne la chiesa parrocchiale de la Natività di Porta Trento, correva allora il 1953. Disse allora a noi bambini, ed io per ascoltarlo sbarrai persino gli occhi, che lui disponeva di centinaia di fogli scritti da la mano de lo diavolo, come a dire che le prove c'erano e lui con questo lo poteva dimostrare. Comperai così tanti libri che dovetti tenerli anche in mano per l'incapacità de la borsa, e se non vi annoio, ve ne faccio pure una lista: La possessione diabolica — Corrado Balducci – Edizione Mediterranee. Il Diavolo – Corrado Balducci- Edizioni Piemme. Diavolo, Diavoli Torino e altrove – Ediz. Bompiani. Trattato di Demonologia – Paolo Calliari -Ediz. Cecc. Cronista all'Inferno – Renzo Allegri -Ediz. Mondadori. Indicazioni Pastorali di un esorcista – Raul Salvucci – Ediz. Ancòra Milano. Inchiesta sul Rock Satanico – Carlo Chimati – Ediz,Piemme. Esorcisti- Isidore Froc – Piemme. Satana e lo stratagemma della coda- Piero Mantero- Ediz. Segno. Contro Satana- Antonio Cavallo – Euro Press – Ediz. Italiane – Milano. Jeanne des Auges – Autobiografia. Ediz. Marsilio. Leroux – storie Macabre – Ediz. Newton. Gabriele Amorth – Tre Volumi – Un esorcista racconta – Nuovi racconti di un esorcista-Esorcisti e Psichiatri – Ediz. Dehoniane- Roma. Matteo La Grua. Ediz. Herbita, e altri del Monsignor Milingo.

E il video “Un esorcista racconta” della serie della San Paolo “Diavoli e diavolerie”. Scoprii in base alla letteratura che il maligno preferisce assai le donne, e che davano per questo, luogo del loro terrificante disagio. Grida, urla, una forza della madonna, pardon, una forza del diavolo; porcaccia miseria, non so più come dirlo; una forza bestiale, la parlata in molte lingue (xenoglossia), a riconoscere poi se l'acqua è santa oppure del rubinetto, cose mica da poco mi sono allora detto, che cosa potrò fare io da solo nel mio studietto? Ma la sfida era grande, ma non nel modo che qualcuno potrebbe pensare, ma per capire lo spirito e la mente, così decisi; eh sì, 'sta cacciata de li demoni s'ha da fare'. Erano passati così otto giorni. Oltre che alla minima documentazione, feci anche una profonda riflessione; io non sono un esorcista, nel senso che non ne sono autorizzato, non ho per dirla in breve, la investitura; ma pensai anche che non dovevo fare l'esorcista, non dovevo cacciar li diavoli; dovevo, questo sì, tentare di aiutare una creatura che stava male e che chiedeva aiuto e per dirla alla Emmrtt Fox: “BASTEREBBE che foste in grado di AMARE abbastanza, per essere l'uomo più potente del mondo. Presi così la decisione e scattò così in me, ancor di più: COMPASSIONE, AMORE e CARITA'. Con questa forza che ti arroventa il cuore, chiamai così al telefono il caro amico. Mi rispose: 'Grazie, caro Mario ti dovresti però arrangiare, perché io ne ho le palle piene de sto scenario dell'aldilà”. Mi diede così il numero di sua cugina. Passò ancora qualche giorno e intanto pensai meglio il modo per soccorrere questa povera ragazza, che per comodità e segreto professionale chiameremo Elisabetta. Presi che furono gli accordi, andammo così al venerdì alle ore 17,30. Qualche giorno prima, mi rilessi (visto che mi era venuto in mano) la tesi di laurea del mio Maestro Carl G.Jung.

La tesi si basava sulla esperienza avuta da gli incontri spiritici con la cuginetta che sembrava allora dotata di medianità. In realtà, la giovinetta si era presa la cotta per il fustone che era Jung, cosa che non era sfuggita a Jung, evidenziando più una forma di ISTERIA che di MEDIANITA'. Tutta qui la fenomenologia. Buttai pure l'occhio su “LA SIMBOLICA dello SPIRITO – Reprints Einaudi”, perché quando ci si mette in moto, le cose sono loro ad arrivare anziché essere noi a catturare. E venne finalmente il venerdì. Alle 17,30 meno qualche minuto suonò Elisabetta per essere ricevuta. Non la aspettai in studio, ma alla reception assieme a mia moglie. Si presentò una magnifica ragazza; alta, bella, elegante, impegnativa, tutto il contrario di quello che mi sarei aspettato. Cercai così di farla parlare, prima di entrare nel logos del problema. Tra una battuta e l'altra feci trascorrere una mezz'ora. Lei non sapeva che all'interno di un'altra stanzetta avevo detto a mio figlio di stare lì assieme ad un mio allievo infermiere, un omone di 120 Kg.; questo lo avevo fatto a malavoglia, però, mi ero anche detto 'non si sa mai', per tutto quello che avevo letto, mi sembrava la minima precauzione che dovessi prendere. Ma guardando sto Angelo che avevo davanti, queste preoccupazioni mi sembrarono persino ridicole.

“Prego, signorina Elisabetta, andiamo di là in studio”. Come chiusi la porta mi cambiò la voce; da una vocina dolce e fragile, ad una voce ringhiosa, profonda e stridula. Io non lavoro con il lettino, ma con la sedia uno di fronte all'altro; a guardarmi sta ragazza che avevo visto prima nella sala d'attesa, a quella che ora mi trovavo così di fronte, bè, se la sincerità è un onore, un certo batticuore m'era venuto pure a me. A fissarmi negli occhi non ero io a lei, ma lei a me. Mi sentivo denudato, immobilizzato e analizzato; mi era sorto persino un dubbio; staà a verdere che qui l'indemoniato sono io ! Il suo sguardo emanava un fluido sinistro, che lì per lì per tutto quello che avevo letto, mi deconcentrò; d'altra parte ero anche al mio primo chiamiamolo pure esorcismo. Respirai così, a fondo, mi riconcentrai; le presi le mani e guardandola in profondità, le feci un morbido sorriso; volevo togliere subito ogni tono di sfida, ma di creare piuttosto un possibile contatto che andasse al di là de le apparenze; tra l'altro in tutto e per tutto il suo sguardo per la verità ricordava quello di Gaetana (vedi l'articolo Maghi e Streghe); dietro gli occhi che ti fan paura, in realtà, c'è una creatura che nasconde il suo dolore; il suo segreto; un blocco enorme di energia che va a creare quel che si chiama isteria o sdoppiamento della personalità. Si era abituata a esprimere il suo psicodramma in quel modo; sputi, pugni, spintoni e tutto il veleno e la rabbia che di giorno in giorno si accumulava in lei.

Rimasi calmo; sudava , lacrimava, urlava e un rigagnolo di saliva le usciva dal lato della bocca, e nello stringerle le mani, mi limitavo a guardarla, e a lasciarla sfogare perché era quello che in quel momento soprattutto voleva. Ero disteso, mi concedevo a lei come suo bersaglio, come suo strumento, pronto ad accogliere la sua tormentata ferita. “Tu non hai paura di me”, mi disse, sempre con voce stridula; sempre con molta calma le risposi: “So qual è il tuo problema”. Non feci neppure in tempo a finire la frase che si scatenò in una risata mista a dolore, poi di colpo si fermò. Disse semplicemente: “Sono stanca”. Si ricompose e come se niente fosse successo, disse: “Quando il prossimo incontro?. Furono così, una, due, tre volte per settimana, diventando così persino monotone. Dovevo studiare qualcosa per rompere il monologo. E fu sempre di un venerdì alle ore 17,30; la accolsi con un sorriso di chi ha la soluzione e anticipandola nei tempi, prima di mettere in moto il suo psicodramma dissi: “Sono venuto alla conclusione, vorrei fare con lei la relazione, de il perché di queste sue manifestazioni”. Si trasformò in un baleno, questa volta con lo sguardo e la voce di una bambina: “Come l'ha capito?”. “L'ho intuito perché inconsciamente lei me lo ha comunicato; mi dica solo quando è stato”. E venne fuori così la storia di tutto il suo tormento. Lo zione, che tutta la famiglia teneva in grande considerazione, quando lei aveva otto anni se la prendeva in braccio e con il ditone le sfregava le parti intime.

La famiglia era molto di chiesa; lei non disse mai nulla di questo a nessuno, ma si sentiva sporca e indegna dell'Amore di Cristo, e indegna più avanti anche di avere qualsiasi relazione. Lo zio morì poi in un incidente, ma il tormento del suo segreto, aveva alterato il suo comportamento (dando luogo così nel suo tormento a fenomeni di isteria e sdoppiamento di personalità e a quello che ancora qualcuno chiama invasione e possessione). Con la confessione, aveva trovato liberazione, comprensione, rispetto. Li dèmoni ora facevano parte del passato. Ha saputo così comprendere e perdonare e riaccendersi alla voglia e la capacità del vivere. Prima di salutarvi, vorrei portare alla luce due episodi che ritengo sia importante raccontare. Dopo qualche mese dalla esperienza con Elisabetta, venne in studio una donna corpulenta, per la verità anche un po' suonata; questa con li diavoli aveva proprio il suo bel da fare. La cosa mi prese molto. Un giorno nel tentativo di portarla al dialogo, mi cambiò letteralmente il volto; si alzarono le sopracciglia; gli zigomi a dir poco, si trasformarono con una figura terrificante, accompagnata pure da un odore palesemente di zolfo. Quando si mette in moto l'autosuggestione e la psicosomatica, ha proprio il potere dell'inferno, se poi a navigar è la cultura arcaica, trova in certe personalità lo suo giusto scenario. Mi chiedo allora: “Quando ce ne libereremo?”. Dico per questo a Padre Amorth e al Monsignor Balducci; anziché a litigare su come si fa un esorcismo, 'il VADE RETRO', non si potrebbe fare sotto un'altra luce?

E questo senza offesa, per l'Amor di Dio, ma ho la precisa convinzione anche che il Maestro della storia nella sua attesissima venuta, oggi non direbbe più: “Cacciate da voi li dèmoni”, ma nella riveduta frase: “Cacciate da voi la rabbia”; “portate alla luce il vostro problema, allontanate così l'isteria e pure la psicosomatica”. Anche se oggi mi par di capire che Mons. Balducci abbia dirottato maggiore interesse per la ufologia, Padre Amorth invece presiede un napoleonico esercito di 300 esorcisti e che a loro detta sono pure insufficienti. Dico tutto questo con molta umiltà; a me è bastato dirlo, poi me ne posso pure tornare indietro; me lo ha insegnato per lontana memoria quel binocolaro, quasi concittadino di Galileo. L'altro episodio è piuttosto singolare. Arriva in studio un tizio con una macchina di grossa cilindrata; non suona e ne lo spalancar la porta dice a mia moglie: “Dove sta suo marito?”. Mia moglie rimane pietrificata; esco da lo studio a vedere cos'è sto baccano. Senza tanti complimenti disse:”Voglio parlare con lei”. Non avevo nessuno in quel momento, risposi: “Si accomodi”. Era un uomo sulla quarantina, corpulento, con grosse sopracciglia e i capelli a spazzola. “Son venuto da lei per dimostrarle quanto sono forte”. Con calma gli risposi: “Non ne capisco la ragione”, e lui:

“Mi è stato detto che lei è un guaritore spirituale, ed io faccio riti satanici, voglio vedere chi è il più forte”. Cominciò così a fissarmi, come se avesse il potere di ipnotizzarmi. Dissi tra me,'questo è suonato'; comunque stetti al gioco; alla fine i due inconsci entrarono così in contatto, e delle belle scintille si accesero dentro lo studio; alla fine io ero sereno, lui piegato, distrutto e abbacchiato. Uscì dallo studio quasi a malapena, per quel che doveva dimostrarmi o dimostrarsi, si era invece spremuto come un limone. I suoi riti si erano così dimostrati aria fresca. Mi ritornò in studio dopo un mese, con tono più educato a raccontarmi invece qual'era il vero problema. L'odio verso il padre, titolare di una grossa azienda, che non gli acconsentiva di esprimersi e di realizzarsi. E per la verità questo è un classico; il padre che si fa da solo, nel suo tempo e alla sua maniera, il figlio che vorrebbe portare il nuovo, ma si scontra con: “qui il padrone sono io”. Quest'uomo che in un primo momento sembrava rude e violento, alla fine era una persona sensibile, sottomessa e frustrata. Chiesi se poteva portare in studio il padre, neanche a provarci, allora telefonai io, e si decise tutti e tre a cena ma di sabato sera.

Fu davvero una bella serata, perché la tavolata diede i suoi frutti; tra un bicchiere e l'altro, ed io che non perdevo l'occasione di arrotondare le spigolature, si era così aperto il ponte; forse per la prima volta tra padre e figlio. La terapia avrebbe poi fatto il resto. Nello giungere così alla fine, volevo solo poter dire questo. Il mio desiderio, la mia pretesa a questo è che si possa giungere ad osservare le cose strane, spogliandoci da tutto quel alone ferriginoso, a volte costruito ad arte, più per far paura che per portare evoluzione. Il potere si fa forza de le debolezze altrui. Il mistero de la vita andrebbe affrontato non con l'occhio del terrore che alimenta la stupidità, la superstizione e la ignoranza se non che la sottomissione, ma con l'unico vero strumento che è il linguaggio de la semplicità, de la umiltà e de l'amore.

OGNI BENE

Fonte: http://www.centropsycoarmonia.org/art/art18.htm