I delfini comunicano con un linguaggio “olografico”

I delfini comunicano con un linguaggio “olografico”

ecolocalizzazioneNuove ricerche scientifiche suggeriscono che i delfini parlano tra loro utilizzando un tipo di linguaggio olografico che può essere compreso da esseri umani. Scienziati di Miami e del Regno Unito hanno annunciato di aver creato con successo le prime immagini 3-D utilizzando i dati tratti da registrazioni delle ecolocalizzazione dei delfini. “Il nostro recente successo ci ha lasciato senza parole”, ha detto il leader del team di ricerca Jack Kassewitz, di SpeakDolphin.com. “Ora pensiamo sia tranquillamente possibile ipotizzare che i delfini possono utilizzare una forma ‘sono-pittorica’ di linguaggio, un linguaggio di immagini che condividono con altri. Qualora ciò si dimostrasse vero, si potrebbe prospettare un futuro emozionante per le comunicazioni interspecie.”

Gli scienziati hanno creato le immagini utilizzando un complesso processo di registrazione e poi isolando i “clic” acuti emessi dai delfini, che li usano per stimare le distanze e visualizzare gli oggetti sott’acqua. Uno degli scienziati, Jim McDonough, si è sommerso di fronte al delfino femmina “Amaya” in una piscina al Dolphin Discovery Center di Puerto Aventuras, Messico. Ha espirato tutta l’aria dai polmoni onde superare la propria galleggiabilità naturale ed evitare le bolle emesse da un respiratore, e il delfino ha diretto verso di lui la ecolocalizzazione.

Altri ricercatori hanno poi utilizzato apparecchiature audio altamente specifiche per registrare il segnale del delfino, e hanno inviato queste registrazioni al laboratorio CymaScope nel Regno Unito. Il Ricercatore di fisica acustica John Stuart Reid prima ha tratto immagini bidimensionali da queste registrazioni e poi ha usato analisi fotografiche per estrarre dati e imprimere tridimensionalmente il segnale su una membrana d’acqua. Il processo ha rivelato che quando l’ecolocalizzazione dei delfini interagisce con l’acqua, trasmette “proprietà quasi-olografiche di suono”, ha commentato Reid. “Quando un delfino scansiona un oggetto con il suo fascio sonoro ad alta frequenza, ogni click breve acquisisce un fermo immagine, simile ad una macchina fotografica che scatta fotografie”, ha detto Reid. “Ogni click emesso da un delfino equivale ad un impulso di suono puro, che viene poi modulato dalla forma dell’oggetto.”

Kassewitz ha affermato che il test CymaScope ha rappresentato un importante passo avanti nel decennale tentativo di comprendere meglio come comunicano i delfini. “Quando abbiamo scoperto che alcuni delfini non esposti all’esperimento di ecolocalizzazione, erano in grado di identificare gli oggetti da registrazioni sonore di altri delfini con il 92 per cento di precisione, abbiamo iniziato a cercare un modo per vedere cosa c’era in quei suoni,” ha detto Kassewitz. Kassewitz ha dichiarato che il test ha inoltre rivelato che i delfini possono vedere le caratteristiche superficiali degli oggetti, come ad esempio la cintura di zavorra da sub che indossava McDonough durante l’esperimento. I ricercatori sospettano che i segnali di ecolocalizzazione dei delfini potrebbero tradursi in immagini mentali più dettagliate e chiare di quanto si ritenesse in precedenza.

“Vedere l’immagine 3-D di un essere umano ci ha lasciato tutti senza parole”, ha detto Kassewitz. “Per la prima volta in assoluto, potremmo avere un’idea di ciò che vedono i cetacei con il suono. Quasi ogni esperimento ci sta fornendo nuove immagini con maggiori dettagli.”
I ricercatori hanno in programma di pubblicare i loro risultati in un prossimo articolo rivisto dai pari, oltre a sviluppare un documentario televisivo che verrà prodotto dal pluripremiato regista Michael Watchulonis e da David Albareda di Devised TV.

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