E’ questa la chiave per svelare i misteri delle piramidi?

grande piramide

Piramidi di Giza 1Un martedì sera del 1998, mi trovavo ad ascoltare una conferenza del noto sensitivo Umberto Di Grazia sul tema delle percezioni extrasensoriali. Egli sosteneva che per incrementare queste percezioni occorresse evitare di filtrare con la logica le sensazioni che ci giungono in particolari circostanze. Parlò delle dimensioni dell’universo: esse sarebbero in numero superiore alle 4 cui siamo abituati (il tempo più le 3 dimensioni spaziali: larghezza, lunghezza, altezza), probabilmente 11 o 33. Tutto ciò per introdurre il concetto di una particolare quinta dimensione o dimensione delle emozioni, detta anche terra di Maar (luogo delle occasioni o appuntamenti mancati nella vita), e sviluppare altre argomentazioni. Mi venne in mente allora di aver già letto da qualche parte di questioni intorno al numero (superiore a 4) delle dimensioni dell’universo. Si, ma dove e quando? L’argomento mi incuriosì per il semplice fatto che se veramente esistessero altre dimensioni oltre quelle note, molti fenomeni paranormali, e tra questi quelli ufologici, potrebbero trovare spiegazione razionale e scientifica. Aggiungerei che, andando oltre, anche fenomeni normali che non hanno trovato ancora spiegazione scientifica (la gravitazione, i tachioni – particelle che viaggiano a velocità superiori a quelle della luce -, ecc.) potrebbero trovare soluzioni razionali. Che informazioni, quindi, c’erano in proposito?

Parlai dell’argomento con il dr. Roberto Volterri che mi fornì due tracce, di notevole importanza ai fini dello svolgimento di una ricerca in proposito, e mi avvertì, peraltro, che la scienza ufficiale è sempre stata restia a percorrere strade troppo distanti dall’ortodossia, per cui difficilmente avrei trovato documentazione in proposito. La prima traccia è ufficiale: Atti della Reale Accademia Nazionale dei Lincei – anno 1927 – serie VI – Rendiconti – volume V. – Nota di A. Carrelli “Sulla relatività a cinque dimensioni”. Segnalo solo, per brevità, che nella nota l’introduzione della coordinata di una 5ª dimensione (definita non misurabile) sarebbe da collegare con la rotazione dell’elettrone su se stesso e deriverebbe dal seguente postulato di Klein: “Il moto di un punto avviene sempre per geodetiche di uno spazio a cinque dimensioni di cui non possiamo concepire che quattro”. Ricercando, un po’ sommariamente, su testi universitari recenti di fisica e geometria analitica, come previsto dal Volterri, non ho trovato altre informazioni.

La seconda traccia è INTERNET. Il mondo delle voci libere è pieno di informazioni in proposito, ma le asserzioni spesso sono prive di basi scientifiche. Dopo aver consultato almeno un centinaio di siti ho raccolto i più interessanti nel breve elenco che segue:

solidi 3/4D in stereoscopia

ipercubo in stereoscopia

elenco link di altri siti

Come si potrà constatare la maggior parte dei siti segnalati riporta studi e simulazioni di oggetti geometrici definiti in spazi di più di 3 dimensioni ed ho letto di universi a 5, 6, 10, 11. 30, 33 dimensioni ed oltre. E’ ovvio che mi sono chiesto: perché studiare questi oggetti se l’universo ha solo le dimensioni che conosciamo (quella temporale merita un discorso a parte)? Allora andiamo a dare una rapidissima occhiata a questi studi per sapere se si possono trarre deduzioni utili. La geometria classica si occupa di forme definite in spazi ad una dimensione (punto, segmento), 2 dimensioni (elementi già detti più le superfici) e 3 dimensioni (elementi precedenti più i solidi). La geometria, che potremmo definire “estesa” si può occupare anche di oggetti definiti in spazi di 4 o più dimensioni. Ha un solo problema pratico: quello della visualizzazione di questi oggetti. Un oggetto a 3D si può rappresentare in uno spazio a 2D; p.e.: un cubo su di un foglio mediante prospettiva od assonometria. Un oggetto a 4D si può rappresentare in uno spazio a 3D; p.e.: un film (immagini a 3D più il tempo) sul televisore (2D dello schermo più il tempo – che possiamo percorrere anche al contrario se utilizziamo un videoregistratore !!!). Quindi, in via più generale, un oggetto ad n dimensioni (a partire da 3) si può rappresentare visivamente in uno spazio ad n-1dimensioni.

Un solido classico di questi studi, tralasciando per il momento la dimensione tempo, è un ipercubo. Su una superficie piana (2D) possiamo definire un quadrato (lati uguali, angoli di 90°). In uno spazio a 3D possiamo definire un cubo (6 quadrati, angoli di 90°). In uno spazio a 4D possiamo definire un ipercubo, detto anche tessaratto (8 cubi, 18 quadrati, angoli di 90°). In uno spazio a 5D possiamo definire …. e, se vogliamo, continuare all’infinito. Un ipercubo 4D può essere anche visto su di un piano mediante tecniche stereoscopiche (v. fig. 3/10), ma un ipercubo 5D o più no. Ed allora?

tessaratti

Nelle prime 2 figure (tratte dai siti di cui sopra) possiamo avere una idea di tessaratto visto da diverse angolazioni. In esse sono riportate tutte le linee che si vedrebbero sostituendo per 4 volte una dimensione non visibile con una visibile. In grassetto sono rappresentate le linee di uno dei solidi che apparirebbero in intersezione con il nostro spazio a 3D. In particolare le fig. 3/10 ne mostrano una visione stereoscopica.

La visualizzazione delle immagini stereoscopiche si può ottenere (occorre fare molte prove) in due modi:

si avvicina l’immagine da 40/50 cm., mantenendo l’asse degli occhi paralleli, come se si volesse guardare dietro un foglio trasparente, fino alla comparsa dell’immagine in 3D;
si mette la punta di una penna tra le due immagini e la si avvicina agli occhi continuando a fissarla: l’immagine si sdoppia (succede anche durante una sbornia), ma basta aspettare che si sovrapponga per vedere apparire in 3D l’ipercubo.

Immaginiamo ora un vermicello su un piano, che percepisce solo 2D (più il tempo). Supponiamo che un cubo attraversi il piano con le facce parallele ad esso. All’inizio il vermicello non vede niente, poi vede un quadrato (quello del cubo), poi di nuovo niente. Se il cubo attraversa il piano secondo la sua diagonale maggiore allora il vermicello vedrebbe: prima un punto, poi un triangolo equilatero, un esagono irregolare, un esagono perfetto a metà cubo, poi di nuovo un esagono irregolare, un triangolo equilatero, il punto. Queste sono le intersezioni di un oggetto di n dimensioni in uno spazio di dimensioni inferiori (purché non nulle) che consentono di individuarne una parte.

Vediamo ora l’intersezione con il nostro spazio di un tessaratto che lo attraversi secondo la diagonale maggiore. Si vede prima un punto, poi un tetraedro, un tetraedro troncato, un ottaedro (nel punto di mezzo della diagonale), poi di nuovo il tetraedro ed infine il punto. Consideriamo una superficie p.e. quadrata, quindi a 2D, in uno spazio tridimensionale: essa appartiene per intero allo spazio 3D, pur avendo dimensioni inferiori. La stessa cosa accadrebbe per un solido 3D in uno spazio ad 4+D. Ma abbiamo visto che avviene, in pratica, anche il contrario: un solido 3D che visualizziamo nel nostro spazio può essere una parte (quindi una intersezione) di un solido 4+D. Non si può quindi escludere che quello che vediamo come un solido 3D sia in realtà l’intersezione nell’universo che percepiamo di un solido 4+D che appartenga contemporaneamente a più universi (magari percepibili da “altri”). Questo è un argomento che si presta a numerose ricerche e discussioni.

Lancio ora una discussione provocatoria: guardate la figura 6. Sono due piramidi contrapposte. Già, le piramidi. Non viene in mente niente? Le famose piramidi potrebbero essere nient’altro che l’intersezione nel nostro spazio di un ipercubo a 4+D (non c’è qualcuno che afferma che sotto ogni piramide ve ne è un’altra capovolta?).

Allora sarebbero esse stesse delle porte o delle cerniere, magari ormai in disuso, con altri universi? Le facce di queste piramidi dovrebbero essere triangoli equilateri, ma le piramidi egizie, purtroppo, non hanno le facce così regolari. L’ipotesi, però, può non essere scartata a priori per questo motivo: ci può pur sempre essere un solido 4+D, non regolare come l’ipercubo, che nell’intersezione con il nostro spazio 3D fornisca una percezione uguale a quella delle piramidi egizie. C’è un volontario che si presta a fare questo bel mucchio di calcoli ed a disegnare (?) questo ipotetico solido 4+D?

tessaratti_stereo

In conclusione, ho l’impressione di essere in una fase della storia della scienza molto simile a quella in cui si passò dall’idea che il Sole girasse intorno alla Terra (che per i sensi era evidente) a quella, ormai ovviamente consolidata, per cui la Terra gira intorno al Sole (ove occorre un po’ di astrazione per percepirla come reale) e per restare fedele al metodo scientifico, pongo, allora, i seguenti quesiti:

  • è possibile dare dimostrazione scientifica e logica della esistenza di altre dimensioni oltre le quattro percepibili?
  • Occorre forse rilevare “qualcosa” in una o più dimensioni esterne alle quattro note per dare la dimostrazione di cui sopra?
  • Questo “qualcosa” può essere rilevato indirettamente?
  • Cosa può essere questo “qualcosa” da rilevare e quale apparecchio può compiere questa operazione?

Se siete arrivati fin qui sappiate che avete sopportato un discreto bombardamento concettuale. Domani rileggete da capo tutto e fatevi venire qualche idea.

Amedeo Intonti