Epilogo: l'Aggressione e le sue Alternative nel Condurre le Relazioni Internazionali

Il Giornale Online

di John E. Mack, M.D.

Molto prima che le superpotenze nucleari iniziassero ad estendere la loro competizione nello spazio, Bertrand Russell (1959) scrisse, “Quando leggo di piani per contaminare i cieli per i litigi degli agglomerati animati che portano disgrazia ad un certo pianeta, non posso fare altro che sentire che gli uomini artefici di questi piani sono colpevoli di una sorta di empietà” (p.19). Le parole di Russell ci dirigono ad una dinamica centrale, l'arroganza del potere delle nazioni spiritualmente alla deriva, terrorizzate dall'energia distruttiva che i loro scienziati hanno liberato dalle particelle di materia. L'auto-glorificazione delle nazioni è alle radici della guerra, la convinzione che “sia giusto perseguire gli interessi della propria nazione, anche se possono essere in conflitto con quelle degli altri” (Russell, p.78). La proclamazione di superiorità e di speciali diritti, interessi e virtù è tollerata, persino applaudita, quando avanzata da leaders e cittadini di collettività nazionali, mentre tali comportamenti o attitudini sarebbero ritenute inaccettabili se espresse da individui.

L'aggressione nella nostra era tecnologicamente sofisticata prende forme bizzarre e remote. E' difficoltoso trovare il luogo di responsabilità, a causa di sistemi avanzati di computers, strani armamenti, istituzioni distanti, linguaggio ripulito e giustificazioni elaborate. Ma è diffusamente presente tuttavia, in organizzazioni complesse nelle nostre istituzioni di guerra, strutture corporative multinazionali e organizzazioni relative. Viene in superficie più rapidamente quando gruppi nazionali e subnazionali subiscono lesioni reali o immaginarie al loro egoismo collettivo. Freud e quelli che lo seguirono, lavorando con pazienti individuali, hanno identificato le forze psicologiche inconscie che limitano le possibilità di benessere e realizzazione dell'umano. Il fenomeno collettivo umano, come il conflitto internazionale, rappresenta un diverso tipo di sfida, uno a cui gli psicoanalisti possono contribuire in modo utile solo se collaborano con colleghi che hanno maggior responsabilità diretta per le politiche e le decisioni della vita politica.

E' importante, tuttavia, che questa divenga una preoccupazione professionale centrale e vengano da noi forniti nuovi approcci per meglio comprendere e gestire le forze distruttive che spesso dominano le relazioni tra nazioni. Se falliamo, potrebbe accadere che gli elementi oscuri dell'anima umana portino, in breve tempo, all'estinzione della vita.

John E. Mack, M.D.
Riferimenti: Russell, B. (1959). Common Sense and Nuclear Warfare. London: George Allen & Unwin

Tradotto da Richard per Altrogiornale.org
Si ringrazia il [link=http://johnemackinstitute.org/]John E Mack Institute[/link] per la gentile concessione
(Articoli in italiano: http://esperienti.com/ )