EPVR: Ricerca presso il Regio Manicomio di Collegno

Storia – Esperimenti – Misteri
Raccontati dalla Entità dello “Smemorato di Collegno”
Mario Bruneri
e
Dalla Entità del Prof.Vitige Tirelli
e
Prof. Antonio Marro
Studiosi in Neuropatologia

Conduzione Psichica
Michela Albano
Analisi file audio e relazione storica e tecnica
Mauro Radicchi

Contesto storico e architettonico

La Certosa Reale nacque nella prima metà del seicento come complesso monastico caratterizzato da un impianto a corte chiuso verso l’esterno, secondo il progetto dell’architetto Maurizio Valperga nel 1634, ma i lavori iniziarono nel 1648 e la costruzione di questa immensa struttura si deve alla fondatrice Cristina di Francia.

Tabella in marmo commemorativa appesa all’ingresso principale del Manicomio di Collegno

La costruzione di sviluppa in un’area a partire dalla preesistenza del palazzo Data e si organizza secondo un sistema di tre chiostri sui qual si agganciano tutti i fabbricati, si tratta di un insieme di edifici privi di relazione con l’ambito storico di Collegno e dispone di un unico accesso dal territorio sul lato nord. La matrice dell’insediamento è la grande ”Chartreuse“, edificata oltralpe nel rispetto delle regole di vita dei certosini. La successione di piante centrali è una costante nell’architettura religiosa, anche se di volta in volta si presenta con caratteri diversificati e legati alle condizioni di necessità dei luoghi e delle differenti condizioni sociali ed economiche. Tutta l’evoluzione della Certosa Reale di Collegno avverrà d’ora in poi seguendo principi precisi. Tra il 1700 e il 1710 avvenne un’espansione determinante con la costruzione del chiostro grande e lo spostamento dell’asse principale della composizione. L’intervento di Michelangelo Garove sull’antica strada di Francia diede inoltre una nuova importanza al centro religioso, attorno al chiostro grande vennero disposte simmetricamente le abitazioni, ovvero, le “celle”, dei certosini. Con l’intervento di Filippo Juvarra (1725-36) il complesso si apre verso l’abitato di Collegno, cercando di creare un elemento di transizione aulico: il portale. Juvarra genera con il portale l’unico episodio non allineato con l’impostazione tipologica che impronta tutti gli interventi sulla Certosa.

Oggi è conservata una parte consistente della struttura monastica, anche se sono andate completamente distrutte le abitazioni dei monaci collocate sul Grande Chiostro. Nel 1851 venne avviato l’insediamento nel complesso della Certosa del Regio Manicomio, con l’abbandono da parte dei monaci e la realizzazione di ingenti lavori di trasformazione e ampliamento destinati a protrarsi per quasi due secoli, fino al 1975. Gli ampliamenti ottocenteschi e novecenteschi del complesso monastico sono stati realizzati in base a precise tipologie che si sono mantenute quasi inalterate fino ad oggi. La parte ottocentesca è costituita da edifici a padiglione, costituiti da un nucleo centrale con scale e servizi igienici e due o tre ambienti di grandi dimensioni, con pianta rettangolare e completamente privi di divisori interni. Gli edifici (1600 mq.) progettati da Luigi Fenoglio, sono disposti a pettine e si collocano sul lato nord (sinistro) del chiostro ed erano locali di servizio adibiti a stireria, lavanderia, cucina, magazzini… mentre Il secondo gruppo di costruzioni a sud (lato destro del chiostro) sono anch’essi disposti a pettine e furono progettati dall’ingegnere Ferrante a partire dal 1856. Questi nove edifici sono però di dimensioni nettamente inferiori a quelle precedenti (1100 mq). In questo secolo vengono aggiunti altri fabbricati che l’Amministrazione dell’Ospedale Psichiatrico ordinò per un ulteriore ampliamento dei servizi.


Attestato manoscritto per l’Inaugurazione del centro Anatomia e delibera nel Regio Manicomio di Collegno.

Le interviste psichiche effettuate durante il sopralluogo in Collegno e condotte da Michela Albano, in seguito riportate, sono poste come domande dirette all’ormai famoso Mario Bruneri, meglio conosciuto come “Lo Smemorato di Collegno“, che ci racconta qualche segreto di ciò che avveniva in questo famoso centro psichiatrico e dei trattamenti verso gli internati. Risulta a tratti chiara la sua esternazione di terrore in alcune zone dell’Ospedale Psichiatrico, dove con fermezza si rifiuta di entrare. All’inizio dell’intervista è diffidente e tende a non dare informazioni su eventi accaduti in quel luogo di ricovero, ma anche di sperimentazione e maltrattamenti, poi lentamente si scioglie e qualche informazione diviene comprensibile. Seguirà più avanti una intervista psichica al Prof. Vitige Tirelli, all’epoca Medico Chirurgo specialista in anatomia Neurologica, che conferma la tipologia di come avvenivano i trattamenti di studio con interventi chirurgici sugli internati, ma anche lui risulta molto scontroso nel concedere informazioni dettagliate, anche se ha confermato qualcosa.

Pubblicazione di una relazione di Anatomia del Prof. Vitige Tirelli

1926-1931: Lo smemorato di Collegno

Una storia che divise l'Italia agli esordi del fascismo al potere. Il primo caso di giustizia – spettacolo, sullo sfondo di un regime in costruzione e di una nazione alle prese con i nuovi riti della società di massa.

Canella e Bruneri

La vicenda dello “smemorato di Collegno” divise per alcuni anni l'opinione pubblica italiana. La storia inizia il 10 marzo 1926, quando a Torino fu arrestato un uomo, in precarie condizioni, mentre tentava di rubare all'interno del cimitero. Alla Regia Questura ammise di non ricordare il proprio nome e neppure il passato; per le cure del caso fu inviato al Manicomio di Collegno. Dopo circa un anno di degenza lo sconosciuto aveva riacquistato la salute fisica, ma non ancora quella mentale. Venne quindi deciso di pubblicare la sua foto sul Corriere della Sera, nella speranza che qualcuno potesse indicarne il nome. A Verona furono in molti a riconoscere nello sconosciuto il prof. Giulio Canella, in particolare la moglie Giulia. Il prof. Canella era un'insigne studioso di filosofia, era molto conosciuto negli ambienti cattolici veronesi e di lui non si avevano più notizie dal 1916, quando fu fatto prigioniero dai bulgari sul fronte macedone. Espletate alcune formalità, lo smemorato venne consegnato alla famiglia (la signora Giulia e due figli) e dopo poco tempo un inaspettato colpo di scena: una lettera anonima inviata alla Questura di Torino affermava che lo smemorato era invece il tipografo torinese Mario Bruneri, un uomo dalla vita alquanto disordinata ed una fedina penale non certo immacolata: avrebbe dovuto ancora scontare qualche anno di carcere per piccoli reati, ovviamente furono informati i familiari di Bruneri che confermarono che quello che adesso si spacciava per Giulio Canella era invece il loro congiunto.

La Magistratura fu chiamata ad esprimersi sull'identità dello smemorato; furono necessari tre processi: il primo non fu in grado di stabilire niente, per cui si rese necessario un secondo procedimento che stabilì che l'uomo era Bruneri. Frattanto i giornali avevano dato ampio spazio alla vicenda, tanto che l'Italia si divise in due partiti: i bruneriani ed i canelliani. L'interesse, spesso malevolo e morboso, era alimentato dal fatto che, dopo la sentenza del tribunale, una stimata borghese viveva more uxorio con un uomo, dal quale ebbe anche altri tre figli, che per lo Stato non era suo marito: uno scandalo incredibile negli anni Venti! Ci fu infine il ricorso dei Canella in Cassazione: vennero prodotte numerose altre testimonianze da entrambe le parti (testimoniò anche padre Agostino Gemelli che però non riconobbe nello sconosciuto il vecchio amico Giulio), ma alla fine il risultato, anche se per poco, non cambiò, i giudici della Cassazione votarono in sette per Bruneri ed in sette per Canella; decisivo il voto del Presidente: Bruneri!. Era il 24 dicembre 1931, si mormorò che il verdetto fosse già stato deciso “in alto loco” e che il processo servisse solo da copertura.

Del resto molte prove oggettive erano favorevoli ai Bruneri (vedi le impronte digitali ), ma altre soggettive erano per Canella: il divario culturale fra i due era enorme e ci si chiedeva, ad esempio, come potesse il vero Bruneri sostenere la parte di studioso di filosofia del prof. Canella. Ad ogni modo lo smemorato continuò a vivere e a comportarsi da Giulio Canella; poco dopo la numerosa famiglia si trasferì in Brasile, dove viveva il padre della signora Giulia, nel tentativo di sottrarsi alla curiosità della gente. Lo smemorato morì a Rio de Janeiro nel 1941. Il caso ritornò di attualità nel 1970, quando un tribunale ecclesiastico rovesciò la sentenza del tribunale civile: per la Chiesa lo smemorato era Giulio Canella. La signora Giulia tornò così ad essere considerata la moglie legittima del proprio convivente ed i figli nati dalla coppia furono pure dichiarati legittimi.

30–07–2012 inizio sopralluoghi psichici nell’interno del Manicomio di Collegno

Durante il sopralluogo psichico, sono emersi fotogrammi con anomalie in immagini che ho voluto sottoporre ad analisi spettrali come segue:

la prima immagine è stata scattata nel portico antistante un portale di accesso che, da come racconta Mario Bruneri durante l’intervista, dava accesso alla vecchia accettazione per eventuale ricovero:


Immagine originale del portico, sono visibili tre anomalie

In basso a destra: presunto O.R.B.S. nella sua compattezza
Al centro sulla colonna: presunto O.R.B.S. in trasparenza, ma dalle analisi non risulta conferma
In alto sulla volta del portico: è visibile un presunto O.R.B.S. e in seguito le analisi spettrali ne confermerebbero l’autencità.

Immagine Plotter 3D Thermal LUT–isolines: mostra il corpo dell’O.R.B.S. in alto e il secondo sul portale, meno compatto del primo in movimento.

Il secondo grafico in Plotter 3D in Spectrum LUT–Filled, mostra il calore termico dei due O.R.B.S. che teoricamente, secondo il software di analisi, darebbe conferma dell’autenticità.

La seconda anomalia in immagina fotografica, mostra forte carica energetica non visibile ad occhio umano, ma che è rimasta impressionata nella memoria virtuale della macchina durante lo scatto.

Immagine sottoposta a Software in fase separazione analitica dei colori e loro intensità

Immagine sottoposta a software nella fase Invert Color Thermal LUT:

Immagine sottoposta a Software in fase Plotter 3D Spectrum LUT – Mesh

Anche in questa fase analitica il software darebbe conferma di anomalie probabilmente da attribuire ad elettromagnetismo.

La terza anomalia emersa in fotogrammi è un’immagine antropomorfa dalle sembianze di volto umano.

Immagine Originale:

Dettaglio Immagine Originale, Punto V=Volto:

Immagine Originale Ritagliata:

Dettagli visivi Immagine:

Punto A: Calotta Cranica non definita – Punto B: Folte Sopracciglia – Punto C: Grandi Baffi biancastri – Punto D: Mento accentuato – Punto E: Naso

Immagine sottoposta in fase 3D–45° DX

Immagine in fase 3D vista frontale inclinata

Con vista frontale l'anomalia è sommariamente attribuibile ad immagine antropomorfa, la somiglianza con il Prof. Giovanni Marro è notevole

La quarta Immagine anomala scattata dalla finestra dentro la camera, che presumibilmente apparteneva all’epoca in cui lui fu internato, mostra questa immagine antropomorfa, la cui somiglianza si potrebbe attribuire a Mario Bruneri (Smemorato di Collegno)

Immagine Anomala Originale:

Immagine sottoposta ad analisi 3D frontale

Immagine 3D con rotazione DX:

Immagine 3D con rotazione ed inclinata a DX

Pareidolia o immagine antropomorfa? Anche in questo caso il software non ha potuto dare conferma, ma è anch’essa estremamente interessante.

I personaggi intervistati:

Mario Bruneri
(lo Smemorato di Collegno)

Prof. Vitige Tirelli
(anatomia)

Prof. Antonio Marro
(anatomia)

Inizio sessione:

Prefazione:

La durata dei dialoghi è molto lunga, circa un’ora di ascolto e quindi ho deciso di dividere in cinque parti, sotto il profilo metafonico e di carattere informativo riguardo dell’Ospedale Psichiatrico, va sottolineata la correttezza delle risposte, molto precise rispetto ad espresse domande. Alcune sono espressioni simpatiche e divertenti, altre tristi, anche se in alcuni punti Bruneri riesce a recitare la parte del malato psichiatrico, ma sommariamente i dialoghi rientrano nella logica di un discorso. il Prof Vitige, anch’esso molto diffidente, alla fine racconta qualche cosa, mentre il Prof. Marro nella fase finale si rifiuta di rispondere. Consigliamo di ascoltare tutte le parti, ne vale la pena, dove Bruneri dimostra una squisita collaborazione ed accompagna cortesemente e simpaticamente Michela per tutto il percorso, con affetto e cercando a modo suo di proteggerla. Va rammentato che queste entità restano vive nei luoghi vissuti e quindi rispondono al presente. In alcune parti dice cose tristi, di ciò che avveniva in quell’epoca, in altri frasi invece cose simpatiche ed è meravigliosa la sua preghiera di fronte alla cappella dell’Ospedale, il desiderio di voler riabbracciare i suoi figli che lui chiama “Monelli“.

Spesso manifesta il suo terrore, paure nel vedere o ricordare i trattamenti, molte frasi sono state volutamente omesse, purtroppo si sono immessi nella sessione anche altri personaggi ignoti che hanno manifestato loro desideri profondi con espresse richieste sessuali irripetibili nella pubblicazione e questo faceva contesto con il comportamento di tutti gli inservienti dell’ospedale, compresi alcuni medici, da come è stato raccontato e…troviamo contrastante una data, se seguiamo la sua storia riportata in vari documenti: alla domanda di quando fu internato lui risponde 1927, mentre le trascrizioni parlano del 1926 e liberato definitivamente nel 1931.

Il prof. Vitige, prima è un po scontroso, poi si apre e racconta qualche piccolo particolare. Purtroppo il Prof.Marro interviene, ma non rilascia nessuna dichiarazione, come del resto già lo stesso prof. Vitige annuncia poco prima. Il dialogo sarebbe stato ancora più intenso e lungo, Bruneri con molta precisione racconta di ciò che avveniva in quel periodo, ma ho preferito eliminare quelle parti, perché molto difficili da interpretare e diverrebbe noioso e poco scorrevole l’ascolto.

Per la lunghezza del video intero di 65 minuti, si è preferito dividerlo in tre parti.

Alcuni riferimenti storici sono estrapolati da: http://www.accademiadegliscacchi.it/storia.php

[link=http://epvr-research.webnode.it/]E.P.V.R. – Entity Paranormal Voice Research[/link] research.epvr@gmail.com

Mauro Radicchi
Albano Michela