La finestra di Overton e la manipolazione dell’opinione pubblica

Uno degli articoli di Altrogiornale.org che in poco più di 2 anni ha riscosso un numero di letture superiori alle 348.000 è stato “Le 10 regole del controllo sociale di Noam Chomsky” in merito alle strategie utilizzate per la manipolazione del pubblico attraverso i mass media. Un invito, citando testualmente un concetto del pensiero di Noam Chomsky, “a cogliere l’essenza delle cose dietro l’apparenza della realtà“.

Ovvio che, per i nostri lettori, si tratta di un titolo gettonatissimo perchè la presa di coscienza dell’esistenza di tecniche di controllo sociale non può che essere uno step fondamentale per la tutela della nostra libertà individuale poichè, conoscere, ci consente di visualizzare i fili di ordito e trama tessuta da coloro i quali hanno il potere su questo pianeta e, se li vediamo con chiarezza, ne restiamo liberi.

Sull’onda di questo tema, di seguito, per chi non ne avesse mai sentito parlare, vi proponiamo un altro interessante tassello di conoscenza in proposito.

Il sociologo americano Joseph P. Overton, vissuto tra il 1960 e il 2003, enuncia una teoria di ingegneria sociale che porta il suo nome: The Overton Window, ovvero, la finestra di Overton, un’abile e quanto mai sottile forma di persuasione occulta.

La finestra di Overton è un modello di rappresentazione delle possibilità di cambiamenti nell’opinione pubblica che, molto sinteticamente, descrive come delle idee, inizialmente totalmente respinte al loro apparire, possano essere in seguito accettate gradualmente dalla società, via, via, per diventare infine addirittura legge.

Dopo aver letto queste poche righe, inevitabilmente, ognuno di noi ha già associato mentalmente qualche esempio di scottante attualità e la lista è davvero lunghissima ma, approfondiamo.

Secondo Overton, una qualunque idea, anche la più paradossale ed incredibile, purchè ampiamente ed apertamente discussa in pubblico dibattito, ha una “finestra di opportunità” e conseguente possibilità, di potersi sviluppare nella società e di tentare di modificare la legge in suo favore.

La sottile tecnica, perchè ciò accada, deve essere in grado di proporre il dibattito su questa “idea” in modo ripetitivo e martellante avvalendosi di una triangolazione che vede coinvolte informazione (tv, giornali, internet), istituzioni e politica, in modo che il cittadino comune, senza neppure rendersene conto, se ne appropri e la faccia sua permettendo così il passaggio ai vari stadi:

unthinkable” (impensabile)
radical” (radicale)
acceptable” (accettabile)
sensible“(razionale)
popular” (diffusa)
policy” (legalizzata)

Un metodo, questo di Overton, che si allinea molto con il “principio della rana bollita” citato da Noam Chomsky e della citazione “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli.” di Oscar Wilde, quest’ultima molto amata da pubblicitari, esperti di marketing, esperti in tecnologie politiche e pubbliche relazioni, giornalisti mercenari, ovvero tutti gli specialisti per la manipolazione dell’opinione pubblica.

Non sono esenti da queste tecniche gli ambiti scientifici di divulgazione, sia essi di natura sanitaria che di “esplorazioni spaziali” o sviluppo tecnologico, strettamente legati a industrie multinazionali ed interessi finanziari. Così, molte “idee” contemporanee dall’apparente inaccettabilità, di lì a poco diventano riforme, obbligo indiscutibile “ispirato al bene comune”, od anche “ricerche” istituzionalmente finanziate con le tasse dei cittadini. Ed è forse il caso di aggiungere un’altra citazione ma questa volta di autore ignoto: “Oltre al danno, la beffa“.