Fort Mc Murray, un paradiso infernale

Il Giornale Online

141.000 kmq di foresta boreale ricoperti da sabbia bituminosa.

Non tutto il mondo (purtroppo) va nella stessa direzione.

E mentre in alcuni stati si inizia a parlare di “ecocity” e soluzioni di ecosostenibilità urbana, in altri si discute ancora di oro nero.

E' il caso di Fort McMurray, una cittadina dell'ovest canadese (stato dell'Alberta) ribattezzata “Fort McMoney” per l'incredibile fortuna portata proprio dal petrolio. Che però qui non sgorga dalla terra nè dalle profondità marine, ma è mescolato alla sabbia. E ricopre 141 mila chilometri quadrati di foresta boreale, il più grande ecosistema al mondo.

Cosa comporta questo “business nero”? 80 kg di gas effetto serra per ogni barile prodotto che moltiplicati per 1,2 milioni di barili al giorno fa 96 mila tonnellate di gas ogni 24 ore.

E non è tutto. Il vapore necessario per separare sabbia e metalli dal greggio ruba ogni anno 359 milioni di mq d'acqua dal fiume vicino, 1/5 dei quali viene poi pompato in laghi artificiali carico di scorie di lavorazione.

E accanto ai danni all'ambiente, vi sono soprattutto i danni alle persone: i dottori locali parlano di un aumento spropositato di casi di disordini immunitari, leucemie e cancro, anche molto rari, nella zona.

Secondo quanto emerge dall'articolo pubblicato su Io Donna dello scorso 29 Novembre, la produzione di petrolio di Fort McMurray dovrebbe triplicare entro il 2020.

Alla faccia del protocollo di Kyoto (che tra l'altro è stato siglato dal Canada senza alcun reale riscontro in termini di politiche ambientali) e del pacchetto europeo 20/20/20 che, proprio per quella data, si prefigge invece di raggiungere il 20% di emissioni di Co2 in meno e il 20% in più di energia da fonti rinnovabili.

Fonte http://eco.myblog.it/tag/petrolio

Per saperne di più http://www.magrini.net/Parole/oilsands.html