Gli U.F.O. di Alessandro Magno

Il Giornale Online

Di Russ Crawford

Traduzione di Zret

Ho tradotto un articolo dello studioso di Clipeologia, Russ Crawford. Volevo dedicare questo breve studio all’amico Menphis, appassionato, come me, di misteri oltre che persona squisita, intelligente e sensibile.

Il più noto episodio che si riferisce ad un incontro di Alessandro Magno con gli U.F.O. risale al 329 a.C. Alessandro aveva deciso di invadere l’India e stava accingendosi a guadare il fiume Indo per assalire l’esercito di Poro, quando “scintillanti scudi d’argento” piombarono giù e sorvolarono più volte il campo di battaglia.

Questi “baluginanti scudi d’argento” spaventarono i cavalli che fuggirono precipitosamente. Ebbero un effetto simile sui destrieri e gli elefanti dei nemici, così che è difficile accertarsi da che parte gli U.F.O. stessero. Comunque, nonostante l’esito positivo della battaglia, Alessandro decise di non procedere oltre.

Sette anni prima Alessandro si era confrontato con la sfida più grande della sua carriera militare. Nel suo progetto di conquistare l’Impero persiano, egli comprese che era necessario espugnare la città di Tiro col fine di evitare che i Persiani ne usassero il porto per schierare una flotta contro il suo esercito.

La città di Tiro era stata distrutta e ricostruita ad una certa distanza dal luogo originario su un’isola un po’ discosta dal litorale. Poiché il figlio di Filippo II non aveva una flotta potente, decise di usare i ruderi della vecchia Tiro per costruire una strada rialzata che consentisse di arrivare alla Tiro nuova.

Questa operazione richiese ad Alessandro sei mesi ma, quando fu completata e le sue truppe sferrarono l’attacco, esse furono facilmente rintuzzate, poiché le mura erano troppo alte per essere scalate velocemente e troppo spesse per essere abbattute. Non solo, la strada rialzata era troppo stretta per consentire di sferrare un attacco massiccio per sopraffare il nemico e per scalare le mura.

Non fu un problema solo per Alessandro, ma apparentemente anche per Dio. Sia il profeta Ezechiele sia il profeta Isaia (Ez. 27 e 28; Is. 23) avevano parlato di una maledizione di Tiro e della sua distruzione. Come poté Alessandro ottenere il suo scopo? Come poté Dio assicurarsi che la sua volontà si adempisse?

Alcuni storici raccontano che durante un attacco alla città, un disco volante sparò un raggio di luce contro una parte delle mura: il settore del bastione successivamente crollò. Gli uomini di Alessandro penetrarono attraverso la breccia e conquistarono la città.

Da notare che anche gli storici tirii, ossia della medesima nazionalità degli sconfitti, riportano la stessa causa per indicare la caduta della loro città. Di solito, i motivi addotti per spiegare una sconfitta sono diversi, se si considera la versione dei vinti e quella dei vincitori.

Prima di lanciare l’offensiva finale contro l’Impero persiano, Alessandro interpellò l’oracolo di Siwah, oasi del deserto egiziano. Il generale macedone aveva, con pochi uomini, attraversato il deserto, ma non tenne conto delle difficoltà dell’impresa così che si trovò senz’acqua e con il rischio di morire di sete.

Quasi miracolosamente, si scatenò un improvviso temporale che fornì l’acqua necessaria per terminare il viaggio sino a Siwah. Nessuno storico cita dischi volanti, ma l’episodio ricorda le strane “nuvole” spesso descritte nella Bibbia.

Fonte http://zret.blogspot.com/2007/03/gli-ufo-di-alessandro-magno-articolo-di.html