Green farming, una piccola fattoria per sperimentare il futuro di un’agricoltura sostenibile ma su larga scala

Green farming, una piccola fattoria per sperimentare il futuro di un’agricoltura sostenibile ma su larga scala

earth-600-x-600 agricoltura sostenibileUn’agricoltura sostenibile è davvero possibile? Alla Marsden Farm di Boone County, Iowa, sembrerebbe di sì.

Il ricercatore Adam Davis del Ministero dell’Agricoltura statunitense e l’agronomo Matt Liebman dell’Università dell’Iowa, hanno messo a punto un piano per fondere le moderne tecnologie utilizzate in agricoltura industriale, con le tecniche tradizionali di cura del raccolto. Nei 8 ettari di terra della fattoria, il team ha ricavato 3 appezzamenti che ha coltivato con tre diversi metodi e tipi di colture. Nel primo lotto sono stati piantati soia e mais trattati con pesticidi chimici, com’è uso nell’agricoltura industriale oggi. Per il secondo, si è deciso di usare grano, soia e avena e di lasciare a maggese il terreno con del trifoglio rosso, utilissimo come sovescio, in quanto assorbe l’azoto presente nell’aria d’inverno e lo restituisce al terreno in primavera; in pratica, una sorta di ricostituente naturale.

Nell’ultimo appezzamento, i ricercatori hanno optato per una coltivazione foraggera con dell’erba spagna (o erba medica). L’erba medica, utilizzata come cibo per il bestiame, ha indotto così la produzione di concime naturale per il terreno. Anche per gli altri tre lotti sono stati utilizzati pesticidi ed erbicidi, ma in misura largamente minore e con un approccio differente rispetto al solito: anziché spargerli indistintamente su tutto il terreno, e a cadenza routinaria, si è pensato di somministrarli in aree dedicate e in quantità ben definite, con un notevole risparmio anche in termini di costi.

Dopo 8 anni di studi, gli scienziati sono arrivati alla conclusione che un’agricoltura sostenibile è possibile, e migliore, in molti sensi.

Hanno rilevato che nei lotti con coltivazioni non intensive (quelli n.2 e n.3) è stata utilizzata, nel tempo, una quantità di agenti chimici 8 volte inferiore rispetto a quella utilizzata nel lotto numero uno, e un 86% di fertilizzante sintetico in meno. Con effetti positivi anche sulle acque circostanti. Inoltre, i campi coltivati in modo più tradizionale sono molto più resilienti ai cambiamenti climatici, spesso drastici, di questi ultimi anni; perché il periodo del maggese e delle coltivazioni foraggere permette al terreno di ricaricarsi di nutrienti, e quindi, di rendere le piante più forti e più sane.

Il risultato? Raccolti più abbondanti, più economici, più naturali e ambiente più pulito.

Enrica Bartalotta

tuttogreen.it