I Muse: la scure della censura si abbatte su H.A.A.R.P.

I Muse sono un gruppo musicale rock di Teignmouth (Devon, Inghilterra). I testi delle loro canzoni, scaturiti principalmente dal pensiero del solista, Matthew Bellamy, sono imperniati su temi come l'apocalisse, la guerra, la vita, l'universo.

La formazione britannica è composta da Matthew James Bellamy (voce, chitarra elettrica, pianoforte e tastiere), Christopher Anthony Wolstenholme (basso elettrico, seconda voce e chitarra), Dominic James Howard (batteria e percussioni).

Tra le pochissime band veramente engagé della scena musicale contemporanea, i Muse nella loro ultima produzione, risalente a marzo 2009, un DVD con un loro concerto tenuto al Wembley Stadium, denunciano H.A.A.R.P. e scie chimiche. Bellamy ha recentemente dichiarato, a proposito della grandiosa performance londinese: “La scenografia del palco mostra una ricostruzione di H.A.A.R.P., una bizzarra installazione di antenne situate in Alaska che servono per compiere il lavaggio del cervello. Questo apparato spara nell'atmosfera delle microonde che ci rendono docili e che riducono la percezione della realtà in uno stretto raggio”.

Sono parole quanto mai appropriate e non sorprende che i recensori italiani del DVD, pur dilungandosi in giudizi di solito elogiativi sulle composizioni dense di pathos dei Muse, non spendano una sola parola per spiegare il significato del titolo H.A.A.R.P. I critici musicali non accennano neppure alla denuncia del trio di Teignmouth contro il potere sinistro che tenta di soggiogare l'umanità. L'accorata voce di Bellamy, che si intreccia ad aspre armonie e ad inquieti contrappunti, si perde nel silenzio dell'indifferenza.

Con incredibile nonchalance i recensori glissano sul mordente dei testi, sulla valenza eversiva del titolo H.A.A.R.P.: ignorandolo, attuano una forma di censura forse non meno deprecabile di altre più dirette e draconiane.

E' comunque eloquente questo imbarazzato silenzio. I censori colpiscono anche fingendo di non aver capito, come se H.A.A.R.P. fosse un suono onomatopeico. L'importante è che abbiamo capito noi.

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