Il consumo di latte implicato in malattie e sterilità

Il Giornale Online
Latte e malattie

Dalla rivista Good Medicine del Physician's Committee for Responsible Medicine.

Da lungo tempo si sospetta che la componente proteica del latte vaccino sia una delle principali cause di diabete infantile e un nuovo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine avvalora ora questa tesi. Confrontando i dati di diversi Paesi, risulta evidente che la prevalenza di diabete insulino-dipendente va di pari passo con il consumo di latte vaccino. I bambini che non hanno fatto uso di prodotti a base di latte vaccino nella prima infanzia presentano un rischio notevolmente inferiore di sviluppare diabete.

Nel nuovo studio, dei ricercatori canadesi e finlandesi hanno rilevato elementi che chiamano in causa il latte vaccino in tutti e 142 i bambini diabetici esaminati. Il “colpevole” sembra essere una proteina del latte di mucca, l’albumina di siero bovina, che differisce dalle proteine umane quel tanto che basta per scatenare la produzione di anticorpi da parte del corpo umano. Questi in seguito attaccano e distruggono le cellule beta responsabili della produzione di insulina nel pancreas. Tutti i 142 bambini diabetici presentavano alti livelli di anticorpi specifici per la proteina vaccina al momento della diagnosi di diabete. I ricercatori hanno rilevato che anche i bambini non diabetici possono presentare tali anticorpi, benché solo in numero limitato.

La forma di diabete che si instaura in età infantile (diabete insulino-dipendente) è una delle cause principali di cecità e contribuisce a problemi di salute che includono malattie cardiache, problemi ai reni e amputazione dovuta a cattiva circolazione. Il nuovo studio indica che la combinazione di predisposizione genetica e consumo di latte vaccino è la causa della forma infantile del diabete. Se la teoria è corretta, gli anticorpi si possono formare anche in risposta a quantitativi limitati di latticini.

Il diabete diventa evidente quando vengono distrutte tra l’80% e il 90% delle cellule beta che producono insulina. Perché questa forma di diabete a volte non si manifesta fino all’età adulta? Non sempre si riscontrano le sedi delle cellule beta che vengono attaccate dagli anticorpi. Queste tendono a comparire in seguito ad infezioni, che possono coincidere con la distruzione da parte degli anticorpi di alcune delle cellule produttrici di insulina. Sebbene sia stato dimostrato che può essere necessaria la predisposizione genetica perché si sviluppi il diabete, non esiste un modo per determinare con certezza quali bambini sono predisposti. Anche i gemelli monozigoti, che condividono lo stesso patrimonio genetico, spesso differiscono nella risposta al diabete: un bambino può sviluppare la malattia, mentre l’altro ne rimane immune, apparentemente a seconda del rispettivo consumo di latte e delle infezioni che danneggiano le cellule pancreatiche.
La American Academy of Pediatrics ora raccomanda di non somministrare latte di mucca intero ai bambini al di sotto dell’anno di età. La preoccupazione principale dell’organizzazione non è il diabete, ma l’anemia da mancanza di ferro, che è molto più probabile con una dieta ricca di latticini. In primo luogo, i prodotti caseari a base di latte vaccino sono molto poveri di ferro, contengono infatti solo circa un decimo di milligrammo per porzione (circa 0,2 litri).

Per ottenere la dose giornaliera raccomandata (RDA, Recommended Daily Allowance) di ferro, pari a 15 mg al giorno per i bambini al di sotto dell’anno d’età, un bambino dovrebbe consumare più di 31 porzioni da un quarto di litro di latte al giorno. La carenza di ferro non è dovuta semplicemente al fatto che il latte è povero di ferro e che il suo consumo tende a limitare il consumo di altri cibi che ne sono ricchi. Il latte causa la perdita di sangue dal tratto intestinale riducendo a lungo andare i depositi di ferro dell’organismo. Non è ancora chiaro in che modo esattamente il latte vaccino causi la perdita di sangue, ma si ipotizza che il colpevole sia l’albumina bovina, la quale provoca una reazione del sistema immunitario che porta alla perdita di sangue. La pastorizzazione non elimina il problema.

Alcuni ricercatori della University of Iowa hanno recentemente scritto al Journal of Pediatrics, “..in una larga percentuale di bambini il consumo di latte vaccino accentua in modo sostanziale la perdita di emoglobina. Alcuni bambini sono particolarmente sensibili al latte vaccino e possono perdere grandi quantità di sangue.”

Il latte contiene calcio, ma non è unico sotto questo aspetto. Cavoli, broccoli e altri vegetali a foglie verdi contengono calcio facilmente assimilabile dall’organismo. Un recente studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha rilevato che l’assorbimento di calcio era in realtà superiore per il cavolo che per il latte e ha concluso che “verdure come il cavolo possono essere considerate almeno equivalenti al latte in termini di assorbimento di calcio.” I broccoli contengono addirittura più calcio per caloria del latte, i fagioli ne contengono in grande quantità e anche il succo d’arancia arricchito fornisce un buon apporto. Dal punto di vista nutritivo non c’è alcuna necessità che i bambini consumino latte di mucca. Il nuovo studio conferma ulteriormente la necessità di capovolgere la raccomandazione del governo statunitense che tutti i bambini bevano latte vaccino: non c’è ragione di raccomandarlo.

Latte e sterilità

Da SCIENCE NEWS, 3/12/94.

Le donne che vorrebbero avere un figlio ma non riescono a concepire farebbero bene a riconsiderare il ruolo che i latticini occupano nella loro alimentazione, suggerisce un nuovo studio. Un gruppo di ricercatori negli Stati Uniti e in Finlandia ora riferisce che, laddove il consumo pro-capite di latte è più elevato, le donne tendono a incontrare la maggiore riduzione di fertilità legata all’età.

Con l’eccezione di alcune popolazioni nordeuropee e dei loro discendenti, la maggior parte degli adulti perdono la capacità di digerire facilmente il lattosio, uno zucchero presente nel latte. “Poiché l’intolleranza al lattosio scoraggia il consumo di grandi quantitativi di latte e altri prodotti caseari ricchi di galattosio, uno zucchero apparentemente tossico per gli ovociti umani, questa peculiarità può essere vantaggiosa”, osservano il ginecologo Daniel W. Cramer della Harvard Medical School e i suoi collaboratori.

Cinque anni fa Cramer collegò il consumo di galattosio a un aumentato rischio di cancro ovarico. Per cercare indizi comprovanti l’effetto di questo zucchero sulla fecondità, il suo gruppo paragonò i dati pubblicati da 36 Paesi su tasso di fertilità, consumo di latte pro-capite e ipolattasia, la ridotta capacità da parte dell’adulto di digerire il lattosio. Nel numero del 1 febbraio dell’American Journal of Epidemiology viene ora riportata una corrispondenza tra alti livelli di consumo di latte e diminuzione della fertilità, che comincia già in donne di 20-24 anni.

L’importanza di tale corrispondenza – e del tasso di diminuzione della fertilità – cresceva con ogni successivo gruppo di età studiato. In Tailandia ad esempio, dove il 98% degli adulti è ipolattasico, la fertilità media nelle donne tra i 35 e i 39 anni è inferiore solo del 26% rispetto ai tassi massimi (a un’età di 25-29 anni). Al contrario, in Australia e nel Regno Unito, dove l’ipolattasia riguarda solo circa il 5% degli adulti, la fertilità media nel gruppo di donne dai 35 ai 39 anni è di ben 82% al di sotto dei tassi massimi.

Molti fattori – compresi l’età media di matrimonio, il tasso di divorzio, l’uso di contraccettivi e il livello di ricchezza individuale – influenzano la fertilità, ammettono gli autori. “Tuttavia”, fa notare Cramer, “la nuova analisi offre “una conferma demografica di quello che abbiamo osservato sia a livello sperimentale, con la somministrazione di grandi quantità di galattosio ai topi, che clinico, nelle donne con galattosemia (l’incapacità di metabolizzare galattosio).” Le donne con questo disturbo che presentano alte concentrazioni di tale zucchero nei tessuti sono sterili”, osserva.

Articolo fornito da Mark Graffis

Traduzione italiana di Jessica Boveri

fonte:www.ivu.org