IL CRISTIANESIMO ESOTERICO

Il Giornale OnlineNecessità di un insegnamento differenziato

È un’idea largamente diffusa, quindi accreditata, che nel cristianesimo non esista insegnamento occulto e che i Misteri, tanto i Minori che i Maggiori, siano stati un’istituzione puramente pagana. Il nome stesso di “Misteri di Gesù”, così familiare alle orecchie dei cristiani dei primi secoli, causerebbe viva sorpresa ai loro moderni successori e, se inteso a significare una speciale e definita istituzione della Chiesa primitiva, susciterebbe un sorriso d’incredulità.

Invero, il non avere il Cristianesimo segreto alcuno è stato considerato oggetto di vanto e fu affermato che a tutti dice e insegna tutto quanto ha da dire e da insegnare. Le sue verità sono ritenute così semplici, che l’uomo ordinario, per quanto di limitato intelletto, non può in esse andare errato, e il detto “semplice come il Vangelo” è divenuto un luogo comune.

È perciò necessario provare chiaramente che, almeno nella Chiesa primitiva, il Cristianesimo, al pari delle altre religioni, possedeva una parte occulta e custodiva, quale inestimabile tesoro, i segreti rivelati soltanto a pochi eletti nei Misteri. Ma, prima di far questo, sarà bene considerare l’intera questione di detto lato occulto delle religioni e vedere perché sia necessario che un tale lato esista in una religione se questa deve divenire vigorosa e stabile; poiché così l’esistenza di esso anche nel Cristianesimo apparirà ovvia conclusione e le allusioni che se ne trovano negli scritti dei Padri della Chiesa, risulteranno semplici e naturali e non sorprendenti e incomprensibili.

L’esistenza di questo esoterismo è dimostrabile come fatto storico, ma si può anche dimostrare che, intellettualmente, esso è una necessità. Qual’è lo scopo delle religioni? Esse furono date al mondo da uomini più saggi delle masse cui erano destinate ed hanno per scopo di affrettare l’evoluzione umana. Per giungere a ciò efficacemente esse devono pervenire agli individui ed avere un’azione diretta su di loro.

Ora tutti non sono al medesimo stadio d’evoluzione, potendosi anzi raffigurare l’evoluzione come una scala ad ogni gradino della quale stiano degli uomini. I molto evoluti sono assai al disopra dei poco evoluti, sia per intelligenza, sia per carattere; la capacità di capire e di agire varia ad ogni stadio. È perciò inutile dare a ciascuno lo stesso insegnamento religioso, poiché ciò che sarebbe di giovamento all’uomo intellettuale sarebbe affatto incomprensibile per l’uomo tardo di mente e ciò che manderebbe in estasi il Santo lascerebbe freddo il delinquente.

D’altra parte l’insegnamento atto ad aiutare i non intelligenti è intollerabilmente rozzo e meschino per il filosofo e ciò che redime il malfattore è affatto inutile per il Santo. Nondimeno ogni categoria di uomini ha bisogno della religione per innalzarsi ad una vita superiore e nessuna categoria può essere sacrificata all’altra. La religione deve essere graduale come l’evoluzione, altrimenti non raggiunge il suo scopo.
Il lato occulto dell'insegnamento

Quanto abbiamo detto fin qui basti a dimostrare la necessità teorica di un lato occulto in tutte le religioni. Dalla teoria venendo ai fatti, naturalmente domandiamo: Questo lato occulto ha nel passato fatto parte delle religioni del mondo? La risposta è immediata e affermativa senza esitazione di sorta; ogni grande religione ha asserito di possedere un insegnamento nascosto ed ha dichiarato di essere depositaria di sapienza teoricamente e praticamente mistica, ossia di sapienza occulta.

La spiegazione mistica dell’insegnamento popolare era pubblica e lo esponeva sotto forma d’allegoria dando alle asserzioni ed alle narrazioni rozze e irrazionali un significato che l’intelletto poteva accettare. Dietro a tale misticismo teorico, come questo era dietro all’insegnamento popolare, esisteva il misticismo pratico, un insegnamento occulto e spirituale che era comunicato solo sotto certe ben definite condizioni, conosciute e rese pubbliche, alle quali ogni candidato doveva conformarsi completamente.

S. Clemente d’Alessandria fa menzione di questa divisione dei Misteri. Dopo la purificazione, egli dice, “vi sono i Misteri Minori che hanno qualche fondamento d’istruzione e di preparazione preliminare per quello che deve venire dopo; ed i Misteri Maggiori nei quali non rimane più nulla da imparare nell’universo, ma solo contemplare e comprendere la natura e le cose”.

Nulla a questa proposizione si può opporre per quanto concerne le antiche religioni. I Misteri dell’Egitto erano la gloria di quell’antica terra ed i più nobili figli della Grecia, come per esempio Platone, andavano a Sais ed a Tebe per essere iniziati dai Maestri di Sapienza egizi… Il punto culminante dei Misteri era quello in cui l’Iniziato diveniva un Dio, sia per l’unione con l’Essere divino esterno a se stesso, sia per aver riconosciuto il divino sé interiore.

Una risposta da Origene a Celso

Ma che vi siano certe dottrine non rese note alla moltitudine, le quali però vengono “rivelate” dopo che quelle exoteriche sono state insegnate, non è una specialità del solo Cristianesimo, ma altresì dei sistemi filosofici nei quali certe verità sono exoteriche ed altre esoteriche. Alcuni degli uditori di Pitagora si contentavano del suo ipse dixit, mentre altri erano istruiti segretamente in quelle dottrine non ritenute atte ad esser comunicate ad orecchie profane e non sufficientemente preparate.

Di più, tutti i Misteri che sono celebrati in ogni luogo della Grecia e dei paesi barbari, benchè mantenuti segreti, non sono sottoposti a nessun discredito, così che invano egli tenta di calunniare le dottrine segrete del Cristianesimo, visto che non ne intende bene la natura …

Io non ho ancora parlato dell’osservanza di tutto quello che si trova scritto negli Evangeli, ognuno dei quali contiene molta dottrina difficile a comprendere non solo dalla moltitudine, ma persino da certi tra i più intelligenti, poiché quella dottrina include una profondissima spiegazione delle parabole che Gesù detto a “quelli al di fuori”, mentre riserbava l’esposizione del loro completo significato a quelli che eran passati oltre il grado dell’insegnamento exoterico e che venivano privatamente a Lui “nella casa”. E quando Egli arriverà a capirlo, ammirerà la ragione per cui vien detto che alcuni sono “fuori” ed altri “nella casa”.

… Lamentando Celso che i peccatori fossero ammessi nella Chiesa, Origene risponde che la Chiesa aveva farmaci per quelli che erano malati ed altresì lo studio e la conoscenza delle cose divine per quelli che erano in buona salute. Ai peccatori insegnavasi a non peccare e solo allorché si constatava che avevano fatto qualche progresso e che gli uomini erano “purificati per la Parola” allora e non prima, noi li invitiamo a partecipare ai nostri Misteri. Perciocché parliamo di Sapienza fra coloro che son perfetti.

Un brano di Ignazio, Vescovo d’Antiochia

Ignazio, Vescovo d’Antiochia era un discepolo di S. Giovanni. Questa sua epistola risulta molto interessante perché parla in modo molto chiaro dei Misteri: “Non potrei io scrivervi cose più piene di Mistero? Ma io temo di farlo, ond’io non faccia del male a voi che altro non siete che fanciulli. Perdonatemi in questo riguardo onde voi non essendo atti a riceverne il peso, non siate da questo soffocati.

Poiché io stesso, nonostante sia vincolato (per Cristo) e sia capace d’intendere le cose celesti, gli ordini angelici e le diverse specie di angeli, la differenza tra i poteri e le dominazioni e la diversità dei troni e delle autorità, la potenza degli eoni e la preminenza dei cherubini e dei serafini, la sublimità dello Spirito, il regno del Signore, e soprattutto l’incomparabile maestà dell’Onnipotente Iddio, benché io conosca tutte queste cose, pure non sono, per questo, in alcun modo perfetto, né sono io un discepolo come Paolo e Pietro”.

Un passo dalla Stromata di Giamblico

Nella Stromata, o Miscellanee, di S. Clemente d’Alessandria, vi sono molti riferimenti ai Misteri esistenti a quel tempo. Ne riportiamo un passo molto istruttivo: “Il Signore… ci permise di far parte di quei divini Misteri e di quella santa luce a quelli che son capaci di riceverla. Certamente Egli non rivelò ai molti ciò che ai molti non apparteneva, ma ai pochi a cui Egli sapeva che essi (i Misteri) appartenevano ed i quali erano capaci di riceverli e di esser formati a seconda di essi. Ma le cose segrete sono confidate alla parola, non alla Scrittura siccome è il caso con Dio”.

L'insegnamento nei Misteri

Giamblico, il gran teurgo del III e IV secolo d.C., non solo ci parla dei Misteri ma ne descrive anche le teorie ivi enunciate che riassumiamo brevemente: Vi è UNO anteriore a tutti gli esseri, immobile, dimorante nella solitudine della proprio unità. Da QUELLO sorge il Dio supremo, generato da Se stesso, il Buono, la Sorgente di tutte le cose, la Radice, il Dio degli Dei, la Causa Prima che si sviluppa in Luce.

Da questa causa procede il Mondo Intelligibile, l’Anima del Mondo, che noi conosciamo a cui appartengono gli Dei incorporei: “le divine forme intellettuali che sono presenti con i visibili corpi degli Dei”. Segue quindi la descrizione delle varie gerarchie di esseri sovrumani: Arcangeli, Arconti o Cosmocreatori, Angeli, Demoni; ecc. L’uomo viene considerato un essere d’ordine inferiore però affine ad essi nella sua natura e perciò capace di conoscerli. Era proprio questa conoscenza che veniva conseguita nei Misteri e conduceva il candidato all’unione con Dio.

Alcune parole del Maestro Gesù

Vi sono dei passi del Vangelo in cui le parole del Maestro, in modo assai chiaro, alludono all’insegnamento esoterico presente nella Chiesa di allora. Una di queste, che altrimenti non avrebbe significato, recita: Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci (Mt 7,6). Va ricordato che, in quei tempi, la parola “cane” indicava anche coloro che “erano fuori” da un certo gruppo di persone che perseguivano un interesse comune.

Un altro passo, a cui chiaramente adduce a coloro che “erano fuori” e pertanto non pronti ad un certo tipo di informazione, recita: Ora quando Egli fu solo, coloro che lo seguitavano coi dodici, lo domandarono della parabola. Ed Egli disse loro: A voi è dato intendere il mistero del regno di Dio; ma a coloro che son di fuori tutte queste cose si propongono per parabole (Mc 4,10-11).

E quindi continua: E con molte di tali parabole esponeva loro la parola, secondo che potevano intendere. E non parlava loro senza similitudine; ma in disparte egli dichiarava ogni cosa ai suoi discepoli (Mc 4,33-34, Lc 8,10). Molto esplicita anche la frase di Gesù quando dice ai suoi Apostoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso (Gv 16,12). L’insegnamento di Gesù, ai suoi apostoli, continuò anche dopo la sua resurrezione, dice al proposito la Pistis Sophia: Gesù passò undici anni parlando con i suoi discepoli e dando loro istruzioni.

Il parere di S. Paolo

Tra i molti abbiamo scelto due brani di San Paolo che sono estremamente eloquenti: “Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; perché siete ancora carnali: dal momento che c’è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?” (1 Cor 3,1-3).

“Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. (1 Cor 2,6-9).

Quando e perché venne perso l'insegnamento

Le convulsioni sociali e politiche che accompagnarono la morte dell’impero romano cominciarono a minare la vasta compagine e anche i Cristiani furono presi nel vortice degli interessi egoistici in contrasto. Troviamo ancora allusioni sparse circa la speciale conoscenza impartita ai capi ed agl’insegnanti della Chiesa, conoscenza delle Gerarchie celesti, istruzioni date dagli Angeli, ecc.

Ma la mancanza di discepoli adatti fece sì che i Misteri cessassero come istituzione pubblicamente riconosciuta e l’insegnamento venisse dato sempre più segretamente a quelle anime ognor più rare le quali, imparando la purezza e la devozione, si mostravano capaci di riceverlo.

Non si trovarono più Scuole dove venivano impartiti gl’insegnamenti preliminari e con la scomparsa di esse la porta fu chiusa. Nondimeno nel Cristianesimo si possono rintracciare due correnti che hanno per sorgente i Misteri scomparsi; una, della dottrina mistica che fluiva dalla Sapienza, dalla Gnosi impartita nei Misteri, l’altra della contemplazione mistica che faceva ugualmente parte della Gnosi e conduceva all’estasi, alla visione spirituale.

Quest’ultima, però, separata dalla conoscenza, portava raramente alla vera estasi e tendeva o a scorrere senza freno nelle regioni inferiori dei mondi invisibili, o a perdersi fra una policroma folla di sottili forme superfisiche, visibili quali apparenze oggettive all’intera visione prematuramente forzata dai digiuni, dalle vigilie e dallo sforzo d’attenzione – ma prodotte principalmente dai pensieri e dalle emozioni del veggente.

Anche quando le forme osservate non erano pensieri resi obbiettivi, erano però guardate attraverso l’atmosfera falsata delle idee e delle credenze preconcette e quindi rese, per la maggior parte, poco attendibili. Nondimeno alcune erano davvero visioni di cose celesti e Gesù veramente appariva di tempo in tempo ai Suoi devoti e gli Angeli qualche volta illuminavano della loro presenza la cella del frate e della religiosa, la solitudine del devoto estatico e del paziente ricercatore di Dio.

Negare la possibilità di tali esperienze sarebbe menare un colpo alla radice stessa di ciò che è stato più fermamente creduto in tutte le religioni e che è noto a tutti gli Occultisti: l’intercomunicazione fra gli Spiriti velati nella carne e quelli ravvolti in vestimenta più sottili, il contatto della mente con la mente attraverso le barriere della materia, lo svilupparsi della Divinità nell’uomo, la conoscenza certa di una vita oltre la soglia della morte…

… Ma mentre c’inchiniamo riverenti a questi Figli della Luce sparsi nei secoli, siamo forzati di riconoscere in loro l’assenza di quell’unione di sagace intelletto e di alta devozione che venivano uniti nella disciplina dei Misteri, e mentre ci facciamo meraviglia che essi si librassero tanto in alto, non possiamo fare a meno di desiderare che i loro doni preziosi fossero stati sviluppati sotto quella magnifica “disciplina arcani”.

La necessità di riproporre l'esoterismo

È questa è la cosa più d’ogni altra necessaria ora al Cristianesimo, poiché appunto per difetto di sapienza perisce il fiore della Cristianità. Se gl’insegnamenti esoterici potessero essere ristabiliti e attrarre fervidi e pazienti studiosi non passerebbe molto tempo prima che anche il lato occulto fosse ripristinato. I discepoli dei Misteri Minori diverrebbero candidati per i Misteri Maggiori e col riacquistare la conoscenza, gli insegnamenti avrebbero di nuovo autorità.

… Appare manifesto, a chiunque si dia la pena di studiare gli ultimi quaranta anni del secolo trascorso, che gran numero di persone serie e morali sono uscite dal grembo delle chiese perché gli insegnamenti che ricevevano non soddisfacevano il loro intelletto… Chiunque esamini accuratamente i fenomeni che si presentano, ammetterà che uomini d’alto intelletto sono stati forzati ad abbandonare il Cristianesimo a causa della rudezza delle idee religiose loro presentate, delle contraddizioni che si riscontrano negli insegnamenti autorevoli e dei concetti inammissibili per qualunque intelligenza educata, circa Dio, l’uomo e l’universo.

Conclusione di Eliphas Lèvi

Alfonso Luigi Constant (1810-1875), meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di Eliphas Lèvi, ha espresso in modo assai chiaro il danno dovuto alla perdita dei Misteri e la necessità del loro ripristino, con le seguenti parole: “Una grave calamità accadde al cristianesimo. Il tradimento dei Misteri per opera dei falsi Gnostici – poiché gli Gnostici, cioè quelli che sanno, erano gli iniziati del Cristianesimo primitivo – fu causa che la Gnosi venisse rigettata ed alienò la Chiesa dalle supreme verità della Cabala che contiene tutti i segreti della teologia trascendentale…

Fate che la scienza più assoluta, la più alta ragione, divengano ancora una volta patrimonio dei conduttori del popolo; fate che l’arte sacerdotale e l’arte reale riprendano il doppio scettro dell’antiche iniziazioni, ed il mondo sociale uscirà di nuovo dal Caos.

Non ardete più le immagini sante; non demolite più i templi; templi ed immagini sono necessari agli uomini; ma scacciate i mercenari dalla casa di preghiera; fate che i ciechi non siano più conduttori di ciechi, ricostruite la gerarchia dell’intelligenza e della santità e quali Maestri di coloro che credono riconoscete soltanto coloro che sanno. Vorranno le Chiese d’oggi riprendere l’insegnamento mistico, i Misteri Minori, e così preparare i figli loro per la restaurazione dei Misteri Maggiori, attirando di nuovo gli Angeli quali Maestri ed avendo per Ierofante (Sacerdote, N.d.R.) il Divino Maestro Gesù. Dalla risposta a questa domanda dipende l’avvenire del cristianesimo”.

Fonte: Annie Besant, 'Il_Cristianesimo esoterico', (Ed Adyar)