Il mito egizio eliopolitano interpretato in chiave solare

Il mito egizio eliopolitano interpretato in chiave solare

Mito Egizio

Il mito egizio, nelle sue linee principali, cioè tralasciando le innumerevoli divinità accessorie, è di una semplicità estrema e può essere così brevemente schematizzato: in principio vi fu Nun, il Caos, il non creato.

Dal Nun emerse una collinetta dalla quale nacque Atum, la cui ombra era Iasaaset, poi indicata con Amonet, la madre del creato, la madre che è padre: non essendo stata generata, la primitiva divinità ha sempre un carattere androgino o ermafrodita. Nun, sputando o eiaculando, diede vita a Shu (l’aria) e Tefnut (l’umido, l’acqua), i quali a loro volta generarono Geb (la terra) e Nut (il cielo). Nut e Geb, il cielo e la terra, generarono quattro figli gemelli, due maschi e due femmine, Osiride e Seth, Iside e Neftis. Riporto un passo estratto da E.A. Wallis Budge, Osiride e la Resurrezione egiziana: “La figura centrale della religione egizia era Osiride, ed i fondamenti principali del suo culto erano la fede nella sua divinità, nella morte, risurrezione, e nel controllo assoluto dei destini dei corpi e delle anime degli uomini. Il punto centrale di ogni religione osiriana fu la speranza nella resurrezione in un corpo trasformato e nell’immortalità”.

Osiride è quindi la divinità centrale della teologia eliopolitana, ma attorno a lui ruotano il fratello e le due sorelle. Una storia racconta che Osiride viene ucciso dal gemello Seth con l’aiuto di 72 congiurati e ridotto in quattordici pezzi dispersi per tutto l’Egitto. La sposa sorella Iside intraprende quindi un viaggio per ritrovare i pezzi dell’amato riuscendone a raccogliere 13 in quanto uno, il pene, viene ingoiato dal pesce sacro del Nilo, l’Ossirinco. I due fratelli Iside e Osiride generarono Horus e sulla nascita di quello che poi diventerà forse il dio più benefico e importante si hanno diverse versioni fra cui quella che il concepimento sia avvenuto dopo la risurrezione di Osiride, cioè dopo che Iside ritrova il pene disperso di Osiride, ma non si può non considerare la versione di Plutarco: “Dicono che … Iside e Osiride innamoratisi tra loro si unissero al buio nell’utero della madre prima di nascere…”, e quindi Horus sarebbe coesistente con il padre. In effetti bisogna tener presente che gli dèi egizi erano antropomorfizzazioni di astrazioni e rappresentavano concetti, la nascita era l’elemento narrativo per indicare che Horus derivava da Osiride. In alcuni miti Horus è considerato fratello di Osiride e Seth. Horus affronta poi Seth per vendicare la morte del padre e perde un occhio mentre Seth perde i testicoli.

Fin qui, e per sommi capi, lo schema e le interazioni delle principali divinità di Eliopoli, la citta del Sole. E al sole dobbiamo guardare se vogliamo comprendere il significato della mitologia appena raccontata. A coppie le divinità sia maschili che femminili, pur essendo fratelli, sono fra loro antagonisti: Iside e Neftis fra le donne e Osiride e Seth, in un primo momento, ma poi Horus e Seth fra gli uomini si trovano spesso a combattere e a prevalere in modo alternato. Tutto si può spiegare se si fa l’ipotesi che queste cinque divinità vengano associate ai due corpi celesti più importanti: la Luna e il Sole. Iside rappresenta la luna crescente e Neftis la luna calante; Osiride e Horus rappresentano il sole crescente e Seth il sole calante. Questa interpretazione presenta un certo grado di difficoltà perché è difficile pensare che Osiride, Seth ed Horus rappresentino tutti il sole, e la storia si complica ancora di più se consideriamo che vi sono due Horus, Arpocrate, o Horus Giovane, e Horus Vecchio. L’unica possibile spiegazione è che ogni differenziazione rappresenti un momento particolare della vita del sole. Infatti l’alternasi del sole crescente e del sole calante viene rappresentato dalla lotta fra Horus e Seth e lo stesso avviene ai due solstizi. Della giornaliera lotta vi è una grandiosa rappresentazione sulla parete del corridoio esterno del tempio di Edfu dedicato ad Horus.

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Quando nel mito Horus affronta Seth per vendicare la morte del padre e perde un occhio, mentre Seth perde i testicoli, si vuol forse significare che Horus perde una parte della sua potenza luminosa e Seth perde le sue capacità fecondanti. Naturalmente Horus ha maggiore rilevanza rispetto a Seth, perché il primo rappresenta la rinascita del sole (bene) e l’altro la sua diminuzione (male). La vita di questo sole però non è lineare: all’inizio, quando sostituisce Seth al solstizio d’inverno, Horus è Giovane, blando nella sua azione, e viene chiamato Arpocrate, il dormiente; dopo l’equinozio di primavera, diventa Horus Vecchio, dalle piene capacità fecondanti ma prossimo ad essere sostituito da Seth. Allo stesso modo della dicotomia Horus-Seth, al plenilunio Iside viene sostituita dalla sorella Neftis e al novilunio invece prevale Iside. Le dicotomie Iside-Neftis, Horus-Seth corrispondono quindi anche alle sovrastrutture bene-male, luce-tenebre, vita-morte che riallacciano la religione egizia alla religione Mazdea in cui il dio della Luce-Bene era Ahura Mazda e il dio dell’Oscurità-Male era Ahriman.

Alla luce di questa interpretazione astronomica della pentade eliopolitana si chiarisce anche il significato della divisione di Osiride in 14 pezzi: essi rappresentano i 14 giorni che occorrono alla Luna per diventare “piena”, ricevendo 1/14 della forza del Sole ogni giorno, un pezzo di Osiride al giorno. Infatti dice Plutarco, Iside e Osiride, IV,11: “Festeggiano il plenilunio del mese “Famenoth” chiamandolo “entrata d’Osiride nella Luna”, che è il principio di primavera; e cosi riponendo la virtù d’Osiride nella Luna dicono che Iside (significante la generazione) si congiunge con lui”. Il quattordicesimo pezzo, il pene che ha fecondato il Nilo, senza il quale non è possibile completare quest’altra “fecondazione”, viene sostituito da Iside con un surrogato. Questo elemento della mitologia egizia ha radici profonde e ramificazioni nel tempo e nello spazio. Ecco come questa sizigia, dopo l’equinozio di primavera, viene descritta nel Cantico dei Cantici:

2,11-13: “Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!”

L’unione delle Luna e del Sole dopo l’equinozio di primavera rappresenta la rinascita della natura, e si festeggia in tutto il mondo antico con il nome di Pasqua.

Estratto da KRST di Pier Tulip © 2011

In collegamento a questa ipotesi interpretativa, e a supporto di essa, si può leggere anche il “Teorema di Pier Tulip” in cui questa interpretazione del mito permette di decodificare in chiave solare anche numerosi passi dei Vangeli cristiani.

Pier Tulip si è laureato in Fisica a Napoli e ha insegnato questa materia nelle scuole superiori. Da diverso tempo si occupa di ricerche su argomenti di tipo esoterico. Dopo aver pubblicato il libro RUM MOLH, una biografia romanzata del Principe napoletano alchimista e massone Raimondo de’ Sangro, ha rivolto la sua attenzione alla genesi del Cristianesimo, con il libro KRST, perché risultati ottenuti nella precedente ricerca indicavano una possibile commistione del cristianesimo con la religione egizia. Per contattare Pier Tulip:  pier.tulip@gmail.com