Il muro globale

Il Giornale Online
Il 19 novembre scorso ho seguito la trasmissione “OTTOemezzo” condotta su La7 da Giuliano Ferrara e Barbara Palombelli. Tema sempre caldo “il destino del mondo”. Il destino catastrofico dell’umanità è stato preconizzato da Adriano Sofri (in collegamento da dentro le mura del carcere) che lo vede come il naturale destino del mondo così come è stato ridotto fino ad oggi, si oppone a questa visione catastrofica del futuro Fausto Bertinotti, pur puntando l’indice sulla cosiddetta “cospirazione mondiale” che si imputa al potere occulto del “Supergoverno mondiale” e che da altri, soprattutto in ambienti cattolici (vedi Alfredo Lissoni e Giuseppe Cosco) viene individuato come la “trilaterale sionista”.

Ora, indipendentemente dalla possibilità o meno di mettere in relazione storica atti e fatti che potrebbero convalidare la presenza attiva di questo Supergoverno Mondiale, la questione che si deve porre, a mio avviso, è se esiste un’azione politica più o meno globale che cerca di governare la catastrofe futura con un’azione selettiva di tipo razziale o culturale.

La prima ipotesi. Non esiste alcun Governo mondiale, per cui il caos che si è creato, oltre ad accelerare la catastrofe ambientale, agisce esso stesso da effetto moltiplicatore delle situazioni di crisi in un inarrestabile vortice di disastri e morte.

La seconda ipotesi. Non esiste ancora un Governo del Mondo ma gli Stati Uniti d’America hanno deciso di provvedervi con un intervento unilaterale sulle crisi usando la persuasione economica o la guerra preventiva a seconda delle situazioni affinché nessuno ostacoli o rallenti questo progetto. Le azioni militari in Afganistan e in Iraq farebbero parte di questa strategia che però si starebbe dimostrando non solo inefficace ma addirittura dirompente per l’ordine mondiale e per i paesi “satelliti” degli USA che stanno subendo durissimi contraccolpi sia sul piano della sicurezza sia con il restringimento sul proprio territorio nazionale di quelle condizioni di libertà e democrazia in nome delle quali (almeno a parole) gli USA hanno deciso di avviare questa politica di imposizione di un Ordine Mondiale.

Terza ipotesi. Esiste un Governo occulto del Mondo che opera per ritardare lo sviluppo non solo di tutti i paesi fuori dell’influenza americana ma addirittura all’interno degli stessi paesi industrializzati, di tutti i ceti sociali medio-bassi. Obiettivi di questa politica razziale (vedi Bertrand Russel in “Matrimonio, sesso e morale”) sono il mantenimento del controllo politico ed economico “a tempo”, la separazione anche fisica (la costruzione di un Muro Globale) del cuore del Governo Mondiale che ha il suo fulcro a New York, la preparazione di una nuova generazione di “coloni spaziali”. Quest’ultima ipotesi si lega, anche se in contraddizione, alle previsioni catastrofiche di Adriano Sofri poiché prevede comunque il declino delle condizioni ambientali e civili dei popoli della terra nell’arco due secoli al massimo, ma lascia intendere che il Governo occulto mondiale, che non è riuscito ad imporre il proprio dominio sugli uomini è pronto a sacrificare la Terra per affidare questa missione a pochi eletti in una dimensione “extraterrestre” e nel frattempo si limita a controllare i tempi dell’estinzione della vita sulla Terra.

Potrebbero tutte essere valide queste ipotesi e potrebbero essere solo mezze verità, o addirittura fantasie, ciò che è certo è che secondo queste ed altre ipotesi quello che stiamo vivendo non è uno scontro tra civiltà ma una vera e propria lotta per la sopravvivenza della specie.

D’altra parte di fronte a questi scenari ineluttabilmente catastrofici non si può rimanere fatalmente in attesa, anzi è possibile, direi indispensabile, fare uno sforzo per dare una possibilità di inversione a questa tendenza suicida. Certo non ci si può affidare solo alla speranza idealista di una capacità implicita nello spirito di sopravvivenza della specie umana, anche perché nessuno può negare che ci troviamo di fronte ad uno scenario mondiale profondamente diverso rispetto ai secoli passati, non ci dobbiamo nascondere i danni che l’intervento umano ha prodotto sull’ecosistema né ignorare che la questione demografica è, sin dai tempi di Malthus, un’incredibile spada di Damocle sul destino dell’umanità, ma occorre aumentare gli sforzi di ognuno e di tutta la comunità internazionale affinché si possa intervenire con politiche di inversione delle attività inquinanti e devastanti dell’ecosistema e operare scelte economiche e sociali per fare in modo che il miglioramento delle condizioni di vita dei paesi in via di sviluppo siano conciliabili con un controllo demografico che non metta inevitabilmente in pericolo l’esistenza dell’umanità.

Non sono scelte facili, le soluzioni non ci vengono servite su un piatto d’argento lì pronte ad essere prese e praticate, occorre accelerare il processo di trasformazione culturale della concezione della politica e dell’economia. Dare forza reale alle istituzioni internazionali, con in testa l’ONU, per fare in modo che si sviluppi la consapevolezza che il destino dell’umanità è nelle mani di tutti e che tutti hanno interesse a che questo destino non sia la catastrofe. Può sembrare utopistico, oggi che la forza bruta, la violenza, il terrore, le guerre si pongono come scenario “normale” degli anni futuri.

Occorre capire e far capire che quello che stiamo vivendo non è un caso del destino ma il frutto di scelte politiche profondamente sbagliate fatte da chi non ha fiducia nel destino e cerca di chiudersi in una fortezza blindata nell’illusione di poter chiudere fuori dal Muro i “predestinati”. Tutto ciò è possibile. Basti pensare che con moltissimi soldi in meno di quanti se ne spendono per fare una guerra si può sviluppare la produzione di fonti energetiche sicure e pulite come ad esempio le fonti all’idrogeno. Ma per poter imporre queste scelte di fiducia nel destino del mondo è necessario cancellare dal nostro vocabolario frasi come “guerra preventiva”, “guerra umanitaria”, “guerra”, “terrore”, e lasciare spazio a tutte le variabili possibili di una parola rivoluzionaria: Tolleranza.

di Pino Rotta

fonte:www.nwo.it