Il pianeta impossibile

Scoperto nella costellazione del Cigno un pianeta in orbita in un sistema triplo. Soggetto a forze gravitazionali inimmaginabili, sfida ogni teoria sulla formazione planetaria.

È stato scoperto un nuovo pianeta a 149 anni-luce nella costellazione del Cigno. E fin qui niente di straordinario. Sono stati scoperti finora pianeti più grandi e anche più lontani. La cosa singolare di questa rilevazione è invece piuttosto degna di nota: il pianeta orbita in un sistema con tre soli.

L'inattesa scoperta desta quindi l'interesse degli scienziati perché resta incomprensibile, alla luce delle conoscenze attuali, il processo di formazione che può aver portato alla sua nascita in un campo gravitazionale tanto complesso come quello prodotto da un sistema triplo.

Il pianeta è un gigante gassoso paragonabile a Giove ed è stato individuato da Maciej Konacki, astronomo polacco del California Institute of Technology, intuendone la presenza a partire dall'osservazione delle turbolenze gravitazionali che influenzano l'orbita delle tre stelle.

Lo studio di Konacki, pubblicato dalla rivista Nature, fissa a soli 8 milioni di chilometri la distanza del nuovo pianeta dal suo sole. La Terra dista in media dal Sole poco meno di 150 milioni di chilometri, quasi venti volte di più: è facile quindi immaginare quali temperature il pianeta debba sopportare. Gli altri due soli del sistema orbitano l'uno intorno all'altro e insieme intorno alla stella principale (di dimensioni confrontabili con il nostro Sole) situato a una distanza pari a quella che separa il Sole da Saturno.

Le teorie sulla formazione dei pianeti prevedono la nascita per accumulazione da materiali in orbita attorno alle stelle più giovani, residui della nube protoplanetaria da cui esse stesse hanno preso la vita. Questo meccanismo presuppone però la presenza di nuclei ghiacciati intorno ai quali possano aggregarsi i materiali che andranno a costituire il protopianeta. Questo punto fissa una distanza minima dalle stelle per la formazione dei pianeti: un confine, chiamato “snow line”, è il limite al di sotto del quale, per via delle temperature elevate, è preclusa l'esistenza di nuclei ghiacciati.

Una volta raggiunta una massa significativa, il pianeta neonato dovrebbe spostarsi verso il suo sole. Il problema con il pianeta scoperto da Konacki è il fatto che sembra altamente improbabile la presenza di nuclei ghiacciati al di fuori della snow line della stella principale, poiché tutti i materiali candidati al ruolo sarebbero stati risucchiati nell'orbita delle due compagne di rango inferiore.

Il pianeta con tre soli è quindi per gli scienziati un'anomalia. Una possibile spiegazione, azzardata dallo stesso Konacki, è che il pianeta sia in realtà una stella mancata, priva della massa necessaria per innescare i processi di reazione termonucleare necessari alla sua “accensione”. Ma per chi ha confidenza con la fantascienza, la soluzione all'enigma potrebbe essere suggerita da un classico del genere, quel Solaris di Stanislaw Lem (anche lui, ironia della sorte, polacco) che è stato portato al cinema prima da Tarkovskij e poi da Soderbergh.

Nel romanzo, il pianeta in questione tracciava un'orbita impossibile intorno ai suoi due soli. L'anomalia era il frutto dell'azione dell'oceano senziente che ricopriva il pianeta e che, attraverso un bilanciamento delle masse, guidava il pianeta lungo il suo sentiero siderale. Si tratta forse della forma di intelligenza più complessa e aliena che la letteratura abbia mai saputo partorire. Chissà che anche questo non sia il caso dell'impossibile pianeta di Konacki. Sognare, in fondo, non costa nulla.

Fonte: junction.splinder.com