Il Priorato di Sion e la “Trasmissione Del Graal”

ll Priorato di Sion eredita la tradizione depositaria del Graal dalle più antiche tradizioni celtiche, unitamente ad elementi che vengono dai sumeri e dall’antico Egitto.

Il mistero del Graal è un insieme di segreti alchemici ed esoterici in congiunzione al raggiungimento di stati superiori dell’essere.  La leggenda del Graal narra che una coppa sarebbe stata intagliata dagli angeli in uno smeraldo staccatosi dalla fronte di Lucifero al momento della sua caduta. Questa allegoria, attraverso un evidente parallellismo con il cosiddetto “terzo occhio”, ci riporta direttamente alla rappresentazione della ghiandola pineale.

La ghiandola pineale fa parte del sistema endocrino ed è quella ghiandola che permette di regolare il ciclo di sonno e veglia, come altri importanti bioritmi ma quello che conta, nell’ambito dell’esperienza spirituale, è che la ghiandola pineale interviene anche durante alcuni tipi di pratiche di meditazione sufficientemente profonde da raggiungere le frequenze cerebrali Theta-Gamma, le quali danno modo di venire a contatto in primo luogo con il nostro inconscio, dandoci accesso ad una risorsa cognitiva sterminata e potenzialmente anche al contatto con intelligenze esogene alla nostra o addirittura con la Coscienza Universale, altrimenti definito come Dio o chiamato G.A.D.U. dai Massoni.

Il Graal ovviamente non lo si può ottenere solo da questo particolare tipo di meditazione, ma anche e soprattutto dal lavoro esoterico ed interiore, attraverso lo studio dei simboli ed il lavoro alchemico.

Ancora oggi si trovano diverse rappresentazioni della ghiandola pineale, come sculture o raffigurazioni, alcune delle quali rappresentano proprio i nostri fratelli che provengono da altri mondi, i “Supérieurs Inconnus“, che hanno affidato gli originali elementi di conoscenza ereditati, ad oggi, attraverso la tradizione dall’uomo terrestre, raffigurati mentre ci consegnano oggetti a forma di pigna che, in realtà, rappresentano proprio la ghiandola pineale e con lei il risultato dell’assimilazione della conoscenza, della quale ci hanno fatto depositari per l’umanità, che si manifesta attraverso una espansione della coscienza e della consapevolezza attraverso il raggiungimento dell’Illuminazione o dei cosiddetti e sopramenzionati stati superiori dell’essere.

Gesú ed il Graal

Gesù è riuscito a sviluppare in se il Graal, rendendo manifesto di essere figlio di Dio.

Al tempo stesso, contrariamente a quanto comunemente ritenuto, il segreto del Graal è, in realtà, qualcosa di ovviamente antecedente a Gesù; una conoscenza che ha origini chiaramente ancora più antiche e che Gesù aveva unicamente il compito di palesare al mondo, allo scopo di portare un messaggio.

Ognuno è quindi in realtà figlio di Dio esattamente quanto chiunque altro; Gesù era in grado di manifestarlo anche attraverso dei prodigi che apparentemente violavano le leggi fisiche e naturali, cosa che è stata fatta unicamente per dare un messaggio all’umanità; quest’ultimo movente, infatti, era ciò che contava e non le gesta miracolose in sè.

Gesù voleva inoltre dimostrare che chiunque avrebbe potuto compiere quei prodigi, qualora si fosse ricongiunto al Padre Creatore: ricongiungimento inteso come espansione ed evoluzione della propria componente spirituale, attraverso la quale ascendere dall’umano al divino.

Questa stessa chiave di lettura mette in luce di conseguenza quanto sia secondaria l’importanza della manifestazione e dell’addestramento di tutti quei cosiddetti poteri psichici, che si possono manifestare con la chiaroveggenza, la lettura del pensiero, la guarigione dei malati (per quanto affascinante e nobile), o qualsiasi altro fenomeno, poichè non è importante la manifestazione materiale di una forma di potere, quanto la natura della sua fonte e le motivazioni per le quali questo fenomeno si manifesta.

Non ha lo stesso valore quindi se questi fenomeni si presentino perchè sono stati allenati o se si manifestino spontaneamente come conseguenza di una reale crescita spirituale al contrario, coltivare certe abilità che riguardano il semplice dominio psichico, che è un dominio che nulla ha a che fare con la spiritualità, in realtà distrae dalla vera crescita spirituale e tanto più ci si investe energie, tanto più la distrazione e la deviazione dal reale cammino spirituale sarà grave e compromettente.

È tipico della pseudo-iniziazione e dell’atteggiamento profano attribuire tanta importanza a certi fenomeni unicamente per i loro connotati apparentemente sensazionali e fuori dall’ordinario.

Il Graal inteso come il sangue di Gesú e la sua discendenza

Quando ci si riferisce al Graal come al sangue di Gesù, ci si riferisce ai suoi figli (e conseguentemente ai suoi discendenti), i quali egli ha avuto da Maria Maddalena, dopo essere asceso allo stato divino attraverso il conseguimento di stati superiori dell’essere.

Il DNA di qualcuno che è asceso allo stato divino ne porta già le informazioni acquisite, le quali saranno presenti, anche se solo a livello latente, nel discendente.

Per questo motivo, come Graal o Santo Graal, quando ci si riferisce alla discendenza di Gesù, si intende materialmente il Sangue di Gesù, che effettivamente è, in questo contesto, il Graal in quanto ne contiene materialmente i misteri, perchè realmente presenti nel patrimonio genetico trasmesso ai discendenti.

Sotto un profilo sociale ed antropologico, è essenziale conoscere e comprendere la vera storia dell’umanità nel passato in questo ambito, quella che si è persa perchè dimenticata, per potere capire alcune logiche conseguenze che hanno condizionato la situazione della civiltà attuale in modi che oggi nemmeno si immaginano.

Noi come popolo terrestre, intesi come esseri biologici, siamo stati creati dai nostri Fratelli nell’Universo o “Supérieurs Inconnues” attraverso tecnologie che a noi sono essenzialmente tuttora sconosciute. È tramite loro che abbiamo anche ricevuto la necessaria conoscenza che ha istituito sia la vera base della civiltà che le legittime tradizioni iniziatiche.

Sistema delle caste

Insieme a tutto questo, tra i depositi che ci sono stati lasciati per organizzare il bene del mondo, c’era il sistema delle caste; ritenuto oggi un retaggio ottuso, barbaro e tirannico, in realtà era un sistema funzionale e necessario ad organizzare la vita del pianeta affinchè non mancassero le risorse a nessuno ed ognuno potesse esercitare le proprie potenzialità.

È stato il dimenticare le autentiche motivazioni e le dinamiche che stavano dietro l’istituzione delle caste a far sembrare questa tradizione qualcosa di ingiusto e crudele, specialmente perchè, col progredire dei tempi, coloro che le difendevano non conoscendo la vera ragione per la quale erano state istituite, le sostenevano unicamente per interessi personali, a detrimento di ogni sano e genuino principio di giustizia e fratellanza tra tutti gli uomini.

La storia in realtà è molto diversa ovvero, allo scopo di creare delle società efficienti ed ottimizzate nella gestione delle risorse e dei territori, si è progettato un piano di ingegneria sociale e genetica, dove ad ogni casta sociale corrispondeva una variazione genetica funzionale al ruolo relativo. La proporzione era decisa funzionalmente alle contingenze materiali e non allo scopo di limitare l’estensione delle classi privilegiate ed i relativi vantaggi, se non per un criterio di sostenibilità stessa del progetto sociale originario.

Nei tempi in cui questo sistema fu stabilito, affinchè fosse accettato senza riserve, era necessario che fosse evidente a chiunque, al di là di ogni possibile dubbio, la ragione per la quale fosse organizzato e disegnato così, cosa che si dimostrava spontaneamente, proprio grazie all’evidente ed innegabile peculiare differenza, così marcata e coerente tra i membri delle caste. Si può dire che quell’ordine delle cose fosse l’esatto opposto dello stato attuale, dove la meritocrazia soccombe di fronte agli interessi delle perniciose sovrastrutture che alimentano i propri interessi, utilizzando il clientelismo e la corruzione come moneta di scambio.

In quel sistema antico, ovviamente, le caste più umili erano per necessità quelle più diffuse, in quanto dovevano provvedere alla lavorazione delle risorse affinchè, sia loro che gli appartenenti alle caste più elevate, potessero sopravvivere. Allo stesso tempo, è lampante che la popolazione appartenente alle caste superiori fosse necessaria quanto quella delle caste più umili alla sopravvivenza della società, in quanto mettevano a servizio le essenziali risorse intellettuali per gestire e amministrare la civiltà del tempo.

Le caste inferiori erano, quindi, semplicemente quelle che detenevano un patrimonio genetico più compatibile con le occupazioni di fatica mentre, progressivamente, in relazione alla posizione nella casta, il patrimonio genetico si faceva via via sempre più adatto alle mansioni intellettuali di ogni genere, che fossero istituzionali, scientifiche, artistiche, spirituali e via dicendo.

Il patrimonio genetico del burocrate o dello scriba non era lo stesso del nobile che si dilettava con successo nell’arte, ma differiva da quello del commerciante che, a sua volta, presentava caratteristiche diverse da quelle del contadino e del manovale.

La capacità intellettuale, da sola, non è sufficiente nel cammino spirituale, ma è comunque un fattore necessario, pur se non bastevole in sè, per l’evoluzione interiore; un po’ come ad una vettura per raggiungere alte velocità non basta solo avere un buon motore, ma servono anche decine di altre caratteristiche, così per l’uomo, dotato di diversi tipi di intelligenza e sensibilità, non sempre basta che manifesti spiccata intelligenza in qualche ambito perchè egli abbia necessariamente i requisiti per intraprendere qui sulla terra un cammino spirituale.

A conforto di ciò, basti pensare a certe e frequenti dimostrazioni di “ottusità accademica”, dove il cattedratico di turno non riesce nemmeno anche solo ad accettare l’evidenza oggettiva dell’esistenza di cose effettivamente osservabili ma attualmente non spiegabili dalla conoscenza ufficiale, le quali, per lui, è come se a priori non esistessero, solo perchè non ancora analizzabili coi mezzi scientifici, quindi non verificabili dal sistema educativo e di ricerca di cui fa parte.

Come una formica non può comprendere il funzionamento del motore a scoppio, così l’uomo, da questa sua condizione, non potrà mai comprendere interamente la natura di tutto ciò che è esistente. In questo caso la differenza tra l’uomo e la formica è che la formica, pur non comprendendo il funzionamento del motore a scoppio, non ne nega l’esistenza.

Tornando, quindi, alla trattazione delle ragioni che dettero origine al sistema delle caste, vi era senz’altro lo scopo di permettere a tutti di sopravvivere ed, agli appartenenti alle caste più elevate, di poter avere il tempo e la possibilità materiale di esprimere appieno il proprio potenziale senza dover impiegare la maggior parte del tempo in attività come la caccia, l’agricoltura o altre occupazioni essenziali al sostentamento, che potessero impegnarli in campi che non davano modo alle loro potenzialità e talenti di esprimersi, cosa che invece sta accadendo in pieno nell’epoca attuale dove, a causa del venir meno del sistema originale, sono molti ad avere i requisiti genetici per esprimere i talenti più disparati, ma non le risorse economiche o l’accesso alle strutture per potervisi dedicare.

Questo stato delle cose, di fatto, dà maggiormente luogo a quelle situazioni dove le persone nascono per trovarsi in un ambiente dove non riescono a realizzarsi, nei migliori casi dovendosi accontentare di mantenersi con occupazioni che non onorano il loro potenziale, nei peggiori casi andando incontro al rigetto di ogni alternativa non riuscendo ad accettare impieghi troppo lontani dalle loro naturali inclinazioni.

Per tutte queste ragioni, era molto raro che una persona nata in una casta nobile o comunque privilegiata, non riuscisse negli studi o ad adempiere il ruolo o la professione destinatagli, in quanto oltre ad ereditare il patrimonio genetico adatto, ereditava a livello latente anche le memorie degli antenati, i quali, quasi sempre, avevano avuto lo stesso mestiere, così trasmettendo loro diverse abilità; allo stesso tempo, in quel tipo di sistema, non poteva capitare che esistesse la disoccupazione o che una professione fosse talmente inflazionata da esser diventata infruttuosa.

Per questo motivo, anche i matrimoni erano più equilibrati all’interno delle stesse caste, dal momento che i patrimoni genetici erano maggiormente bilanciati all’interno di ognuna di esse.

Appariva chiaro, ai saggi depositari della tradizione primordiale, la vera motivazione che voleva le caste chiuse, cioè di non mischiare i geni e le qualità a casaccio, alterando la possibilità di individuazione delle potenzialità genetiche negli individui e, soprattutto, le proporzioni coi quali le qualità erano ripartite, vitali alla funzionalità dell’architettura sociale determinata da quel modello.

Come previsto, questo ordine delle cose è durato molto poco, per via delle naturali dinamiche interpersonali che hanno portato quasi da subito al prevedibile intreccio genetico per via delle relazioni sentimentali e sessuali tra appartenenti a caste diverse, dando così vita a progenie dal patrimonio genetico mischiato, non rendendo quindi più prevedibile a prescindere il futuro patrimonio genetico dei nuovi nati.

A mischiare ulteriormente le carte sono avvenuti intrecci di sangue anche diretti e nei confronti degli appartenenti a tutte le caste di allora, dall’antichità fino ad oggi, tra esseri provenienti da altri mondi che condividono il nostro aspetto e la nostra razza ingegnerizzata.

La stessa casta sacerdotale ed iniziatica in origine si serviva ovviamente ed in esclusiva del sistema delle caste per selezionare i nuovi elementi da introdurre per rinnovarsi, fino all’arrivo ai tempi odierni dove, per evidenti motivi, pur restando la selezione alla vera iniziazione, severa ed oculata come un tempo, la candidatura è necessariamente aperta pressochè a chiunque, dal momento che non è più prevedibile a priori dove effettivamente siano i potenziali futuri iniziati in possesso dei requisiti genetici per potere accedere al cammino spirituale.

Il Graal e la simbologia della Rosa e della Croce

Rosacroce e GraalLo strumento simbolico più potente ed emblematico dei Rosacroce è la Rosa, talvolta posta al centro di una Croce. La Rosa è la rappresentazione simbolica e trascendente dell’Uomo che ha saputo sviluppare la sua reale essenza spirituale divina, raggiungendo quello stadio di realizzazione del proprio potenziale, sotto un aspetto spirituale.

Il simbolo della Rosa esprime la bellezza, l’amore, la purezza e la grazia nella loro più alta rappresentazione, allo stesso tempo ne raffigura la transitorietà, la vulnerabilità, la brevità dell’esistenza, dando così luogo ad un parallelo molto potente con la condizione umana.

La Croce invece simboleggia il corpo, attraverso l’incontro fra i quattro elementi, i quali si collocano come acqua e aria in orizzontale, terra e fuoco in verticale; è nel centro della Croce, inteso come punto di perfetto equilibrio, che può fiorire la Rosa, simbolo della realizzazione della propria essenza e quindi della perfezione.

La Rosa sulla Croce è dunque il simbolo che rappresenta l’Uomo, riuscito ad esprimere e a realizzare il proprio potenziale, sviluppando la propria essenza spirituale divina. Essere un Rosacroce significa quindi conoscere tutto quello che riguarda la Croce (Corpo) ma anche tutto ciò che riguarda la Rosa (Componente Spirituale).

La Rosa sulla Croce raffigura, quindi, l’essere perfetto che ha imparato a conoscere tutti gli elementi di cui è costituito, sviluppandoli attraverso il lavoro su se stesso.

Simbolicamente, si riscontra una straordinaria similitudine tra il simbolo della Rosa sulla Croce ed il Santo Graal, considerata l’analogia del simbolo della Coppa, intesa come corpo dell’uomo che riceve il Sangue di Cristo che, in questa allegoria, è la rappresentazione dell’essenza spirituale divina per eccellenza e la Croce dei Rosacroce, la quale rappresenta il Corpo dell’Uomo e sulla quale sboccia la Rosa, che simboleggia sempre quella essenza spirituale divina, sviluppata dall’Iniziato. Non a caso, anche nell’antico Egitto, il cuore dell’uomo era rappresentato, nel sistema di scrittura geroglifico, dal vaso; da qui il parallelo con il “Cuore di Gesù”, inteso come Santo Graal.

Il Graal ed il segreto alchemico

Essendo il Graal qualcosa che si sviluppa interiormente e non quindi una coppa od un oggetto fisico, che ne sono unicamente la rappresentazione simbolica, si può evincere che, per arrivare alla vera conoscenza che può essere utilizzata come strumento per sviluppare il Graal, i mezzi siano gli elementi di conoscenza esoterica ed alchemica più antichi.

L’Alchimia è proprio quella conoscenza che può fare da strumento per purificare l’uomo da tutte quelle componenti che interferiscono e coprono la sua vera essenza, impedendogli di svilupparsi.

Queste componenti che interferiscono sono delle programmazioni della mente e degli elementi culturali devianti, che allontanano l’uomo dal toccare e conoscere se stesso, non permettendogli quindi di crescere.

Alcuni elementi interiori, come la personalità, pur se non menzogneri o devianti in sè possono, se male utilizzati, ingannare l’uomo, il quale non è la personalità che possiede; semmai la personalità è una delle tante manifestazioni superficiali, trasversali e parziali della propria essenza, manifestazione comunque inquinata da una congiuntura di credenze che nulla hanno a che fare con la propria vera natura.

Anche l’Ego, come la personalità, non è qualcosa di negativo in sè, quando vissuto dandogli la giusta priorità che deve essere assegnata secondo il corretto criterio che spetta alla relativa funzione. In definitiva, quindi, non è tanto un aspetto od un modo di essere od agire ad essere nocivo per la propria crescita, ma la misura ed il modo in cui noi ne facciamo uso. In psicologia, l’Ego è il “sé”, ovvero ciò che enuclea tutta la persona in relazione con l’ambiente; l’Ego, o la percezione del Sé, è quindi la struttura che si percepisce quando si entra in relazione con gli altri. Attraverso questa prospettiva, appare evidente che l’eventuale ostacolo non sia l’Ego in sè, come realtà psicologica, ma l’atteggiamento ossessivo e miope di chi, più o meno consapevolmente, fa dell’appagare l’Ego la sua priorità.

Rimuovere tutti gli elementi interiori, psicologici e culturali che ci impediscono di venire a contatto con la nostra vera natura ci mette in condizioni di restaurare l’armonia, la connessione e il conseguente coordinamento che porterà allo sviluppo di tutte le vere componenti del nostro autentico essere, come la rappresentazione del mito di Iside che ricompone le parti del corpo di Osiride.

Alchemicamente questo processo ha luogo attraverso tre stadi principali:

  • Nigredo : altrimenti detta opera al nero, in cui la materia si dissolve, putrefacendosi.
  • Albedo : anche detta opera al bianco, durante la quale la sostanza si purifica, sublimandosi.
  • Rubedo : detta anche opera al rosso, che rappresenta lo stadio finale in cui l’essenza, ormai purificata, si ricompone, fissandosi.

In questo processo, esiste una soglia oltre la quale viene quindi ripristinata la consapevolezza della propria essenza, con la conseguente possibilità di conoscere realmente se stessi e di vedere le cose, privi di tutte quelle interferenze che ci impediscono, altrimenti, di osservare quanto abbiamo sotto i nostri stessi occhi.

Lo stesso simbolismo esoterico cristiano, quando parla di “Regno dei Cieli”, non descrive un posto che risiede in un altro luogo o dimensione, ma questo mondo in cui viviamo adesso, senza riuscire a percepirne la bellezza, la gioia e la completezza che esso ci può trasmettere, una volta che ci si sia liberati di tutte quelle sovrastrutture mentali e culturali che deformano la nostra visione deviando la nostra attenzione e non facendoci venire a contatto con la nostra vera essenza, rendendoci incapaci di riconoscere quello che davvero può renderci felici, non riuscendo a percepire in noi quella parte del nostro essere che ce lo farebbe riconoscere.

Vangelo di Tommaso:

[4] Gesù disse: Un vecchio che, nei suoi giorni non esiterà a
interrogare un bimbo di sette giorni riguardo al luogo della vita,
vivrà. Giacché molti primi saranno ultimi e diverranno uno solo.

Fatto salvo il simbolismo del 7, sul quale ci soffermeremo in altra occasione, presente non a caso anche nel mito di Osiride, liberata dalle 7 Dee dalla prigionia imposta da Seth, come nel sopracitato passo del Vangelo di Tommaso o nel culto di Mitra che prevede 7 gradi di iniziazione e in molti altri contesti, il bambino è preso ad esempio perchè può concentrare tutte le sue facoltà mentali, senza essere deviato da sovrastrutture e condizionamenti mentali che possano deviare la completa percezione e il conseguente integro impiego delle sue potenzialità nel concentrarsi sull’osservazione di qualcosa.

Per un bambino ogni cosa appare per quello che è: sia il profumo dei fiori, che gli animali, i paesaggi, le persone, semmai è l’adulto che, molto spesso, nella sua ottusa e pretenziosa superficialità, scambiata maldestramente per saggezza, inculca al bambino snaturate chiavi interpretative per farlo adattare ad un grossolano e sommario sistema di pensiero nel quale egli è la prima miserabile vittima, conducendo così il giovane verso la cosiddetta “buia età della ragione volgare”.

“Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è, infinito” -William Blake

Le origini del Graal come rituale iniziatico

Gli autentici detentori del Sacro Graal sono coloro che hanno potuto perpetrare nel tempo dei centri di deposito di questa conoscenza, dai quali essa veniva tramandata insieme ad una trasmissione iniziatica regolare. Secondo la leggenda, il Santo Graal viene trasportato in Gran Bretagna da Giuseppe d’Arimatea e da Nicodemo fino ad essere tramandato ed affidato ai Cavalieri della Tavola Rotonda.

Il Priorato di Sion eredita, proprio da Artù e dai Cavalieri della Tavola Rotonda, una delle sue tradizioni rituali più significative che è il “Rituale della Tavola Rotonda e del Graal”, attraverso il quale si cerca di accedere a stati superiori dell’essere, attraverso il raggiungimento di uno stato di coscienza alterato che, per via di una particolare tecnica di meditazione ed un rituale collettivo, può creare una significativa esperienza di espansione della coscienza.

Il rituale può essere praticato collettivamente già dagli iniziati in possesso del 1° Grado e privatamente già dai Novizi che ne abbiano ricevuto la procedura.

Prieuré de Sion – Ordre de la Rose-Croix-Véritas O.D.L.R.C.V.


Letture consigliate:

– Officina Alkemica  di Salvatore Brizzi

– Pour La Rose Rouge e la Croix D’Or – Alchimie-Hermétisme et Ordres Initiatiques di Jean Pierre Giudicelli de Cressac-Bachelerie. Preziosissimo testo avanzato sull’Alchimia, inestimabile eredità moderna, che ci giunge dal passato attraverso uno degli ultimi grandi iniziati di questa epoca.