IL RAPPORTO SEGRETO DA IRON MOUNTAIN di Paolo Cortesi

Il Giornale Online16/02/2005

Il libro si intitolava Report from Iron Mountain on the possibility and desirability of peace

L'idea del Report – scriveva Lewin – risaliva addirittura al 1961, all'interno della amministrazione Kennedy e dei suoi uomini nuovi (McNamara, Bundy e Rusk); solo nel 1965 il progetto fu realizzato, con la formazione di un Gruppo di Studio Speciale (G.S.S.) cui il governo Usa commissionò uno studio sulla reale possibilità di una pace mondiale e sulla effettiva utilità di tale condizione.

In poche parole, il governo statunitense chiese al G.S.S. se fosse mai possibile una pace perenne mondiale e, in caso positivo, se questa fosse l'obiettivo da raggiungere e mantenere.

Il Gruppo, formato da studiosi e ricercatori di alto livello accademico, storici, sociologi, economisti, scienziati, perfino un astronomo, dopo mesi di lavori consegnò al governo il Rapporto che fu detto da Iron Mountain dal nome della località (un rifugio antiatomico segreto presso New York) in cui si tennero diversi meetings del G.S.S.

Le conclusioni a cui il Gruppo pervenne sono agghiaccianti: per la stessa sopravvivenza delle forme statali, per la loro conservazione e rafforzamento, per l'economia mondiale la pace non è desiderabile ed è al contrario necessaria una condizione di guerra costante, in mancanza della quale occorre realizzare una serie di surrogati della guerra.

La guerra è “la principale delle forme strutturanti della società”; essa “rappresenta nella macchina dell'economia una specie di volano il quale con la sua inerzia controbilancia i progressi della produzione”; essa garantisce il potere politico, ogni potere politico poiché “l'autorità di base di uno stato moderno sui suoi cittadini risiede nel suo potere militare”, così che “l'eliminazione della guerra implica la inevitabile scomparsa delle sovranità nazionali e della tradizionale nazione-stato”.

La guerra non ha solo funzioni di controllo politico ed economico, ma anche sociologico, ecologico, culturale. In una società da sempre fondata sulla violenza (così concludono gli studiosi del G.S.S.), la guerra come espressione forte, istituzionalizzata e generale della violenza, è l'anima stessa della società: eliminando la guerra, occorrerebbe ridisegnare tutta la società in una inedita chiave di collaborazione, tolleranza, comprensione: eticamente tutto ciò può essere affascinante, ma non conviene al potere economico e statale, perché corrisponderebbe alla fine di tali poteri.

Dunque, cosa fare? Come rispondere alle masse che, istintivamente, anelano alla pace? Il G.S.S. ha una soluzione tanto pratica quanto terribile: istituire sostituti per le funzioni della guerra; così che non vi sarà la guerra dichiarata che il popolo da sempre teme (poiché è solo il popolo a pagarne le spese), ma al tempo stesso gli scopi della guerra saranno salvaguardati ed il potere potrà conservarsi indefinitamente.
Ad esempio, si può imporre una economia di guerra ma con altri fini: ciò è accaduto con la corsa allo spazio delle due superpotenze, negli Anni Sessanta e Settanta. La gara per la luna non ha avuto alcuno scopo pratico se non quello di imporre ai bilanci statali delle spese colossali.

La delirante competizione per gli armamenti nucleari ha fatto lo stesso: miliardi di dollari sottratti alla edilizia pubblica, all'istruzione, alla sanità pubblica e fatti fluire verso le industrie belliche e cristallizzati in improduttivi arsenali. Il tutto giustificato con la pazzesca pretesa di garantire sicurezza alla nazione: ecco il più emblematico esempio di sostituto alla guerra.

Un altro espediente è, oggi, di paurosa attualità: inventare “nemici sostitutivi”, creare cioè un nemico che non esiste realmente ma dal quale si dichiara di doversi difendere. Scrive il G.S.S.: “Le minacce fittizie dovrebbero non solo apparire vere, ma essere credute tali con incrollabile convinzione, e la convinzione dovrebbe essere rafforzata dal sacrificio di esistenze umane in numero non insignificante”. Non trovate una spaventosa analogia con quanto è successo l'undici settembre, alle Torri Gemelle? Migliaia di innocenti massacrati per creare la certezza che esiste un nemico atroce e potente.

Dalla tragedia delle Twin Towers gli Usa hanno un “nemico fittizio” perfetto, proprio come il Rapporto da Iron Mountain descriveva. Ora il terrorismo è lo spauracchio, il babau, l'uomo nero di tutti gli stati della terra. Per combatterlo si giustificano tutte le azioni che prima sarebbero apparse almeno imbarazzanti.

I governi, primo dei quali quello americano, diffondono a cadenza quasi regolare i comunicati che prevedono imminenti devastanti attacchi (fortunatamente mai avvenuti, fino ad ora), giurano che il terrorismo è forte, spietato e agguerrito, ma non ci hanno mai fornito un nome (a parte Bin Laden, che è ormai un personaggio da cinema), mai mostrato una prova documentaria definitiva, non ci hanno mai detto chiaro e tondo chi e perché nutre questo odio implacabile contro tutto il mondo…

I governi si autocelebrano compiaciuti elencando gli attentati che avrebbero sventato; ma se si considerano questi eventi oltre la versione ufficiale che i mass media accolgono come vangelo, si vede che gli astuti piani di distruzione non sono niente di più che una bolla di sapone.
Qualche tempo fa gli americani dissero di aver arrestato un tale che voleva far scoppiare una bomba radioattiva in una metropoli; ma quello che sembrava un piano ben articolato era solo un folle proposito, una delirante intenzione, e nessun codice penale di questa terra prevede il reato di “immaginazione di attività delittuosa”, altrimenti non basterebbero le galere del mondo per rinchiudere i colpevoli.

Sarà una coincidenza, ma gli Usa ed i loro solerti alleati stanno realizzando alla lettera il perverso programma del Rapporto da Iron Mountain.

So bene che, molto probabilmente, quel Rapporto fu ideato e redatto da Lewin, so bene che non vi è alcuna certezza della veridicità di quel documento, ma questo non cambia proprio niente.

Ciò che nel 1967 un giornalista pacifista pensò come situazione limite, estrema, addirittura orwelliana, oggi è diventato realtà.

L'umanità non potrebbe sopravvivere ad una terza guerra mondiale, ma lo stato non potrebbe sopravvivere senza la guerra: per questo inventarsi una nuova forma di guerra è apparso necessario ai governi democratici che amabilmente ci governano per il bene collettivo.

Questa nostra pace è una continua guerra dissimulata. Per un più stretto controllo sociale, per dare la più ampia discrezionalità decisionale ai governi, per dare soldi alle industrie belliche e non solo, per compattare la gente in un osceno patriottismo da stadio, tutti aizzati contro un comune odiato nemico, per dare più potere a chi già lo detiene con rabbiosa determinazione, per plagiare le masse pigre e rassegnate, il cosiddetto terrorismo internazionale è una vera manna dal cielo…

L'incubo del 1967 è la nostra realtà. (Rapporto da Iron Mountain sulla possibilità e desiderabilità della pace); era curato da Leonard Lewin, un giornalista freelance che nella prefazione raccontò come si era giunti alla divulgazione di un rapporto governativo della massima segretezza.

Fonte: http://www.nexusedizioni.it/apri/Notizie-dal-mondo/Ultimi-articoli/IL-RAPPORTO-SEGRETO-DA-IRON-MOUNTAIN-di-Paolo-Cortesi/