Il reattore E-cat è in vendita. Ecco i dubbi della scienza sulla fusione fredda

Il Giornale Online
Da oggi è possibile ordinare il dispositivo con cui Andrea Rossi sostiene di riuscire a produrre 1 Megawatt di potenza con un input di soli 200 Kilowatt. Ma mancano le prove

di Sandro Iannaccone

“Iscrivetevi, pre-ordinate e assicuratevi una posizione sulla lista d'attesa, con diritto di trattamento prioritario e consegna più veloce del prodotto”. E che prodotto, ci permettiamo di aggiungere. Si tratta del famigerato E-cat, il reattore inventato da Andrea Rossi che promette di essere in grado di realizzare la fusione fredda. Un quasi-miracolo, praticamente: riuscire a realizzare una reazione chimica di questo genere – quella che avviene nelle stelle, tanto per intenderci – a temperatura e pressione simili a quelle ambientali significherebbe probabilmente dire addio per sempre ai problemi energetici dell'umanità. A costo praticamente zero e senza pericoli di inquinamento. A parte 1,5 milioni di dollari necessari ad acquistarlo.

Da oggi, la scatola (nera) dei miracoli è [link=http://ecat.com/ecat-products/ecat-1-mw]disponibile[/link] per il pre-ordine online. Ecco la descrizione che ne viene fornita: “L'impianto Ecat da 1 Mw contiene 106 unità Ecat più piccole, montate in un container. Sulla parte anteriore di ciascuna unità è presente la valvola per la ricarica di idrogeno, unitamente al collegamento elettrico alla resistenza usata per avviare la reazione. Sono in corso i piani di produzione e costruzione per il 2013. Il tempo di attesa attuale è stimato in circa quattro mesi. La garanzia è di due anni […] e l'impianto ha un tempo di vita stimato in 30 anni. […] L'impianto consiste di piccoli moduli paralleli. Ogni reattore contiene tre nuclei e consuma piccole quantità di polvere di nichel trattata e idrogeno (pressurizzato a più o meno 15 bar). L'impianto è ricaricato da personale appositamente formato e qualificato)”.

Le caratteristiche conclamate da Rossi sembrano assolutamente straordinarie: “L'impianto Ecat da 1 Mw produce energia attraverso il cosiddetto processo di fusione fredda. Non avviene alcuna combustione; al contrario, nichel e idrogeno si fondono assieme per produrre rame. Per unità di peso, il processo è almeno 100mila volte più efficiente di ogni processo di combustione noto”. Lo ripetiamo: un quasi-miracolo. Stando a quel che dice il costruttore, Ecat sarebbe in grado di tirar fuori 1 megawatt di potenza con un input di soli 200 kilowatt più una manciata di nichel e idrogeno.

Però. Prima di disdire i contratti con i vostri fornitori di luce e gas, vi consigliamo di pazientare ancora un attimo. Perché, in effetti, qualcosa ancora non torna. A oggi, Rossi non ha mai spiegato esattamente – neanche vagamente, a dire il vero – come e perché la sua diavoleria funziona. Lo fa solo per proteggere il brevetto? Potrebbe essere. Quello che si sa è che E-cat non realizza propriamente la fusione fredda, ma la cosiddetta Lenr (Low Energy Nuclear Reaction): con l'utilizzo di un catalizzatore segreto, fonde due atomi di nichel e idrogeno producendo rame e generando un'enorme quantità di calore.

È vero che, per cercare di dare credito alla sua invenzione, Rossi ha commissionato a un team di esperti (Giuseppe Levi, Evelyn Foschi, Torbjorn Hartman, Bo Hoistad, Roland Petterson, Lars Tegnér e Hanno Essén) una verifica. Dopo aver condotto alcune prove, gli scienziati hanno [link=http://arxiv.org/abs/1305.3913]concluso[/link] che “anche facendo le assunzioni più conservative sugli errori nella misura, il risultato è ancora un ordine di grandezza maggiore rispetto alle sorgenti di energia convenzionale”. In particolare, i ricercatori indipendenti (ma ingaggiati da Rossi) hanno eseguito due test: nel primo E-cat ha prodotto 160 kWh di energia consumandone solo 35, nel secondo ne ha prodotti 62 consumandone 35.

Possiamo finalmente gioire, dunque? Ancora no. Perché lo studio in questione è stato pubblicato su arXiv, un database di lavori scientifici in fase di pre-print e non sottoposti a procedura di revisione dei pari da parte del resto della comunità. Fino a una pubblicazione più ufficiale, insomma, non gli si può dare credito completo. Inoltre, nel lavoro non è specificata la natura del catalizzatore né la quantità di rame di scarto prodotta; e l'esperimento è stato condotto a casa di Rossi, anziché in un laboratorio davvero indipendente. Andiamoci con i piedi di piombo, insomma. O di rame, se preferite.

(Credit per la foto: ecat.com)

Fonte: http://daily.wired.it/news/scienza/2013/11/27/e-cat-643287.html