Il segreto dell'immortalità

Il Giornale Online
5 Ottobre 2009. È una data da tenere a mente visto che è stata importante per quanti si aspettano, da sempre, risposte dalla scienza per vedere accresciute le speranze di eterna giovinezza. Che cosa è successo? È stato assegnato il premio Nobel per la Fisiologia a tre ricercatori: Carol Greider, Elizabeth Blackburn e Jack Szostak, ai quali si deve la scoperta dei telomeri e del meccanismo con il quale queste strutture proteggono i cromosomi dal deterioramento.

Chi sono? Si tratta di due donne, la prima è l’allieva, la seconda la sua insegnante, e un uomo, che con loro ha curato lo studio fin dai suoi esordi. I tre scienziati lavorano negli Stati Uniti. Il premio è stato conferito a Stoccolma, lo scorso 10 dicembre, dall’assemblea del Karolinska Institute. Mai finora due donne avevano vinto contemporaneamente il Nobel.

«Un risultato che oggi ci permette di esplorare il legame tra invecchiamento e cancro».

Ma che cosa hanno trovato? «Uno dei problemi principali della biologia: come i cromosomi sono copiati completamente durante la divisione cellulare e protetti dalla degradazione», affermano convinti gran parte dei genetisti a livello mondiale. «È stata premiata la ricerca di baseche non assicura risultati immediati, ma consente alla scienza di progredire», ha osservato Carlo Alberto Redi, direttore scientifico della Fondazione Irccs, policlinico San Matteo di Pavia (www.sanmatteo.org).

Duplicarsi senza errori

Per capire sino in fondo l’importanza del lavoro occorre tenere a mente due termini: telomeri e telomerasi. Entriamo nel dettaglio. I telomeri rappresentano la parte finale dei cromosomi, i corpuscoli presenti nel nucleo delle cellule in cui sono presenti i nostri geni. Quando si verifica la fase di divisione cellulare, i cromosomi si duplicano. Ma attenzione, mentre è in corso il fenomeno possono subire dei danni o non venire copiati del tutto. Controllando l’intero processo Blackburn e Szostak hanno potuto appurare che una specifica sequenza di Dna presente nei telomeri mette al riparo i cromosomi da eventuali degenerazioni e fa in modo che siano copiati del tutto. I telomeri, però, quando si verifica ogni divisione cellulare si accorciano e, di riflesso, la cellula ha nel suo destino l’invecchiamento.

A un certo punto, fa la sua comparsa un enzima che ha la capacità di ricostruire i telomeri. Il suo nome? La telomerasi, l’«enzima dell’immortalità», il cui nome si deve ad Elizabeth Blackburn. Nel momento in cui l’azione della telomerasi è molto forte, i telomeri rimangono lunghi e l’invecchiamento della cellula è notevolmente rallentato. Tutto ciò capita, tanto per fare un esempio, nelle cellule cancerogene che a prima vista sembrano godere di vita eterna. Di contro, in diverse patologie ereditarie, la telomerasi non va come dovrebbe e allora le cellule risultano danneggiate. Viste le premesse sin qui evidenziate è stato inevitabile che l’indagine su telomeri e telomerasi prendesse due strade antitetiche: la prima si è specializzata a studiare le cause dell’invecchiamento, la seconda ha puntato il proprio focus sul rapporto fra telomeri e cancro.
Solo una delle cause

L’accorciamento dei telomeri, causa dell’invecchiamento delle singole cellule, sembra che sia solo una delle cause dell’invecchiamento dell’essere umano, anche se le ricerche in questo campo continuano. Ma ci sono anche altre visioni che non contestano il quadro, pur se cercano di inserire altre variabili nel rapporto fra geni e invecchiamento. Del rapporto ci occuperemo nella seconda parte del Dossier, dove prenderemo in esame stile di vita e ambiente. «L’invecchiamento dipende dal patrimonio genetico, ma anche e soprattutto dall’ambiente», ecco il messaggio inviato da BrunoDallapiccola, genetista dell’università La Sapienza di Roma.

E veniamo al cancro. Si è cominciato a pensare di trattare la malattia bloccando la telomerasi in modo da far invecchiare e poi morire le cellule tumorali. «Gli studi, a dirla tutta, sono in pieno svolgimento. Solo adesso iniziamo a capire tutte le implicazioni cliniche dei telomeri. Ecco perché capire i meccanismi molecolari in gioco è una questione tanto affascinante. Abbiamo imparato molto negli ultimi 25 anni, ma abbiamo ancora molto altro da capire», fa presente il Nobel Greider. Insomma, ci sono ancora tanti interrogativi. «Sappiamo che i telomeri si trovano in una specie di equilibrio: si accorciano e si allungano, in continuazione. Come questo sia regolato, però, non è chiaro. Di sicuro, se si accorciano troppo, si può essere colpiti da malattie degenerative, mentre, se diventano troppo lunghi, può insorgere il cancro», chiosa sempre Greider.

Ecco spiegato, e sembra abbastanza esaustivo, perché le scoperte dei tre ricercatori hanno meritato il Nobel: non soltanto perché hanno spiegato le ragioni di alcuni fenomeni che si verificano negli organismi viventi, ma anche perché offrono uno spunto per la ricerca di soluzioni terapeutiche a certe malattie dell' invecchiamento e anche per i tumori. Non a caso diversi ricercatori stanno valutando la possibilità di ideare vaccini per contrastare cellule con elevata attività delle telomerasi, come, appunto, quelle tumorali.

E che non si tratti di chiacchere lo dimostrano anche altre indagini.È stata individuata un’evidente connessione tra la longevità e la comparsa di una mutazione in due geni – hTERT e hTERC – che determinano l’iperattività di un enzima, la telomerasi, che ha un ruolo determinante nel rallentamento dell’invecchiamento cellulare. E non basta. I ricercatori che hanno condotto la ricerca affermano che in seguito a questa scoperta da loro effettuata potrebbe essere possibile produrre un farmaco che stimoli la produzione della telomerasi e assicurare in pratica a tutti l’elisir di lunga vita.

La ricerca sui centenari

Come si è arrivati a queste conclusioni? Tutto è il risultato di uno studio effettuato da ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York. Hanno preso in esame una comunità di centenari ebrei ashkenaziti (provenienti dall’europa centrale). Quella degli ashkenaziti è una comunità assai chiusa in cui è meno problematico individuare eventuali legami genetici. L’indagine, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Science (Pnas), afferma che 86 membri della comunità, tutti molto anziani e con un’età che si aggira sui 97 anni, compresi i loro discendenti, presentavano le due mutazioni che elevano sensibilmente il livello della telomerasi che è in grado di svolgere al meglio la sua azione protettiva a carico del Dna.

«I telomeri sono solo un elemento del puzzle che porta a scoprire i segreti della longevità», ha dichiarato Gil Atzom, responsabile del LonGenity Project. «Le questioni che ci hanno portato a fare questa ricerca sono due. La prima è consistita nell’andare a verificare se nei soggetti ultracentenari i telomeri sono più lunghi rispetto alla media. La seconda nell’andare a vedere se in queste persone ci sono anche delle variazioni nei geni che regolano la struttura dei telomeri. La risposta a tutte e due le domande è ampiamente positiva».

Insomma, per vivere più a lungo e per assicurarsi l’elisir di lunga vita sembra proprio che basterebbe sollecitare l'iperattività di un enzima, la telomerasi. Ma non tutti sono d’accordo e a loro daremo voce nella seconda parte del dossier.

Fonte: http://www.vitaesalute.net/magazine-dettagli.asp?id=172