Il teschio di cristallo

teschio di cristallo
Il teschio di cristallo esposto al British Museum (ref Am1898C3.1 ), di dimensioni simili al più dettagliato teschio di Mitchell-Hedges (it.wikipedia.org).

Secondo una leggenda esisterebbero ben 13 teschi di cristallo, detti “della saggezza”, che una volta riuniti avrebbero il potere di rivelare all’umanità il suo destino.

Tredici come le divinità del mondo superiore e gli idoli del Katun.

Sembra ne siano stati ritrovati alcuni:

Un pezzo unico ricavato nell’ametista, da cui il nome, scoperto nel 1915 in un nascondiglio di reliquie maya in Messico. Un teschio tagliato in un solo pezzo di quarzo trasparente fu rinvenuto nel 1912.

Una famiglia maya del Costa Rica nel 1906 ne ritrovò un altro, arando il terreno di sua proprietà. L’attuale proprietaria del pezzo, Joke Van Dieten, lo reperì in una libreria di Vancouver dove era esposto.

In Texas, nella fattoria dei Parks a Huston, si trova un unico pezzo di quarzo di 18 Kg. di peso; lo avrebbero avuto in regalo nel 1981 da un tibetano come ringraziamento per dei servigi resi. È stato anche pubblicato un libretto nel quale si parla del teschio, ribattezzato “Max”.

Presso il museo Smithsoniano di Washington è custodito un esemplare di ben 20 kg., alto e largo 13 cm. (per la gioia degli esoterici il tredici ricorre spesso) e lungo 18.

Joshua Shapiro autore di un libro riguardante i teschi di cristallo, racconta che durante una conferenza a Las Vegas nel 1989, fu avvicinato da un uomo, tale Josè Iniguez, in possesso di un teschio di cristallo, rinvenuto nella sua fattoria nel 1942, sul quale erano incisi simboli maya e un disegno a spirale con un circolo doppio nella parte superiore.

Sempre Shapiro fornisce altri dati sui teschi sopra descritti e segnala un teschio di colore azzurro nel Perù, simile a quello nominato ET per la forma particolare, con la mandibola appuntita.

Le guide messicane mostrano ai turisti, che si recano in gita nel Messico, le foto di un teschio modellato nel quarzo che indicano conservato nel Museo del Belize. Dicono siano occorsi dai trenta ai quaranta anni per ottenerlo.
Esiste un teschio di quarzo rosa con la mandibola mobile, rinvenuto vicino al confine fra Honduras e Guatemala, simile a quello scoperto da Anna Hedges (1), non molto limpido nel colore e leggermente più grande, ma di un artigianato di livello incomparabile.

Solo pochi sono considerati autentici.

Gli esami condotti per stabilire la loro autenticità avrebbero evidenziato tracce circolari lasciate da utensili rotanti, in particolare sui teschi conservati allo Smithsonian e al British. Non abbiamo notizie in questo senso riguardo al teschio ritrovato da Hedges. Comunque prima di affermare o negare la loro veridicità dobbiamo considerare che possono essere i prodotti di una civiltà più avanzata, dal punto di vista tecnologico, di quella cui si vogliono attribuire.

Un notevole esemplare è custodito nel Museo Trocadero, ed è stato citato da G.F. Kunts nel suo libro “Gemme e pietre preziose del Nord America”; proporzionato ma di fattura rudimentale datato all’incirca intorno al XV secolo, attribuito al popolo Azteco come la riproduzione del Dio della Morte. È caratterizzato da un solco che lo percorre lateralmente da destra a sinistra e si ipotizza possa essere stato incastrato fra due legni, o addirittura in una croce.
Due Teschi si trovano presso il dipartimento di Etnografia del Museo Britannico, uno in miniatura e uno a grandezza naturale, quest’ultimo in un blocco di particolare purezza.

Nel 1927, Anna Hadges, figlia di F.A. Mitchell Hedges, avventuriero, teosofista, membro della commissione per i Maya del Museo Britannico, riportò alla luce, nella città di Lubaantun appena scoperta, un teschio di cristallo di rocca di rara perfezione e abilità con mascelle mobili. Grava il sospetto che tale manufatto sia stato, in realtà, rinvenuto in altro luogo o frutto di loschi traffici specialità dell’avventuriero.

Nel 1964 Anna Hedges conobbe l’antiquario Frank Dorland, un appassionato dei misteri archeologici. Dorland studiò il teschio per sei anni e poi incaricò l’Helwett Packard di continuare gli esami in un sofisticato laboratorio. Non fu però possibile duplicare il pezzo che era stato intagliato senza seguire il segno naturale, ma esattamente al contrario.
Sembrava avesse all’interno una serie di lenti e prismi che riflettevano la luce in modo particolare quando questa vi passava attraverso, proprietà non presente nel quarzo allo stato naturale. Nessuno fino a adesso è stato in grado di riprodurre un pezzo con le stesse proprietà del teschio di Hedges.

Il teschio conservato al Britsh Museum è un manufatto artigianale di notevole e raffinata fattura in un unico blocco. Passato attraverso molte mani, G.F.Kunz dichiarò che originariamente era stato portato dal Messico da un ufficiale spagnolo e venduto ad un collezionista inglese; in seguito pervenne a E. Boban, antiquario parigino che nel 1884, si trasferì a New York, qui Tiffany lo acquistò nel 1890. Nel momento in cui fu inserito nella collezione del Museo Britannico, che lo acquistò per 120 sterline nel 1898, fu considerato come proveniente dal Messico pre-ispanico.
Non si è potuto accertare su basi tecnologiche, ma lo stile delle fattezze sono in accordo con altri esempi accettati come genuine sculture azteche o mixteche.

Il Laboratorio di Ricerca del Museo Britannico, quando lo esaminò, concluse che alcune incisioni, come quelle riproducenti la dentatura, sembrano effettuate con un tornio da gioielliere piuttosto che secondo la tecnica acquisita dai lavoratori della pietra Aztechi.

È stato suggerito che l’origine del cristallo di rocca sia brasiliana ed il lavoro eseguito in data pre-ispanica. È possibile infatti che artigiani pre-ispanici abbiano potuto ottenere cristalli di rocca dal Nord America, ma non esistono prove archeologiche di un commercio con il Sud America e il Brasile. Sembra, inoltre, che le miniere siano state sfruttate solo in tempi recenti.

Si è pensato che il teschio del Museo Britannico possa essere un esempio di arte coloniale messicana in uso nelle chiese; ossia un lavoro eseguito da un nativo (indio-americano) influenzato dallo stile europeo.

Esiste infatti un teschio di cristallo incorporato in un crocifisso opera di un artigiano europeo eseguito in stile pre-ispanico. Molte sono le speculazioni circa l’origine e l’uso del teschio di cristallo; la questione rimane ancora aperta.

Il Dottor G.M. Morant ha avuto la possibilità di poter toccare, misurare e comparare, sia il teschio del museo britannico, sia quello di Hedges, chiamato dal Dr. Morant “teschio di Burney”, dal nome di colui che lo fece esaminare da esperti del British nel 1936. Il confronto rende evidente la simmetria perfetta, l’assenza di qualsiasi sutura. I risultati degli studi evidenziano che la regione frontale dell’esemplare Burney è più sporgente. La differenza più evidente consiste nella conformazione della regione basale facciale, in quanto il teschio del Museo Britannico è in un solo pezzo, mentre l’altro ha la mandibola mobile. I denti sono completi in entrambi i casi.

Il cristallo Burney è stato giudicato anatomicamente migliore, più “vivo” dell’altro considerato una cruda rappresentazione. In relazione alle misure, dando prima i dati del Britannico, si notano alcune differenze materiali nella lunghezza degli occipiti, nell’ampiezza calvarial, nell’indice cefalico; nella larghezza nasale e quella delle orbite.

Una sovrapposizione delle linee dei contorni evidenzia che nel Burney il profilo destro non è perfetto, sia visto dai mastoidi che dai lati dell’apertura nasale; il teschio del Britannico mostra invece un profilo esatto; ma la divergenza dalla norma è scarsa. Gli studi sono stati condotti con metodi meticolosi, per mezzo di foto a grandezza naturale, senza lasciare niente al caso è stato dedotto che rappresentino una sola razza. Ovviamente disconosciuta la tecnica usata anticamente per realizzarli.

È logico pensare che i Maya conoscessero tecnologie idonee a levigare il cristallo di rocca, cosa molto ardua tutt’oggi perché, se avessero usato della sabbia come abrasivo nel lungo lavoro di levigazione, sarebbero occorsi centocinquanta anni di lavoro.

Gli esperti del British non sanno fornire una datazione certa del teschio in mostra nel Museo, alcuni lo valutano antico di tremilaseicento anni; altri lo ipotizzano originario di Atlantide e risalente a dodicimila anni fa. È nel periodo che va dal 7000 al 3114 che si adora il Dio del fuoco e si può spiegare il ritrovamento del Teschio a Lubaantun, edificata come una città peruviana, forse con l’aiuto degli stessi peruviani.

Hedges il 10 febbraio 1935 pubblicò un articolo sul New York America in relazione alle tracce di una civiltà sulle isole al largo della costa dell’Honduras secondo cui, Atlantide, non era un mito ma la culla delle razze Americane.
Secondo quanto asserito dall’archeologo Le Plongeon Brasseur de Bourbourg la civiltà Maya, e con essa il cristallo, può essere venuta dal mare.

Quetzalcoatl secondo una leggenda venne da “una terra del sole nascente”, insegnò le scienze i costumi e le leggi e ritornò da dove era venuto con la sua nave. I Maya di Palenque asserivano di discendere da un popolo giunto dal mare al comando di Votan, un uomo dalla pelle bianca che compiva spesso viaggi nella sua vecchia patria, come è scritto nelle cronache spagnole.

Un uomo che aveva visitato la terra ove si innalzava una torre verso il cielo. Padre Ordonez asseriva di aver letto in un libro dei Maya che Votan arrivò da una terra chiamata “Chivim” attraverso il mare e si stabilì a Palenque con il suo popolo. Secondo altre versioni un certo Itlar, nominato Zamma padre degli Dèi, nel 10.500 a.C., scampato dalla distruzione di Atlantide, raggiunse lo Yucatan diffondendo l’agricoltura, l’astronomia, la geometria, e la medicina. Datare il cristallo di quarzo è estremamente difficile, non esiste un metodo affidabile, ci si basa solo sul risultato dell’esame al carbonio 14 del materiale organico trovato unito al teschio.

Circa lo scopo di queste macabre sculture, il teschio rappresentava per i Maya il Dio della Morte, della guerra, dei sacrifici umani; il Signore degli Inferi. Alcune leggende indicano che il sommo sacerdote usava un teschio nei suoi riti esoterici. Mitchell asseriva che serviva per focalizzare energia e rifrangere la luce, nonché un raggio di sole attraverso la bocca aperta; in tal modo assumeva la funzione di una particolare lente ustoria nella cerimonia del nuovo fuoco. Tale cerimonia consisteva nel bruciare “qualcosa”, si dice un cuore ancora palpitante su di un piano sorretto dalle mani di una statua: il Chac-Mool (zampa di giaguaro), di origine esclusivamente Tolteca e tipica dei siti Maya dello Yucatan.

Tezcatilpoca, chiamato specchio fumante, dio del male, viene spesso descritto come un “teschio splendente”.
La cerimonia avveniva quando le Pleiadi raggiungevano lo zenit e segnavano l’inizio di un nuovo ciclo. Il ciclo attuale sembra sia iniziato nel 3114 a.C. con la nascita di Venere. Il teschio è descritto come l’incarnazione di ogni male, quando il sacerdote evocava la morte per mezzo del teschio, questa arrivava puntualmente. Oggi adoperiamo il quarzo negli apparati elettronici, nei micro-chips, perché ha la proprietà di amplificare la corrente che vi passa attraverso. Viene inoltre notoriamente utilizzato per i suoi effetti terapeutici, per amplificare il campo elettromagnetico del corpo umano e modificare la stato vitale.

I sensitivi che hanno lavorato con i teschi assicurano di aver sentito emanare da essi una poderosa energia; molti hanno dichiarato di aver avuto visioni del passato. È stato appurato che durante la proiezione di queste immagini alcune persone distinguono, al suo interno, figure olografiche ben riconoscibili. In alcuni casi la sola foto del teschio di Hedges avrebbe curato alcune infermità.

La proprietaria del teschio chiamato E.T., Joke Van Dieten, alla quale era stato diagnosticato un tumore al cervello ebbe la gradita sorpresa di svegliarsi una mattina completamente guarita e osservare all’interno del teschio una macchia nella stessa area del cervello, come se la pietra avesse assorbito il male.

La medium Carrel Advise alla presenza del teschio di Hedges entrò in trance e disse che il teschio rappresentava un magazzino di conoscenze programmato da una razza in un passato remoto. Affermò anche cose non molto credibili per la verità, ma contribuì a materializzare l’idea che i teschi possano rappresentare, per alcuni, anche un sistema di informazioni canalizzate per via telepatica, da una civiltà, extraterrestre o no, con l’intenzione di aiutare l’umanità o incrementare il suo livello di conoscenza.

Tante le storie che parlano di cristalli dai quali si sprigionerebbero potenti energie. L’occultista e studioso John Dee, autore dell’alfabeto angelico, un giorno, mentre lavorava nel suo studio, vide manifestarsi un entità luminosa, qualificatasi come l’angelo Uriel, che gli fece dono di un cristallo convesso, simile ad una pietra scura tramite la quale avrebbe potuto conversare con gli angeli concentrandosi su di esso.

Ettore Cipollaro, ricercatore di fenomeni paranormali del gruppo di ricerca “l’Arca” di Roma, dichiarò che l’entità “Magister”, spirito guida del gruppo, parlò di “cristalli” come concentrazione energetica alla base della struttura dell’universo e, dai quali si può ottenere energia attraverso metodi scientifici ben conosciuti dal mondo antico.

“Magister” affermò, tramite Cipollaro, che civiltà Atlantidee e Pre-Atlantidee utilizzarono un raro cristallo chiamato “Ion” esistente in natura. Aggiunse che esistono molti cristalli ma noi abbiamo perduto la scienza che ci permetterebbe, attraverso la loro manipolazione, di avere una fonte di energia inesauribile. Il loro cattivo uso rappresenterebbe un enorme pericolo. Secondo “Magister” sarebbero conosciuti e usati dagli “esseri” degli altri pianeti, anche per il funzionamento di quei mezzi noti come “dischi volanti”.

Quanto appartenga a Magister e quanto a Cipollaro, non conta molto, simili affermazioni vanno prese per quelle che sono; ma non si può fare a meno di registrare che lo scomparso veggente Edgar Cayce, in una delle sedute durante le quali parlava del continente perduto, effettuate tra il 1922 e il 1944, fece riferimento ad un’energia superiore di quella nucleare, all’epoca non ancora scoperta, che Cayce, quindi, non poteva conoscere. Questa energia sarebbe stata ricavata, secondo il veggente, attraverso la manipolazione di misteriosi cristalli all’interno dei quali si concentrava. I cristalli che fornivano l’energia sarebbero stati isolati in un edificio “foderato di pietra non conduttrice”.

La descrizione fornita ricorda le torri di vetro girevoli di cui disponevano i Thuata de Danan, rivestite appunto di un materiale isolante a protezione delle radiazioni emanate dalle armi nemiche. I documenti con le descrizioni per costruire tali “pietre” verrebbero custoditi in tre posti diversi: nei templi di Atlantide sommersi a Bimini, in un tempio in Egitto e nel tempio di Itlar nello Yucatan. Con essi sarebbero conservati i libri che parlano della storia di Atlantide e del suo immenso sapere scientifico.

Cayce parlò anche di Faser e Maser, l’energia derivante dalla luce polarizzata, e disse che proprio il cattivo uso di tale energia scatenò forze incontrollabili che causarono la distruzione del continente.

Secondo Cayce quelle fonti di energia potrebbero essere ancora attive, imprigionate nelle costruzioni dell’antica isola e causare i fenomeni che hanno tristemente distinto la zona delle Bermude.
Nel 1970 il Dottor Ray Brown durante un’immersione nelle acque del triangolo delle Bermuda, vicino alle isole Bari, nelle Bahamas, vide, a quaranta metri di profondità, una piramide con un’apertura sulla sua sommità.

“La costruzione era in pietra liscia, le giunzioni fra i blocchi si distinguevano appena. L’apertura era una specie di pozzo che immetteva in una stanza interna rettangolare. Completamente priva di alghe e coralli e stranamente ben illuminata senza che ci fosse nessuna luce diretta. Vidi qualcosa che riluceva. Dal soffitto pendeva un’asta metallica con incastonata una pietra rossa sfaccettata e affusolata in punta. Sotto di essa un basamento in pietra sono sopra una piastra sempre di pietra, sulla quale due mani di bronzo, annerite da evidenti bruciature, sorreggevano una sfera di cristallo. Non riuscendo a smuovere l’asta e la pietra rossa, afferrai il cristallo e venni via. Mentre uscivo da quel luogo mi parve di avvertire una presenza. All’interno di questo cristallo rotondo vi era una serie di forme piramidali, tre per l’esattezza e tenendolo in mano si avvertiva una vibrazione.”

Pervaso dal timore che la sfera gli fosse confiscata non ne ha rivelata l’esistenza fino al 1975 nel corso di una conferenza a Phoenix. Brown non ha mai rivelato a nessuno il punto esatto del suo ritrovamento e cosa ne è stato del cristallo.
Il particolare delle mani metalliche che sorreggono un cristallo, mi rammentano le mani degli isolatori che sostengono le “lampade” rappresentate sulle pareti di Dendera. Il fatto che siano state viste annerite e bruciate significa che erano sottoposte ad un fortissimo calore, quindi la piramide catalizzava una sorta d’energia indirizzandola, attraverso l’asta, nella sfera di cristallo. La pietra rossa poteva essere un rubino, pietra solitamente usata nei laser per concentrare e proiettare l’energia.

In quanto alla sfera si racconta che causi fenomeni paranormali; i metalli in contatto con essa si magnetizzano temporaneamente; l’ago della bussola gira prima in senso orario e poi ruota in senso opposto. Vi sono anche casi di guarigione dopo aver toccato la sfera. Un collegamento al teschio di cristallo. Speculazioni?
Le piramidi sotto l’oceano sono state rilevate più volte anche dal sonar.

Edgar Cayce parlò degli Atlantidei come una civiltà che disponeva di un’energia simile a quella nucleare; l’energia che fu causa della scomparsa di quel continente. Veniva raccolta utilizzando i cristalli racchiusi nelle piramidi.
C’è chi crede che ogni tanto i cristalli del perduto continente si attivino e formino tempeste magnetiche, campi di forza e d’energia pura, causando i ben noti fenomeni del Triangolo delle Bermuda.

Speculazioni. Certo. Il cristallo della sfera, però, testimonia l’esistenza di civiltà in possesso di una tecnologia avanzatissima perché perfino gli esperti dell’Istituto Smithsoniano di Washington hanno dichiarato che solo dopo il 1900 siamo stati in grado di usare tale tecnologia per tagliare il quarzo e ricavarne una sfera perfetta.
Secondo una profezia sotto la zona di Giza vi sarebbero dodici camere, una per ogni segno zodiacale, in comunicazione fra loro per mezzo di corridoi. Al centro una camera più grande detta: “sala dei documenti”.

In quel punto si troverebbe un enorme cristallo sfaccettato simboleggiante l’uovo cosmico. La sala sarebbe stata costruita da Enoc con lo scopo di conservare le scienze conosciute. Simile alla storia che vuole re Surid, o Saurid Ibn Salhouk, autore del progetto delle tre piramidi e camere sotterranee per conservare le “scienze segrete”.

È ben noto che sotto la piana di Giza vi siano numerosi sotterranei, e che un gruppo archeologico dell’Università di Stanford, ha praticato l’apertura di una delle tre camere situate sotto le zampe della Sfinge. Avrebbe scattato anche alcune foto dell’interno, mai rese pubbliche, ma ben note al sovrintendente agli scavi Dr. Hawass. Quest’ultimo avrebbe anche impedito a West di procedere con gli scavi che miravano ad aprire un passaggio per entrare nei sotterranei.

La presenza dei cristalli viene menzionata nella vicenda dei presunti alieni catturati dopo l’incidente di Roswell, attualmente indicati nella base di Nellis, conosciuta come Area 51, e nella storia dei piatti di pietra di Bayan Kara Ula, o Bayan Har Shan, non a caso definita la Roswell Cinese. In entrambi i casi si fa riferimento al ritrovamento di un cristallo in grado di mostrare immagini della terra com’era nel passato, concentrandosi su di esso.

Questo ci porta alle strane storie che circolano sul teschio di cristallo, sia quello in mostra al British, definito un vero e proprio porta sfortuna, che al manufatto trovato da Hedges. Alcuni addetti alla vigilanza del Museo affermano di aver visto strane emanazioni prodotte dal teschio in particolari momenti. C’è chi dice di aver provato una strana sensazione in sua presenza, come dominato da una forza misteriosa. Forse solo suggestione, ma l’oggetto è stato cambiato di sala più volte in seguito al verificarsi di misteriosi e curiosi fenomeni.

Sembra che nessuno dei custodi voglia trascorrere molto tempo nella stanza ove si trova esposto.
Anche il teschio appartiene a quei cristalli che racchiuderebbero misteriose energie?

Semplici storie da raccontare la notte delle streghe, o “verità incredibili”?

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Note:
1. Figlia di Mitchell, avventuriero del quale si parla più avanti.