Intervista a Maurizio Baiata: l’ufologia e il destino dell’essere umano

Intervista a Maurizio Baiata: l’ufologia e il destino dell’essere umano
ufologia
Maurizio Baiata e il Col.Philip Corso

Con grande orgoglio vi presentiamo (ukizero.com) un’intervista esclusiva a uno dei più grandi esperti di ufologia italiana. Un personaggio che, vi anticipiamo, da settembre ospiteremo su queste pagine come Guest Blogger, perché per il “lunario della parevoluzione” qual è Uki, un ricercatore così non può far altro che riempirci di fierezza. Stiamo parlando ovviamente di Maurizio Baiata, giornalista, critico musicale e direttore di testate rock negli anni ’70. La sua attività pubblicistica negli anni ’90 si è di fatto orientata verso il mondo dei Misteri e del giornalismo investigativo, formandosi anche alla “scuola” di Giovanni Minoli (“Mixer” e “Misteri”) e divenendo così una figura di riferimento nel campo editoriale e divulgativo per le tematiche collegate al fenomeno UFO, anche alla luce delle decine di documentari da lui prodotti e di cui ha curato l’edizione italiana sia per la la TV sia per l’Home Video. Innumerevoli le sue partecipazioni televisive, come esperto e protagonista di esperienze di contatto e di incontro con entità sconosciute, occasioni per lui sempre di aperto confronto con esponenti del mondo scientifico e religioso e dalle quali uscire sempre a testa alta. Insomma, un personaggio di tutto rispetto..

Ebbene, il nostro Maurizio ha pubblicato una nuova riedizione di un libro davvero interessante ed affascinante, dal titolo: “Gli Alieni mi hanno Salvato la Vita” (Verdechiaro Edizioni 2012). Da qui siamo partiti per fare una chiacchierata plenaria sull’Ufologia…

– Tanto per cominciare, una domanda secca… Perché dovremmo interessarci e prendere sul serio l’Ufologia? Esistono davvero fatti, eventi o testimonianze in grado di dare valore fondativo al discorso sulle entità aliene? Ancor meglio: dacci tre prove, se non certe almeno indiziarie, sull’effettiva esistenza extraterrestre nell’universo e intorno a noi.

> Prova 1: Il caso Travis Walton, il taglialegna dell’Arizona che nel 1977 visse un’esperienza di contatto durata cinque giorni. Con lui, nel momento dell’avvistamento e del suo avvicinarsi all’UFO che poi emanò un raggio che lo avrebbe tramortito, c’erano sei colleghi. Tutti (tranne uno che si rifiutò di sottoporsi al test) passarono il poligrafo (macchina della verità) e da allora hanno sempre mantenuto la stessa versione dei fatti, non ottenendone alcun guadagno. Al contrario. Il debunker Philip Klass, dello CSICOP USA omologo del CICAP nostrano, tentò inutilmente di convincere sia Travis sia uno dei suoi colleghi a ritrattare, offrendo loro 10.000 dollari. La corruzione fa parte del debunking.
> Prova 2: L’affidavit (dichiarazione giurata) del colonnello Philip James Corso sulle sue dichiarazioni inerenti i fatti successivi e le ricadute tecnologiche derivate dall’incidente di Roswell del 1947. Avendo conosciuto bene Corso, sono fermamente convinto della veridicità della sua testimonianza, che include l’aver visto a Fort Riley, in Kansas, il corpo di un essere alieno immerso in un liquido all’interno di un contenitore atto al trasporto, da Roswell a Fort Worth in Texas. Ritengo assai significativa la discussione che ne è scaturita, che ha fatto da spartiacque nella definizione del gioco delle parti tra l’ufologia tradizionale, “nuts & bolts” e quella che si avvale anche delle rivelazioni delle “gole profonde” inserite nel sistema strategico del cover-up sulla questione UFO/alieni. Inoltre, ha favorito lo sviluppo del movimento dell’Esopolitica. Il curriculum militare di Corso costituisce la “prova” di quanto da lui testimoniato. Nel libro “Il giorno dopo Roswell” Corso descrive i suoi contatti diretti con scienziati italiani negli anni in cui prestò servizio a Roma (1946-1947). Tutto verificato e confermato attraverso nostre ricerche d’archivio.
> Prova 3. La mia esperienza di contatto. So cosa ho vissuto. So cosa ho incontrato. Non ne conosco appieno le ragioni, alcune rimaste recondite. Per me è una prova incontrovertibile.

– Alcune razze aliene potrebbero plausibilmente disporre di strumenti in grado di superare le barriere della materia e delle leggi della fisica; quindi il fenomeno Ufo esiste perché razze extraterrestri sono innanzitutto padrone del tempo?

Il fenomeno UFO esiste in quanto da sempre oggetti volanti di ogni tipo, misura, caratteristiche spesso straordinarie e incredibili capacità (mat e demat) vengono osservati e la loro manifestazione riportata. La fisica quantistica contempla tutto questo e quindi, secondo me, chi esiste dietro il fenomeno UFO si avvale di conoscenze quantiche. Vedasi “Interstellar”. Risposta affermativa, nel senso che sembrano padroneggiare lo spazio e il tempo.

– Secondo le tue parole nel libro, a tuo avviso la vera storia dell’essere umano dipende da quella degli alieni. I più grandi misteri dell’umanità potrebbero trovare finalmente una spiegazione secondo questa chiave di lettura… il “mistero della creazione” ad esempio, in qualche modo unisce la condizione umana a quella degli alieni?

Per le filosofie ermetiche e l’Alchimia, la chiave di lettura è segreta, celata nell’essere non duale, ovvero in un Sé Superiore androgino e capace di autorigenerazione. Essa non contempla principi quali Nascita e Morte e in questo l’esistenza diviene un non-mistero. Ma lo è se quando a ogni atto dell’esistenza poniamo dei limiti. Mi spiego con un esempio che attinge allo Zen. Nel film “Messaggi da Forze Sconosciute”, basato su una sceneggiatura di Bruce Lee, David Carradine interpreta un viandante cieco, il “maestro” di un giovane e sprovveduto eroe. Il cieco percepisce il proprio cammino e suona il flauto. L’etere gli trasmette il pericolo e il suo flauto diviene arma letale. Fende l’aria e a cerchi larghi e precisi annienta gli aggressori. Finita la lotta, il flauto torna ad essere lo strumento che fissa frequenze in armonia con il creato attraverso il Suono. Ma non lo era stato anche un attimo prima, animandosi nella mani del cieco e divenendo i suoi occhi colpendo a morte gli avversari? La condizione umana, dunque, sussiste nei limiti e parametri che il sistema ha voluto imporle. Ma tali regole non valgono nell’Universo. Nell’Universo conta qualcos’altro. Lo scopriremo, al tempo.

– Rimanendo su queste considerazioni, cosa ne pensi del lavoro di Mauro Biglino e della miriade di reperti storici e Testi Sacri antichissimi che testimoniano la presenza di forme di vita extraterrestre sulla Terra?

Lavoro interessante, quello di Biglino. Lavoro che riscuote un successo mai visto nel campo dell’editoria di frontiera. Non compete a me discuterne lo specifico dei contenuti. Io sono uno dei tanti che seguono con un certo sbigottimento le sue conferenze, ma non dispongo delle adeguate conoscenze esegetiche per entrare nel merito. La sua validità risiede a mio avviso nell’aver messo in discussione alcuni fondamenti delle religioni cristiana ed ebraica, attraverso le proprie traduzioni delle pagine bibliche, proponendone una diversa interpretazione e quindi altri significati. Questo il Cattolicesimo non lo ha mai consentito a nessuno. Biglino lascia al suo pubblico il diritto-dovere dell’approfondimento. Non mi sembra peraltro che Biglino si occupi o che i suoi studi trattino di ufologia, quindi anche delle tracce di presenze extraterrestri nell’antichità. Provate a chiedergli se secondo lui Gesù era un extraterrestre. Dovrà solo estendere il suo campo visivo per un attimo e proiettarvi nel suo e avrete la risposta.

– È vero che la US Navy, la Marina Militare degli Stati Uniti, è da sempre l’intelligence governativa in possesso delle maggiori e più importanti informazioni sulla presenza degli alieni sulla Terra?

Lo è stata, a quanto mi risulta, sino ad alcuni anni fa. Le strutture di Intelligence delle forze militari USA hanno sempre agito a compartimenti stagni anche quando unificate, ovvero come joint forces sotto diverse denominazioni. Se entriamo nel dettaglio di chi disponga di capacità di intervento diretto nelle operazioni di recupero di UFO precipitati, dal passato emergono gruppi come i Blue Team, inseriti in progetti come il Moon Dust. Lo abbiamo appreso dalla testimonianza del Sergente Clifford Stone che ha fatto parte di tali corpi di élite dell’Esercito americano ma totalmente autonomi. Sembra che tali poteri di intervento diretto oggi siano nelle mani del SOCOM, United States Special Operations Command. A questo aggiungerei che ritengo assai plausibile l’esistenza di una flotta spaziale americana segreta, nel novero del progetto Solar Warden. E altresì che il gruppo ultrasegreto Majestic 12 sia ancora in essere e che al suo vertice ci siano ammiragli della U.S. Navy. Un punto di riferimento imprescindibile resta a mio avviso il dottor Michael Wolf. Nel suo libro “I Guardiani del Cielo” (Edizione Verdechiaro 2014, da me curata) in una chiave di semi-narrativa apprendiamo in merito molto di più di qualunque whistleblower controllato da Washington.

– Sappiamo tutti della “Ufo cover-up globale”, la strategia dell’insabbiamento che, come riportato nel tuo libro, è stata mirabilmente definita dal fisico nucleare e ufologo Stanton Friedman: “Watergate cosmico”. Tuttavia, tu affermi che i Servizi Segreti non entrano apertamente, e del tutto in gioco, sulla ʿquestione alieniʾ per non rischiare di avallare o dimostrare appunto la fondatezza di tali teorie, di fatto, sono già infiltrati da sempre attraverso sistemi informatici di controllo delle informazioni, e questo al momento può bastare per insabbiare ed ammortare la portata delle informazioni sull’argomento… Cosa c’è davvero sotto? Come si muovono nel caso i Servizi Segreti?

Si muovono sulla base della divulgazione di elementi che sono un misto di verità e di falsità. Propinano agli ufologi, dal dopo Roswell, bocconi ora avvelenati, ora semplicemente da mal di stomaco, o da mal di testa a seconda della qualità delle sostanze somministrate. Un caso emblematico. Quello del famoso filmato dell’atterraggio UFO alla base di Holloman negli anni Cinquanta e servito come specchietto per le allodole per il documentarista Bob Emenegger e la giornalista Linda Moulton Howe. Nel libro di Grant Cameron e T. Scott Crain “UFOs, Area 51, and Government Informants”, tale strategia viene analizzata e spiegata compiutamente. Il principio della negazione plausibile funziona alla grande.

– La partecipazione del Colonnello dell’esercito USA Philip James Corso al “Maurizio Costanzo Show” fu uno dei momenti memorabili per l’ufologia italiana. In quell’occasione infatti, per la prima volta nella storia della Tv italiana, un alto ufficiale dell’intelligence militare affermò di aver visto in prima persona un alieno a Roswell. Cosa ricordi di quel giorno…

Furono diversi giorni importanti, ogni momento trascorso con Corso fu importante. Vorrei subito precisare che il colonnello non ha mai dichiarato di aver visto un alieno a Roswell. Corso era di stanza a Fort Riley, in Kansas e lì, in un magazzino, vide diverse casse provenienti da Roswell. Ne aprì una e al suo interno, in un contenitore trasparente immerso in un liquido bluastro fluttuava il corpo di quello che poi capì essere una EBE, Entità Biologica Extraterrestre. Questo, con dovizia di particolari, Corso ribadì al Costanzo Show, senza essere mai interrotto per una ventina di minuti in una narrazione che lasciò a bocca aperta il presentatore, gli altri sopiti sul palco e tutto il pubblico il sala. Io ero con Paola Harris, credo in prima o seconda fila, e assistere a quello spettacolo fu un momento di intensità straordinaria. Penso che, come dicono gli Americani, si visse una “history in the making”, un momento in cui si apriva una pagina nuova per la nostra Storia moderna.

– Sei davvero convinto quindi del famigerato incidente di Roswell? Secondo te nell’Area51 si custodiscono ancora, o si sono custoditi, tecnologie aliene ed esseri extraterrestri in cattività?

Convinto al cento per cento. A Roswell ci sono stato. Ho potuto vivere con Jesse Marcel Jr. l’emozione di visitare i luoghi dove presumibilmente avvenne il primo impatto, nel Foster Ranch. Quindi, alla prima domanda rispondo sulla base di sensazioni e convinzioni che vanno al di là del complesso di ragioni che le supportano. Area 51. Sono arrivato sino al limite invalicabile, sulla strada sterrata mediante la quale, una dozzina di miglia dopo si arriva alla zona super segreta. Dalla camionetta, se avessimo proseguito, ci avrebbero sparato. O ci avrebbero inseguito e, una volta bloccati, avremmo passato guai seri. Ovvio chiedersi cosa ci sia ancora lì sotto da necessitare tale segretezza. Fra gli insider dell’Area 51, più precisamente dalla zona S-4, ho conosciuto abbastanza bene Dan Burisch per ritenere le sue dichiarazioni attendibili. Le installazioni sotterranee presenti sul territorio degli Stati Uniti fra loro sono collegate. Il campo è del tipo “Chi tocca muore”.

– Il “Santilli Footage” lo definisci la “Sindone degli ufologi”, come procede questa storia?

Sono in contatto con Santilli. Spero un giorno di riuscire a perforare la sua corazza, fatta di affermazioni veritiere e di bugie. Giungo a dire che non credo alla versione del “restauro”. E penso che su tutta la vicenda del Santilli Footage, meglio nota come “filmati dell’Autopsia Aliena”, pesi come un macigno un’attività di intelligence che all’epoca, nel 1995, compromise il risultato di tutta l’operazione. Avrei dovuto rendermene conto già il 5 Maggio di quell’anno al Museum of London dove venne proiettato il filmato della seconda autopsia. Era diverso dal primo che avevo visto nell’ufficio di Santilli una decina di giorni prima insieme al cantante dei Troggs, Reg Presley. Era diverso e in effetti quella prima autopsia è sparita nel nulla.

– Una questione importante è se questi alieni abbiano intenzioni buone o cattive nei nostri confronti. A quanto pare non c’è alcuna prova definitiva di intenti malevoli da parte di esseri alieni, escluso il trauma psichico ed emotivo della maggior parte degli addotti. Cosa ne pensi?

Che ci basiamo troppo su principi antropocentrici. Se avessero raso al suolo Los Angeles nel 1942, la vedrei diversamente, ma solo perché ci abitavano i miei fratellastri americani.

– Una cosa sembra chiara – anche alla luce appunto del fenomeno Abduction, come diceva Corrado Malanga: «Gli alieni sembrano cercare qualcosa nel nostro DNA…». Ne sei convinto anche te? Cosa cercano?

Prima di Malanga lo hanno affermato ricercatori americani. Di quali alieni stiamo parlando? Di esseri che, destinati all’estinzione a causa di loro deficit biologici, devono nutrirsi della linfa vitale degli involucri organici umani e-o di animali da pascolo? Io penso che gli alieni non abbiano bisogno di venire a “prendere qualcosa” da noi, come fosse un caffè o un liquorino. Io credo che la questione abbia a che fare con l’immortalità e non con incroci genetici e ibridazioni varie. Incroci e ibridazioni che a mio avviso potrebbero risalire ad epoche primordiali, quando eravamo poco più che ominidi, ma adesso come si giustificherebbero? Non mi sento peraltro di escludere le testimonianze delle donne che, a seguito di esperienze di contatto, si sono viste misteriosamente asportare i loro feti per poi vederli crescere, ma non poterli riavere per sé, come vorrebbero. Ma alle teorie sostenute da Hopkins, da Jacobs e da altri, preferisco l’idea di Mary Rodwell: «Alcuni incontri suggeriscono che queste intelligenze possono lavorare o interagire in dimensioni di realtà non-fisica, come le dimensioni dell’anima. Ciò include il Contatto o la comunicazione con loro, prima ancora della nostra attuale incarnazione fisica… Ovvero la vita attraverso le vite, nello stato dell’anima. Inoltre, questa interazione può anche continuare dopo la nostra morte fisica. Dopo la nostra attuale incarnazione umana, possiamo rimanere coinvolti con queste intelligenze…».

– Nel libro ci racconti del tuo primo avvistamento Ufo, avvenuto nel sito di Coba in Messico. Eri insieme ad altre persone, tuttavia il processo di contatto e di rimozione non è uguale per tutti, cosa che complica ogni volta il riconoscimento delle autenticità delle affermazioni e dei fatti. Qual è la tua esperienza al riguardo?

Posso solo affermare che non esiste un avvistamento uguale all’altro. E che ci si complica enormemente la vita a voler stabilire e riconoscere che si tratta di fatti autentici. Sarebbe ora di passare ad altro.

– Alla fine, possiamo dire che i contatti alieni, i fenomeni paranormali, le esperienze di pre-morte, ecc… sono tutti fenomeni che dovrebbero darci la consapevolezza del fatto che, davvero, siamo esseri multidimensionali – come tra l’altro la scienza oggi sta pian piano dimostrando. Oppure davvero come diceva Eugenio Siragusa, «Siamo un’umanità piccola in un universo troppo grande per lei»? O ancora… come è possibile oggi giorno ridurre il fenomeno UFO alla mera manifestazione tecnologica quando dietro ci sono intelligenze che evidentemente la animano e che, eventualmente, sono già in contatto a livello coscienziale con noi?

Perfetto. Bellissime domande che in sé contengono le risposte. Aggiungerei solo che se non ci fosse stato il dottor John Mack oggi non sarebbe stato possibile formulare queste domande. Il che vuol dire che il fattore umano, la grandezza dello spirito dell’Uomo risiede nella sua capacità di rispondere sempre e soltanto alla propria coscienza. Entrare in contatto con la propria coscienza è impresa ardua, significa arrivare davanti a delle porte percorrendo strade su cui si affacciano e implicano sofferenze, rinunce, abbandoni, cambiamenti radicali. Ma se le esperienze di contatto non dovessero servire proprio a farci passare attraverso quelle porte, che ragione avrebbero avuto i Doors a chiamarsi così ispirandosi alle “Doors of Perception” di Aldous Huxley? Saremmo rimasti a sentire i Monkees di “I am a Believer”, che nella versione di Caterina Caselli divenne “Io sono bugiarda”.

– Secondo quanto affermi nel libro, una rivoluzione mondiale potrebbe dipendere e partire proprio dall’avvento degli alieni. Si tratterebbe di una rivelazione sconvolgente in grado di portare ad un cambiamento radicale dei sistemi di potere vigenti. Credi che tutto questo sarebbe davvero l’unico modo per salvarci dalla corruzione e dal deterioramento dispotico della nostra società? Oppure rischierebbe di essere l’inizio di un’atra tragedia?

No Comment. Sorry. Lascio ad altri il vezzo di cadere nel ridicolo dando fondo alle proprie capacità di vaticinio.

– Vorrei finire con una domanda attinente ad una tua altra grande passione, dal momento che sei stato anche uno dei più importanti critici musicali italiani… Che cos’è per te la musica aliena? Facci qualche esempio…

Jimi Hendrix.

– Grazie di tutto e per questa splendida chiacchierata…

Grazie a te!

Fatale

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