Intervista a Nick Laessing. Free Energy tra arte e scienza

Intervista a Nick Laessing. Free Energy tra arte e scienza

HPIM34091-300x209 Nick LaessingNel contesto internazionale della Fiera d’Arte Contemporanea di Roma, abbiamo intervistato Nick Laessing, artista londinese, impegnato sul fronte della free Energy. Egli esplora le aree limitrofe della scienza e il rapporto tra questa e l’ arte.

Laura Gowen, direttrice e proprietaria della galleria Gowen Contemporary (Ginevra), ci espone, dopo pochi cenni biografici, le opere di Laessing presenti nello stand c 33 della Fiera d’Arte Contemporanea di Roma.

Nick Laessing è nato a Londra (1973), vive e lavora a Berlino. In questi ultimi anni ha fatto un’importante esperienza a Basilea (2010- 2011), dove è stato ospitato grazie alla vittoria dell’ importante premio della fondazione Laurenz Stiftung.

In questi giorni, lo si può invece trovare ad Amsterdam, dove vivrà per i prossimi 2 anni. Quello esposto è un lavoro che Nick Laessing ha fatto espressamente per la fiera Roma Contemporary. Le opere presentate sono il frutto di esperimenti che l’artista ha condotto con la sua più recente invenzione: una macchina che trasforma l’acqua in gas. Secondo molti inventori e ricercatori amatoriali, questo particolare gas, chiamato “di Brown”, potrebbe fornire un’ alternativa pulita all’energia fossile.

Da anni, infatti, Laessing effettua ricerche sul tema della free Energy, il cui archetipo sono le teorie “visionarie” dello scienziato Nikola Tesla. Chi si appassiona a questo tipo di ricerca, realizza personalmente congegni più o meno complessi, puntando a creare un tipo di energia pulita ed infinita (spesso queste teorie fanno affidamento al fenomeno del magnetismo). La free Energy come dice il nome è intesa come “gratuita”. Naturalmente l’idea di un’ energia eterna e gratuita affascina molti. Svariate sono però le criticità e gli ostacoli, di ordine pratico e culturale, che accompagnano simili progetti.

La serie di opere in mostra a Roma, presso il MACRO Testaccio, include: la rappresentazione fotografica in scala 1:1 della macchina Electrolyser (sopra citata), delle piastre in acciaio distrutte dalla fiamma del gas (prodotto dalla macchina) oltre a delle stampe fotografiche che mostrano esperimenti condotti usando il medesimo processo per fondere oggetti in vetro. In esposizione, anche la scultura After Alessandro Volta (2012),replica della primissima pila inventata da Alessandro Volta nel 1800. Incuriositi dalla sua idea di free Energy e della rappresentazione artistica che Laessing ne ha fatto, lo abbiamo intervistato.

– Da dove e per quali ragioni è scaturito il tuo interesse artistico per la free Energy e per i temi legati alla scienza?

Qualche anno fa ero a Londra e sono capitato in un negozio di libri di seconda mano. Qui ho trovato un libro intitolato: “ The research for free Energy” scritto da un giornalista inglese. L’ autore racconta attraverso alcune interviste le storie di persone interessate alla free Energy. Molte di queste si erano avvicinate alla “energia libera” fortuitamente. Non pensavo a questo tema in termini di pratica artistica, anche perché ero molto preso dal rapporto tra la mia arte e l’ elettronica. Queste interviste mi hanno così appassionato ed incuriosito al punto da voler continuare la ricerca per conto mio.

– Creativamente, hai tratto ispirazione da altri artisti attivi nel campo della free Energy?

No, in verità no. Durante questi anni ho cominciato a scrivere degli articoli su delle riviste, in modo da avvicinarmi nella maniera più approfondita possibile a questa tematica. Attraverso queste mie ricerche ho cominciato ad interrogarmi sul perché l’ arte non possa essere intesa come piattaforma atta a veicolare questioni scientifiche come questa.
Nelle comunità scientifiche l’idea che non si possano rompere le leggi della termodinamica è sempre stata molto ferma. Io ritengo questa “fermezza scientifica” un ostacolo alle proposte riguardo alla free Energy. Nell’ arte è possibile invece esplorare le aspirazioni utopistiche di questa possibilità energetica.

– Cosa ne pensi dell’attuale condizione culturale ed economica italiana? Inoltre, data la tua esperienza artistica all’interno sia del contesto inglese sia di quello tedesco, hai notato differenze tra questi paesi?

Io penso che economicamente Germania e Inghilterra stiano meglio, ma culturalmente è molto complessa la questione. Ci sono molte differenze. Anche tra l’ambiente culturale londinese e berlinese. Per quanto mi riguarda purtroppo non sento molto la differenza se vengono stanziati fondi o meno per la cultura, poiché il mio lavoro risulta comunque complesso (in particolare dal punto di vista economico).

– Il tuo parere riguardo al collegamento culturale tra Arte e Scienza?

Essendo l’arte una piattaforma diversa da quella scientifica e tecnologica e uscendo dalla visione tecnica della scienza per entrare in un campo più “libero” , la discussione diviene molto più leggera e ci si può aprire di più all’aneddotica e agli aforismi. Tutte esperienze che non rientrano nel contesto scientifico e che non sono “accettate” per la loro “scarsa serietà”. Attraverso l’arte secondo me si può invece parlare molto di più dell’ importanza dell’aspetto utopistico, ma comunque reale, di queste idee.

0f4e43472b032254a6931cddf379bfdd– Nick, sul collegamento Arte-Scienza, accenni inoltre ad una comunità di artisti romani impegnati nella ricerca su la free Energy:

C’è una piccola organizzazione a Roma con cui ho realizzato un video (finito nel 2010), fatto per un museo a Torino. Durante il periodo di lavoro, ho passato molto tempo a Roma e mi ricordo questa piccola comunità di artisti romani molto interessati al campo dell’ energia. Questi esploravano idee alternative e intraprendevano ricerche interessanti. Sono stati molto gentili ed accoglienti con me ed è stata un’esperienza importante. Questi artisti senza soldi, con solo un sito internet e facendo affidamento sulla sola comunicazione web, mi hanno ispirato molto.

– Le opere in mostra (tutte del 2012) sono state ispirate da questo incontro romano?

Quell’incontro possiede varie correlazioni, con questo ultimo corpus di lavori su la pila e l’elettrolisi che ho realizzato. Un ragazzo mi portava in giro per Roma in macchina e usava come carburante per la sua macchina, un miscuglio di acqua, gas e altre cose strane. Era un guidatore spericolato, ma la macchina funzionava! Un altro membro del gruppo romano, all’interno del suo garage costruiva delle macchine di sua invenzione. Il movimento di queste macchine produceva energia e riusciva ad accendere molte lampadine contemporaneamente. Quest’uomo lavorava per l’esercito e io trovavo molto affascinante la contrapposizione tra il lavoro nell’esercito e le sue “visioni artistiche” che lo spingevano a costruire queste macchine e a portare avanti una ricerca energetica alternativa. Non c è molta differenza tra essere un artista o fare arte.

Tommaso Zijno
(tzijno@dailystorm.it)

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