KASPAR HAUSER

Il ragazzo venuto dal nulla

Norimberga, 26 maggio 1828, un curioso personaggio si aggira spaurito per le vie della piccola città tedesca. È un ragazzo di circa diciassette anni, indossa abiti di foggia elegante ma sporchi e consunti, calza un paio di scarpe lacere che lasciano intravedere i piedi gonfi e coperti di piaghe. Ha un aspetto dimesso e si trascina a stento nei meandri di quello che sembra essere per lui un mondo alieno. Il suo sguardo oscilla a destra e sinistra, incuriosito, affascinato, forse anche intimorito, la sua bocca è spalancata e il respiro affannoso, come se le emozioni che sta provando fossero così tante e così intense da togliergli il fiato. Finalmente qualcuno si accorge di lui. Un bottegaio tutto preso dalle sue faccende alza per un attimo la testa e nota il giovanotto che cammina con un andatura incerta e che ha tutta l'aria di non reggersi più in piedi.

Mosso da compassione l’uomo accoglie il ragazzo nella sua bottega e chiede notizie sul suo conto, ma inutilmente. Il suo ospite in apparenza non è in grado di esprimersi a parole e si limita a frugare nella propria giacca logora da cui fa capolino una lettera indirizzata a un ufficiale di cavalleria che viene prontamente mandato a chiamare. Al suo arrivo la missiva viene aperta: pochi cenni sul fatto che il ragazzo è orfano di un soldato e un appello a occuparsi di lui facendolo entrare nel corpo dei cavalleggeri: nessuna firma, nessun indizio su chi l’abbia scritta. L’assurda richiesta non può ovviamente essere esaudita, così il ragazzo viene affidato al distretto di polizia che provvede temporaneamente al suo mantenimento. Ma chi ha modo di stargli vicino capisce che non si tratta di un semplice trovatello.

Alcuni suoi atteggiamenti sono davvero strani: a ogni domanda risponde sempre “non so”, oppure borbotta qualcosa a proposito di “diventare cavaliere come suo padre”, niente di più. Non conosce altre parole e ovviamente non sa leggere né scrivere, con una sola eccezione però. Quando gli si chiede il suo nome, prende una penna e con tratto deciso e sicuro verga pochi comprensibili caratteri: “Kaspar Hauser”. È dunque quello il suo vero nome? Rifiuta decisamente di nutrirsi di cibi cotti, il cui odore gli provoca violenti attacchi di nausea e rifiuta anche di bere bevande diverse dalla semplice acqua. L’unico menù che dimostra di gradire è composto da una gran quantità di pane. Inoltre sembra avere poca familiarità con gli oggetti che lo circondano, anche i più banali come gli orologi, dai quali è affascinato e che sembra considerare come esseri animati. Ha così inizio la strana vicenda del più famoso dei trovatelli, una storia curiosa, a tratti inquietante, sicuramente un mistero ancora ben lontano dall’essere risolto
UN PASSATO MISTERIOSO

Durante il suo affidamento nelle mani della polizia, Kaspar, pur non essendo affatto considerato un criminale, venne tenuto in una cella. Era l’unico posto in cui vi era lo spazio sufficiente per accudirlo e sfamarlo. In questo luogo il ragazzo non mostrò assolutamente di sentirsi a disagio. Poteva stare seduto per ore senza muoversi. Stava seduto in modo rigido e preferiva di gran lunga l’oscurità alla luce. Fu esaminato da un medico il quale riscontrò le sue buone condizioni di salute generale. Era robusto, sano e il colorito della pelle era roseo. Tuttavia le piante dei piedi erano coperte di tagli e piaghe che gli creavano grande dolore e aveva una curiosa malformazione alle ginocchia: quando era seduto su un terreno piano, infatti, Kaspar non riusciva a tenere le gambe distese.

Evidentemente aveva passato rannicchiato la maggior parte della sua vita. Un medico nominato dal tribunale affermò che il ragazzo non era pazzo né ritardato, ma che sembrava gli fosse stato impedito di conseguire qualsiasi sviluppo personale o sociale. Nel frattempo si era sparsa la voce del suo arrivo in città e tutta Norimberga era incuriosita dal nuovo venuto. Il ragazzo viveva nella sua cella e giocava costantemente con un cavallino di legno che un ufficiale gli aveva regalato. Faceva un po’ di confusione nel distinguere le creature animate da quelle inanimate (tanto che dava da mangiare anche al cavallo giocattolo) ma per il resto sembrava che si stesse acclimatando al nuovo ambiente.

Poco dopo il suo ritrovamento cominciò un periodo straordinariamente rapido di apprendimento. In capo a sei settimane Kaspar Hauser era già in grado di parlare, leggere e scrivere come qualsiasi altro ragazzo della sua età. Anche l’imbarazzo nei confronti degli oggetti più comuni cessò e il 7 luglio 1828 scrisse addirittura una relazione nella quale descriveva come meglio poteva la sua vita passata. Da quella versione non si scostò mai più per tutta la sua vita.

LA PRIGIONIA DI KASPAR

In buona sostanza Kaspar affermava di essere stato sempre tenuto prigioniero (fin dall’infanzia) in una cella buia e talmente angusta da non poter nemmeno rizzarsi in piedi. La sua vita l’aveva trascorsa interamente in quel luogo dormendo su un letto di paglia e mangiando. Quando si svegliava, infatti, trovava sempre una brocca d’acqua e una pagnotta. Qualche volta l’acqua aveva un sapore strano e una volta bevutala precipitava in uno stato di incoscienza. Al risveglio si ritrovava lavato, pulito, con i capelli tagliati e le coperte cambiate. Non aveva mai conosciuto un altro essere umano e ad allietare quella vita monotona e assurda c’erano solo due cavallini giocattolo.

Poi un giorno un uomo entrò nella cella e gli insegnò pazientemente a scrivere con la penna le parole “Kaspar Hauser”, e a pronunciare qualche parola (quelle poche parole che pronunciò il giorno del suo ritrovamento). Tempo dopo (è utile ricordare che nelle condizioni in cui Kaspar affermava di essersi trovato la nozione del tempo non poteva certo essere precisa), venne nuovamente addormentato con un sonnifero e si ritrovò all’aria aperta, in preda a un comprensibile shock emotivo. L’uomo misterioso, che Kaspar definiva “grande e forte”, lo condusse nei pressi di Norimberga e lo lasciò andare… Il memoriale del trovatello ebbe grande eco in tutta Europa e Kaspar divenne una celebrità.

La polizia ebbe il compito di tentare di rintracciare il nascondiglio in cui il ragazzo era stato tenuto ma i risultati delle ricerche furono deludenti. Nel frattempo nei salotti dell’epoca si facevano numerose congetture sulla sua vicenda. Kaspar era forse il figlio illegittimo di qualche nobile tenuto segregato per tutti quegli anni nel timore di uno scandalo? Nessuna ipotesi poté mai essere confermata e il mistero rimase.

GLI ATTENTATI E LA TRAGICA FINE

La polizia di Norimberga si decise a mettere Kaspar in libertà affidandolo alle cure a all’educazione di un rinomato insegnante il professor Georg Friedrich Daumer, che lo seguì ed istruì facendogli compiere grandi progressi. Daumer aiutò anche Kaspar a scrivere la propria autobiografia che uscì nell’agosto del 1829. Il 7 ottobre dello stesso anno però si verificò un fatto che suscitò scalpore: il trovatello di Norimberga fu trovato svenuto sul pavimento della cantina del professor Daumer con la fronte sanguinante. Hauser affermò di essere stato spinto da uno sconosciuto che voleva attentare alla sua vita. La ferita sulla fronte era leggera e qualcuno sospettò che lo stesso Kaspar potesse essersela procurata forse per attirare ancor più l’attenzione sul suo strano caso; la sua autobiografia infatti era stata accolta tiepidamente perché ormai l’interesse in merito al curioso personaggio venuto dal nulla si stava stemperando col passare del tempo.

Alcuni dunque pensarono che Kaspar Hauser fosse in realtà un impostore o che quantomeno l’incidente della cantina fosse stato una montatura. Ma ci fu anche chi sosteneva che in realtà si era trattato di un tentativo di omicidio perpetrato dalle stesse persone che lo avevano tenuto segregato per tanto tempo. Ad ogni modo una parte dell’opinione pubblica cominciò a chiedersi se valeva la pena di mantenere a spese della comunità il ragazzo. Il problema fu risolto grazie all’intervento di un nobile inglese Lord Stanhope che nel 1831 prese sotto tutela Kaspar Hauser viaggiando con lui nelle diverse corti d’Europa e occupandosi anche del completamento della sua educazione. Nel 1833 trasferì il ragazzo nella cittadina di Ansbach dove egli ricominciò a studiare sotto la guida di un insegnante del posto, il dottor Meyer. Poi l’interessamento di Lord Stanhope cominciò a scemare pian piano e Kaspar Hauser divenne sempre più introverso.

Il 17 dicembre 1833 il ragazzo venuto dal nulla morì per le ferite riportate al fegato e ai polmoni in seguito a un attentato, subito tre giorni prima, durante il quale fu pugnalato ripetutamente da uno sconosciuto che lo aveva attirato con un inganno nel parco cittadino di Ansbach. Almeno questo è quanto sostenne il giovane poco prima di morire. Ricordava solo che un uomo alto con le basette scure e una giacca nera gli aveva promesso che se si fosse recato nel parco gli avrebbe dato notizie di sua madre. Kaspar non aveva perso tempo e sul posto il misterioso figuro gli aveva consegnato una borsa. Mentre era intento ad aprirla il ragazzo era stato pugnalato. La polizia trovò in effetti nel luogo indicato da Kaspar una borsetta contenente un curioso biglietto il cui unico scopo sembrava essere quello di infittire il mistero.

Innanzitutto il biglietto era scritto in modo tale che per leggerlo era necessario metterlo davanti a uno specchio; ma la cosa più strana era il messaggio che conteneva e che era in apparenza privo di senso: “Hauser potrà dirvi qual è il mio aspetto, da dove vengo e chi sono. Per risparmiargli il compito ve lo dirò io stesso. Io sono di … sulla frontiera bavarese … sul fiume … il mio nome è MLO”.Per la verità la polizia era convinta che Kaspar si fosse provocato le ferite da sé e che solo accidentalmente queste si fossero rivelate letali. Ma Hauser fino all’ultimo sostenne di non aver simulato nulla.

UN PERSONAGGIO SCOMODO

Chi era Kaspar Hauser? Un mistificatore? Un uomo il cui unico scopo era quello di ottenere l’attenzione della gente e delle persone importanti? Molti studiosi sono in effetti scettici e a onor del vero esistono alcune incongruenze e contraddizioni nella vicenda del trovatello di Norimberga: il ragazzo affermava di essere stato sempre nutrito a pane e acqua, ma il colorito della sua pelle al momento della sua comparsa era stato definito roseo, il ché in effetti non sarebbe stato possibile con una dieta prolungata così povera di sostanze nutritive. Inoltre se realmente non avesse potuto rizzarsi in piedi durante tutti gli anni passati nella piccola cella, molto probabilmente sarebbe alla fine stato completamente incapace di camminare.

Gli scettici fanno poi notare che la facilità con cui imparò a scrivere sarebbe stata straordinaria solo nel caso di una effettiva privazione come quella che Hauser affermava di aver subito, ma non sarebbe poi così eccezionale se ci trovassimo di fronte a un normale analfabeta. Dunque Kaspar Hauser avrebbe deformato la sua versione per accentrare su di sé l’attenzione? Potrebbe anche essere. Rimangono però i tagli ai piedi, l’effettiva deformità delle ginocchia e la sua tragica fine ad alimentare un’altra ipotesi, quella della cospirazione, che, malgrado tutto, affascina ancora oggi i molti biografi di questo personaggio. Forse Kaspar fu veramente una persona scomoda segregata per coprire qualche scandalo negli ambienti nobiliari. Ma allora perché non fu ucciso subito?

Per quale ragione fu liberato dopo tutti quegli anni se il suo destino era comunque quello di venire un giorno eliminato? Forse i suoi misteriosi carcerieri non si aspettavano i rapidi progressi della sua psiche e nemmeno il repentino inserimento nella società di quello che con ogni probabilità credevano di aver trasformato in un povero demente. Né si aspettavano che la memoria della sua prigionia fosse così vivida. Hauser avrebbe potuto ricordare altri particolari della sua vita passata e minacciare così chi per tanto tempo lo aveva costretto a una vita di stenti? Un particolare curioso è il fatto che nel periodo in cui visse sotto la tutela di Stanhope, il suo “guardiano”, l’avvocato bavarese Anselm von Feuerbach, con il quale aveva instaurato un rapporto di sincera amicizia aveva cominciato a svolgere ricerche sul nome di Hauser.

Poco tempo dopo von Feuerbach morì in circostanze misteriose. Aveva scoperto qualcosa? Non lo sapremo mai, ma qualcuno arrivò a ipotizzare che uno dei cospiratori fu lo stesso Lord Stanhope che avrebbe avuto il compito di portare Hauser lontano da Norimberga e dalla protezione della gente che lo conosceva, per consentire ai suoi assassini di agire con più facilità. Complici furono anche, secondo alcuni, il professor Meyer e l’ufficiale di polizia incaricato di investigare sulla morte di Hauser. Questi ultimi gettarono discredito sulla versione fornita dal ragazzo prima di morire e cercarono di farlo confessare fino all’ultimo istante. Ma Hauser non cedette e la sua morte così come la sua improvvisa apparizione rimangono tuttora avvolte nel mistero.

Fonte: http://www.robertolapaglia.org/hauser.htm