La Cina costruisce il piu’ grande impianto solare del mondo e sogna di essere la prima superpotenza green

La Cina costruisce il piu’ grande impianto solare del mondo e sogna di essere la prima superpotenza green

“Even if President Trump doesn’t care about the climate, that’s America’s point of view.
The Chinese government will carry out and fulfil its international commitments as they always have done in the past, and as they are doing now in order to try to tackle climate change. “I don’t care what Mr Trump says – I don’t understand it and I don’t care about it.
I think what he says is nonsense.”

Jin Ping Xi, Presidente della Cina

Siamo in Tibet.

Altipiani, linee morbide all’orizzonte, cieli blu, montagne innevate. Un tempo allevamento di bestiame. Oggi una distesa infinita di pannelli solari e una scritta che dice “Energia verde!” Si chiama Longyangxia ed e’ un impianto solare di 27 chilometri quadrati che in un certo senso rappresenta l’ambizione della Cina di passare dalla strega alla fata dei cambiamenti climatici. La costruzione di Longyangxia risale al 2013 ed a’ ancora in espansione – ad un investimento di circa 750 milioni di euro. Per ora fornisce circa 850 MW di potenza e puo’ alimentare energia per circa 200mila case.

In Cina, pragmatici e pratici, e con la voglia di fare bella figura, sono convinti che i cambiamenti climatici esistono. Fino al 2012 in Cina si pensava che il solare fosse troppo costoso. Ma da allora tante cose sono cambiate. Primo fra tutti il costo dei pannelli solari, e secondo il rendersi conto che davvero occorre usare tutto quello che si puo’ per fermare il soffocamento da CO2 nel paese, che paralizza vite e polmoni.

E cosi’ in Cina ci si sono gettati a capfitto: il paese e’ ora il principale investitore nel settore rinnovabili nel mondo intero. Vogliono arrivare a produrre 110GW di potenza solare e 210GW di eolico l’anno. Entro il 2030 vogliono arrivare al 20% di energia green – il che per un paese grande territorialmente e di popolazione come la Cina e’ un enorme obiettivo. Non parliamo di San Marino, parliamo di un miliardo e mezzo di persone.

E cosi arrivano investimenti a palate: $360 miliardi di dollari da spendere entro il 2020 su sole e vento, per tagliare smog, e per creare 13 milioni di posti di lavoro. Sono numeri impressionanti. Ed e’ ironico che se gli USA resteranno indietro sui cambiamenti climatici, il leader della transizione mondiale dal fossile all’energia green sara’ proprio la Cina.

In un certo senso, il primo ministro cinese, Xi e’ in cerca di una sua eredita’ da lasciare dopo di se, ed ora che Obama e’ uscito di scena, e con lui molto probabilmente gli USA, Mr. Xi vuole prendere il suo posto. In un certo senso le speranze del mondo green post-COP 21 di Parigi sono ora riposte nella Cina: l’inquinamento, specie da carbone, e’ fuori controllo, ma cosi anche gli obiettivi del paese sono grandiosi e lungimiranti, e questo da’ speranza.

Non solo, per la Cina occupare il ruolo che Obama voleva in un certo per se, e cioe’ di leader delle rinnovabili, della lotta ai cambiamenti climatici, rappresenta un modo per avere cosiddetto “soft power” nel mondo, di poter mostrare la propria influenza a livello mondiale, di porsi in una buona luce, di essere presa come esempio. Non e’ solo il clima, e’ anche l’immagine, che di questi tempi sappiamo, giusto o sbagliato che sia, che conta, e conta molto.

E poi c’e’ il reparto economico. I cinesi non sono scemi e sanno che la transizione green e’ anche una opportunita’ per il paese di ammodernizzarsi, di crescere l’economia, di aumentare (questo si!) la propria sicurezza energetica. E una volta sviluppate e testate tecnologie nuove, la Cina potrebbe poi esportare tutto in paesi di Africa, Asia e America Latina. E’ un progetto multi-decennale, di crescita sotto ogni punto di vista. Gia’ ora la Cina ha letteralmente invaso i mercati di Brasile, Egitto, Indonesia, Pakistan e Vietnam.

Esempio? I cinesi hanno costruito il piu’ grande impianto solare del Pakistan.

Ovviamente non lo sappiamo come il tutto andra’ a finire. Potrebbe essere che questa spinta green porra’ ostacoli all’industria manifatturiera cinese che e’ riuscita a cresere a ritmi esorbitanti anche grazie al fatto che non c’erano troppe regolamentazioni ambientali, e che quindi venga arrestata prima ancora di iniziare. Ma lo stesso, il fatto che accettano almeno i cambiamenti climatici sono veri e vogliono almeno provarci a fare qualcosa e’ un segnale positivo.

E poi c’e’ anche qualche volta l’entusiasmo e la fretta che porta a decisoni sbagliate. Ci sono stata in Cina, anche di recente e non ho potuto fare a meno di notare che l’approssimazione di molte costruzioni (e lo spreco di soldi!) poteva essere evitato.

Esempio? Hanno costruito campi solari ed eolici laddove non ce n’era veramente motivo, con poco sole e poco vento solo per spendere incentivi statali e lontano dalle zone piu’ urbanizzate e che usano piu’ energia. In altri casi c’e’ spreco di di energia, non c’e’ sufficente cablaggio per le trasmissioni.

Ma come detto, c’e’ volonta’ di crescere, di imparare e di migliorarsi. E se qualcuno ride della Cina, occorre solo guardare a come e cosa erano 20, 30 anni fa e vedere adesso come sono riusciti ad imparare e a crescere.

solareNiente piu’ macchine a benzina, il futuro e’ l’auto elettrica

Non hanno fissato ancora una data, ma la Cina ha annunciato che nel futuro prossimo verra’ *vietata* la vendita di automobili alimentate da combustibili fossili. L’hanno gia’ annunciato UK e Francia, Norvegia e Svezia, e pure l’India, ma questa mossa eseguita in Cina, ovviamente, non potra’ che avere ripercussioni a livello mondiale, considerato che e’ uno dei principali mercati del mondo e con la capacita’ nascente ma certa di poter costruire automobili elettriche in massa.

L’annuncio arriva dal vice ministro dell’industria e della tecnologia informatica, Xin Guobin, che dice che non ci sono date, a differenza di UK e Francia che hanno fissato il termine del 2040, ma che l’obiettivo e’ certo e che le date verranno stabilite nei tempi dovuti. Quello che era stato fisssato in precedenza e che si vuole migliorare e’ di produrre almeno il 20% di auto elettriche o ibride entro il 2025.

Sara’ una trasformazione enorme, per la Cina, e per noi tutti, che la FIAT lo voglia o no.

Perche’ fanno questo i cinesi?

Certo, perche’ soffocano d’inquinamento, lo smog e’ alle stelle, le malattie respiratorie pure, e la pressione popolare di migliorare le cose aumenta, in parallelo alla prosperita’ dei cinesi. E’ una decisione che si pone sulla scia di eliminare il carbone come fonte energetica dal paese entro il 2030.

Ma ci sono altri motivi, piu’ economici e di immagine.

Intanto dopo il fiasco di Trump (e degli USA!) sugli accordi di Parigi, la Cina vede in se stessa un leader nella lotta ai cambiamenti climatici e questa decisione non potra’ fare altro che sigillare ancora di piu’ il suo ruolo o la sua aspirazione di diventare paese-guida ora che gli USA non ci sono piu’. E infatti il presidente Xi Jinping e’ uno dei piu’ ferventi sostenitori degli accordi sui cambiamenti climatici.

E poi… Poi c’e’ un enorme mercato da conquistare con le auto elettriche e i cinesi vogliono che siano i loro produttori di veicoli a prendersi questo mercato, e non Elon Musk con la sua Tesla o gli europei. Con l’obbligo dell’auto elettrica i produttori cinesi inizieranno ad essere piu’ competitivi e a sviluppare progetti elettrici per il paese in modo piu’ urgente e sostenuto, cosi’ da avere un elettrico made-in-China prima che arrivino gli altri a prendersi il mercato interno.

E chissa’ magari anche a favorire le esportazioni di automobili cinesi a basso prezzo.

Insomma, vogliono riprodurre il successo di Tesla in Cina.

Ma il governo cinese e’ furbo.

Tutte le case automobilistiche straniere che intendono vendere in Cina devono entrare in consorzi 50-50 con ditte cinesi e fare e vendere i loro veicoli e camion in Cina. A causa delle alte tariffe sulle importazioni, e’ difficile per le ditte straniere importare veicoli dai loro paesi d’origine, perche’ non e’ conveniente. Dunque, chiunque vuole entrare nel mercato cinese deve farlo con queste joint ventures.

Non ci sono scorciatoie.

I cinesi possono fare questo perche’ il mercato e’ enorme, con 28 milioni di auto vendute nel 2016, un +14% rispetto al 2015. Basti solo dire che negli USA le vendite sono a 17.5 milioni di automobili, a tasso costante rispetto al 2015. Quindi, per fare business in Cina, devi metterti in una joint venture con i cinesi. Il governo cinese, per ora, paga le royalties su eventuale proprieta’ intellettuale che gli stranieri usano in queste joint ventures, ma intanto hanno preso ed applicato al loro paese il sapere sviluppato altrove.

Ma anche questo cambiera’, perche il governo cinese prevede di eliminare la clausola sul pagamento delle royalties. E cosi, le ditte straniere non potranno far altro che prendere eventuali profitti sulle auto vendute, senza poter proteggere la proprieta’ intellettuale.

Tutto questo non e’ molto bello: ci vogliono anni ed investimenti per sviluppare tecnologie nuove e la Cina semplicemente usa i suoi numeri per prendersi i risultati del lavoro di altre ditte. Si prevede che l’amministrazione Trump non la prendera’ troppo bene, ma tutti sono in una cattiva posizione, europei ed americani. Per non perdere quote di mercato in Cina, europei ed americani dovranno in un certo senso regalare anni dei loro studi e perfezionamenti sulle auto elettriche ai concorrenti cinesi.

La Cina non e’ certo nota per la qualita’ delle sue macchine. Ma l’idea e’ che invece di cercare di superare l’occidente con i tradizionali motori a scoppio, lo faranno con l’elettrico. Per esempio, la Cina non ha mai dominato il mercato delle lampadine tradizionali, ma e’ diventata il leader mondiale delle lampadine a LED una volta che il mercato ha preso questa direzione.

L’idea e’ di fare lo stesso con le auto elettriche. Superare l’occidente non con il motore a scoppio ma con l’auto elettrica. Ma cosa produce per adesso la Cina? Molte delle macchine elettriche di piccolo taglio non sono di alta qualita’, ma alcuni modelli sono gia’ alla pari con quelli europei, in particolare le ditte BYD e Geely che ha comprato la Volvo nel 2010.

E gli altri?

Beh, gli altri hanno preso la sfida: Mercedes, Jaguar, Volkswagen hanno gia’ annunciato che molti dei loro modelli saranno offerti sul mercato in versione elettrica fra il 2020 e il 2030. Cina o non Cina, mi sa che in un certo senso ci vinciamo un po’ tutti con questa corsa verso l’auto elettrica.

Obiettivo 105GW solare entro il 2020 raggiunto e superato nel 2017 con 112GW

E mentre noi pensiamo a trivellare Santa Maria di Leuca, la Cina ha superato noi, l’Europa e se stessa.

L’obiettivo era di arrivare a 105 GW di potenza solare nel 2020.

Ci sono arrivati, e hanno superato l’obiettivo nel Luglio 2017 (tre anni prima!) quando grazie all’installazione di numerose unita’ sono arrivati a 112 GW. E infatti secondo l’AECEA (Asia Europe Clean Energy Adivisory) i cinesi hanno installato 35 GW in soli sette mesi! Piu’ del doppio di quanto installato da tutti gli altri paesi nel 2016. Se vanno avanti arriveranno a oltre 210 GW nel 2020, cinque volte la capacita’ degli USA in questo momento.

Anche nel reparto vento non scherzano. Per il vento l’obiettivo e’ di 210 GW entro il 2020, ma si stima che con l’arrivo di circa 110 GW previste da turbine onshore, l’obiettivo verra’ superato e che si arrivera’ a 264 GW entro il 2020.

E’ piu’ di tutta la capacita’ dell’Europa.

In Cina c’e’ gia’ il piu grande campo solare del mondo, e quello galleggiante piu’ grande del mondo. Ma non e’ solo l’installazione e il “grande” in se e per se, in Cina vogliono installare impianti con tecniche avanzati, con maggiore efficenza e integrando produzione ed uso, e vogliono incentivare sia la produzione centralizzata che sui tetti.

La strada e’ ancora lunga, visto che in realta’ la domanda di energia e’ cosi grande che tutti questi gigawatt non sono che l’un percento del suo fabbisogno e che il carbone e’ ancora principe, ma e’ evidente che la strada maestra che si apre e’ in una direzione diversa dalle fossili.

Vediamo dove vogliono arrivare.

Intanto in Italia ci sono i tagli *retroattivi* al fotovoltaico, incertezza normative, investitori che scappano, e tutti gli sforzi degli anni passati al dimenticatio.

Il mondo corre, e noi scegliamo le trivelle invece che il sole.

La Cina apre il suo primo tratto sperimentale di autostrada elettrica

Siamo a Jinan, 265 miglia a sud di Pechino nella provincia di Shandong. Hanno qui appena aperto il primo tratto di autostrada elettrica. Un solo chilometro. L’idea e’ che questa autostrada elettrica serva da test per valutare nuove tecnologie green, con lo scopo di ridurre la quantita’ di territorio necessario per impianti solari nel paese, e per ridurre il consumo di suolo.

La strada e’ dunque fatta di pannelli trasparenti e reistenti che consentono alla luce di attraversarli. In totale e’ l’equivalente di mezzo ettaro di terreno coperti a pannelli. Il tratto e’ breve perche’ e’ appunto un progetto sperimentale dove si proveranno e si testeranno idee in piccola scala per capire se si possano poi realizzare piu’ in grande.

Il gruppo che ha sviluppato il progetto si chiama Qilu Transportation Development Group, e dice che la sua strada puo’ generare fino a un milione di kilowatt-ora l’equivalente di circa 800 case.

Per ora pero’ il progetto servira’ a elettrificare l’illuminazione della strada, eventuali mezzi anineve, telecamere e caselli autostradali. Tutto cio’ che verra’ generato in eccesso andra’ ad alimentare la rete elettrica della citta’. Ci si aspetta che un giorno l’elettricita’ possa anche essere usata per alimentare i veicoli sulla strada. I cinesi hanno pubblicizzato l’opera come la prima autostrada elettrica del mondo, dopo la prima strada elettrica del mondo in Francia e la prima pista ciclabili elettrica del mondo in Olanda.

Il manto autostradale ha tre strati: in basso cemento, in mezzo i pannelli solari e sopra un tratto isolante di altro cemento trasparente. La strada ha due corsie e gli ingegneri dicono che potra’ sopportare 10 volte la pressione degli asfalti normali. Non si sa il costo esatto, perche’ il governo cinese non ha rilasciato queste stime, ma si parla circa $450 a metro quadrato.

Funzionera’? Non funzionera’? I cinesi saranno in grado di tenerla in funzione? E’ un prodotto resistente o solo una brutta copia fatta per imitare progetti simili in Olanda o in Francia? Sara’ generata davvero energia per 800 case? Non si sa, e ci sono dubbi visto che entrambi i progetti di Olanda e Francia non hanno generato l’energia che ci si aspettava.

Malgrado tutto cio’ pero’ ci sono speranze: un chilometro e’ poca cosa e non sappiamo bene come il tutto evolvera’, e se questo progetto sperimentale avra’ successo o fallira’. Pero’ l’hanno fatto, ci hanno provato, hanno investito, e anche se solo fatto per “far vedere” o per fare “bella figura” e’ lo stesso simbolo e indice di quale direzione la Cina voglia per se stessa per il futuro.

Prima che si dica “ma che vuoi che sia un chilometro” occorre pensare e chiedersi: perche’ l’Italia non lo fa? La Cina ha la maggiore generazione di energia solare del mondo: alla fine del 2016 erano a 78.1GW. L’Italia e’ quinta con 19.3GW. Non male, ma possiamo fare molto molto meglio.

A volerlo. A volerlo davvero.

La Cina a riforestare un area grande quanto l’Irlanda

E mentre in Italia continuiamo ad abbattere alberi come se fossero il public enemy number one, in Cina succede tutto il contrario. Il governo annuncia infatti un mega-piano di riforestazione. Pianteranno alberi su quasi 7 milioni di ettari di terra, un area grande tanto quanto l’intera Irlanda. Perche’ fanno questo? Beh, certo perche’ la Cina e’ inquinata, perche’ c’e’ bisogno di verde, ma soprattutto perche’ vogliono essere *leader*.

Io ci sono stata tante volte in Cina, e si, anche se alcune citta’ non hanno niente da invidiare a nessuno, nella loro complessita’ non si possono definire propriamente un paese sviluppato ed avanzato come in Europa o in Nord America. Ma quello che di loro mi piace e’ la volonta’, l’ambizione, il fatto che ci provino. E il piantare alberi fa parte del loro desiderio di non farsi piu’ riconoscere come un paese inquinato ma per dare di se’ una immagine migliore al mondo.

Fra i vari obiettivi quello di aumentare la percentuale di foresta dal 21.7% al 23% entro il 2020. E poi, dal 2020 al 2035, l’idea e’ di arrivare al 26%. Il capo del servizio forestale della Cina, Zhang Jianlong, dice che tutti quelli che lavorano nel settore della riforestazione sono benvenuti nel partecipare alla campagna di ri-verdificazione della Cina. Saranno privilegiati rapporti di cooperazione fra il governo ed i privati.

Le nuove foreste verranno create nell’area di Hebei e di Qinghai nei pressi del Tibet e nell’area vicino al deserto Hunshandake in Mongolia. Finora, la Cina ha speso 83 miliardi di dollari nel piantare foreste negli scorsi 5 anni, piantando alberi per ben 208 milioni di ettari.

E cigliegina sulla torta, cosa del tutto sconosciuta ai governanti italiani, la Cina sta anche progettando un linea rossa-ecologica: cioe’ la designazione di zone dove costruire sara’ offlimits: vicino a parchi nazionali, fiumi e foreste e vicino a zone dove lo sviluppo sarebbe irrazionale.

Certo possono fare tutto questo perche’ non sono una democrazia, ma lo stesso, e’ un piccolo grande esempio di cosa si possa fare se solo ci fosse la volonta’ politica, questa sconosciuta.

Maria Rita D’Orsogna

dorsogna.blogspot.it