La Mappa Segreta del viaggio di Dante in Islanda

Il Giornale Online

Alla scoperta di un viaggio sulle tracce del Graal
Inviata da mmmgroup

Giancarlo Gianazza, laureato in ingegneria, appassionato di arte, filosofia e astronomia medievale si è dedicato negli ultimi otto anni alla decifrazione dei dipinti di Leonardo, Botticelli e Raffaello e della Divina Commedia di Dante, affiancando a questo lavoro di decifrazione ricerche approfondite sul campo in Islanda. Il tutto per dimostrare che il viaggio ultraterreno dantesco descritto nella Commedia non è altro che la descrizione di un reale viaggio fatto dal poeta nelle terre Islandesi.
La fondatezza delle sue intuizioni, confermata da rigorosi calcoli matematici e da ricorrenti schemi geometrici (applicati ai dipinti botticelliani, leonardeschi e raffelliani), è stata via via avvalorata da studiosi di varia esperienza e nazionalità.

Per capire le teorie di Gianazza bisogna innanzitutto spiegare i rapporti tra Dante e l’ordine dei Templari, un ordine cavalleresco nato sulla scia delle prime crociate, fondato da sette nobili cavalieri francesi con lo scopo di proteggere i pellegrini in TerraSanta dagli attacchi dei Mussulmani. Questi Cavalieri avevano però anche un altro scopo, uno “scopo segreto”: trovare antiche reliquie dai poteri immensi (Arca dell’Alleanza, Santo Graal) che si pensa abbiano ritrovato fra le rovine del tempio di Gerusalemme. All’inizio furono chiamati i “Poveri Cavalieri di Cristo” ed erano un Ordine monastico e guerriero. Nel giro di pochi anni dalla sua fondazione quest’ordine giunse velocemente alla detenzione di notevoli ricchezze e di forte potere, che non gli risparmiarono i sospetti e le gelosie dei potenti dell’epoca. Attirarono soprattutto l’odio dell’allora re di Francia Filippo il Bello, il quale con l’aiuto di Roma riuscì nel 1307 a sradicare l’Ordine dei Templari. Si credette allora di aver eliminato tutti gli affiliati all’Ordine ma un numero imprecisato di essi riuscì a sopravvivere rifugiandosi in altri ordini o scappando verso terre più pacifiche. Cosa molto importante è che si salvò soprattutto quella elite dell’Ordine, la cerchia più stretta depositaria della “conoscenza” dei Templari e che è stata protetta per secoli. Ma da chi era composta questa cerchia e quali potevano essere queste conoscenze, tanto da renderla così temibile e potente?

È appunto qui che interviene Giancarlo Gianazza, che ha pubblicato le sue ricerche insieme a Gian Franco Freguglia nel libro “I Custodi del Messaggio” (Sperling & Kupfer Edizioni).

Secondo lo studioso i maggiori uomini di scienza del periodo medievale e rinascimentale (Dante, Botticelli, Leonardo, Raffello) sarebbero i depositari dell’antica conoscenza templare, la quale sarebbe stata tramandata ai posteri codificata nelle loro opere maggiori. Questa “conoscenza” riguarda quindi il Graal, che secondo Gianazza <> (I Custodi del messaggio, Pg. 215).

Tutto il lavoro di Gianazza è iniziato nel maggio 2002, quando analizzando la Primavera del Botticelli si accorse che l’artista fiorentino aveva celato all’interno del dipinto un messaggio servendosi di un codice “digitale”, un vero e proprio linguaggio delle dita utilizzato per esprimere numeri. Questo codice fa riferimento al codice dei gesti usati dai monaci nei monasteri medievali per non disturbare la meditazione dei confratelli. Il Botticelli però utilizzò anche un codice “astronomico” per comunicare il suo segreto basato sulla corrispondenza di un pianeta con ogni personaggio del dipinto. Questo segreto si rivelò essere una data, il 14 marzo 1319, con la quale, come afferma Gianazza, Botticelli voleva di sicuro comunicare qualcosa che però non poteva essere legato ad un avvenimento della vita del pittore, vissuto nella seconda metà del XV secolo. Con altre accurate analisi Gianazza giunse alla connessione fra il dipinto del Botticelli e la Divinia Commedia di Dante Alighieri.

Una prima analisi della Commedia portò ad una sconcertante rivelazione: la data del 14 marzo 1319 era indicata anche nei primi versi del Paradiso tramite una perifrasi astronomica. Gianazza tramite appurate analisi e calcoli matematici ha affermato che la Primavera non è altro che la raffigurazione del Giardino dell’Eden e di Dante che dopo essere stato immerso nell’Eunoè per purificarsi è pronto a salire nel regno dei cieli.

È qui che Gianazza comprese l’approccio che doveva avere con la Commedia per svelare gli altri misteri e i vari messaggi abilmente celati dal poeta. Nella lettera a Cangrande della Scala è lo stesso Dante a fornirgli il metodo di lettura, affermando che la sua opera è “polisignificante”: la Commedia va letta tenendo presente che in essa vi sono più significati presenti contemporaneamente nei medesimi versi; e dato che il significato allegorico e quello morale erano stati ampliamente trattati negli studi passati, Gianazza tentò “un nuovo approccio sistematico alla Commedia, al fine di individuare nel testo passi il cui significato consentisse di leggere come storia di un viaggio letteralmente avvenuto il cammino che il poeta compie dalla selva oscura alla candida rosa dei beati”. In poche parole Gianazza ribaltò il modo fino ad allora usato per interpretare la divina commedia, non cercando un significato allegorico, bensì quello letterale.

Partì da qui la “nuova” analisi della Divina Commedia, che basandosi su complicati calcoli ottenuti da determinate indicazioni-rivelazioni all’interno dei versi (dal loro numeri e dalla posizione di determinate sillabe all’interno di essi) portò Gianazza a decriptare dei dati di latitudine e longitudine delle tappe effettuate da Dante durante questo viaggio.

Questa nuova scoperta fece nascere in Gianazza la convinzione che altri personaggi di spicco dell’arte potessero essere a conoscenza del codice Dantesco: infatti nell’Ultima Cena di Leonardo sono presenti gli stessi metodi di codifica delle opere Botticelliane. Ed è proprio all’interno di questo quadro che si celano gli stessi dati per la rivelazione delle tappe del viaggio di Dante: l’isola di Citera (Grecia), il Mont Cardou (Francia), e una località al centro dell’Islanda.

I calcoli effettuati sull’Ultima Cena portarono alla decriptazione dell’intero cammino percorso da Dante in Islanda, e cosa ancor più sconcertante fu che questo cammino rappresentato su una cartina topografica del territorio aveva la stessa forma del profilo della figura di Gesù e del personaggio alla sua destra! Tutto questo cammino in Islanda secondo i calcoli di Gianazza iniziava esattamente da un punto lungo il fiume Jökulfall (nella Commedia non è altro che il punto di inizio del cammino attraverso la divina foresta per arrivare all’Eden), che scorre parallelo alla più antica strada Islandese, la Kjölur Route. Approdato in Islanda, Dante sarebbe partito da un punto preciso di questo fiume (definito numericamente dal Gianazza con dei calcoli sulle indicazioni ottenute dal poeta e dai pittori in senso di latitudine e longitudine), per arrivare al punto di incontro con Beatrice nella Candida Rosa dei Beati: camminando lungo il fiume e tenendo conto delle indicazioni geografiche criptate nei capolavori di questi artisti, Gianazza trovò un anfiteatro naturale con una pietra rettangolare collocata leggermente a sinistra rispetto al centro della conca. Questo luogo non poteva essere altro che il punto di arrivo del viaggio di Dante, la Candida Rosa con al centro la pietra rettangolare, il “seggio” di Beatrice.

È dunque in questo luogo che si trova nascosto ciò che Dante e i Templari hanno difeso per tanto tempo.

Un altro artista coinvolto nelle ricerche di Gianazza fu Raffaello il quale nei 12 dipiniti della Stanza della Segnatura ha nascosto rimandi alla Divina Commedia, raffigurando in alcuni di essi anche Dante: le figure di Apollo e Marsia sono citate nell’invocazione al dio della poesia nel primi versi del Paradiso; nella Scuola di Atene sono presenti le coordinate geografiche delle tre tappe del viaggi di Dante (Citera-Mont Cardou-Islanda); nel Parnaso Raffaello fa comparire Virgilio che, accompagnato da Stazio, indica a Dante la strada nella divina foresta del Giardino dell’Eden; nella Disputa del Sacramento Raffaello si spinge ancora oltre suggerendo la presenza di un tempio segreto in Islanda; infatti a sinistra si intravedono degli operai che stanno costruendo un tempio mentre a destra compare Dante davanti ad un edificio bianco di forma cubica, che non è altro che la stanza che si deve trovare sotto il territorio islandese, È dunque il poeta fiorentino il custode del Tempio. Inoltre Raffaello, sempre della Disputa del Sacramento dipinge il Bramante mentre consulta la Commedia.

Tutti questi dati sono stati portati sul campo pratico da Giancarlo Gianazza il quale grazie all’aiuto dell’architetto Islandese Thorarinn Thorarinsson e del geologo Thoreigh Helgason ha potuto e sta ancora verificando i suoi dati. La sua ricerca è ora incentrata su questo tempio, all’interno del quale i Templari hanno nascosto il loro “segreto” e affidandone a Dante la custodia.

“Oggi posso dire di conoscere – afferma Gianfranco Gianazza – con un alto grado di precisione ubicazione e dimensioni del Tempio. So di quali strumenti ho bisogno per sondare il terreno e riportare alla luce un reperto archeologico che potrebbe avere un valore storico immenso per l’umanità. L’ultima tappa della ricerca è vicina e la soluzione finale dell’enigma è a poco più di un passo. Sono arrivato fino a questo punto guidato da Dante e Leonardo, ora non resta che convincere l’ultimo “custode” del messaggio a rivelare il segreto che nasconde in sé. Sarà la terra ghiacciata a offrire l’ultima risposta a una domanda antica di secoli”.

Fonte: http://www.bloglibri.it/libri/97/la-mappa-segreta-del-viaggio-di-dante-in-islanda

Fotografie: http://album.peturs.net/v/gop/Ferdamyndasafn/050319Kjalskreppa/

Approfondimenti: http://www.islanda.it/new/index.php?option=com_content&task=view&id=191&Itemid=2 – http://www.islanda.it/new/index.php?option=com_content&task=view&id=145&Itemid=2