La spazzatura spaziale nel mirino di Obama

Il Giornale Online
La National Space Policy invita a fare un bel repulisti

di Marco Cagnotti

Si sa: ogni Presidente statunitense, appena insediato, mette mano anche ai programmi spaziali. Ci sono figure forti, dotate di una visione ampia e capaci di dare indicazioni innovative, e altre invece scialbe, che si limitano a seguire la strada tracciata dai predecessori. Obama sembra appartenere alla prima categoria. Lo si è visto quando ha cancellato il Programma Constellation, abbandonando i piani di ritorno sulla Luna per concentrare risorse su piani a lungo termine e distanze più grandi, verso gli asteroidi e Marte. E un nuovo segnale arriva ora: il primo Presidente afroamericano se la prende con la spazzatura spaziale.

La spazzatura spaziale è quella gran massa di ciarpame inutilizzato che in più di mezzo secolo il genere umano ha lasciato in orbita circumterrestre. Si va dai satelliti fuori servizio e ormai abbandonati giù giù fino ai bulloni. Gli oggetti più grandi di 1 centimetro sono 600 mila. Tutta robaccia che non solo non serve più a niente, ma mette pure a rischio l’incolumità dei satelliti ancora in servizio. Così accadono fatti incresciosi come la collisione fra un Cosmos, il 2251, e un Iridium avvenuta nel febbraio del 2009. Poi, siccome in orbita ci sono anche persone, è facile intuire il pericolo: un proiettile di pochi centimetri può colpire la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) con l’energia deflagrante di una bomba a mano. Ecco perché spesso sia la ISS sia lo Shuttle vengono fatti leggermente spostare dalla propria orbita: per evitare una collisione potenzialmente devastante. E non finisce qui: la spazzatura spaziale non si limita a starsene in orbita, ma si riproduce. Infatti gli scontri inevitabili fra i detriti producono altri detriti, più piccoli ma non per questo meno pericolosi. Sicché, se anche smettessimo di punto in bianco di produrre spazzatura, ancora per secoli lo spazio intorno alla Terra ne sarebbe appestato. Che fare?

Anzitutto smettere di produrre detriti. Tuttavia è quasi inevitabile abbandonare in orbita del materiale. La soluzione sta allora nell’essere previdenti e organizzarsi per spingere verso il basso i satelliti ormai fuori servizio, in modo da farli disintegrare nell’atmosfera. Ed è anche cosa buona e giusta cominciare a riflettere sulle possibilità di fare pulizia. Ecco, proprio questo si trova nella National Space Policy, ossia le linee guida dell’Amministrazione Obama in fatto di spazio.
Il documento invoca anzitutto la collaborazione internazionale: se ci scambiamo informazioni su quello che mettiamo in orbita, è più facile tenerne traccia e prevedere i pericoli. Ovvio. Poi però la National Space Policy sollecita anche investimenti e ricerca nell’ambito delle tecnologie studiate per fare un bel repulisti in futuro. Per esempio i raggi traenti: laser capaci di deviare i satelliti opportunamente predisposti. Tutta roba ancora solo sul tavolo dei progettisti ma, in linea di principio, fattibile.
Sì, certo: sembra Star Trek. Stavolta però è una cosa seria. Che poi funzioni è ancora da dimostrare. Ma almeno provarci, no?

Immagine in alto: La distribuzione dei detriti spaziali in orbita circumterrestre. Sono evidenti le regioni più colpite: le orbite basse e l'anello di quelle geostazionarie, più lontane. (Cortesia: NASA)
Fonte: http://www.stukhtra.it/?p=2848
Vedi: http://www.newscientist.com/article/mg20627663.000-climate-change-is-leaving-us-with-extra-space-junk.html