LA YURTA, CASA NOMADE

“…Nella steppa mongola la maggior parte delle cose assume un significato in pieno contrasto con la nostra epoca e per certi versi arcaico. È il caso ad esempio della nostra casa, la tenda rotonda in legno e feltro che fuori dalle nostre frontiere è chiamata yurt. Da noi lo sguardo di chi è in cammino rimane sempre vigile e sempre eccitante è il momento in cui la yurt appare ai confini della steppa infinita, come un cuore che batte solitario. Perché qui si trova l'acqua, la vita, il calore durante gli inverni rigidi e il fresco durante le estati soffocanti.

La porta della yurt è aperta a tutti. Anche quando non c'è nessuno non bisogna avere esitazioni a entrare, servirsi della legna e del cibo, accendere la stufa per preparare da mangiare. Ben presto, infatti, tornerà il padrone di casa, attardato dal suo bestiame, che probabilmente avrà fame e sete, caldo o freddo.

La yurt ha raramente un diametro superiore a sei passi e sei ospiti arrivati dal ricco mondo del cosiddetto benessere non ci mettono molto a riempirla. Ma se necessario vi si può stare in sessanta: [u]come si possono allargare i gomiti e le ginocchia, così li si possono stringere.[/u]” …

Galasam Tschinag
Fonte : http://www.evabasile.it/felt/yurta.html