L’alieno in noi

L’alieno in noi

lanza1 L'alieno in noiEnergia libera, consapevolezza cosmica, uomo “noetico”: il concetto di extraterrestre ampliato ad “universale”, a difesa della vita sulla Terra.

L’aspetto più intrigante dell’esperienza ufologica è la convergenza fra psicologia e fisica. Mentre lo studio dello spazio interiore ed esteriore si mescola, la nostra coscienza appare come l’unica chiave possibile per comprendere la situazione. Il fenomeno UFO ci pone interrogativi di più ampio respiro, non basta più chiedersi cosa siano, da dove vengano e cosa vogliano da noi. Le nostre domande finali riguardano la cosmologia e l’ontologia: cosa è la realtà e come possiamo conoscerla?

Un approccio che ci conduce, lentamente ma sicuramente, a realizzare che solo comprendendo l’essenza di noi stessi riusciremo ad assimilare la natura e la struttura del cosmo. Si tratta di un paradosso noto a tutte le principali religioni della Terra, alle tecniche psicologiche ed ai percorsi di vita spirituale: quanto più profondamente guarderai dentro te stesso, tanto più universale diverrai. Così, la tradizione scientifica e quella spirituale, ovvero l’aspetto oggettivo e soggettivo del tentativo di conoscere la realtà, convergono, svelandoci livelli di coscienza che vanno ben oltre quelli che normalmente riconosciamo come limiti della nostra consapevolezza.

È molto difficile concettualizzare dimensioni più elevate. I modelli ultimamente concepiti da fisici e parapsicologi si rifanno sempre più a conoscenze esoteriche, ermetiche, metafisiche ed occulte, consapevoli dell’esistenza di aspetti della realtà diversi da quello propriamente fisico-materiale. Nell’interpretazione della nostra realtà tali tradizioni usano terminologie quali piano astrale, piano eterico, piano mentale, e via dicendo, per definire degli iperspazi, delle altre strutture spazio-temporali, altre impostazioni dimensionali. Ma dove si trovano questi iperspazi?

Tutte le fonti concordano: gli iperspazi sono dentro di noi, persino quando sembrano trovarsi all’esterno ma, allo stesso tempo, sono al di fuori del corpo fisico, anche se li raggiungiamo entrando dentro noi stessi.

Viaggiatori dell’anima

Il cosmo, quindi, può venire concepito come formato da differenti livelli che si compenetrano, delle strutture spazio-temporali a pieno titolo. I piani esistenziali più elevati sono i regni d’origine degli angeli, degli spiriti guida, dei maestri spirituali e di tutti gli altri esseri spiritualmente evoluti che hanno speso le loro vite ad interagire con l’Umanità per guidarla e proteggerla. Sostengono, inoltre, l’esistenza di intelligenze che possono a volte materializzarsi nel nostro piano di esistenza, sotto diverse forme, per spingerci ad abbandonare il cammino spirituale.

Una persona che espanda la sua consapevolezza, seguendo il proprio percorso personale, sale attraverso diversi livelli verso lo stato più elevato, definito “coscienza cosmica” o “illuminazione”. Sono le tappe, chiamate “cieli” nella cosmologia Giudeo-Cristiana, o “Lokas” nella religione Indù o Buddista. Sebbene le terminologie differiscano da cultura a cultura, presentano analogie di base ed il confine tra eventi “interiori” ed “esteriori” si dissolve, giungendo a percepire una singola, unificata visione della realtà.

Ecco perché le esperienze raccontate dai cosiddetti “viaggiatori dell’anima” sono identiche nei contenuti. Raccontano: noi esseri umani siamo confusi su quale sia la realtà definitiva e la nostra vera identità, ma è comunque qualcosa di molto più esteso di quello che normalmente pensiamo. Ebbene, realtà e identità sono una sola cosa.

Si consideri quanto questo possa significare per la felicità e la consapevolezza umana: prima di tutto, c’è una verità che possiamo penetrare, una sorta di Risposta Finale che da sola può dare scopo, significato e direzione alle nostre vite ed alla nostra ascesa verso un livello di coscienza più elevato. In secondo luogo, è una verità accessibile ad ognuno sulla base dell’esperienza diretta, senza intermediari. Terzo, per raggiungerla dobbiamo elevarci spiritualmente, evolvere attraverso i nostri sforzi. Il risultato potrebbe essere un cambiamento collettivo della società, una trasformazione della specie, un mutamento radicale della natura umana.

Una malattia chiamata Umanità

Per come la vedo io, è esattamente ciò che sta accadendo in questo momento. L’evoluzione non si è fermata, una nuova razza, una forma più elevata di Umanità sta emergendo nel nostro pianeta. Non sono certo il solo ad aver raggiunto questa conclusione. Altri, come Nietzsche, Teilhard de Chardin, Sri Aurobindo e Gopi Krishna hanno proposto questa stessa idea: essere umano è anche umano divenire, in continua evoluzione. Il soggetto primario della Storia è l’evoluzione della coscienza. È un susseguirsi di forme di vita sempre più complesse che assumono una forma fisica al fine di esprimere pienamente la consapevolezza che si cela dietro l’esistenza stessa.

Le molteplici minacce all’espansione della crescita su questo pianeta, create dalla mente impazzita dell’Homo Sapiens, hanno causato una tale pressione sulla natura che la forza vitale – l’intelligenza che governa la creazione – si sta mobilitando per resistere all’irrazionalità della specie umana. In che modo resisterà?

La forza vitale si riprenderà da quella “malattia chiamata umanità” portando sul pianeta una forma di vita più evoluta, una forma di vita pronta a riconoscere le leggi che governano la natura e a vivere in accordo con esse. Gesù nell’orto dei GetsemaniLa razza umana così come noi la conosciamo, in tutta la sua aggressiva, settaria, sfruttatrice ed egoista disumanità verso i propri simili, farà la fine dei dinosauri. I numerosi, estesi segnali di instabilità mondiale e di collasso culturale indicano chiaramente che un’intera epoca storica, un’era della Terra, stanno finendo. Simultaneamente, un grande risveglio sta avvenendo in tutto il pianeta.

Non si tratta più di un semplice gap generazionale o di una difficoltà di comunicazione. Una nuova specie va risvegliandosi ad una sorta di richiamo cosmico, affermando il suo diritto alla vita ed affrontando la specie dominante che la minaccia.

Il disagio globale e le agitazioni sociali di cui siamo testimoni in questo momento, sono fondamentalmente l’espressione di una umanità che oscilla tra il vecchio ed il nuovo mondo, cercando di scoprire a quale specie essa appartenga.

La specie dominante è orientata verso la soddisfazione del proprio ego, maniaca della tecnologia ed inconsapevolmente incline all’autodistruzione, attraverso la sua dipendenza dai beni materiali e i suoi relativi imprevisti effetti sulla biosfera. La specie emergente al contrario ama la vita. Vuole vivere in armonia, creare una cultura planetaria unita, fondata sull’amore e la saggezza; camminare, come dicono i Nativi Americani, in equilibrio sulla Madre Terra.

Ho battezzato questa nuova specie “Homo Noeticus”, Uomo Consapevole.

Nel tentativo di scoprire la propria vera identità l’umanità compirà molti errori ed eccessi. L’attesa della venuta di “Dei dallo Spazio” è un tipico esempio di tali errori. Non vi è nulla di inverosimile nel concetto dell’esistenza di alcune forme di vita più evolute della nostra e nel fatto che esse ci abbiano contattato.

Fra i grandi maestri, Sri AurobindoL’esobiologia suggerisce che la vita sorge ovunque le condizioni siano non dico favorevoli, ma semplicemente un poco meno che totalmente ostili e poiché il nostro Sole è una stella relativamente giovane, sicuramente esistono dei sistemi solari più antichi dove degli organismi si sono sviluppati prima, divenendo gli evoluti abitanti di civiltà super-tecnologiche capaci di compiere viaggi spaziali.

Gli “Dei dello Spazio”

Il fascino della possibilità di un contatto con tali civiltà è dato dalla prospettiva di imparare da loro. Immaginate, per esempio, che ci vengano dati i mezzi per creare delle fonti energetiche come quelle usate nei sistemi propulsivi degli UFO. Alcune comunicazioni aliene parlano di “free energy devices” che traggono il loro rifornimento dallo spazio stesso e che potrebbero eliminare una volta per tutte il bisogno di petrolio, carbone, gas e combustibili nucleari.

Prospettiva entusiasmante, almeno a prima vista, che promette quella nuova era di pace e prosperità che la gente ha sognato per millenni.

Ma, ad un secondo esame, ci accorgeremo che essa cela quella stessa mentalità ristretta che ora minaccia la sopravvivenza del pianeta, ovvero la fiducia cieca nel potere della scienza e della tecnologia come unico mezzo per raggiungere la felicità umana. L’erudizione che potremmo ottenere entrando in contatto con gli alieni non ci darà quella capacità di connessione cosmica necessaria per risolvere i problemi che giornalmente ci troviamo ad affrontare.

L’interminabile raccolta di dati scientifici non ci fornisce la saggezza e la capacità di comprensione di cui abbiamo bisogno per analizzare la situazione umana nel suo aspetto cosmico. Ogni informazione, ogni risposta che otteniamo, non fanno che sollevare dozzine di nuove domande. Raccogliere dati scientifici è un procedimento senza fine e se noi non avremo delle radici profonde nelle fondamenta morali dell’Universo, continueremo ad utilizzare nel modo sbagliato la scienza. Come diceva il maestro spirituale Krishnamurti a questo proposito:

“Il sapere è solo una parte della vita, non la sua interezza, e quando quella parte assume un’importanza preponderante, come minaccia di fare in questo momento, allora la vita diviene superficiale. Una maggiore erudizione, per quanto vasta ed ingegnosamente strutturata, non risolverà i nostri problemi: crederlo significa autocondannarsi alla frustrazione ed all’infelicità. Abbiamo bisogno di qualcosa infinitamente più profondo”. Una trasformazione della coscienza.

Solo un mutamento nello stato di coscienza dell’Uomo ci permetterà di sopravvivere ai pericoli che noi stessi abbiamo scatenato.La scena finale del film “2001 Odissea nello spazio”. Il bambino delle stelle, perfetta rappresentazione di un nuovo stadio evolutivo Perché esiste un tipo di sapere che oltrepassa la scienza – perfino la scienza ipertecnologica delle civiltà extraterrestri – un sapere che è democraticamente raggiungibile da ciascuno di noi, la verità definitiva, l’eterno messaggio di tutte le tradizioni religiose del mondo.

Una sapienza che tutti possono ottenere direttamente dal cosmo senza intermediari, senza dipendere dalla benevolenza di esseri superiori, siano essi messaggeri celesti, Fratelli dello Spazio, guide spirituali, maestri ascesi o altro ancora. Possiamo chiamarla sapienza di Dio, unione mistica, scoperta del Tao o raggiungimento dell’illuminazione , ma tutti questi termini si riferiscono alla stessa cosa: la comprensione fondamentale della Totalità Cosmica, che trascende ogni singola parte del creato e delle creature. Questo è il tipo di erudizione che può dare un obiettivo, una direzione ed una vera realizzazione alle nostre vite, rispondendo alle domande che ci ossessionano da sempre: chi sono io? Qual è il significato dell’esistenza?

Viaggio al centro della mente

Sebbene l’umanità non possa disprezzare il valore dei saggi consigli e delle informazioni tecniche che ci vengano eventualmente offerti da extraterrestri o da entità metafisiche, la responsabilità della nostra crescita spirituale è, in ultima analisi, nelle nostre mani. Quello che si trova “là fuori” non può salvarci o farci crescere, l’impulso a crescere deve venire solamente da noi stessi.

Il concetto è espresso nel film “2001: Odissea nello Spazio”. Divenuto un classico, principalmente per come affronta uno dei più grandi temi della nostra storia: l’evoluzione della coscienza e la crescita dell’umanità verso una condizione di semidei.

Il protagonista, l’astronauta Bowman, simboleggia la tecnocrazia del nostro tempo, un livello di evoluzione tuttora primitivo, ma certamente più elevato di quello dell’uomo scimmia con il quale inizia la pellicola. Durante la famosa sequenza “psichedelica” dove un fiume di colori cangianti rappresenta l’atmosfera del pianeta, di tanto in tanto compare l’immagine gigantesca di un occhio umano, con la quale il regista e produttore Stanley Kubrick ha voluto simboleggiare il fatto che l’esplicito viaggio nello spazio esterno è implicitamente un viaggio interiore, verso il centro della mente.

Ed è lì, al centro della mente, che avviene la scoperta più affascinante, la rivelazione più sconvolgente: siamo noi stessi i veri alieni che Bowman sta cercando. In altri termini, l’Umanità si è così allontanata da se stessa, è talmente distante da casa, che ha perso il contatto con la Terra, dimenticando le proprie origini e perdendo le proprie radici.

Ci siamo “alienati” da noi stessi e dal nostro pianeta. Ed è per questo che corriamo il rischio di distruggere la vita sulla Terra e forse perfino il pianeta stesso, proprio come ci avvisano alcuni messaggi dal cosmo.

In questo stato di coscienza alterato, o alienato, ci dedichiamo alla ricerca di avanzate forme di vita nell’Universo ma, sebbene tali forme di vita esistano, è solo dentro noi stessi che potremo attuare la vera connessione cosmica. Non avendo ancora scoperto il nostro potenziale di evoluzione, siamo diventati malati terminali, proprio come Bowman alla fine del film. Fin quando cercheremo Dei o qualunque altro genere di Salvatori “là fuori”, saremo persi e lontani dalla verità.

Una crisi di coscienza mondiale

Paradossalmente, solo guardando dentro di noi, scoprendo che il potere della consapevolezza dirige il nostro destino ed il destino di tutte le creature viventi, in qualunque stadio evolutivo esse si trovino, ci rendiamo conto che siamo una cosa sola con Quella coscienza – Quella intelligenza cosmica – Quella realtà trascendentale.

La situazione che ci troviamo ad affrontare oggi è una crisi di coscienza mondiale. La consapevolezza umana è in uno stato di instabilità, di malessere e spera in un aiuto dal cielo, ma se dobbiamo rendere migliore questo mondo, dobbiamo prima guarire noi stessi, senza affidarci a dei surrogati genitoriali provenienti dal cosmo.

La psicologia del profondo ha dimostrato che, per un bambino, i genitori sono i suoi primi Dei.

Ma il processo di crescita e di maturazione richiede che questa illusione venga infranta, sostituendo il lento, difficile e spesso doloroso compito di assumersi la responsabilità delle nostre azioni e di riconoscere che, anche se al momento i veri alieni siamo noi, potenzialmente siamo anche gli Dei che stiamo cercando. Siamo pronti ad entrare in quella che Carl Sagan definiva la “famiglia del Cielo” e ad accedere nella società galattica tramite lo stadio più maturo della razza umana, quell’Umanità evoluta battezzata Homo Noeticus.

Ecco il significato del Bambino delle Stelle che, nei fotogrammi finali di “2001”, galleggiava nello spazio contemplando silenziosamente la Terra. Un simbolo scelto da Kubrick per rappresentare la nascita di un nuovo stadio evolutivo: lo sviluppo della razza dell’avvenire. Il Bambino è un cittadino del cosmo, non più egocentrico e nemmeno geocentrico, bensì universocentrico e cosmicamente consapevole.

Uno stadio semi-divino, indicatoci fin dai tempi più antichi dai veri maestri spirituali della nostra storia, come Gesù, Budda, Krishna, Lao Tse, Maometto, Mosè, Zoroastro, Guru Nanak, Santa Teresa e da Meher Baba, Sri Aurobindo, Mira Bai e Da Love-Ananda. Illuminati, santi, le persone che hanno indicato più chiaramente il futuro dell’evoluzione umana. Precursori della nuova stirpe, esemplari di una Umanità evoluta. Le loro vite hanno dimostrato che tutti noi possediamo il potenziale per una crescita autonoma verso un più alto stato dell’essere.

Nessuno di loro ha mai dichiarato di essere un extraterrestre, ma tutti affermavano di essere universali, e ci hanno assicurato che anche tutti noi possiamo diventarlo. Come? Citando le parole pronunciate dal Budda morente: “Confidando solo in noi stessi, senza attendere un aiuto esterno e senza cercare l’aiuto di altri all’infuori di noi”. O, secondo le parole di Gesù, cercando il Regno dei Cieli dentro di noi.

La sorgente del divenire

Ecco perché vi invito a non puntare tutte le vostre speranze sul fascino ed il mistero rappresentato dal contatto con gli UFO e con gli alieni.

Prima di tutto, la promessa di un contatto alieno è allettante ma sfugge al nostro controllo.

Siamo totalmente in balìa di chiunque si trovi là fuori, soggetti alle loro decisioni, incapaci di comunicare con loro eccetto quando ce lo permettono, ed impossibilitati a verificare le informazioni che scelgono di darci su loro stessi. Alcuni di loro potrebbero rivelarsi ostili piuttosto che benevoli, come ci inducono a credere le testimonianze di alcuni “addotti”.

Dobbiamo diffidare dai falsi Dei. In secondo luogo, dobbiamo riconoscere il vero Dio. Il peggiore nemico ed il migliore alleato si trovano nelle profondità della psiche, nel cuore del nostro essere. Il giusto atteggiamento quando incontreremo la “famiglia del Cielo” sarà quello che dovremmo avere anche nei confronti delle Guide e dei Maestri del mondo. Quando il nostro atteggiamento assume le caratteristiche di una relazione servo-padrone, o adoratore-divinità, il potenziale di evoluzione personale va perso ed il richiamo cosmico che ci viene rivolto resta inascoltato.

Tuttavia, se giustamente compreso, il contatto con gli alieni potrebbe assumere un valore simile a quello che ebbero per i primi Cristiani gli insegnamenti ed i miracoli del Messia.

Stiamo rapidamente entrando nella nostra prossima fase evolutiva, ma l’evoluzione è essenzialmente trascendenza e la sorgente di tutta la trascendenza è il Trascendente: si tratta della fonte del nostro “essere”, oltre che del nostro “divenire”.

Sia che i nostri incontri con forme di vita avanzata provengano dallo spazio esterno, sia che provengano dal nostro spazio interiore, dobbiamo riconoscere che essi riflettono principalmente ciò che noi stessi infine diventeremo, e che tutto il tempo e lo spazio, tutti i mondi ed i loro abitanti nascono da quella stessa Sorgente il cui nome tradizionale è Dio.

Pertanto, è solo a Dio che dobbiamo indirizzarci nella ricerca, riconoscendo che l’ancora distante obiettivo finale del viaggio evoluzionistico è anche l’origine della nostra esistenza “momento-per-momento” lungo il cammino, e che ciò che si sta sviluppando nello spazio cosmico e nel tempo eonico è, al di là dello spazio e del tempo, già adesso completamente formato. Paradossalmente, la nostra condizione finale è in realtà un fatto attuale: solo Dio è.

John White

Fonte: isolachenonce-online.it