Le galassie sono settimine?

a cura di Vincenzo Zappalà

Lo Space Telescope ha spezzato un’altra barriera spazio-temporale e ha trascinato indietro le prime galassie. Probabilmente sono nate prima del previsto?

Proprio nel giorno della Befana si stanno presentando a Washington, durante la riunione annuale della Società Astronomica Americana, alcuni risultati ottenuti con la nuova camera infrarossa dello Space Telescope, la ormai celebre Wide Field Camera 3 (WFC3), che nell’agosto del 2009 ha ottenuto un’immagine meravigliosa di un campo ultra profondo nello spazio e nel tempo. Questa prende il nome di HUDF09 ed è stata sapientemente “combinata” con la più anziana HUDF (immagine puramente ottica) del 2004.

Si è potuto vedere che le galassie più lontane e quindi più antiche, mostrano una luce intensamente blu a tal punto che risulta chiara la loro povertà in elementi pesanti. Devono perciò essere formate da stelle di primissima generazione, quelle veramente primordiali che non avevano ancora a loro disposizione gli elementi pesanti che si sarebbero formati solo dopo attraverso le esplosioni di supernove. Studiando attentamente queste galassie “bambine” si è visto che la loro nascita deve essere spostata indietro rispetto a quanto pensato finora. Probabilmente intorno ai 500-600 milioni di anni dopo il Big Bang e non verso i 700-800 come pensato precedentemente. A questo punto il futuro James Webb Space Telescope, che sarà lanciato nel 2014, sarà fondamentale per vedere direttamente la nascita delle prime strutture dell’Universo.

Intanto si può dire che viene confermata l’idea che le galassie si formino attraverso l’aggregazione di strutture più piccole che poi si riuniscono man mano in gruppi sempre più grandi e affollati. Un po’ come da tanti piccoli ruscelli che si buttano nei torrenti e poi nei grandi fiumi, per arrivare, infine, a sfociare nel mare. Le galassie osservate dalla WFC3 hanno generalmente dimensioni che sono solo circa 1/20 della nostra Via Lattea. Dei veri e propri mattoni primordiali, come i sono stati i planetesimi per la formazione dei pianeti (le regole della Natura sono sempre molto simili nella loro bellezza e semplicità).

Un ulteriore aiuto alla lettura dei dati dell’HUDF09 è venuto dalle osservazioni del telescopio Spitzer, soprattutto per quanto riguarda il calcolo della massa e dell’età di queste strutture antichissime. La massa “normale” risulta essere pari a solo un centesimo di quella della nostra odierna galassia. Sembra anche che osservando galassie di “solo” 700 milioni d’anni, le stelle che le formano devono comunque avere già qualche centinaio di milioni d’anni di vita. Anche l’origine della prima stella va quindi portato indietro.

Per completezza ricordo che le galassie osservate in questa immagine ormai famosa mostrano un redshift fino a z = 8.5, ossia un’età anche superiore ai 13.1 miliardi di anni fa. Siamo veramente ai limiti della strumentazione attuale. Tutte le misure diventano difficili ed incerte. Adesso bisogna solo aspettare il futuro.


Questa è l’immagine più profonda mai ottenuta con lo Space Telescope in luce infrarossa. Gli oggetti più deboli e lontani (mostrati dai cerchietti nei due riquadri) distano almeno 13.1 miliardi di Anni Luce. Il loro colore è azzurro e quindi le fa pensare come oggetti veramente primitivi, formatesi non oltre i 500-600 milioni di anni dopo il Big Bang e composte da stele di primissima generazione, prive o quasi di elementi pesanti.

Fonte: http://www.astronomia.com/2010/01/29/le-galassie-sono-settimine/
Immagine in alto: Uno schema molto recente che mostra le scale temporali ipotizzate dal momento del Big Bang fino ad’ora. Probabilmente bisognerà schiacciare ancor di più le fasi iniziali.