Le liste reali egizie

domenica, 29 marzo 2009

Canone reale di Torino

Fino al rinvenimento assolutamente casuale della Stele di Rosetta, con la sua iscrizione trilingue, che permise a Champollion di decifrare i geroglifici, tutto cio che conoscevamo delle antiche dinastie egizie era affidato alla lista reale di Manetho o Manetone, sacerdote vissuto in epoca tolemaica, che la aveva compliata grazie a documenti o iscrizioni che abbiamo in gran parte perso. Manetone, vissuto all'incirca nel III secolo avanti Cristo, era probabilmente addetto al culto di Serapide durante il regno di Tolomeo I Sotere, fondatore della dinastia tolemaica, che terminò ingloriosamente la sua storia con la regina Cleopatra. Come già detto, ebbe la possbilità di consultare documenti che, per quanto vecchi di secoli, si sono poi rivelati abbastanza attendibili, alla luce delle successive scoperte archeologiche.

Tuttavia la sua opera è giunta a noi non in originale, ma attraverso i sunti o le traduzioni di storici come Flavio Giuseppe, Sesto Africano o Eusebio di Cesarea, che scrissero in greco la traduzione di quello che rimaneva della lista di Manetone per renderla comprensibile ai conquistatori macedoni al comando di Alessandro Magno. L'opera, importantissima, contiene però errori molto gravi, imputabili probabilmente a cattive traduzioni, a rimaneggiamenti o semplicemente alle fonti stesse del sacerdote, che supplì alla mancanza di informazioni attendibili con l'ascolto di tradizioni orali, spesso mitiche o infarcite di particolari leggendari.



Lista reale di Abydos

Il risultato fu un'opera che, sopratutto nel secolo scorso, è stata guardata con diffidenza dagli storici. Con il passare del tempo, tuttavia, gli storici hanno potuto stabilire quanto di vero c'era nella lista, sfrondandola da particolari spesso non corrispondenti alla storia, e salvando comunque la distinzione in dinastie fatta dal sacerdote, che viene ancora oggi utilizzata. Manetone stese l'Aegptyaca, che oltre a riportare i nomi dei faraoni dalla prima alla 30a dinastia, raccontava i fatti più importanti accaduti nella storia d'Egitto. Opera andata perduta, che forse avrebbe potuto illuminare periodi della storia d'Egitto che ancora oggi appaiono densi di icognite. La sua lista dinastica parte da 0tt0 re di Tinis, di cui non si conoscono i nomi, per riprendere poi da Menes (Narmer), il faraone che unificò l'alto e basso Egitto, per arrivare a Nectanebo, ultimo re della XXX dinastia citato.

La tavola di Saqqara

Attraverso le sue annotazioni, apprendiamo che Menes, per esempio, mori nel Nilo per colpa di un ippopotamo, che sotto Semempses l'Egitto subì una durissima carestia, che sotto Binotris le donne ebbero più influenza e quindi maggior potere. Curioso l'episodio citato a proposito di Cheope (Khufu): Manetone riporta la seguente frase “Costruì la grande piramide che Erodoto, nei suoi scritti riteneva fosse stata costruita da Cheope. (lui lo chiama Sufis ndr).Ebbe in spregio gli dei e scrisse un libro sacro che ebbi in Egitto come opera di gran pregio .”

Se diamo credito a Manetone, è andato perso purtroppo un testo che avrebbe fatto chiarezza su un periodo che conosciamo poco, quello della IV dinastia, periodo storico fondamentale per l'evoluzione della cultura e della storia egiziana, con la costruzione delle grandi piramidi. Ma l'opera di Manetone, meritoria, non è l'unica fonte alla quale gli studiosi si sono ispirati per la compilazione della storia dei faraoni egizi. Il rinvenimento fortuito di una lastra in basalto di 43 cm. di altezza per 30, 5 di larghezza, anch'essa giunta a noi molto rimaneggiata, ha gettato luce sul periodo più antico della storia egizia, quello che va dalla prima alla quinta dinastia; è la cosidetta Pietra di Palermo, dal nome della città dove è custodita, portata là da Ferdinando Gaudiano, un collezionista che la ebbe in qualche modo nel 1877.

E' un'opera fondamentale, perchè scolpita durante la Va dinastia, quindi con riferimenti di prima mano, e che contiene citazioni storiche relative ai primi settecento anni della storia egizia, ricostruiti attraverso i nomi dei re, delle loro madri e mogli, le piene del Nilo e le festività religiose. L'opera è largamente incompleta, ma ci da un quadro unico su quel periodo storico. I 15 re predinastici che contiene sono stati confermati dagli studiosi, e grazie ad essa abbiamo appreso come già nel periodo che va, grosso modo dal 2890 AC al 2680 AC, gli egizi conoscessero l'uso del rame, che si muovevano in lungo raggio per catturare schiavi o semplicemente importare materie prime, che realizzavano statue e che quindi non erano affato una popolazione allo stato nomade, ma che avevano già la struttura sociale che poi sarebbe diventata la vera forza dell'Egitto antico.

Un altro documento molto importante a cui gli studiosi hanno potuto attingere è il Canone reale di Torino; anch'esso deve il suo nome alla città che lo custodisce, nello splendido museo egizio della città. In questo caso non abbiamo di fronte un documento in basalto o diorite, ma un fragilissimo papiro, ridotto in oltre 160 frammenti, recuperati da Drovetti a Tebe. In origine, al momento del ritrovamento, era integro, ma venne trasportato male e conservato peggio, con il risultato funesto che oggi è lungo 1,70 metri per un'altezza di 41 cm. Scritto da tutti e due i lati, il papiro manca oggi sia dell'inizio sia della fine; ma resta un documento importantissimo ,perchè contiene l'elenco dei re protodinastici fino ai re dinastici della XXVII a dinastia, durante la quale venne scritto in scrittura jeratica. Parte da Ptah, re-dio e cita anche numerosi re Hyksos, e sopratutto contiene nomi dire sconosciuti, non essendo una lista celebrativa ma semplicemente storica.

Un documento particolare, che risiede ancora sul posto dove venne realizzato è la cosidetta Lista di Abydos; incisa sul tempio funerario del grande Seti I, padre di Ramsete II, venne scoperta da uno dei padri dell'archeologia egizia, il fondatore del museo del Cairo, Auguste Mariette. Su di essa è raffigurato il grande faraone, che tiene la mano al giovane Ramsete, mentre rende omaggio a 76 antenati, il primo dei quali è il solito Menes, per giungere al faraone stesso.

Anche Saqqara, nella sua necropoli, ha la sua brava Bibbia di pietra. Il solito Ramsete è raffigurato, sulle pareti di una tomba di un funzionario, nell'atto cerimoniale di sacrificare agli antenati. Curiosamente però il primo faraone della lista, che contiene una cinquantina di nomi in parte illeggibili, non è il solito Menes, bensi il faraone Aha. Questa lista si discosta molto da quelle già citate, contendo nomi differenti.

La pietra di Palermo

Nel complesso funerario di Karnak il faraone Thutmosis III fece invece scolpire un'altra lista di predecessori, in quella che è definita la Stanza degli antenati; qui l'ordine cronologico dei re non è rispettato, e compaiono nomi di faraoni che probabilmente tali non furono, appartendo in realtà all'aristocrazia. Erano principi o reggenti; in questo caso il valore storico dell'iscrizione è davvero relativo.

Accanto a questi reperti, che hanno importanza capitale per la conoscenza della successione al trono dei faraoni egizi, esistono altri documenti che gettano luce su alcuni periodi storici particolarmente precisi. E' il caso del papiro Abbott, che venne steso durante il regno di Ramsete IX, e che se non contiene nomi di re, ci racconta la storia di come venivano celebrati i processi ai ladri di tombe. Quello dei furti nelle tombe reali era ormai diventato un problema quasi insolubile, e in questo papiro vengono descritte le indagini e il processo a cui furono sottoposti alcuni ladri, descrivendone il nome e la successiva condanna.

Un documento conosciuto solo dagli addetti ai lavori, e che sembrerebbe minore, chiamato I decreti di Coptos, ha invece un'importanza capitale per gli studiosi; scritto da Shemai, una sorta di visir vissuto durante il Primo periodo intermedio, quindi attorno al 2200 e 2040 AC, riporta i privilegi che lo stesso ebbe da alcuni sovrani della IX e X dinastia. Un periodo storico in cui l'Egitto subì grossi cambiamenti a livello politico, con il deterioramento del potere centrale a favore della periferia, retta spesso da governatori che agivano in maniera quasi indipendente. Essendo questo un periodo assolutamente povero dal punto di vista documentale, grazie a Shemai abbiamo qualche notizia in più sia sulla forma assunta dallo stato, sia i nomi di alcuni re che continuavano comunque a reggere lo stato centrale.

La lista reale di Abydos

Accanto a iscrizioni su pareti di templi come quelle di Abydos, Saqqara, Karnak, altre sono state trovate recentemente, e sono oggetto di studi approfonditi; ci sono larghe zone d'ombra, nella cronologia egizia

Fonte: http://misteriemisteri.splinder.com/post/20201457/Le+liste+reali+egizie