Le scoperte che verranno

Le scoperte che verranno

scoperteDa una nuova era per la fisica a ulteriori progressi nella medicina, dalla missione su Giove fino a importanti ritrovamenti archeologici, il 2016 potrebbe essere l’anno di svolta per altri grandi passi dell’umanità.

Dal 1° gennaio 2016 una donna, un’italiana, è direttore generale del Cern di Ginevra. Si chiama Fabiola Gianotti e con lei, per la prima volta dopo oltre sessant’anni, il centro passa sotto una guida femminile. E, per la terza volta, un nostro connazionale è a capo del più importante laboratorio di fisica delle particelle a livello internazionale (il primo era stato il Nobel Carlo Rubbia, dal 1989 al 1994, seguito da Luciano Maiani, dal 1999 al 2003. Un altro personaggio originario del Belpaese, Edoardo Amaldi, è stato, inoltre, tra i fondatori dell’Organizzazione europea per la ricerca nucleare). Già lo scorso autunno, in vista dell’assunzione di questo importante incarico, Gianotti ha auspicato in un futuro imminente lo sviluppo di una “nuova fisica”, in grado di andare al di là di quella attuale.
«Sarei felicissima se riuscissimo a creare questi microscopici buchi neri», ha dichiarato. «Sarebbero innocui. Sono chiamati così, ma in realtà sono particelle normali che evaporano subito. Possiamo stare tranquilli: Large Hadron Collider (LHC) ha operato per quattro anni e non è successo niente: nello spazio avvengono fenomeni di accelerazioni e collisioni di particelle a energie e intensità che nessun acceleratore al mondo potrà mai raggiungere».

E ha aggiunto: «I dati che otterremo nei prossimi mesi ci permetteranno di misurare con maggiore precisione il Bosone di Higgs. L’attuale teoria di riferimento nella fisica delle particelle non è capace di risolvere alcune questioni aperte, come ad esempio la composizione della materia oscura. È necessario quindi un superamento del Modello Standard attuale».

C’è da credere che, se entro il prossimo 31 dicembre 2016 non si saranno ancora compiute completamente queste scoperte, sicuramente verranno poste delle basi imprescindibili per le stesse e, in ogni caso, si compiranno ulteriori passi in avanti, accarezzando la meta sempre più da vicino.

Ma quali altre novità in campo scientifico e tecnologico sono delle promesse di una conoscenza in fieri, per l’anno appena cominciato? Ecco una panoramica di alcuni dei principali risultati attesi nei settori di riferimento.

I progressi della medicina
Il vaccino contro l’AIDS. Come annunciato lo scorso settembre, il vaccino potrebbe essere somministrato proprio a partire dal 2016. È una prospettiva ottimistica quella delineata dal direttore esecutivo di UNAIDS, Michel Sidibé, intervistato dall’agenzia di stampa Efe: «Solo pochi anni fa una persona che aveva l’HIV doveva assumere 18 pillole al giorno, oggi dovrebbero prenderne una sola e domani è possibile che con un’iniezione si sia sufficiente ogni sei mesi».

Il nuovo vaccino, già in fase di sperimentazione in pazienti in diverse parti del mondo, è quello definito dai medici una “cura funzionale”, atta a garantire che i pazienti possano lasciare il trattamento di retrovirali quotidiano, mantenendo intatto il sistema immunitario. Se si compisse questo fondamentale passaggio, potrebbe cambiare radicalmente la lotta contro il virus da immunodeficenza umana. Un modello metabolico globale. Sempre quest’anno è probabile che si ottengano i primi risultati del The Earth Microbiome Project, impegnato ad analizzare le comunità microbiche presenti nel mondo. Il progetto, lanciato nel 2010, è finalizzato a sequenziare e a caratterizzare almeno 200 mila campioni di DNA microbico da ogni parte del globo, dall’estremo Nord all’estremo Sud, puntando a evidenziare vari livelli di diversità biologica come non è mai stato fatto in precedenza. L’obiettivo finale sarà il sequenziamento capace di descrivere nel dettagli i modelli metabolici ambientali per ogni bioma, con circa 500 mila ricostruzioni di genomi microbici per un modello metabolico globale che sarà utile in tutti i campi di ricerca scientifici a oggi disponibili.

Stampa 3D di organi e tessuti. Proseguendo sul filone delle innovazioni già operative nei mesi scorsi, è possibile ipotizzare, inoltre, che verrà perfezionata la stampa 3D di organi e tessuti, che facilita i trapianti. E che, parallelamente, saranno sviluppate tecniche e cure sempre meno invasive in campo oncologico.

Nuove conquiste dello spazio
Lo sbarco su Giove… Così come la sonda New Horizons su Plutone (a ds.) è stato il più grande evento del 2015 per le scienze planetarie, con il rilevamento di vulcani di ghiaccio e satelliti che roteano vorticosamente, e la conseguente ridefinizione di molte mappe geologiche, per il 2016 è attesa un’altra ambiziosa missione, la seconda, nella storia, dedicata allo studio del più grande pianeta solare. Il prossimo 4 Luglio 2016, infatti, la navicella della NASA Juno sbarcherà su Giove. I principali obiettivi scientifici che si prefigge di realizzare sono: comprendere l’origine e l’evoluzione del pianeta (attualmente ci sono almeno tre teorie diverse sulla sua formazione), determinare la sua struttura interna e cercare se presenta un nucleo solido, esplorare la magnetosfera polare e ricercare l’origine del campo magnetico, misurare l’abbondanza dell’acqua e rilevare altre caratteristiche tuttora sconosciute.

… e gli studi su Marte. Contemporaneamente, andranno avanti anche gli studi su Marte grazie alla cooperazione internazionale di tre agenzie spaziali (europea, italiana e russa), attraverso il progetto Exomars che ruota attorno a due mezzi, il primo con partenza nel marzo 2016 e il secondo con lancio nel 2018. Dall’alto della sua orbita, il satellite principale studierà per anni, in particolare, il mistero della presenza di metano, molecola organica, che compare e scompare continuamente nell’atmosfera marziana. Il modulo dimostratore di discesa e atterraggio, invece, (chiamato Schiaparelli in onore dell’astronomo italiano che ha realizzato una mappa delle caratteristiche della superficie del Pianeta Rosso nel XIX secolo) raccoglierà ogni dato relativo al suolo del pianeta e al meteo marziano con uno strumento ad hoc, Dreams, dotato di numerosi rivelatori (altro vanto made in Italy). Finita l’energia disponibile, dopo 48 ore, resterà lì, come segno della capacità del nostro Paese di svolgere un importante ruolo anche nella ricerca scientifica e nello spazio.

Arrivano le Supercar
Anche il mercato delle quattro ruote sarà una cartina tornasole dei grandi progressi scientifici e tecnologici. Lo ha confermato chiaramente il Ces, la fiera di Las Vegas dedicata al Consumer Electronics Show, come attesta l’acronimo, tenutasi a inizio gennaio in California. Dalla convention a stelle e strisce è emerso un quadro in cui, a farla da padrone, saranno concept cars con sistemi di controllo che permetteranno di inserire il proprio smartphone al centro del volante e con dispositivi di sicurezza avanzati e design tali da permettere di produrre auto elettriche con spese ridotte e sulla base di ogni necessità (come la Farady Future di Tesla, nella foto). Ma ci saranno anche cruscotti innovativi con display incorporati, dotati di sensori in grado di essere controllati solo con i gesti, senza interagire fisicamente con lo schermo, anche per dare comandi al navigatore. Le case produttrici terranno poi l’acceleratore premuto sull’ulteriore ricerca di vetture ibride e green nel rispetto dell’ambiente e nel contenimento dei costi.

Tra archeologia e scienza
Un altro campo che sicuramente continuerà a beneficiare delle scoperte scientifiche e tecnologiche è quello archeologico, sempre più connesso al progresso e alle sperimentazioni d’avanguardia. Fredrik Hiebert, esperto di fama mondiale del National Geographic, ha da poco segnalato quali potrebbero essere i prossimi importanti passi da compiere nel settore, alcuni dei quali attesi proprio quest’anno, quasi a inaugurare una nuova era anche nel campo delle esplorazioni. Nel Centro e nel Sud America, per esempio, gli studiosi stanno utilizzando la tecnica Lidar nella giungla di Paesi come l’Honduras e il Belize per “vedere” e localizzare insediamenti di cui non si conosceva l’esistenza, relativi ad antiche e sconosciute civiltà.

La tomba di Gengis Khan e di Alessandro Magno
Immagini satellitari di alta precisione sono state utilizzate per identificare siti dove potesse essere sepolto Gengis Khan (foto sotto), per poi studiarle attraverso il GPR (ground-penetrating radar), che permette di guardare sottoterra senza effettuare scavi. Una scoperta sensazionale sarebbe la tomba vera e propria del sovrano mongolo. Ma potrebbe avvicinarsi sempre di più anche il momento di rinvenire l’ossario di un altro grande condottiero quale Alessandro Magno, dopoché nel 2014 ad Anfipoli, nel nord della Grecia, si è giunti a un mosaico funebre che, con buone probabilità, è appartenuto a un parente o a un generale del grande condottiero macedone. Allo stesso modo, gli archeologi conoscono il luogo in cui è sepolto Qin Shi Huang Di, il primo imperatore cinese, ma il rischio di danneggiare i manufatti conservati nel sepolcro per oltre 2.000 anni ha finora impedito loro di aprirla. Anche in questo caso GPR e magnetometri ulteriormente all’avanguardia potrebbero fare la differenza.

Misteri a Creta… e a Nazca
E ancora. È passato oltre un secolo dalla scoperta della grande cultura della civilità minoica a Festo, sull’isola di Creta. Tuttavia gli studiosi non sono ancora riusciti a decifrare il suo linguaggio, noto come Lineare A. «A tutt’oggi restano oltre 1.400 esempi da interpretare. Ma ora abbiamo Big Data e computer potentissimi che possono aiutarci a sciogliere l’enigma», ci ricorda Hiebert. Altro nodo rimasto insoluto, le Linee di Nazca (foto a ds.), ovvero quelle particolari figure tracciate sulla costa desertica del Perù meridionale, ben visibili sorvolando la zona. Che questi geroglifici abbiano a che fare con le costellazioni o che siano legate a mappature di risorse idriche sotterranee, sono due ipotesi che sembrano non convincere completamente la comunità scientifica. «Anche qui, la capacità d’analisi dei computer di una grande mole di dati geografici e archeologici potrebbe rivelarsi risolutiva», ha concluso l’archeologo del National Geographic.
“Niente nella vita va temuto, dev’essere solamente compreso. Ora è tempo di comprendere di più, così possiamo temere di meno” (Marie Curie).

Cristina Penco

karmanews.it