L'equazione dell'altruismo

Il Giornale Online
L'altruismo verso estranei, rischioso la propria discendenza genetica, è spiegabile alla luce di un meccanismo di co-evoluzione fra geni e cultura.

I comportamenti e le credenze appresi spiegano meglio della genetica i comportamenti altruistici verso estranei, come quelli dei donatori di sangue, dei contributori alle banche alimentari e anche da soldati all'estero. Ad affermarlo è una ricerca condotta da Adrian V. Bell e colleghi dell'Università della California a Davis pubblicata sull'ultimo numero dei “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS).

L'altruismo è un tema di grande interesse sia per le scienze biologiche sia per quelle sociali. Particolarmente dibattuto è, in particolare, l'altruismo verso persone che non siano imparentate dato che, essendo costoso per chi lo esercita e mettendo a rischio la propria discendenza genetica, non dovrebbe essere un tratto favorito dall'evoluzione. In realtà, osserva Bell, l'apparente contraddizione si appiana ipotizzando un meccanismo di co-evoluzione fra geni e cultura.

Per analizzare la questione, Bell e colleghi sono ricorsi a uno strumento matematico, la cosiddetta equazione di Price, che descrive le condizioni necessarie perché si evolva l'altruismo. I ricercatori hanno così a confrontato la differenziazione genetica e culturale fra gruppi sociali vicini sfruttando le stime sulle differenze genetiche calcolate in precedenti studi, e affidandosi al World Values Survey – centro di rilevazione costituito da una ampia rete di sociologi diffusa in tutto il mondo che studia i cambiamenti nei valori nei diversi contesti e il loro impatto sulla vita sociale e politica – come fonte di dati per valutare le lontananze culturali fra gruppi vicini. Dall'analisi dei dati ottenuti, i ricercatori hanno desunto che la cultura ha un peso ben superiore alla genetica nella spiegazione del comportamento pro-sociale.

Ovviamente l'applicazione dei dati del World Values Survey alle culture antiche era più problematica, ma – osservano i ricercatori – antiche pratiche culturali, come l'esclusione dal matrimonio, l'emarginazione dai frutti delle attività condotte in cooperazione, l'allontanamento dalle comunità e simili erano anche allora altrettanto e più diffuse. Queste attività avrebbero esercitato una forte azione di selezione contro i geni correlati a comportamenti antisociali, favorendo probabilmente i geni che predisponevano le persone a un comportamento più pro-sociale che antisociale. Il tutto avrebbe portato a una co-evoluzione genetico-sociale della propensione umana a comportamenti prosociali.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/L_equazione_dell_altruismo/1340499