Lettera a Giulietto Chiesa sulle scie chimiche

Proponiamo una lettera scritta da un testimone che affronta correttamente il tema delle prove e delle fonti inerenti alle scie chimiche. Il messaggio, rivolto a Giulietto Chiesa, evidenzia l'ambiguità di chi si trincera dietro l’obiezione delle prove “mancanti” per procrastinare la lotta contro un aggressore ogni giorno più sfacciato e veemente. E’ una tattica temporeggiatrice che serve da un lato a tenere sulla corda gli attivisti, dall’altro a schivare i pericoli costituiti dalle volgari diffamazioni dei disinformatori. E’ una tattica, però, che denota scarso coraggio e carente onestà intellettuale. Ci si decida una buona volta a sfidare a viso aperto gli avvelenatori ed i loro Quisling o ci si ritiri in un eremo. E’ finito il tempo dei distinguo e dei tentennamenti: “La tua risposta sia sì o no: tutto il resto viene dal demonio”.

Siamo chiari: in primo luogo, non è vero che non sono stati raccolti dati inconfutabili sulla questione, inoltre, anche se non fossero stati accumulati elementi incontrovertibili, le chemtrails sono state studiate con rigore anche di gran lunga superiore a quello dimostrato dagli astronomi, cui nessuno contesta di non aver viaggiato all'interno di un buco nero, di non aver compiuto analisi in loco di una quasar etc. Gli astronomi formulano teorie sovente lambiccate e non del tutto verificabili sull'origine dell'universo, sullo spazio-tempo, sulla gravità, sulla radiazione di fondo, sulla presunta materia oscura etc. Eppure l'astronomia è considerata una scienza, benché in molti casi possa basarsi su ipotesi e su osservazioni a distanza e non su esperimenti diretti.

“Pubblichiamo la missiva di un lettore a Giulietto Chiesa sull’uso delle fonti nel giornalismo d’inchiesta, vuoi quando si guarda il cielo, vuoi il mare, oppure i palazzi del potere, siano in fiamme o no”.

Caro Signor Chiesa,

leggo en passant su C.D.C. il suo commento sulle “chemtrails”. Se ciò che è stato riportato corrisponde a verità, Lei avrebbe più o meno allegramente liquidato il soggetto, affermando che non vale la pena parlarne, perché non c'è, secondo lei, alcuna prova a riguardo.

Tralasciando la veridicità di tale affermazione, che sembra soprattutto basata su una superficiale indifferenza nei confronti delle informazioni attualmente disponibili in materia e sul fatto che Lei, persona troppo occupata, abbia probabilmente poco tempo per dare uno sguardo al cielo, trovo la sua una posizione comunque ambigua.

Non è assolutamente possibile che Lei, persona generalmente informatissima su tutto, non sappia o non voglia sapere delle scie chimiche. Trovo ancora più sconcertante che, per non entrare nel merito, Lei faccia appello ad una presunta mancanza di prove.

Ho appena finito di leggere il suo articolo sull'Arctic Sea, dove Lei, prendendo lo spunto da alcuni avvenimenti di cronaca, di cui peraltro non si sa nulla ufficialmente, monta interessanti teorie su sentito dire e “rivelazioni” di personaggi per lo più anonimi.

IL TUTTO SENZA UNO STRACCIO DI PROVA – parrebbe che, in tal caso, la mancanza di prove non sembri limitarla in alcun modo.

Ho sempre letto i suoi articoli con interesse e l'ho sempre considerata una persona della massima onestà e correttezza, un punto fermo in questo marasma mediatico. Confesso ora che la sua posizione sulle scie chimiche mi lascia confuso. Sono convinto che Lei, pur sapendone parecchio, ha scelto di proposito di evitare l'argomento e qualunque ne siano le ragioni, non riesco a considerarle né accettabili né tanto meno scusabili. È, a mio avviso, una questione di limpidezza che, tutt'a un tratto, va a farsi benedire.

Regards

Massimo Puccinelli

Leggi qui la lettera pubblicata su Antimafia 2000, seguita dalla risposta di Giuletto Chiesa.

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